lunedì 30 novembre 2009

Una pausa pranzo polemica

(foto da internet)


Il ministro Gianfranco Rotondi accende la polemica sulla pausa pranzo, dopo aver affermato: «Questo rito non mi è mai piaciuto, rovina l'armonia». Il politico tocca un tema sensibilissimo ai lavoratori. La definisce: «un danno per il lavoro ma anche per l’armonia della giornata», aggiunge: «A me - dice - non è mai piaciuta. Questa ritualità blocca l’Italia», e conclude: «Non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare».

(foto da internet)


Parole che vengono lette come una minaccia, un passo verso la cancellazione della pausa pranzo, e che scatenano l’ira dei sindacati e l’ironia degli avversari politici.
Passano poche ore e il ministro precisa: «Non ho fatto nessuna proposta di abolire questa pausa - chiarisce - Ho solo detto che io l’ho abolita da vent’anni».
Rotondi si rivolge poi ai colleghi del Parlamento e propone di «chiudere la buvette» che «costa troppo e fa ingrassare i parlamentari». Precisa: «Mangiano troppo, ingrassano e questo non è sano - spiega - Non è una questione brunettiana, ma di condizione fisica».

(foto da internet)


Immediata la reazione dell'opposizione che si domanda: «Ma Rotondi ha mai lavorato?. Sembrerebbe la solita litania di un partito che ha talmente poca considerazione dei lavoratori che tutto ciò che è un loro diritto diventa un fastidio. C'è poi chi la definisce una «barzelletta», e chi, invece, crede che possa essere uno stimolo a rivedere la flessibilità degli orari per andare incontro alle esigenze di donne e famiglie.

Ovviamente, la critica più dura arriva dai sindacati, che ricordano al ministro che, se vuole dare il buon esempio non dovrebbe più andare alla buvette» o lo invitano a recarsi in fabbrica, affinché possa capire che è necessaria, o addirittura chi la vede «come un'antica ricetta della cucina dello sfruttamento».
Il ministro controbatte: «Non vado alla buvette, non pranzo da anni, ma non mi sogno di entrare in conflitto coi legittimi diritti dei lavoratori». «L’ideale - spiega - sarebbe che un lavoratore potesse scegliere».
Le parole del ministro animano anche il dibattito tra gli esperti nutrizionisti che salvano la pausa pranzo, giacché importantissima, e non dovrebbe essere mai saltata. Altrimenti si andrebbe incontro a un calo di zuccheri che di fatto ridurrebbe l’efficienza sul lavoro.

La maggior parte degli italiani non è d'accordo:





e voi??? Non è che vi fareste tentare da una pausa pranzo americana con botulino?

venerdì 27 novembre 2009

Il bestiario gastronomico


(foto da internet)

Siamo davvero un popolo di buongustai? Può darsi, ma è altrettanto vero che la nostra cultura gastronomica è abbastanza deludente, almeno secondo una recente indagine condotta dalla rivista specializzata
Le Vie del Gusto, che ha intervistato un campione di 1300 uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni.
Il 59% degli intervistati non sa cos’è il culatello. Per il 21% è il tenero fondo schiena dei bambini, per il 17% è un vezzeggiativo per lodare un bel lato B!! Pochi sanno (il 12%) che è un salume fatto col posteriore del maiale (vedi>>).
E che dire del capocollo? Per un italiano su 4 è (come dice la parola ) "la parte superiore del collo dell’uomo". Per uno su 5 è un formaggio!
Poi c'è il salame di Felino, orgoglio della cittadina vicino Parma: ebbene, un italiano su 3 pensa che sia un salume a base di carne di gatto mentre un altro su 3 crede che sia un salsicciotto a forma di micio.
Altri esempi? La tinca gobba dorata, un pesce gibboso, che viene scambiato per "un osso della gamba con una piccola protuberanza", insomma una tibia gonfia. Altri pensano, invece, che il pesce in questione abbia a che fare col nome di un vino delle Langhe!
Poi ci sono quelli che (per dirla con Jannacci) credono che le sarde a beccafico, celeberrima specialità siciliana, siano delle sarde sì, ma cucinate in salsa di fichi. Oppure essiccate come si fa con i frutti.


