Lorenzo Lotto, dimenticato dalla storia e dalla critica per molti secoli, viene riscattato dall’anonimato dallo studioso di origine americana Bernard Berenson alla fine dell’Ottocento e da quel momento rimane al centro dell’attenzione di studiosi e critici d'arte. Per Berenson si tratta del “primo pittore italiano a essere sensibile ai mutevoli stati dell’animo umano”, che ha “portato alla luce la vita interiore sul volto”. Un pittore con uno sguardo nuovo, snobbato dalla Roma dei Papi, che lo giudicava eccessivamente irrequieto e moderno e che preferiva Raffaello e Tiziano. Artefice di un modo di pittura totalmente nuovo, i suoi quadri partono dalle emozioni, dal racconto dell’animo umano. Ritenuto dal critico d’arte Giulio Carlo Argan un grandissimo ritrattista in quanto considerava ogni individuo non il protagonista di una storia, bensì una persona qualunque, fra le tante:
Una persona che si incontra e con cui si parla e ci si intende. All'opposto di quelli di Tiziano, i ritratti del Lotto sono i primi ritratti psicologici: e non sono, naturalmente, ritratti di imperatori e di papi, ma di gente della piccola nobiltà o della buona borghesia, o di artisti, letterati, ecclesiastici.
La grande scoperta, che fa la modernità del Lotto, è appunto quella del ritratto come dialogo, scambio di confidenza e di simpatia, tra un sé e un altro: per questo i ritratti lotteschi sono testimonianze autentiche e attendibili, anche se la descrizione fisionomica non è più minuziosa e precisa che nei ritratti di Tiziano. Non lo è perché all'artista non interessa fissare il personaggio come obbiettivamente è, ma come è nel momento e nell'atto in cui si qualifica, si rivolge a un altro, si prepara a uno schietto rapporto umano. Non dice: ammirami, io sono il re, il papa, il doge, sono al centro del mondo; ma dice: così sono fatto dentro, questi sono i motivi della mia malinconia o della mia fede, o della mia simpatia verso gli altri.
Nel ritratto-dialogo, l'attitudine del pittore è quella di un confessore, dell'interlocutore che pone le domande, interpreta le risposte [...] e la bellezza che fa irradiare, come una luce interna, dalle sue figure, non è un bello naturale né, a rigore, un bello spirituale o morale, ma semplicemente un bello interiore tradito, più che rivelato, da uno sguardo, da un sorriso, dalla pallida trasparenza del volto o dallo stanco posare d'una mano.
Buone vacanze a tutti!