lunedì 30 ottobre 2017

L'auto di Fantozzi (a Paolo Villaggio, in memoriam)



(foto da internet)

La Bianchina, così, col diminutivo, fu un'automobile prodotta dall'Autobianchi dal 1957 al 1969.
Sessant'anni fa venne ideata come versione lussuosa della popolarissima Fiat 500, della quale utilizzava il telaio e la meccanica.

Nell'Italia del boom economico, la Bianchina ebbe un grande successo dovuto alle migliori finiture rispetto alla rivale Fiat e, soprattutto, anche grazie a una politica di lunga rateizzazione nei pagamenti. 
La casa automobilistica Autobianchi nacque grazie a Ferruccio Quintavalle, capo della storica azienda di biciclette Bianchi, tuttora esistente in Italia. Nel dopoguerra, la ditta, grazie a un'accorta politica imprenditoriale, unì le proprie forze ad Alberto Pirelli (figlio del fondatore dell’omonima azienda di pneumatici) e a Gianni Agnelli (il patron della Fiat). Nel 1955 nacque così il marchio automobilistico Autobianchi con stabilimento di produzione a Desio (Monza). 




(foto da internet)

La Bianchina stupì subito il grande pubblico per il design originale che presentava le pinne posteriori e le tante cromature (molto in voga all’epoca). 
La vettura è molto nota in Italia perché fu utilizzata nei film di Fantozzi, dal compianto Paolo Villaggio. Il modello guidato da Fantozzi, fu costruito dal 1962, con l’arrivo della versione Berlina a 4 posti.
Il ragionier Ugo Fantozzi è identificato, ricordato e riconosciuto dagli altri, come una gran merdaccia; è sempre l’ultima ruota del carro, la pecora nera di qualunque contesto sociale, l’inferiore per antonomasia. Fantozzi  è il prototipo del tapino, ovvero la quintessenza della nullità. Al cinema, Fantozzi arrivò per la prima volta nel 1975 con l’omonimo film diretto da Luciano Salce.




(foto da internet)

In Fantozzi, Paolo Villaggio riuscì a calare, grazie alla sua esperienza come impiegato in un’azienda, tutte le frustrazioni e le miserie di un lavoratore, senza laurea, con un lavoro medio, una casa in equo canone, una moglie insignificante e un figlia amatissima ma anche orrenda. 
Fantozzi diventò così l'archetipo dell’italiano medio, del mediocre, succube delle situazioni e dei più forti, raccontato con ironia e sarcasmo dal comico genovese.


(foto da internet)



I film di Fantozzi in cui appariva la Bianchina ne fecero il simbolo dell’auto sfortunata per eccellenza (vedi>>). Il modello scelto fu un'auto di colore bianco che il ragionier Ugo Fantozzi guidava (vedi>>) in maniera maldestra. E se da una parte la saga cinematografica, che va dal 1975 al 1999, del ragioniere sfigato ha fatto conoscere alle generazioni successive questa mitica vettura, dall'altra diede alla macchina un'immagine alquanto ridicola che in origine il modello, pensato come versione più elegante della Fiat 500, non aveva affatto.











venerdì 27 ottobre 2017

Il nasone (rubato)




(foto da internet)

I nasoni sono, a Roma, le fontanelle pubbliche che distribuiscono acqua potabile gratuita. Il nome prende spunto dal rubinetto ricurvo di ferro, la cui forma richiama l'idea di un grande naso, che eroga la cosiddetta acqua del Sindaco (così a Roma viene comunemente chiamata l'acqua che esce dai rubinetti).
I nasoni risalgono al 1874, quando il Comune della capitale realizzò una serie di fontanelle, per uso pubblico e gratuito, in ghisa, di forma cilindrica, alte circa 120 cm. e provviste di tre semplici bocchette da cui l'acqua scendeva direttamente nel condotto fognario, attraverso una grata sulla base stradale. L'unico decoro era costituito dalle teste di drago che ospitavano i cannelli di uscita. 