(foto da internet)

Andiamo ai vegetali. Il datterino non lo conosce nessuno: più che un pomodoro la gente pensa sia un dattero molto piccolo o un dolce egiziano a base di datteri.
La parmigiana, bontà di melanzane fritte, pomodoro e mozzarella, per il 40% è una ragazza di Parma (vedi>>).
Un formaggio, ossia il Murazzano piemontese, viene preso per "un muro fatto male" o per un modo dialettale di indicare il muratore.
Il formaggio di Fossa (il cui nome è dovuto alla particolare stagionatura. Vedi>>) per i più è fatto col latte delle mucche fassone.
Grande confusione anche sui condimenti: l’acidità dell’olio d’oliva per tanti è un retrogusto acre e un difetto che rende l’olio aspro. L’aceto balsamico si chiama così perché ci sono dentro delle erbe aromatiche e magari fa bene per il mal di gola (vedi>>).
Per concludere: il barricamento (tecnica di invecchiamento del vino) è una fortificazione, la dieta mediterranea è tutta a base di pesce e il marchio Docg è, udite, udite, un partito politico!
Salute!


mercoledì 25 novembre 2009

Una storia di fantasmi


Il canto di Natale è una delle opere più conosciute di Charles Dickens. L’autore lo definì una storia di fantasmi. Questo piccolo dettaglio dev’essere sembrato irrilevante a quasi tutti quelli che hanno fatto della storia un film. Sicuramente per questo le pellicole realizzate non conservano l’essenza del racconto gotico originale e sono l’ennesimo elogio alla bontà natalizia. Perché bisogna ricordare che a Natale bisogna essere buoni, ma soltanto a Natale, eh? Ebbene Robert Zemeckis si è azzardato a portare sugli schermi l’immortale racconto di Dickens. Il risultato è un film estremamente fedele allo spirito della narrazione ottocentesca.

Il messaggio Bisogna essere buoni e caritatevoli a Natale persiste, ma il clima inquietante e tetrico che circonda il personaggio principale, descritto rispettando in modo fedele il personaggio di Dickens, rendono la pellicola altamente consigliabile.


Il film narra le vicende dell’avaro e misantropo Ebenezer Scrooge (in inglese: tirchio) che nella notte della Vigilia di Natale riceve la visita di tre fantasmi, i quali gli ricordano gli errori commessi in passato, il triste e solitario presente e il tragico futuro a cui va incontro. Ad interpretare questo personaggio è stato chiamato il trasformista per eccellenza, Jim Carrey. Il regista del film, Zemeckis, gli affida non soltanto il ruolo dell’avaro Scrooge, ma anche altri sei personaggi, tra i quali i fantasmi dei Natali presente, passato e futuro. Per il resto del cast attori d’eccezione come Gary Oldman, Cary Elwes, Colin Firth, Bob Hoskins e Robin Wright Penn.

Per questo film Zemeckis usa ancora la tecnologia che ha caratterizzato le sue opere in questi ultimi anni, la tecnica della performance capture, usata già per The Polar Express (2004) e Beowulf (2007), che consente di catturare le espressioni facciali di attori reali per applicarle in seguito a personaggi virtuali animati da computer.

Prodotto dalla Walt Disney Pictures in collaborazione con la con la ImageMovers Digital, studio di computer grafica fondato da Zemeckis, “A Christmas Carol” verrà distribuito in Digitale 3-D nelle sale cinematografiche di tutto il mondo a partire dal 6 novembre. In Italia la data di uscita prevista è il 27 novembre.


lunedì 23 novembre 2009

Povera Italia!


