venerdì 31 gennaio 2020

Raffaello, 500 anni dopo





(foto da internet)

A 500 anni dalla morte, Urbino (e non solo) si prepara a celebrare, con mostre, convegni e spettacoli teatrali, il grande Maestro Raffaello.
Nel 2020, infatti, si celebrano i 500 anni del Maestro urbinate con una serie di eventi e di grande mostre in tutta Italia e  anche all'estero. I maggiori eventi in programma sono i seguenti:
a) A Roma, presso le Scuderie del Quirinale, dal 5 marzo al 2 giugno, si terrà una grande mostra europea che raccoglie capolavori mai riuniti finora. La grande esposizione, intitolata semplicemente Raffaello, riunirà alle Scuderie del Quirinale circa 200 lavori, tra opere di confronto, dipinti e disegni dell'artista, con un particolare sguardo rivolto al periodo romano. Saranno esposti La Madonna del Granduca e la celebre Velata dalle Gallerie degli Uffizi, la Santa Cecilia dalla Pinacoteca di Bologna, la Madonna Alba dalla National Gallery di Washington, il Ritratto di Baldassarre Castiglione e l’Autoritratto con amico dal Louvre.
Sempre a Roma, presso la Domus Aurea, dal mese di marzo 2020 a gennaio 2021, avrà luogo un mostra multimediale intitolata Raffaello nella Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche. Il progetto vuol raccontare la storia e l’arte di uno dei complessi architettonici più famosi al mondo, che ha segnato e influenzato, con la sua scoperta, l’iconografia del Rinascimento.




(foto da internet)

b) Nelle Marche, ad Urbino, la Galleria Nazionale delle Marche, organizza, sino al 13 aprile la mostra Raphael Ware. I colori del Rinascimento. Vi si propongono 147 esemplari di maiolica italiana rinascimentale, in prestito dalla più grande collezione privata al mondo di questo genere. L’obiettivo è quello di porre l’attenzione su quell’importante momento della tradizione artistica italiana al quale viene associato il nome del grande pittore marchigiano.
Sempre ad Urbino, presso le Sale del Castellare di Palazzo Ducale si affronterà il rapporto tra Raffaello e Baldassarre Castiglione, che, attraverso la figura dell’autore del Cortegiano, vuole raccontare la cultura di un’epoca straordinaria. Il ciclo di conferenze è iniziato in gennaio e andrà avanti fino a dicembre, con relatori di grandissime capacità comunicative. 


(foto da internet)

A Loreto (Ancona), nel Museo Pontificio della Santa Casa di Loreto, dal 4 aprile al 5 luglio, è in programma un approfondimento dedicato alla Madonna del velo o Madonna di Loreto, un'opera dalla storia complicata, persa nella sua versione originale, una cui copia passò dal santuario. Per l'occasione si potrà ammirare un'altra versione della stessa opera, restaurata per l'occasione e attribuita a Raffaello insieme alla sua bottega, oggi in collezione privata. 
c) In Emilia Romagna, a Rimini, presso il Museo della Città, nell'ottobre di quest'anno, avrà luogo una mostra con la presenza dell'opera Madonna Diotallevi, in prestito dal Bode Museum di Berlino, appartenuta fino all'Ottocento alla collezione del riminese Audiface Diotallevi.




(foto da internet)

