venerdì 29 marzo 2019

Bava di lumaca


(foto da internet)

Tutti pazzi per la bava di lumaca: incredibile ma vero! Si tratta di un rimedio antico già citato da Ippocrate più di 2000 anni fa. Dalle signore -ma non solo- che si spalmano sul viso delle creme per apparire più giovani, agli sciroppi per i bambini  che si usano come fluidificante delle vie respiratorie e per sciogliere il catarro, dagli adolescenti che la usano per alleviare gli effetti dell’acne, i rossori e le infiammazioni, alle neomamme che vedono ridotte le smagliature post parto.




(foto da internet)

La bava di lumaca è, in primo luogo, un ottimo trattamento antiage: in Giappone si usano, ad esempio, direttamente tre lumache sul viso, una per guancia e sulla fronte. Si lasciano vagare liberamente e le loro secrezioni contengono un potente miscuglio di proteine, antiossidanti e acido ialuronico. La bava di lumaca è in grado di rigenerare la pelle, è  idratante, nutriente ed esfoliante, e dopo il primo mese si vedono i risultati sulle rughe di espressione.


(foto da internet)

Ma l'ultimissima tendenza è tutta gastronomica: il gelato alla bava di lumaca! Il maestro gelatiere Alessandro Racca,  membro della Carpigiani Gelato University, ha realizzato un sorbetto di fragola in cui l’acqua è stata quasi del tutto sostituita dalla bava di lumaca, con la collaborazione di Tania Bosio dell'azienda La Regina del Bosco, nel piccolo borgo di Monterotondo di Passirano (Brescia).
L'idea è venuta proprio alla Bosio per una nobile causa: la Bosio cercava, infatti, la maniera di invogliare i piccoli pazienti oncologici pediatrici ad assumere la bava delle lumache da allevamento che contengono sorprendenti proprietà nutritive, molto utili per i disturbi dell'apparato digerente. 
Anche se la ricetta è in via di sperimentazione,  le proprietà emulsionanti e stabilizzanti di questo prodotto totalmente naturale e proveniente da agricoltura biologica sono davvero ottime, almeno per la fabbricazione di gelati. 
Buon appetito!

mercoledì 27 marzo 2019

Un paese che cade a pezzi

Metro Roma, disagi senza fine: chiuse fermate Spagna e Barberini dopo l'incidente della scala mobile "impazzita"
(foto da www.repubblica.it)


Ancora scale mobili che si accartocciano nella metro di Roma. È successo alla stazione della metropolitana Barberini: un gradino è "impazzito" e nel giro di pochi secondi la scala si è distrutta in superficie. Nessun ferito, fortunatamente, ma a chi vi era sopra sono ritornate alla mente le scene di ottobre, quando i tifosi del Cska in trasferta  per il match di Champions League furono inghiottiti dai gradoni impazziti, rimanendo gravemente feriti. 

Barberini è stata chiusa: i treni transitano ma non si fermano. "Utilizzare la fermata Spagna", consiglia l'altoparlante nelle stazioni, mentre i tecnici sono già al lavoro, assicura l'Atac.


(foto da www.lastampa.it)


"Sono state scene di panico - raccontano alcuni viaggiatori- a 6-7 file dal punto in cui la scala mobile si è rotta - Abbiamo sentito uno scossone, poi qualcuno è caduto. In cima, dove i gradoni si sono spaccati, c'erano persone giovani e coi riflessi pronti che sono riuscite a saltare. Non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se ci fossero stati degli anziani".

Sempre a Barberini  il 22 febbraio scorso, altri passeggeri avevano vissuto la stessa scena.  Anche in quel caso non ci furono feriti per un caso fortuito: erano in 50 su quella scala mobile. La stazione fu chiusa: un'ora prima si era rotta un'altra scala a Policlinico.

lunedì 25 marzo 2019

Mario Marenco, in memoriam



(foto da internet)


Ci ha lasciato l'umorista, architetto e designer, Mario Marenco, per anni spalla di Renzo Arbore e di Gianni Boncompagni nella trasmissione radiofonica Alto Gradimento