Chi è Franco Battiato? Senz'ombra di dubbio uno degli artisti più importanti, raffinati e sorprendenti della scena italiana.
Nel 1981 ci deliziò con l’ironia tagliente di Bandiera Bianca, nel 1992 fu la volta della dolente indignazione di Povera Patria e nel 2009 è il turno della rabbia disillusa di Inneres Auge.
In ogni decennio Franco Battiato ci consegna una canzone invettiva, una perla caustica sul mondo in cui viviamo. Con Inneres Auge l’invettiva diventa dura come mai in passato. Su un tappeto elettronico Battiato sciorina un testo in cui se la prende con “il branco di lupi che scende dagli altipiani ululando”; con chi “organizza feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello stato”. E si chiede “perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti” e “che cosa possono le leggi dove conta solo il denaro”.
Chiaro e diretto, senza fronzoli. Mentre la ritmica elettronica scandisce il tempo, Battiato continua ad attaccare la classe politica italiana. Ma alla fine subentra l’occhio interiore, il cosiddetto Inneres Auge, che indica qual è la strada da seguire per innalzarsi dal marasma di istinti primordiali. Diventa fondamentale “leggere e studiare, ascoltando i grandi del passato”; e a quel punto basta “una sonata di Corelli” per meravigliarsi del creato.





Insomma, Io chi sono? Chi è? L'artista se lo continua a domandare e lo sta raccontando in un libro ancora inedito, con l'omonimo titolo: gli anni di formazione in Sicilia, l'arrivo a Milano, gli aneddoti sui primi concerti sperimentali, non tutti salutati da successo, fino ad arrivare all'oggi e all'invettiva contro la politica di Inneres Auge.
«Ho avuto un'infanzia fantastica, tribale devo dire: in casa era il dominio dei genitori, e poi fuori era tutto selvaggio, e quindi con quella saggezza che ha la vita in strada, vieni a sapere cose che in casa non verresti mai a sapere. Ho dei ricordi indelebili di quel periodo. Il profumo del mare, quando c'era, ora c'è il petrolio. I gelsomini e le zagare quando camminavi andando verso la piazza. Ho sempre considerato i profumi un linguaggio che va decodificato, interpretato. Oggi che ho una certa età, e sono alla fine del mio percorso, sta aumentando sempre di più, quello che prima era un fascino estetico e olfattivo, oggi è ancora di più una presenza, una conferma di esistenze superiori alla nostra».
A proposito di olfatto, il cantautore sottolinea che gli odori semantici sono nel gene di una perso­na e, quindi, alla sua bella terra non può non dedicarle una canzone in siciliano ovviamente:Veni l'autunnu

(xl.repubblica.it)

Qualche sera fa Battiato è stato ospite al Chiambretti Night, e il cantautore, sollecitato da Piero Chiambretti, è partito proprio dal binomio musica-politica: «La musica non si dovrebbe occupare di politica. Da cittadino però talvolta bisogna criticare chi ci governa. Io non sono politicamente impegnato, - spiega - lo sono umanamente. La vicenda Marrazzo? È l’arroganza che ti fa dimenticare che lavori per la gente che paga le tasse. Noi siamo considerati dei servi».




Eh, sì Povera Italia!!!

venerdì 20 novembre 2009

Er pizzardone

(foto da internet)


A Roma er pizzardone (l'etimologia del nome, risale alla fine del XIX secolo e deriva dal caratteristico cappello a doppia punta -detto in dialetto pizzarda appunto- che erano soliti portare i membri della polizia municipale romana nell'800) è il vigile urbano, e il vigile, per antonomasia, è senza dubbio l'indimenticabile Albertone, del film Il Vigile di Luigi Zampa, del 1961 (vedi>>).
Il grande attore italiano interpretò magistrale un povero diavolo disoccupato (Otello Celletti) che un giorno trova lavoro come vigile stradale.
In questi giorni il ricordo del film di Zampa ci è tornato alla memoria quando abbiamo appreso dai giornali che un maresciallo pugliese, il signor Cosimo Spinelli, ha diretto, come Alberto Sordi, per una ventina di minuti, il traffico di Piazza Venezia da una pedana.
Il maresciallo Spinelli scrisse, mesi fa, una lettera al sindaco di Roma nella quale manifestava il desiderio -prima di andare in pensione- di voler dirigere il traffico (impazzito) della capitale, proprio come l'indimenticabile Otello.
Spinelli ha studiato per benino la piazza, e dopo aver ricevuto il permesso dalle autorità, è salito, un sabato mattina alle 11.30, sulla famosa pedana.