d) In Umbria, a Perugia, presso la Galleria Nazionale dell'Umbria, dal 9 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021, si terrà un'esposizione su sette copie perugine della Deposizione Baglioni, dipinta nel 1507 per l’altare di famiglia nella chiesa di San Francesco al Prato.
e) All'estero, specialmente in Gran Bretagna, in Germania e negli USA si terranno delle interessanti mostre sull'artista marchigiano. A Londra, presso la National Gallery, dal 3 ottobre 2020 al 24 gennaio 202, più di 90 opere arriveranno dalle più grandi collezioni pubbliche e private del mondo, tra cui il Louvre, gli Uffizi, i Musei Vaticani, il Prado e la National Gallery di Washington, per unirsi ai 10 gioielli conservati a Trafalgar Square: dalla Santa Caterina d'Alessandria al celebre Ritratto di Papa Giulio II. Anche alcune opere quasi impossibili da spostare, come gli affreschi delle Stanze Vaticane, saranno presenti in mostra grazie a modalità espositive innovative. La mostra farà il punto anche sull'impegno dell'artista nell'architettura, nell'archeologia e nella poesia e metterà in luce l'attività di disegnatore di sculture, arazzi, stampe, oggetti di arte applicata che altri realizzarono a partire dai suoi progetti. 




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A Berlino, presso la Gemäldegalerie, fino al 26 aprile del 2020, si riuniranno, per la prima volta, sei Madonne di Raffaello, in un’unica sala. La mostra si intitola Raffaello a Berlino. Le Madonne della Gemäldegalerie e riunisce la Madonna Colonna, la Madonna col Bambino tra i santi Girolamo e Francesco, la Madonna Solly e la Madonna Terranuova e la Madonna dei Garofani.
Negli USA, a Washington, presso la National Gallery of Art, dal 16 febbraio al 14 giugno, si terrà la mostra Raffaello e la sua cerchia che raccoglierà 26 dipinti di collaboratori, seguaci e incisori ispirati al Maestro urbinate tra cui fa spicco il bolognese Marcantonio Raimondi.




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Tornando ad Urbino, il borgo organizzerà anche un percorso dedicato a Raffaello Bambino, creato con l'Accademia Raffaello: con immagini, testi e indicazioni per un circuito di scoperta, in vari punti, in cui la città parla ai bambini in visitae si potranno scoprire i luoghi legati all'infanzia di Raffaello, narrati in modo originale e accattivante. 
Ad aprile, al Teatro Sanzio, Alessandro Preziosi sarà protagonista di Raffaello. Una vita felice, di Antonio Forcellino
Ad agosto, ci sarà, nella Sala degli Angeli di Palazzo Ducale, Raphael Urbinas. Musica Picta de Divin Pictore, anteprima nazionale dei Sonetti di Raffaello e le Rime di Giovanni Santi in musica, a cura di Simone Sorini, con brani tratti da 5 sonetti autografi e uno apocrifo ritrovati nei cartoni preparatori di alcuni affreschi di Raffaello, oltre alle rime più significative del padre, Giovanni Santi

mercoledì 29 gennaio 2020

Una barriera antituffi

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(foto da internet)

Nella Roma millenaria, Fontana di Trevi con i suoi due secoli e mezzo è giovanissima. Eppure, sarà per l’incrocio magico che si porta nel nome — Trevi viene da trivio, confluenza di tre strade — per la bulimia di leggende che la coinvolgono o la bellezza che ne ha fatto un canone estetico, se il mondo cercasse il proprio ombelico, sicuramente potrebbe essere una candidata. Sono milioni gli occhi che l’hanno vista, le macchine fotografiche o i cellulari che l’hanno impressa, le mani che l’hanno toccata.

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Ora il Campidoglio cerca di correre ai ripari con una barriera protettiva per la vasca della Fontana di Trevi che impedisca di sedersi sul bordo. Una decisione che ha dato vita a polemiche. L’impegno a progettare e realizzare la nuova struttura secondo le indicazioni delle Soprintendenze, è in un atto d’indirizzo alla sindaca Virginia Raggi e alla sua giunta approvato dall’Aula. La mozione chiede anche: che sia «istituito un presidio fisso potenziato» di vigili pure per il «controllo delle vie di accesso a Fontana di Trevi e all’area del Colosseo» in funzione anti-abusivismo. Al di là della barriera, il vicesindaco Luca Bergamo conferma «la necessità di un confronto di idee sulla gestione più complessiva dei flussi».

