venerdì 15 dicembre 2006

ADDIOPIZZO





Vi segnaliamo un'interessante iniziativa dei commercianti palermitani dell'associazione Addiopizzo che, per sostenere la loro causa, hanno deciso di farsi fotografare per un calendario. L'associazione Addiopizzo, attiva da circa tre anni, ha osato sfidare apertamente il racket delle estorsioni mafiose. Le immagini in bianco e nero di 47 di loro scandiranno il 2007 di un volume da tavolo di 24 pagine rilegate con un vermiglione e con copertina in cartoncino.
Il progetto è stato presentato ufficialmente, presso la Galleria Affiche, ieri, 14 dicembre, unitamente a una mostra dei servizi fotografici che resterà esposta sino al 6 gennaio 2007.

"Obiettivo di questa iniziativa è quello di diffondere la conoscenza della realtà quasi triennale di Addiopizzo - afferma una nota - e della campagna 'Contro il pizzo cambia i consumi', volta a sostenere quanti hanno il coraggio di dire no a questa odiosa tassa della mafia".


L'organizzazione non è nuova a iniziative provocatorie. Tre anni fa, in una notte, riempì la città di adesivi listati a lutto in cui si leggeva "Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità". Usciti dall'anonimato alcuni mesi dopo le affissioni, i ragazzi di Addiopizzo non sono certo rimasti con le mani in mano. E' loro la campagna 'Contro il racket cambia consumi': una sorta di appello interattivo a commercianti e consumatori; gli uni chiamati a dichiarare di non avere ceduto al ricatto dell'estorsione mafiosa, gli altri a comprare solo da chi non paga il pizzo.

"Volevamo dimostrare visivamente alle persone che ci siamo", spiega Antonella Sgrillo, proprietaria, insieme al marito, del ristorante 'Il mirto e la rosa. "Questo calendario - dice - è un segnale forte che a Palermo si può vivere in modo limpido e che questa città non è solo lo stagno immobile che molti pensano". E la paura di esporsi? "Non ci siamo posti neppure il problema - aggiunge - Anzi tra gli scopi c'era proprio quello di stimolare chi ha il timore di venire fuori".
Il calendario, di cui sono già state stampate 5000 copie, sarà disponibile a partire dal 14 dicembre con un contributo minimo di 10 euro. Per il momento sarà disponibile solo a Palermo, presso la Galleria Affiche e presso i banchetti organizzati dai componenti del Comitato.
(tratto da La Repubblica. Foto da Internet)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Voglio sapere se la parola "pizzo"
viene proprio della biancheria come quella della foto cioè "encaje", oppure viene del verbo "pizzicare"_pizzico cioè "pellizco"?
Grazie
Alberto

Gianpiero Pelegi ha detto...

Ciao Alberto, non so se avrai già consultato il dizionario De Mauro nella nostra sidebar. Io cito ciò che dice lo Zingarelli alla voce "pizzo": 4. (voce meridionale) forma di tangente estorta dalle organizzazioni mafiose e camorristiche a negozianti, imprenditori, ecc.
Io credo che non abbia relazione né con il merletto, né con il verbo pizzicare. Attendiamo, però, altri pareri.
Saluti

Anonimo ha detto...

Nel dizionario etimologico etimo.it, "dal napoletano pizzo (becco), da dove pizzuliare (beccare)(...) affine alla voce piccare (pungere). E riguardo al merletto, è perché questo termina a punta (come la parte della barba). Saluti.

Anonimo ha detto...

Ancora grazie per Gianpietro e per Xelo,molto divertito rintracciare con questa parola così si impara, infatti ho imparato due parole nuove sconociute per me
Alberto

Anonimo ha detto...

Tratto dal Scioglilingua del "Corrriere della sera" a cura di Giorgio De Rienzo

Domanda:
Tutti i significati del “pizzo”
Ho una domanda in riferimento alla provenienza e all’uso di questa parola. Capisco che viene usata al minimo in tre casi. In particolare, per indicare un tipo di barba, un tipo di ricamo e anche il pagamento di denaro ai criminali. E’ interessante come questa parola è usata. Ha alcune informazioni sulla provenienza e uso del “pizzo”?
John Pernick

Risposta:

“Pizzo” nel senso criminale di tangente estorta viene direttamente dal siciliano “u pizzu” che è il becco degli uccelli. La storia di questa parola è curiosa. Si diceva “vagnari un pizzu”, far bagnare il becco, cioè dare un bicchiere di vino a persona da cui si fosse ricevuto un favore in segno di ringraziamento. Da questa espressione gentile è venuto poi l’uso – ben più sgraziato – di far bagnare il becco, in senso metaforico (ma quale metafora!), cioè il “pizzo”, ai mafiosi organizzati da commercianti, artigiani e professionisti messi sotto ricatto.
Saluti
Alberto

Gianpiero Pelegi ha detto...

Grazie Alberto, la risposta del professor De Rienzo mi sembra molto pertinente. Avevo dei dubbi sull'etimologia di pizzo con valore di estorsione, e non conoscevo l'espressione "vagnari un pizzo".
Come ben sai, uno non va mai a letto senza aver imparato qualcosa di nuovo.
Saluti