(foto da internet)

Dopo aver diretto il traffico di Roma, il maresciallo Spinelli ha dichiarato: "Mi è sembrato di essere un direttore d'orchestra. Ma è stato difficile. Avevo studiato tutto per bene: vengo a Roma due volte l'anno e ogni volta mi incanto a vedere il vigile urbano lassù sulla pedana, come gesticola, come tutto il traffico di questa grande piazza dipenda da lui".
Era il suo sogno nel cassetto. E dopo 37 anni di servizio come vigile urbano a Brindisi, Spinelli ha chiuso così la sua carriera, prima di andare in pensione nel prossimo gennaio.
E voi, qualche sogno nel cassetto da esaudire in una città italiana?

mercoledì 18 novembre 2009

Caccia al tartufo

Novembre è il mese dei tartufi. Per questa ragione in quest’epoca in diverse regioni italiane è il mese del truffle hunting, ovvero della caccia al tartufo. I “cacciatori” del prezioso alimento si danno appuntamento alle 19:30 al castello di Roddi d'Alba e, guidati de un esperto trifulau, partono alla ricerca del tartufo bianco d’Alba, la varietà di tartufo più profumata e più richiesta al mondo. Quest’iniziativa è stata lo spunto per molte agenzie che hanno seguito l’esempio dei piemontesi e propongono tour simili a quelli che percorrono le Langhe in cerca del prezioso tubero. Gioacchino Rossini, che era un grande musicista ma anche un grande bongustaio, lo definì come "il Mozart dei funghi" e Byron lo voleva sempre sulla scrivania perché nutriva la sua fantasia.

Coloro che avessero voglia di gustarlo devono sapere che si può comprare soltanto se si è disposti a spendere tra i 200 e i 300 euro l’etto a seconda della pezzatura, vale a dire 2 euro al grammo circa, contro i 4,50 del caviale Beluga e i 10,30 di un grammo d’oro. Ma perché si tratta di un alimento così caro? Il tartufo è in realtà un fungo sotterraneo che non si può coltivare, giacché persino se si distribuiscono sulle radici di una quercia delle spore di tartufo, possono passare almeno dieci anni prima che il fungo possa maturare. Inoltre dagli anni '50 in poi c'è stato un calo nella produzione del tartufo bianco che associato all'aumento della richiesta del prodotto a livello mondiale ha fatto aumentare vertiginosamente i prezzi di questo fungo. Ma non è tutto: i migliori esemplari di tartufo bianco si battono all'asta e raggiungono cifre astronomiche. I cinque tartufi battuti alla XI Asta Mondiale del Tartufo Bianco d'Alba sono stati i seguenti:

1º Tartufo (Enaudi) di 260grammi battuto a 4.000 euro
2º Tartufo di 320 grammi battuto a 6.200 euro
3º Tartufo (Robaldo) di 200 grammi battuto a 5.000 euro
4º Tartufo (Bera) di 385 grammi battuto a 7.700 euro
5º Tartufo di 455 grammi battuto a 9.000 euro
Un imprenditore del cuneese ha acquistato il tartufo di 385 grammi per donarlo alla comunità di Don Ciotti. Non c'è che dire: in epoca di crisi non c'è niente di meglio che donare tartufi carissimi ad una comunità religiosa!
Ci azzardiamo a proporvi alcune ricette a base di tartufo, non si sa mai che tra di voi ci sia un Paperon de' Paperoni che possa permettersi di cucinare qualcosa con questa prelibatezza!

lunedì 16 novembre 2009

I dialetti italiani prendono il volo

(foto da internet)




«Signore e Signure benvenute a tutte quante 'ncopp'a 'stu volo 'e l'easyJet». Ma anche «Sciuri e sciure, benvegn a bord de chel vul chi easyJet» o, ancora, «Sennoris et sennorasa. beni benius a custu bolu de easyJet». Potrebbero essere in dialetto gli annunci di bordo nei voli in Italia della compagnia low cost inglese, che, cavalcando la polemica sull'introduzione dei dialetti a scuola e nelle amministrazioni pubbliche, sta valutando di introdurre negli annunci di bordo i dialetti della città di partenza e di destinazione.
Una volta decollata la polemica c'è chi, come easyJet, prende in seria considerazione la possibilità di "sdoganare" e valorizzare i principali idiomi regionali introducendoli sui voli di linea nazionali.
Così, ad esempio, sul collegamento tra Milano Malpensa e Napoli Capodichino l'italiano e l'inglese potrebbero in futuro essere affiancati dal lumbard e dal napulitano, mentre a Cagliari ci sarebbe la versione in sardo.