Nato a Foggia nel 1933, Marenco si laureò in architettura nel 1957 all'Università di Napoli, ottenendo poi borse di ricerca a Stoccolma e Chicago. Nel 1960 aprì un atelier di architettura e design, lo Studio Degw con sede a Roma, collaborando con le più importanti case automobilistiche italiane per la realizzazione dei loro stand espositivi.
Marenco ha sempre interpretato personaggi ironici, irriverenti e fuori dalle convenzioni, ed è stato antesignano dei moderni comici. Dopo il debutto in tv con Cochi e Renato ed Enzo Jannaccinel programma Il buono e il cattivo, raggiunse il successo nel 1970, in radio, dove faceva da spalla a Renzo Arbore e Gianni Boncompagni nella mitica trasmissione Alto Gradimento.




(foto da internet)

Continuò la carriera artistica in tv, da Quelli della notte a Indietro Tutta, sempre ospite di Arbore al quale era legatissimo anche per motivi anagrafici, essendo entrambi originari di Foggia.
Mario Marenco diede voce e volto a personaggi indimenticabili, quali il ladro Pasquale Zambuto (ascolta>>), la Sgarambona, l'astronauta spagnolo Raimundo Navarro sulla navicella Paloma Secunda (ascolta>>), il dottor Anemo Carlone (ascolta>>), il professor Aristogitone (ascolta>>), Verzo (ascolta>>), e il poeta Marius Marenco suo doppio (ascolta>>), tra gli altri; insomma una vera e propria colonna sonora di coloro i quali sono nati tra gli anni '50 e '60. 
Fu anche l'inviato Mr Ramengo (vedi>>) della trasmissione Altra domenica; protagonista di programmi come Odeon, Sotto le stelle, e si fece conoscere dalle giovani generazioni grazie alle strampalate incursioni tra le ballerine di Indietro Tutta, dove interpretava il personaggio di Riccardino (vedi>>).



(foto da internet)


Fu anche attore per il cinema (Il Colonnello Buttiglione diventa generale, Von Buttiglione Sturmtruppenfuhrer, Il pap'occhio, I carabbinieri, Vigili e vigilesse, Sing - Il sogno di Brooklyn) e autore di libri umoristici editi da Rizzoli quali Lo scarafo nella brodazza, Dal nostro inviato speciale, Los putanados, Stupefax e Il cuaderno delle poesie.

Renzo Arbore ha affermato che "Marenco era un un caposcuola con le sue parodie e le invenzioni esilaranti, per quanto non riconosciuto come tale, e aveva una modestia disarmante''. 



(foto da internet)

Il suo umorismo, intriso di leggerezza surreale che allontanava alla greve realtà, emerse nella geniale trasmissione Alto Gradimento. I suoi personaggi erano una caricatura intelligente, e allo stesso tempo un po' scema, dell'establishment.  Nacquero così, nei microfoni della trasmissione, i primi tormentoni cult costruiti sulle frasi dei politici.
È difficile raccontare con esattezza chi è stato Mario Marenco, uscito fuori, quasi per incantesimo, in quel mondo irreale che si propagava dalla radio negli anni '70: un umorista unico, irripetibile, surreale, che da queste pagine ricordiamo con affetto con una sua famosa poesia: L'azienda (vedi>>)

venerdì 22 marzo 2019

Tanto caro mi fu...


(foto da internet)

Il 21 marzo viene convenzionalmente considerato il primo giorno di primavera.
Da ieri si festeggia a Recanati la Giornata mondiale della Poesia con un lungo evento che va dal 21 al 24 marzo, nell'ambito delle celebrazioni per il bicentenario dalla stesura de L'Infinito di Giacomo Leopardi. 
Hanno inaugurato l'evento il ministro dell'Istruzione, università e ricerca Marco Bussetti e il critico d'arte Vittorio Sgarbi
Recanati sarà per quattro giorni un vero e proprio palcoscenico per conferenze, spettacoli, concerti, dove ragionare sul tema dell'infinito in tutte le arti: dalla letteratura, alla matematica, dalla musica all’arte. L'evento sarà animato da iniziative che vedranno protagonisti personalità del mondo della cultura al Teatro Persiani e al Museo di Villa Colloredo Mels


(foto da internet)