(foto da internet)


Ben presto le teste di drago scomparvero dai modelli successivi e rimase semplicemente un unico tubo metallico ricurvo che suggerì ai romani il nome di nasone con cui ancora oggi sono conosciute queste fontanelle. Esse hanno la caratteristica cannella da cui fuoriesce a getto continuo l'acqua da bere; la cannella, al suo centro, ha un buchino da cui si beve quando, una volta bloccato, con le mani, il corso naturale dell'acqua essa inizia a sgorgare.
Per cercare di contenere lo spreco di acqua, nel 1980 il Comune modificò molti nasoni con l'applicazione di un meccanismo-dispensatore (una rotella metallica o un pulsante) su un cannello di ottone, posto più in alto del cannello originale, che venne asportato. Il consumo idrico venne in effetti drasticamente ridotto, ma la caratteristica fontanella perse così il principale elemento caratterizzante, e inoltre l'innovazione si rivelò antiestetica e poco pratica. 



(foto da internet)

Nel Comune di Roma i nasoni sono circa 2.500, dei quali 280 all'interno delle mura. Non esiste nessun'altra città al mondo che vanti tutte queste fontane pubbliche da cui scorre fresca ed ottima acqua da bere. Nel 2009 l'Acea, l'ex azienda municipalizzata del Comune di Roma, oggi società multitutility nei settori idrico, elettrico e ambientale, per festeggiare i suoi primi 100 anni di vita ha realizzato una mappa per consentire ai turisti di trovare i nasoni presenti nel centro storico di Roma. L'opuscolo, in italiano e in inglese, dal titolo L'acqua è un tesoro. E Acea ti regala la mappa, contiene notizie utili sulle fontanelle, alcuni brevi cenni storici e si può scaricare gratuitamente dal sito dell'azienda.


(foto da internet)


Il nasone più curioso e raro è quello che si trova in Via della Cordonata con tre cannelle da cui fuoriesce l'acqua, invece del modello tradizionale e comune che ha una sola cannella. Un altro nasone famoso è quello di Piazza della Rotonda (Pantheon), posto proprio accanto alla fontana omonima, a due cannelle. 



(foto da internet)

Purtroppo, i nasoni sono diventati uno dei tanti casi del degrado del nostro Paese. Ne vengono rubati, infatti, più di 300 all'anno. Il furto della fontanella è assai facile: si arriva di notte, si estirpa il nasone e lo si porta via facilmente in una macchina...
Il nasone è diventato così uno degli affari illeciti più sicuri e redditizi. Negli ultimi dodici mesi il numero di fontanelle rubate si è impennato, sino a raggiungere quota 500! 
Un nasone, nel mercato illegale, può avere un valore che oscilla fra i 300 e gli 800 euro. 




(foto da internet)


Sembra che la refurtiva venga stoccata in magazzini fuori città - alcuni sono stati individuati ad Ostia - e poi smistata a seconda delle richieste. Una parte viene fusa per tornare materia prima ed essere venduta a 30 centesimi al chilo; l’altra viene piazzata così com’è ad appassionati disposti a pagare centinaia di euro per avere in giardino una fontanella storica personale o, addirittura, per usarla in casa!
Un nasone nuovo di zecca costa 600 euro all'Acea. Le spese di installazione sono pari a circa 150 euro. In tutto, l'Acea spende circa  400 mila euro/anno, per la sostituzione dei nasoni rubati o danneggiati. 

Oltre al problema dei furti, con la forte siccità del 2017 molte fontanelle sono state messe in secca. Alcune di esse vengono ormai utilizzate come contenitori per i rifiuti, vere e proprie pattumiere stradali, segno del degrado del nostro tempo, oltraggio assurdo a un'icona della città eterna.


mercoledì 25 ottobre 2017

Un viaggio alla cieca


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(foto da internet)

Quante volte si dice: “Basta adesso mollo tutto e parto”. Sarebbe bello, ma poi ci vengono in mente tutti gli impegni, le scadenze, i lavori che abbiamo da fare e che siamo obbligati ovviamente a portare a termine… e quindi alla fine non partiamo mai. Ora però, per i più avventurieri, arriva una novità veramente unica al mondo si chiama Flykube ed è una startup innovativa che si è appena affacciata sul mercato italiano e che si occupa di viaggi a sorpresa.