«Il nostro interesse per l'uso dei dialetti a bordo nasce dalla volontà di essere sempre più vicini alla quotidianità dei nostri passeggeri e di dare loro un segno tangibile del fatto che sentiamo l'Italia come la nostra seconda casa», spiega Thomas Meister, Marketing manager easyJet per l'Italia. «Inoltre - prosegue - ci sembra bello far riassaporare ai nostri passeggeri l'emozione di trovarsi a casa già dal momento in cui salgono a bordo di un aereo easyJet».

Annuncio di bordo in italiano:
Signore e Signori benvenuti a bordo di questo volo easyJet.
Per ragioni di sicurezza vi preghiamo di sistemare il bagaglio a mano negli alloggiamenti sopra di voi o sotto la poltrona di fronte a voi. Vi preghiamo di fare attenzione nell'aprire le cappelliere in caso qualcosa cada. Vi preghiamo di accomodarvi al vostro posto e di allacciare la cintura di sicurezza.
Vi informiamo che su questo volo non è consentito fumare.





Annuncio di bordo in dialetto milanese:
Sciuri e sciure, benvegnü a bord de chel vul chi easyJet.
Per resün de sicüresa se cunsiglia de sistemà la valis sura de vi alter e sota la pultrona in facia a vi alter.
Ve pregum de fa atensiün nel dervì l'antina sura i test nel caso qui cos el burlà giò.
Ve pregum de acumudas ai vostri post e lacià la cintüra de sicüresa. Per vostra infurmasiün, su chel aeroplano chi, se po minga fumà.




Annuncio di bordo in dialetto napoletano:
Signore e Signure benvenute a tutte quante 'ncopp'a 'stu volo 'e l'easyJet.
Pe' questione 'e sicurezza v'arraccumannammo 'e mettere 'e bagaglie a mano int'agli armadietti 'ncapa a vuie o sott'a pultrona annanze a vuie.
V'arraccumannammo 'e ve sta accorte quanno arapite 'e cappelliere casomaie care quaccosa.
V'arraccumannammo 'e v'assettà 'o posto vuosto e v'attaccà 'a cintura 'e sicurezza.
A titolo di informazione 'ncopp'a st'aereo nun se po' fumà.







Sulla scena politica italiana si tratta di una battaglia della Lega sugli idiomi regionali, - rilanciata in estate da Umberto Bossi, che è già approdata in tivù. Infatti, ogni sabato alle 21.30 l'emittente leghista TelePadania propone il telegiornale in dialetto. La prima puntata è stata condotta in bergamasco dal consigliere regionale Daniele Belotti, il promotore del tigì, che ha spiegato i temi trattati nell'ultima settimana da giunta e consiglio regionali.





Non molto tempo dopo è toccato al sindaco di Milano, Letizia Moratti, vedersi tradotta in dialetto durante l'intervento alla festa provinciale della Lega. E proprio a Milano sono già cento le scuole elementari e medie che hanno introdotto le lezioni di dialetto per i loro alunni e studenti: un progetto fortemente voluto dall'assessore comunale leghista Massimiliano Orsatti. A Como, poi, un assessore leghista, dopo aver registrato con la propria voce un messaggio in dialetto sul centralino del Comune, adesso si accinge a celebrare matrimoni in vernacolo.

Che sta succedendo e che cosa succederà?