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Dev’essere colpa, almeno un po’, di Federico Fellini. Se nel 1960, girando La dolce vita, non avesse messo a mollo nella Fontana di Trevi il fascino prorompente di Anita Ekberg, con l’infreddolito Marcello Mastroianni (era marzo, sotto i vestiti aveva una muta) in una delle scene più famose del cinema, la storia sarebbe diversa. Invece sono decenni che si fanno i conti con imitatori, esibizionisti, turisti, vandali e un’infinita schiera di imbecilli.

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Le origini ne fanno un monumento a quel rapporto d’amore, ai confini con la sensualità, che Roma vive con l’acqua. La Fontana di Trevi è un capolinea: termina con lei l’ultimo degli antichi acquedotti ancora in funzione: quello dell’acqua Vergine. Niente a che fare con la purezza dell’acqua, che è raccolta lungo il corso dell’Aniene da una serie di «vene» e dopo una ventina di chilometri in sotterranea sgorga nel centro di Roma. Si chiama così perché sarebbe stata una vergine a indicarne la fonte ai soldati assetati di Marco Vipsanio Agrippa, il genero di Augusto, lo stesso che ha impresso il nome sul frontone del Pantheon. Siamo nel 19 a.C.

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Passano 15 secoli, per arrivare al 1453 quando papa Niccolò V incaricò Leon Battista Alberti di restaurane il terminale. Nel 1640 papa Urbano VIII Barberini chiamò Gian Lorenzo Bernini per trasformare piazza e fontana, creando uno sfondo scenografico addossato a Palazzo Poli. E Bernini preparò un lussuoso progetto da 36.000 scudi, ma Urbano VIII preferì impiegare quella somma per fare guerra ai Farnese per il Ducato di Parma e Piacenza. Non andò bene, nel 1644 Urbano VIII morì e con lui quel progetto. Solo nel 1732 papa Clemente XII affidò la nuova Fontana di Trevi a Nicola Salvi. Nessuno dei due la vide. La grande scenografia con al centro la statua di Oceano sarebbe stata ultimata da Giuseppe Pannini e inaugurata il 22 maggio 1766 da Clemente XIII.

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In questi 254 anni ha fatto in tempo ad essere citata in ogni resoconto dei Grand Tour, considerata da milioni di turisti un pozzo magico dei desideri (il lancio delle monetine); depredata da chi se ne infischia dei desideri; venduta da Totò a uno sprovveduto americano in Totò truffa del 1962. Colorata, incisa con cuoricini e iniziali, assediata giorno e notte. Ma nel nostro tempo ipertecnologico per un imbecille che fa il pediluvio c’è sempre una telecamera o un cellulare. Con multe sacrosante e insufficienti.

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Le fontane storiche, come le statue o le meravigliose piazze, fanno parte di quel patrimonio di arte e bellezza offerto a Roma e in tutta Italia senza cancelli e senza biglietto. Un tesoro libero e gratuito unico al mondo.

lunedì 27 gennaio 2020

Oltre Totò



(foto da internet)


C'era una volta il mitico Totò, il quale, con l'intervento complice di Nino Taranto, vendette la Fontana di Trevi al signor Decio Cavallo -nel film Totòtruffa 62 di Camillo Mastrocinque-, un malcapitato turista americano che mangiò la foglia e diventò, per qualche minuto, il proprietario della  mitica fontana.
Ebbene, molti anni dopo, le situazioni ingannevoli e truffaldine -lontane dall'eleganza  di Totò-, per ingannare i turisti che visitano il nostro Paese e derubarli, sono diventate più sofisticate. Alcuni giornali italiani hanno stilato una specie di l’elenco con i tipi di truffe più comuni. Eccole:
1. Le stampe a olio: sono fogli stesi a terra. Si finge di venderli. In realtà vengono messi apposta in punti strategici per fare in modo che i turisti li calpestino per poi incolpare gli ignari malcapitati, così presi dalle bellezze della città. Subito dopo si chiede loro un risarcimento danni: dai 25 a 300 euro.