La Giornata mondiale della poesia è stata istituita dall'Unesco nel 1999 nel primo giorno di primavera. Il programma di iniziative fa parte di Infinito Leopardi, un evento che tra mostre, spettacoli, conferenze e pubblicazioni per tutto il 2019 approfondirà il modernissimo pensiero leopardiano. 
Gli organizzatori, il Comune di Recanati, la Città dell’infinito e il Parco Letterario Giacomo Leopardi, hanno invitato a celebrare il bicentenario dalla stesura de l’Infinito alcune personalità del mondo della cultura quali il sopraccitato Vittorio Sgarbi, e poi ancora Davide Rondoni, Remo Anzovino, Antonino Zichichi, Gianmarco Tognazzi, Francesca Merloni e Paolo Crepet tra gli altri.




(foto da internet)

Nell’ambito delle manifestazioni anche gli alunni delle scuole sono i protagonisti delle cosiddette Invasioni Poetiche: ieri, a partire dalle ore 9.00 c'è stata una disseminazione di versi accompagnata da una coreografia dedicata a Giacomo Leopardi e all‘Infinito e dal lancio di palloncini contenenti messaggi poetici battezzati col nome di versi al vento che sono stati liberati presso i Giardini Pubblici del Plesso di San Vito, il Colle dell’Infinito e le vie della città. Alle ore 10.30 c'è stata una manifestazione in piazza Leopardi, alla presenza delle classi della Scuola di Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado. 
Alle 10.45 si è organizzato un flash-mob e il lancio di una colomba con i versi dell’Infinito. Nel centro storico si è inaugurata la mostra Scatta l’Infinito, presso lo Spazio Cultura a Via Roma, a cura degli studenti della Scuola secondaria, I.C. Nicola Badaloni, accompagnata dall’esposizione nei negozi di versi in scatola, a cura delle Scuole dell’Infanzia e Primarie dell’I.C. Badaloni.



(foto da internet)

Alle 12 si è tenuto il “dialogo con l’arte”, un incontro con Vittorio Sgarbi
Oggi, 22 marzo, al Teatro Persiani, si terrà l'incontro Poesia e Musica con Davide Rondoni.
Sabato 23 toccherà al fisico Antonino Zichichi inaugurare lo spazio Dialogo sulla Scienza. Alle 21, al Teatro Persiani, sul palco insieme ci saranno Francesca Merloni e Gianmarco Tognazzi per lo spazio Letture e musica.
Sarà lo psichiatra Paolo Crepet, alle 18 di domenica 24 marzo, a chiudere la rassegna con Dialoghi sulla psiche.
Noi vorremmo festeggiare a modo nostro la Giornata della poesia con la lettura dell'Infinito di Leopardi da parte dell'indimenticabile Vittorio Gassman (ascolta>>).
Buon ascolto (e buona lettura)!

mercoledì 13 marzo 2019

Il nuovo biscotto della Nutella

Nutella lancia il suo biscotto  (ma per ora si trova solo in Francia)

(foto da www.corriere.it)


Alla stazione di Parigi Saint-Lazare ci sono già gli assaggiatori. Perché è lì che si possono scoprire, due mesi prima del debutto ufficiale sul mercato, i biscotti Nutella dove alcuni agenti promozionali vanno in giro a distribuire l’ultima novità del marchio Ferrero. La prima che riguarda Nutella, dopo il lancio di B-ready, ma che per ora riguarderà solo il mercato francese. Ferrero infatti ha scelto la Francia per testare i nuovi biscotti (croccanti fuori e cremosi dentro) e punta a un effetto sorpresa, esattamente com’è accaduto per Barilla con il lancio della crema Pan di Stelle. La settimana prossima a Lione sarà anche organizzato un evento «esperenziale»: alcuni consumatori saranno invitati ad entrare in uno spazio dedicato solo all’assaggio, ha spiegato Les Echos, e se ne torneranno a casa con un pacchetto di biscotti Nutella ancora introvabili sul mercato. Perché il lancio vero e proprio, quello ufficiale, è previsto tra due mesi. Poi addirittura Ferrero creerà una piattaforma partecipativa in cui i consumatori saranno invitati a segnalare i punti vendita in cui si potranno trovare i nuovi biscotti.