mercoledì 11 novembre 2009

Nella mia vita segreta ... io dipingo


In my secret life è il titolo di una canzone di Leonard Cohen (ascolta >>). In my secret life. Voci su tela dal mondo della musica e dello spettacolo è invece il titolo di una mostra con cui il curatore, Massimo Cotto, rende il suo personale tributo al grande cantautore americano. E per farlo si serve di un'originale ed inedita esposizione che raccoglie le opere realizzate da oltre settanta artisti italiani ed internazionali molto noti al grande pubblico: da Leonard Cohen a Frank Zappa, da Tiziano Ferro a Giorgia, da Francesco Renga a Laura Pausini. Musicisti e cantanti di grande fama cui si affiancano personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo come il giornalista tv Vincenzo Mollica, lo scrittore Giorgio Faletti, il premio Nobel Dario Fo, l'autore di fumetti Milo Manara. Fort Bard la poderosa fortezza alle porte della Valle d'Aosta ospita la mostra che chiuderà i battenti il 22 novembre 2009.
In seguito potete ammirare il contributo di alcuni cantanti italiani alla mostra. Se cliccate sul nome dell'autore dell'opera, ascolterete una sua canzone. Scriveteci un commento e fateci sapere se preferite il cantante o il pittore.

Laura Pausini - Rock evolution

Tiziano Ferro - Angel

Syria -Airis

Francesco Bianconi (Baustelle) - Sein und zeit

Red Canzian (I Pooh) - Caccia in palude

Jovanotti - Safari jam


Federico Zampaglione (Tiromancino)

Giorgia -Eva

Paola Turci - Il soffio della vita

Alberto Fortis - Anna

Arisa - Casa dolce casa

Carmen Consoli - Contaminazioni

Luca Carboni - Gaetana

Franco Battiato - Autoritratto con Stockhausen, tuba di Paperon de’ Paperoni, tovaglia coi cuoricini, quadro di papaveri, sole dei teletubbies e scritta in sanscrito che significa “Briscola, stronzo!”

Andrea Bocelli - Ahio

lunedì 9 novembre 2009

Un duo della musica italiana

(foto da internet)

Gianna Nannini e Giorgia, due artiste della musica italiana, hanno intrecciato le loro voci, le più nere d'Italia, per un duetto dal titolo Salvami (come il brano di Jovanotti).
È una canzone positiva, che prende per mano l'ascoltatore e si offre come un talismano contro la paura. Non è esattamente una canzone d'amore: Gianna Nannini, che l'ha scritta con Pacifico, dice che «è un dialogo tra due amiche, una che soffre e l'altra che la conforta e le dà consigli» Giorgia, che con lei la interpreta, pensa si riferisca «all'amore sì, ma l'amore universale. Mentre la cantavo mi sono resa conto che il testo mi parlava direttamente, mi dava conforto, demoliva pian piano le paure e le inevitabili paranoie che sento con la mia gravidanza». La Nannini avrebbe voluto proporre la canzone a Aretha Franklin, ma, dopo aver cantato con Giorgia in un concero benefico per le vittime del terremoto in Abruzzo, si è accorta che le loro voci, così diverse, creano insieme uno swing, unico, che nella musica italiana non è mai esistito.





È la prima volta che Gianna Nannini duetta con una donna. L'aveva fatto con Bennato, con Sting, con Fabri Fibra, «perché è molto difficile trovare voci che vadano bene con la mia, specialmente tra le voci femminili».

Grazie all'atmosfera creata dal concerto delle donne a San Siro, organizzato da Laura Pausini, cantano tante donne insieme: insieme a loro due, e a Laura Pausini, Elisa e anche Fiorella Mannoia.





Anche in questo caso si lottava contro la paura: Donna D'Onna, il brano sul terremoto che la Nannini aveva scritto per quell'occasione, era un altro modo per declinare questo sentimento, ma sempre parlando di donne tra donne. Insomma un plauso al coraggio di essere donne oggi, che rivendica con le canzoni un'immagine della figura femminile, nel Belpaese, in controtendenza con il cliché della velina opportunista che si è imposto nei media in questi ultimi mesi.

venerdì 6 novembre 2009

Alda Merini (in memoriam)


(foro da internet)

Vorremmo ricordare, con questo post, la figura di Alda Merini, una delle più grandi poetesse del Novecento.
La Merini è stata una protagonista fondamentale della cultura italiana; ha dato voce alla sofferenza, alla pazzia e agli esclusi.
Ha scritto, quasi a riassunto della sua vita:

(Sono una piccola ape furibonda)
Mi piace cambiare colore
Mi piace cambiare di misura

La sua vita è stata un mettere insieme, in modo assai singolare, le regole borghesi e la trasgressione più marcata. La Merini aveva una personalità originale, audace e irriverente (nel 2004, come regalo per il suo compleanno, chiese un uomo caldo e le regalarono uno show dello spogliarellista Ghibly).
La sua esistenza è stata dolorosa, segnata dall'esperienza della follia e del disagio fisico ed economico, scandita dai frequenti ricoveri negli ospedali psichiatrici.
La sua poesia è intensa, emotiva, spesso erotica; ha tratti semplici, lineari, di pochi versi.
Alda Merini era nata a Milano nel marzo del 1931, ed aveva iniziato a comporre le prime liriche giovanissima, ad appena 16 anni.