(foto da internet)


2. I falsi mimi: girano vestiti di bianco con il volto gessato; si avvicinano a bambini e famiglie e tra un sorriso e l'altro cercano di derubare i malcapitati. 
3. La truffa dell’abbraccio: ancora vestiti di bianco, con il cappello in testa;  puntano il malcapitato, si avvicinano, scherzano, sorridono e lo abbracciano, con la mira al portafogli. Qualche volta l’abbraccio permette di sfilare anche l’orologio.



(foto da internet)

4. Il foglietto: si tratta di finti sordomuti che girano per i bar, locali e ristoranti. Si lascia un gadget sul tavolino o solo un semplice biglietto con la richiesta di un piccolo contributo. La tecnica del foglietto è però un trucco dei borseggiatori: sono diversi, infatti, i turisti derubati all’interno di locali pubblici, o anche sui tavolini all’esterno dei bar, da finti sordomuti che passando tra i tavoli, poggiano sui cellulari dei biglietti con la richiesta d’aiuto, e, al momento del ritiro, approfittando della distrazione del cliente, portano via anche il telefonino nascosto sotto il foglietto.


venerdì 24 gennaio 2020

Satura lanx






(foto da internet)


Irene Regini è una giovane insegnante milanese che, attualmente, insegna il latino in Belgio. È nota per aver lanciato un canale su YouTube, col titolo di Satura lanx, che offre, a chiunque ne abbia voglia, di imparare il latino. L’idea è sorta quando la professoressa Regini ha deciso di coniugare la sua passione per le lingue classiche con le nuove tecnologie. Sulla scia delle esperienze fatte da insegnanti di lingue classiche americani e spagnoli che consentono a chi studia il latino di acquisire l’uso attivo della lingua, Irene Regini ha iniziato a divulgarne l'insegnamento on line  sfruttando appieno le TIC (vedi>>).






(foto da internet)

Il nome del suo canale, Satura lanx, rimanda al vassoio, colmo di primizie, che era offerto come sacrificio agli dèi. Nell’antichità, il termine satura indicava anche il genere letterario della satira, che si caratterizzava per l’estrema varietà dei contenuti e dei toni.
L'idea della professoressa Regini è quella di offrire agli studenti che si avvicinano allo studio del latino un piatto colmo di primizie, dal quale possano attingere a loro piacimento. Il suo canale è, come il vassoio degli antichi, assai misto giacché spazia su contenuti molto variegati.  La Regini difende l’utilità intrinseca del latino, una lingua che ci offre l’unica chiave d’accesso ad una quantità ingente di testi che possono ancora colpirci per la loro grande bellezza, il loro valore storico e la loro profondità. 






(foto da internet)


L'utilità del latino, quindi, è quella di comunicare -come del resto tutte le altre lingue-, di stringere legami con chi lo parla attualmente, e di entrare in rapporto con gli antichi per dare profondità e senso alla nostra cultura. 
Il metodo d'insegnamento utilizzato dalle Regini viene corroborato da numerosi insegnanti che in tutto il mondo, hanno deciso di affiancare allo studio della grammatica la pratica attiva della lingua (si tratta del cosiddetto metodo induttivo-contestuale, sviluppato dal professore danese Hans Ørberg). Questo  metodo, naturale ed efficace, per apprendere qualunque lingua, invita fin da subito a partire dal testo scritto e ad imparare centinaia di vocaboli. Lo scopo è quello di poter leggere e comprendere i testi latini, come si fa con qualunque testo scritto in una lingua moderna, senza dover continuamente ricorrere al vocabolario ed alla traduzione. 