(foto da internet)
Non è la prima volta che Ferrero sceglie la Francia per testare delle novità: qui, insieme a Germania, Svizzera e Austria, ha lanciato ad esempio l’anno scorso i gelati Kinder (marchio che totalizza il 40% del giro d’affari Ferrero in Francia) in collaborazione con Unilever. E sempre in Francia Ferrero ha acquisito il biscottificio Delacre, marchio centenario di origine belga noto, tra l’altro, per gli Speculoos e la crema spalmabile da essi derivata. «Il biscotto — aveva annunciato in quell’occasione Ferrero — ci permetterà di rafforzarci sul mercato delle merendine, in cui siamo entrati con B-ready nel 2016». A distanza di pochi mesi, ecco il biscotto Nutella.



Con questo post al profumo di cioccolato, vi auguriamo Bones Falles e ci rivediamo online venerdì 22 marzo. 

lunedì 11 marzo 2019

Romanità in due valori


(foto da internet)

Secondo il dizionario, il termine romanità [derivato da romano], ha due valori: il primo, non comune,  è la qualità di romano, e cioè l’essere romano. Il secondo è l’insieme delle tradizioni che s’incentrano in Roma, in quanto considerata punto d’irraggiamento dei valori universalistici espressi dalla civiltà romana prima e dalla Chiesa di Roma poi.
L'essere romano (de Roma) è quel che ci interessa e nella fattispecie il sapere usare correttamente alcune espressioni che, via via, si sono diffuse anche al di fuori della capitale. È il caso di sti cazzi e me cojoni.
L’espressione  sti cazzi equivale all'italiano chi se ne frega. Invece, per esprimere sorpresa, in romanesco si usa l’espressione me cojoni!, con valore di mi prendi in giro, non ci credo.... 



(foto da internet)

Per chiarire il concetto ecco a voi una magistrale lezione sull'uso corretto delle due espressioni sopraccitate, tenuta dall'attore Marco Giallini (vedi>>), noto al grande pubblico per aver interpretato il commissario romano Rocco Schiavone in una serie televisiva italiana prodotta dal 2016 e trasmessa da Rai 2
La serie in questione  è tratta dalle opere letterarie dello scrittore Antonio Manzini incentrate sul personaggio immaginario di un poliziotto borderline dal carattere burbero, irascibile e insofferente alle regole. 



(foto da internet)

Rocco Schiavone, vice questore aggiunto della polizia, da tempo vedovo, viene trasferito da Roma ad Aosta per motivi disciplinari. Ritrovatosi catapultato in una realtà che mal sopporta, completamente diversa da quella in cui è sempre vissuto, porta comunque avanti il suo lavoro investigando sui crimini che sconvolgono il tranquillo capoluogo valdostano, ricorrendo sovente a metodi al limite della legalità. Presenza costante nella sua vita è il ricordo della moglie Marina, che sotto forma di allucinazione ne riempie la quotidianità.

mercoledì 6 marzo 2019

Libri di scuola da medioevo


La mamma? Stira e cucina. Il papà lavora. Polemiche sull'esercizio nel libro per le elementariMe
(foto da www.repubblica.it)

Il sole sorge, l’acqua scorre e lo scoiattolo rosicchia. E la mamma? La mamma non tramonta ma cucina e stira mentre il papà mica gracida, non è una rana: il papà lavora. E legge. Esercizio completato: ora sappiamo qualcosa di più sull’uso dei verbi nella grammatica italiana.

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(foto da internet)

Mentre "la mamma cucina e stira, papà lavora e legge". L'esercizio sui verbi contenuto in un libro di seconda elementare (Nuvola - libro dei percorsi) scatena in Rete un diluvio di polemiche per lo stereotipo sessista nelle mansioni dei genitori immaginate dagli autori del testo scolastico: la donna è relegata in cucina mentre il papà è occupato a fare altro. A denunciare l'episodio, ancora più grave perché contenuto in un libro scolastico, è stata l'associazione culturale ConsapevolMente che sulla propria pagina Facebook ha pubblicato la foto "incriminata" presa dal libro.