(foto da internet)

La prima raccolta di poesie, intitolata La presenza di Orfeo, e pubblicata nel 1953, ebbe subito un grande successo di critica.
Nel 1953 sposò Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano, dal quale ebbe la prima figlia. Al pediatra della bambina dedicò i versi Tu sei Pietro, del 1961.
Dal 1965 sino al 1972, i ricoveri negli ospedali psichiatrici si fanno più frequenti. La sua opera è continuamente in bilico tra lucidità e follia che troveranno sintesi in quello che è considerato il suo capolavoro: La Terra Santa, che le è valso, nel 1993, il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale per la Poesia.
Altre sue raccolte di versi sono Testamento, Vuoto d'amore, Ballate non pagate, Fiore di poesia 1951-1997, Superba è la notte, L'anima innamorata, Corpo d'amore, Un incontro con Gesù, Magnificat, Un incontro con Maria, La carne degli Angeli, Più bella della poesia è stata la mia vita, Clinica dell'abbandono e Folle, folle, folle d'amore per te.
Nella sua carriera artistica, Alda Merini si è cimentata anche con la prosa in L'altra verità. Diario di una diversa, Delirio amoroso, Il tormento delle figure, Le parole di Alda Merini, La pazza della porta accanto (con il quale vinse il Premio Latina 1995 e fu finalista al Premio Rapallo 1996), La vita facile, e con gli aforismi Aforismi e magie.
Nel 1996 era stata proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall'Academie Française, e la raccolta di adesioni continuava ancora oggi sul suo sito.




(foto da internet)

Ha vinto il Premio Viareggio e, nel 1997, le è stato assegnato il Premio Procida-Elsa Morante e nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Settore Poesia.
Era stata protagonista, negli ultimi anni della sua vita di una serie di apparizioni teatrali e anche di un documentario presentato alla mostra del Cinema di Venezia quest'anno, Alda Merini. Una donna sul palcoscenico, di Cosimo Damiano Damato.

Vi lasciamo con una canzone (testo>>), scritta da Roberto Vecchioni, dedicata ad Alda Merini.

mercoledì 4 novembre 2009

Chi semina vento raccoglie tempesta



Inizio del corso scolastico al Liceo Italiano di Madrid. La maestra detta a una classe di seconda elementare il primo vero problema di matematica:

“In un grande allevamento di bovini si diffonde una grave malattia. Dei 98 capi di bestiame 39 si ammalano. Di questi però 17 riescono a guarire, gli altri purtroppo non ce la fanno. Quanti sono diventati i capi di bestiame dopo che la malattia è passata?”

Diciamo che matematicamente il problema non fa una grinza ma per quanto riguarda la pedagogia... non si può dire che sia il massimo! Una cosa è chiara: non sembra che questi bimbi abbiano cantato a scuola l'intramontabile “Nella vecchia fattoria”.



L'immagine che ci viene in mente è quella dei bambini in lacrime, scossi dalla morte di 22 poveri buoi che non sono riusciti a superare la grave malattia che li ha colpiti.

Appena un mese dopo, la stessa maestra detta ai bambini questo compito: “Inventa un problema partendo dai dati 64 e 37.”

Un tenero bambino di sette anni, che probabilmente dei buoi apprezza soltanto gli hamburger che tanto gli piacciono, scrive quanto segue (sic.):

“Un supereroe salva 64 bambini addormentati e abbandonati e senza volere se ne cadono 37. Quanti bambini restano?”

Leggendo questo uno immagina che la maestra, inorridita, possa tentare di rimediare e faccia notare al bambino che si tratta di un presupposto un po’ crudele. L'insegnante invece ritiene che il piccolo meriti un gran bel voto!