mercoledì 22 gennaio 2020

Una cucina sociale

(foto da www.lastampa.it)
«Ho raccontato a papa Francesco della tazza di latte e pane che mia madre raccomandava di non zuccherare troppo». E anche «delle anziane cuoche che nei nostri laboratori insegnano ai ragazzi autistici a fare i tortellini e le tagliatelle». Non solo: «Abbiamo parlato dei refettori per i poveri in Messico e ad Harlem». Massimo Bottura, lo chef più premiato del mondo, racconta con la voce incrinata dall’emozione l’incontro con Jorge Mario Bergoglio. «È stato un confronto splendido: apre la mente sentirlo parlare di ospitalità, accoglienza, attenzione agli ultimi, muri da abbattere». La star della cucina ha dato al Papa «la completa disponibilità per realizzare progetti per i giovani in difficoltà. Fare qualcosa con il Pontefice per chi ha bisogno è per me un sogno che si realizza».

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(foto da internet)


È stato don Marco Pozza a portare Massimo Bottura, e con lui altri vip, in un’udienza privata da papa Francesco. Prete veneto, Pozza è soprannominato “Don Spritz” da quando ha iniziato a trascorrere il tempo libero incontrando i giovani, nei locali della movida padovana, all’ora dell’aperitivo. Tv2000, l’emittente della Cei, ha trasmesso le sue interviste con il Pontefice in due programmi sulla preghiera, che stanno per diventare una trilogia: dopo «Padre nostro» e «Ave Maria», toccherà a «Io credo», a cui interverranno vari personaggi celebri fra cui Bottura. «Don Pozza mi ha fatto diventare rosso davanti al Papa - sorride Bottura - Mi ha presentato come un genio della creatività, un nuovo Michelangelo». Alla fine dell’udienza «sono rimasto a conversare a tu per tu con Francesco e ho potuto riferirgli ciò che stiamo riqualificando a New York per farne strutture al servizio degli indigenti e dei ragazzi che vanno tolti dalle strade». La sollecitazione di «un patto tra le generazioni per trasmettere conoscenza ai giovani si tramuterà in nuovi progetti. Mi ha chiesto di rivederci. Tornerò presto a Roma», spiega. Lo chef dell’Osteria Francescana suscita interesse tra molti prelati Oltretevere grazie alle sue mense per i poveri, alla sua onlus “Food For Soul”, all’esperienza dei “Tortellanti” di Modena, laboratorio didattico in cui studenti e ragazzi con autismo apprendono il mestiere della cucina, e ai progetti di recupero dei cibi di scarto. E in questo pontificato che ha messo la povertà al centro dell’evangelizzazione, ora c’è chi nei sacri palazzi prevede una futura collaborazione con il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, testa pensante e braccio operativo della carità del Papa. Dalle docce all’ambulatorio al nobiliare Palazzo Migliori diventato dormitorio, le sue iniziative benefiche dimostrano «efficace inventiva, che potrebbero trovare una straordinaria sintonia in qualche progetto comune con la generosa creatività di Bottura», dice un monsignore. Da ieri questo sogno diventa più realizzabile.

lunedì 20 gennaio 2020

Il Molise



(foto da internet)

Il New York Times ha recentemente stilato un elenco di 52 luoghi da visitare nel 2020:  al primo posto c'è la capitale Washington, poi, ad esempio, vi possiamo trovare la Groenlandia o il Tagikistan. Per l'Italia, insieme alla Sicilia, dove molti americani vanno a ritrovare le loro origini, fanno spicco il Molise e Urbino.

Negli ultimi anni il flusso dei turisti statunitensi in Italia è aumentato. Solo nel 2018, secondo le stime Istat, gli arrivi dagli Stati Uniti sono stati 5,7 milioni (+15,7% rispetto al 2017), mentre le presenze hanno raggiunto i 14,5 milioni (+14,9%). Secondo le stime della Banca d'Italia, nel 2018 gli statunitensi in Italia hanno speso oltre 5 miliardi di euro (+12,1% rispetto al 2017).