La mamma stira e cucina, il papà lavora: l’esercizio sui verbi nel libro di scuola scatena la polemica
(foto da www.corriere.it)

"Facciamo un gioco: scopri lo stereotipo di genere", commentano ironicamente quelli dell'associazione che combattono da anni le discriminazioni nei confronti della donna. "Poi ci chiediamo come facciamo a cadere nella trappola degli stereotipi e ci arrovelliamo su come poter evitare che le nuove generazioni finiscano nella stessa trappola. Perché siamo tutti d'accordo che è da lì, che bisogna cominciare a lavorare, giusto? Invece no, dobbiamo renderci conto ed essere consapevoli che sarà una dura lotta, perché non è vero che lavoriamo tutti nella stessa direzione". I commenti indignati sui social si moltiplicano. Per Maria Teresa Giusti "il libro andrebbe ritirato".

Immagine correlata


Altri commentano con humor: "Se entrambi lavorano, chi le stira le camicie?", si chiede Antonino Romeo. Non è la prima volta i genitori scoprono esercizi "discutibili" sui libri di testo dei propri figli. Qualche tempo fa aveva fatto clamore il testo di una canzoncina per bambini inserita in un libro musicale dove una strofa recitava "La mamma lava, stira, cucina mentre canticchia una canzoncina. Il babbo invece gioca a pallone, fuma la pipa con il nonno Gastone". Mentre una mamma non riesce a darsi una spiegazione: "Libro di testo di mia figlia, seconda elementare, pubblicato nel 2017. Sono senza parole...".

Risultati immagini per mamma stira papà lavora
(foto da internet)

La casa editrice La Spiga si è detta «dispiaciuta per il disguido» e ha scritto al Corriere per segnalare che «avevamo già notato quanto è stato segnalato e provveduto a modificare l’esercizio nell’edizione del testo che sarà in commercio nel nuovo anno scolastico». Ha inoltre spiegato che «il senso dell’esercizio era indicare l’azione che la persona non compie e non evidenziare azioni che compie abitualmente».


Ma, insomma, sarebbe veramente il caso di aggiornare questi libri che, ormai, non rispecchiano più le famiglie odierne, visto che non è la prima volta. 

lunedì 4 marzo 2019

4 marzo 1943





4 Marzo 1943 è una canzone di Lucio Dalla, incisa nel 1971 e scritta da Paola Pallottino, figlia del più grande etruscologo italiano Massimo Pallottino, all'epoca poetessa dilettante e poi divenuta docente di Storia dell'Illustrazione al DAMS di Bologna. Presentata per la prima volta al Festival di Sanremo del 1971, insieme al gruppo Equipe 84, fu la rivelazione dell'edizione del Festival di quell'anno, dove si classificò al terzo posto e si aggiudicò il Premio della Giuria al miglior testo.





(foto da internet)


Il titolo è la vera data di nascita del compianto cantautore bolognese e narra la storia di una ragazza madre che aveva avuto un figlio con un soldato alleato che poi morirà in guerra. Il brano, prima di essere stato ammesso al Festival di Sanremo, fu oggetto di modifiche da parte della censura. Il titolo originale, era, infatti, Gesù Bambino, ma venne giudicato irrispettoso, per cui il maestro Ruggero Cini l'aveva sostituito con la data di nascita di Dalla che era, appunto, il 4 marzo 1943. Anche alcune parti del testo furono giudicate inadeguate. In particolare, la frase che concludeva il brano: e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino (ascolta>>) fu modificata con questa: e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino





(foto da internet)


Il brano ottenne un successo notevole e fu interpretato in francese da Dalida, col titolo Jésus bambino, e da Chico Buarque de Hollanda, con il titolo Minha história (ascolta >>), di cui Maria Bethânia fece una bellissima versione (ascolta>>).
L'autrice del testo, Paola Pallottino, spiegò che il brano Gesù bambino voleva essere una specie di risarcimento a Lucio Dalla che era rimasto orfano all’età di sette anni. 
La copertina del 45 giri con cui fu lanciato il disco, rappresenta, in bianco e nero, il porto di Manfredonia, dove Dalla trascorreva le vacanze. Nella foto c'è una freccia che indica dove il cantautore soggiornò con la madre nella località pugliese.