Probabilmente questo bimbo sarà un lettore accanito di fumetti della Marvel, nonché di racconti gotici per bambini come Il figlio del cimitero, Il cimitero senza lapidi e altre storie nere o Coraline


o forse più semplicemente è un alunno modello che segue l’esempio fornitogli dagli insegnanti in modo esemplare.

In fin dei conti si sa: chi semina vento raccoglie tempesta!

lunedì 2 novembre 2009

Le case container

(foto da internet)


In Italia, si sa, l'argomento "casa" è di grande attualità, e non c'è alcun dubbio che la questione abitativa sia fra i temi «caldi» dell'agenda politica, indipendentemente dal colore del governo. Il mercato delle costruzioni, nell'ultimo decennio, ha realizzato quasi esclusivamente alloggi destinati alla vendita. Da una parte l'accesso ai mutui ha rappresentato un investimento vantaggioso rispetto alla spesa per gli affitti, dall'altra il progressivo ritiro del settore pubblico dagli investimenti immobiliari ai fini sociali, aggiunto alla bolla speculativa del mercato immobiliare, hanno contribuito ad allargare l'area del disagio, sbarrando o rendendo impervio l'accesso alla casa a vaste categorie di persone (giovani, pensionati, famiglie monoparentali, etc.).




Ripensare l'edilizia sociale non è solo un'esigenza quantitativa: il social housing nasce come tentativo di ampliare, qualificandola, l'offerta degli alloggi in affitto (e in misura minore anche in vendita) mettendo a disposizione nuove unità abitative a favore di quelle persone che, escluse per ragioni di reddito dall'accesso all'edilizia residenziale pubblica, non sono tuttavia in grado di sostenere i costi del libero mercato. È una modalità d'intervento in cui gli aspetti immobiliari vengono studiati in funzione dei contenuti sociali. Il contenuto sociale è prevalentemente rappresentato dall'accesso a una casa dignitosa per coloro che non riescono a sostenere i prezzi di mercato, ma esiste anche uno spiccato interesse per la qualità del vivere, giacché propone un'integrazione di politiche e di soggetti capaci di aumentare l'«offerta sociale» e la coesione con conseguenze sullo spazio urbano.
La domanda abitativa sociale è, così, oggigiorno più articolata che in passato e comprende principalmente due aree: le famiglie o persone socialmente integrate che, però, trovano difficoltà ad accedere al mercato dell'affitto e le persone che vivono in condizioni di emarginazione ed esclusione sociali.
Perciò Milano, con un piano alquanto radicale per sviluppare nei prossimi 15 anni 20mila case a prezzi contenuti, guarda gli esempi di alcuni paesi europei, come l'Olanda, dove designer e architetti progettano forme innovative di abitazione low cost, spesso in chiave ambientalista.


(foto da http://www.repubblica.it/)



Sono le case container, ma con le strutture di emergenza che sorgono dopo un terremoto o nei campi nomadi hanno poco a che fare. In realtà si vuole rilanciare, in una città dove i prezzi delle case sono proibitivi, un mercato di abitazioni accessibili che possano attrarre giovani e nuove coppie.
Sono case per studenti fuori sede e lavoratori che hanno bisogno di alloggi per brevi periodi, ma anche per casi sociali come gli homeless. Come spiega l’assessore allo Sviluppo del territorio, Carlo Masseroli, «abbiamo bisogno di utilizzare gli spazi anche in modo temporaneo, cercando soluzioni flessibili e di qualità per dare risposte a esigenze innumerevoli che cambiano». Le case container potranno sorgere su aree in attesa di una trasformazione urbanistica come gli scali ferroviari e le caserme o su terreni abbandonati «rendendo anche più sicuro il territorio».
In generale, la formula prevederà strumenti diversi: dagli appartamenti da acquistare a 1.700-1.900 euro al metro quadrato o da affittare a 350 euro agli studentati universitari, dagli alberghi low cost per attrarre anche i ragazzi che viaggiano con lo zaino sulla spalla, fino alle “residenze a riscatto” a esperienze come il cohousing o, appunto, le case container.

Ma, allora, cosa ne è stato delle case popolari?