(foto da internet)

Come abbiamo detto poc'anzi, tra le segnalazioni che riguardano il nostro Paese, troviamo il Molise, una delle regioni più bistrattate d'Italia, che si prende, in questo modo, una notevole rivincita. Il quotidiano americano segnala che neanche gli italiani la conoscono e ne parla come uno degli angoli più spettacolari della penisola, con la costa di Termoli, i siti archeologici di Saepinum (in provincia di Campobasso) e le montagne di Campitello Matese. Il New York Times consiglia di girarla in treno, ad esempio usando la tratta tra Sulmona (in Abruzzo) e la molisana Isernia, con la cosiddetta "Transiberiana d'Italia".




(foto da internet)


ll Molise è una terra ricca di tesori nascosti, e il viaggio può iniziare da Isernia, la capitale dei sanniti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la parte antica di Isernia andò in parte distrutta. Oggi è possibile visitare la zona bassa, in cui fanno spicco la Fontana Fraterna e la Cattedrale nota con il nome di La Madonna della Luce.
Nell’entroterra, il Molise offre una natura selvaggia e incontaminata. Vale la pena visitare la stupenda Riserva di Montedimezzo. Si trova nell’Appenino Molisano, e dal 1977 fa parte del programma Unesco MAB. La flora e la fauna del posto si sono mantenute e non sono state intaccate dall’uomo.





(foto da internet)



(foto da internet)

Da lì si può far visita a Campitello Matese, che si trova nell’Appennino Molisano. È tra le mete turistiche invernali predilette dagli italiani.
Da non dimenticare il siti archeologico di Saepinum che si trova in provincia di Campobasso.
Per chi ama il mare Termoli è, ad esempio, una rinomata località balneare, con le famose spiagge di Rio Vivo e  di Sant’Antonio. A Termoli si può ammirare il Borgo Vecchio, dove si erge il Castello Svevo.
Un altro angolo incantevole è Marina di Petacciato che conserva ancora un certo fascino selvatico di natura incontaminata.




(foto da internet)

La gastronomia molisana è assai ricca: fra gli antipasti,  consigliamo i formaggi e i salumi tipici: in particolar modo i formaggi dei comuni di Carovilli, Vastogirardi e Agnone.
Il primo piatto per eccellenza, preparato a mano, sono i cavatelli, di soliti conditi con un sugo di carne o di verdure. In Molise il guanciale è un ingrediente base della cucina e lo potrete trovare anche nei secondi piatti. 




(foto da internet)


Da provare il tartufo e la salsiccia di fegato. Per i dolci, vi consigliamo i panzerotti con ripieno al mosto cotto e il famoso sanguinaccio.
Le 52 località scelte dal New York Times sono una miscellanea interessante per farsi un'idea del punto di vista statunitense sul turismo. In Europa ci sono mete scontate come Minorca o, appunto, la Sicilia, ma salgono Paesi come la Slovenia o la Romania. E non può mancare Parigi: è al 31° posto; ma per gli americani è ancora la città romantica per eccellenza. Ma, almeno per il 2020, anche il Molise può vantare di entrar a far parte del top turistico a stelle e a strisce.




venerdì 17 gennaio 2020

La Tavola calda e Limón y Merengue




Pubblichiamo un'intervista a Alessandro Ponta, proprietario de "La Tavola Calda" e "Limón y Merengue" di Valencia, due interessanti locali che stanno riscuotendo un crescente successo. 

Da quanto tempo siete a Valencia?
Io sto a Valencia dal 1999, e mia moglie Florencia Pons Tobolski (in arte Flor, che è la pasticciera) dal 2000.

Avete, attualmente, due locali. Dove si trovano ?
Sì, attualmente abbiamo "Limón y Merengue" il nostro laboratorio di pasticceria e panetteria che si trova nel quartiere di Ruzafa, in Calle Sueca, 6 e "La Tavola Calda" che si trova in pieno centro di Valencia nella Calle Bisbe, 14 (è una traversa di Don Juan de Austria). 