(foto da internet)

Il brano appare, ancor oggi, assai lontano dai canoni del Festival di Sanremo: ha, infatti, quattro strofe uguali e un orecchiabile ritornello di violino suonato da Renzo Fontanella. La canzone fu inserita da Lucio Dalla nell'album Storie di casa mia.
A sette anni dalla morte del cantautore bolognese, vorremmo ricordarlo in questo modo.
Buon ascolto!

venerdì 1 marzo 2019

Il Volo dell'Angelo





(foto da internet)


Ci siamo! Siamo in pieno Carnevale. Ieri si è celebrato il Giovedì grasso che si chiama in questo modo perché è l'ultimo giovedì prima dell'inizio della Quaresima
In Piazza San Marco, a Venezia, si usava festeggiare, in questo giorno, un'importante vittoria: quella della Serenissima sul patriarca Ulrico, che aveva approfittato della guerra tra Venezia, Ferrara e Padova per attaccare Grado, costringendo il patriarca Enrico Dandolo a fuggire. 
Per celebrarla si stabilì che ogni giovedì di Carnevale fabbri e macellai avrebbero dovuto mozzare le teste ai tori, come metafora di liberazione dagli ostacoli. Successivamente si iniziò a celebrare questa giornata con giochi e eventi speciali, tra cui l'antecedente del celeberrimo Volo dell'Angelo



(foto da internet)


La seconda domenica del Carnevale di Venezia, si teneva il famoso Volo dell'Angelo, un evento con una tradizione molto antica e persino tragica. Infatti, verso la metà del '500, durante il Carnevale, un giovane acrobata turco riuscì, aiutato solo da un bilanciere, ad arrivare alla cella campanaria del campanile di San Marco camminando sopra una lunghissima fune che partiva da una barca ancorata sul molo della Piazzetta. Nella discesa, invece, raggiunse la balconata del Palazzo Ducale, porgendo gli omaggi al Doge.

Dopo questa spettacolare impresa, subito denominata Svolo del turco, l'evento fu richiesto e programmato come cerimonia ufficiale di apertura anche per le successive edizioni, con tecniche simili e con forme che con gli anni subirono numerose varianti.





(foto da internet)

Nel 1759 l'esibizione finì in tragedia: l'acrobata si schiantò al suolo tra la folla inorridita. Probabilmente a causa di questo grave incidente, l'evento, svolto con queste modalità, fu vietato. Da quel momento il programma si svolse sostituendo l'acrobata con una grande colomba di legno che, nel suo tragitto, partendo sempre dal campanile, liberava sulla folla fiori e coriandoli.
Lo Svolo del turco subì diverse modifiche. Per molti anni, fu fatto scendere dal campanile un uomo vestito con delle ali e legato ad una fune con anelli metallici. Veniva fatto scendere a grande velocità fino alla loggia del Palazzo Ducale. Qui riceveva dal Doge dei doni o delle somme di denaro. Da questa modifica venne coniato il nome Volo dell’angelo.
Dopo la tragica caduta del 1759, e la sostituzione dell'acrobata con una grande colomba di legno il volo fu chiamato il Volo della Colombina.



(foto da internet)




Il Volo dell’Angelo (vedi>>) fu reintrodotto nelle edizioni moderne del Carnevale di Venezia e, a partire dal 2001, il Volo della Colombina è ritornato ad essere il Volo dell’Angelo. La colomba in legno è stata sostituita da una persona, riportando in vita l’antico rito di omaggiare il Doge che proclama l’inizio del Carnevale di Venezia. Nelle edizioni recenti del Volo dell'Angelo viene scelta una donna, la vincitrice del concorso fra le cosiddette 12 Marie, per ridare vita all'antico rito. La manifestazione delle 12 Marie, rievoca, in chiave moderna, il rapimento e la liberazione di dodici promesse spose ai tempi del Doge Pietro Candiano III (1039). All’inizio del IX secolo, infatti, il 2 febbraio di ogni anno, giorno della purificazione di Maria, le dodici più belle fanciulle del popolo scelte a rappresentare la città si radunavano insieme ai loro promessi sposi nella chiesa di S. Pietro di Castello per ricevere la benedizione nuziale.