Che cosa offrono?
A "Limón y Merengue" offriamo una pasticceria moderna e raffinata. La scuola è catalana ma ci sono moltissime influenze internazionali di stampo italo-francese con incursioni argentine (alfajores). Oltre ai formati classici delle torte abbiamo anche una selezione di mignon, tartellette e semisfere. La pasticceria inoltre offre, biscotti fatti in casa, brownie, tartufi al cioccolato e cognac ed anche una selezione di diversi pan di Spagna alle mele o alla zucca o addirittura la caprese al limoncello con mandorle e cioccolato bianco. 
Abbiamo anche un servizio di Catering e lavoriamo molto con torte per matrimoni, battesimi o feste private. Inoltre inforniamo vari tipi di pane naturale, fatto di lievito madre (baguettes, pane di segale e di farine biologiche) con lievitazioni di almeno 16 ore.
Per quel che riguarda il salato offriamo Empanadas tradizionali argentine, piadine romagnole, tramezzini, toast e varie lasagne (al ragú, al pesto o ai formaggi con tartufo).
Tutto rigorosamente fatto in casa senza conservanti, ne additivi. Solo ingredienti 100% naturali.




Alla "Tavola Calda", invece, offriamo tutta una serie di piatti da asporto per la maggior parte italiani, ma non solo.
Ci sono 4 tipi di lasagne, 2 tipi di cannelloni, la parmigiana di melanzane, oltre alla Peperonata, le polpette al sugo, le lenticchie ed il pollo al forno con le patate al rosmarino. Ogni giorno offriamo 2 tipi di pasta con sughi e ricette tradizionali con ingredienti assolutamente italiani e soprattutto DOP (niente panne ovunque, o potenziatori di artificiali di sapori) 
Ma abbiamo anche una selezione di piatti internazionali, tra i quali il Pollo al Curry (ricetta originale), el Arroz al horno, le Insalate Cesar ed altro.
Offriamo anche un menú con bevanda e dolce (ne abbiamo una selezione ampia) rigorosamente della pasticceria Limón y Merengue.  
Sotto le feste offriamo menù dedicati (Natale e Capodanno)
Abbiamo anche un servizio di Catering per qualsiasi evento.
Facciamo servizio di consegna a domicilio per gli uffici, negozi in centro ed anche per alcune scuole.
In generale nei due locali lavoriamo molto su prenotazione dove proponiamo qualsiasi cosa sia nelle nostre corde sia col dolce che con il salato. (Gnocchi, Risotti, Arrosti, ecc., e anche menu completi, dagli antipasti al dolce)



Perché avete scelto di chiamarli "Tavola calda" e  "Limón y Merengue"?
Limón y Merengue nasce perché è il dolce preferito di Flor e questo ha fatto sì che sia stato premiato da una rivista specializzata a livello nazionale.
La Tavola Calda mi piaceva particolarmente per il concetto che rappresenta ed è un nome facile da capire anche in spagnolo e valenciano 

 Proponete dei piatti/dolci tipici italiani?
Sì. Dei piatti abbiamo parlato prima. Facciamo tutta una serie di dolci italiani (Tiramisú, Millefoglie con crema pasticceria e frutta fresca, Torta al caffè e cioccolato e molto altro) meglio sempre su ordinazione. Senza dimenticare il Panettone artigianale (ricetta tradizionale con lievito madre) che a Natale va a ruba... La produzione va da metà Novembre alla Befana, e poi il Roscón de Reyes (anche se non è italiano...).


I clienti possono acquistare dei prodotti tipici italiani nel vostro locale? 
Sì certo, assolutamente. A Limón y Merengue abbiamo una boutique dove vendiamo prodotti tipico come il Limoncello artigianale, il caffè macinato o in chicchi, vari vini e Prosecco e la pasta italiana. Inoltre vendiamo prodotti locali di qualità quali il cioccolato, le marmellate, olio d’oliva extra vergine e vari Vermut, Cava e molto altro. 

mercoledì 15 gennaio 2020

Un patentino per lo smartphone

(foto da www.lastampa.it)

Interventi di prevenzione e contrasto del cyberbullismo partendo innanzitutto dalla conoscenza del fenomeno: il che significa coinvolgere prima di tutto i giovani, sovente trascurati dalle analisi e dagli studi sul tema. È l’obiettivo del Protocollo: avviare un’attività di monitoraggio sul fenomeno in 48 scuole pilota del Piemonte. Mello stesso tempo, si punta ad istituzionalizzare e ad estendere su base regionale il “patentino” rilasciato ai ragazzi e alle ragazze che si impegnano ad un utilizzo responsabile dei social.

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(foto da internet)

È questa l’idea nata nel programma “Scuole che promuovono la salute” del Piano regionale Piemonte della prevenzione, con il coinvolgimento dell’Asl Cuneo 1 e 2 e le scuole “Umberto Primo” di Alba e “Peano Pellico” di Cuneo, capofila del progetto. La filosofia di fondo è quella di dare agli alunni delle scuole secondarie di primo grado delle competenze affinché conoscano le potenzialità ma anche i pericoli che si corrono con l’uso del cellulare. “Si parte dall’idea – spiega il responsabile del progetto, il vice preside del “Peano Pellico” – che si prendono le patenti per guidare i motorini e si mette in tasca ai ragazzini una bomba senza che nessuno di loro sia adeguatamente istruito a usarlo”.

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(foto da internet)

Il patentino consiste in una sorta di formazione che viene erogata alle scuole medie attraverso gli insegnanti che hanno svolto un corso presso la scuola polo. Il primo passaggio di questo progetto è proprio quello di istruire i professori: “Abbiamo iniziato il corso – spiegano – con ottanta docenti che coinvolgono tutte le scuole del territorio che faranno attività con le diverse classi. Lo scopo è quello d’insegnare anche a loro l’uso dello smartphone, sia come strumento elettronico che per i contenuti. I docenti hanno studiato lo strumento e tutto ciò che attiene la parte ingegneristica; abbiamo affrontato il tema 5G. Abbiamo analizzato il principio di precauzione perché al momento non abbiamo dati sugli effetti dell’uso dello smartphone. La Polizia Postale ci ha informato su tutto ciò che è collegato al reato. Adesso entreremo più nella parte psicologica, sull’uso improprio che si può avere nella pratica quotidiana, sul discorso della dipendenza. Non mancherà un’analisi del ruolo della scuola che deve partire da un approccio che promuove l’uso consapevole e non solo punitivo”.

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(foto da internet)

Il lavoro nelle classi da parte degli insegnanti inizierà a dicembre e proseguirà fino a marzo. Agli studenti verrà poi posto un questionario, una sorta di esame, per ottenere il patentino. A maggio è previsto un evento pubblico per la consegna dei patentini, con la partecipazione delle famiglie. Il modello seguito è quello portato avanti lo scorso anno dalle scuole del Verbano che, in collaborazione con le aziende sanitarie, il Ministero della Pubblica Istruzione e le forze dell’ordine, hanno iniziato un progetto per rilasciare agli studenti che seguono un percorso formativo un patentino per l’uso responsabile dello smartphone. 

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(foto da internet)

Ottanta ore di corso, una sorta di patto tra studenti e famiglie per imparare a gestire uno strumento potente e in alcuni casi devastante, come dimostrano alcuni fatti di cronaca, che richiede l’assunzione di responsabilità. Il “contratto di buon uso ha una serie di punti: tra gli impegni dei figli si va dal “non scriverò mai nulla sui social ciò che non direi di persona”, al “non chiederò e non invierò foto intime perché questo potrebbe rovinare la mia vita in futuro”. I figli si impegnano poi a consegnare le password di accesso ai genitori che, da parte loro, assicurano la loro vigilanza, perché “lo smartphone è in prestito e la durata dipenderà dal comportamento, come la patente del motorino che viene ritirata se si sbaglia”.