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Allora, basta ore passate sui siti di viaggi, con mesi d'anticipo rispetto alla data di partenza, per confrontare le offerte più vantaggiose per visitare una nuova città. Stop alla mania da programmazione che ci porta a incrociare mappe, itinerari e luoghi da vedere. Addio snervanti ricerche online per capire, una volta scelta la meta, qual è il periodo dell'anno migliore per partire. Da oggi, infatti, c'è qualcuno che ci può togliere ogni dubbio e incertezza. Arrivano, infatti, in Italia le 'vacanze a sorpresa'. Una formula molto in voga negli Stati Uniti - Paese in cui è nato questo tipo di turismo - che da alcune settimane è sbarcata anche nel mediterraneo. A portarla è FlyKube, startup italo-spagnola che punta a capovolgere le tradizionali dinamiche dei viaggi nell'era di Internet: non sono più i clienti a organizzare nel minimo dettaglio le vacanze ma è il tour operator a cucire addosso all'utente la soluzione migliore. Basta avere quel pizzico di spirito d'avventura e le valigie sempre pronte. Al resto ci pensa FlyKube.

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Tre le opzioni proposte, tutte accomunate dalla stessa filosofia di fondo: essere all'oscuro di almeno un aspetto del viaggio, fino a poche ore prima della partenza. Ma anche da un'altra caratteristica: i costi estremamente contenuti (non si superano i 300 euro ma, a determinate condizioni, ci si ferma a 100). A decidere il resto sarà l'utente, giocandosi le uniche carte che FlyKube gli mette in mano: l'aeroporto in cui imbarcarsi (uno tra i cinque scali italiani previsti: Roma, Milano, Venezia, Napoli, Firenze) e un'altra variabile tra le due a disposizione, la meta o la data. Saranno queste scelte a determinare il risultato e il prezzo finale. La 'vacanza al buio' selezionata apposta per lui. Un'idea che si rivolge soprattutto ai turisti più giovani, con pochi soldi in tasca ma con la voglia di girare il mondo appena possibile. Ma le porte della piattaforma sono aperte pure a quei viaggiatori che amano improvvisare, farsi trascinare dal caso, alla scoperta di posti nuovi.

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(foto da internet)  
 
In questo caso ci si lascia suggestionare da Flykube. Spendendo 150 euro, si decidono i giorni in cui si vuole partire (dal venerdì alla domenica oppure dal sabato al lunedì) ma non la destinazione. Sarà l'algoritmo del sito web – in base all'aeroporto di partenza e alle disponibilità per quel periodo - a restringere la rosa delle opzioni: una ventina di grandi città europee (come Madrid, Parigi, Londra, Barcellona, Amsterdam, Copenaghen, Budapest, Praga) che rispondono alle esigenze del turista medio. Tra l'altro, il cliente potrà subito scartare tre mete; magari nell'elenco ce n'è qualcuna già visitata. Dopodiché dovrà solo attendere pazientemente: due giorni prima di partire gli arriverà una mail con i biglietti aerei, la prenotazione dell'hotel e una guida della città con i consigli su come ottimizzare i tempi per vedere le attrazioni principali.



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L'alternativa, sempre al costo di 150 euro, è scegliere il luogo in cui pianificare una breve vacanza. Non tutti vogliono lasciar decidere a uno sconosciuto, con dei gusti diversi, dove si deve andare. Ma, per usufruire di questo vantaggio, c'è un 'prezzo' supplementare da pagare. Quale? Non si potrà stabilire a priori quando si partirà. Con un'unica deroga: indicare il mese preferito. La data precisa, però, viene comunicata con cinque giorni d'anticipo. E il catalogo delle città si restringe a dodici. Per dare modo, se così si può dire, di organizzarsi meglio. Per il resto le regole sono identiche: una comunicazione illustrerà i dettagli del viaggio e al cliente non resterà che presentarsi in aeroporto.

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Infine la terza via, quella più misteriosa e per questo più intrigante di tutte: non si scelgono né la meta né i giorni in cui andarci. Si parte completamente 'al buio', conoscendo solo il mese del viaggio (almeno questo selezionato dall'utente): albergo, città e weekend esatto rimarranno ignote, anche qui, fino a cinque giorni prima della partenza.  La sola certezza sarà l'aeroporto d'imbarco, sempre e comunque a discrezione del cliente. Un compromesso che, per soli 100 euro, farà sicuramente gola a tantissimi viaggiatori.

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 (foto da internet)

Criteri stringenti che, però, potrebbero anche spaventare molti aspiranti 'kuber' (termine con cui i gestori del sito chiamano i propri utenti). Per questo, aldilà del servizio standard, sono state previste delle piccole eccezioni che, a fronte di un piccolo sovrapprezzo, hanno l'obiettivo di allargare il più possibile la platea dei potenziali utenti. Nel caso, ad esempio, di viaggi con date flessibili - in cui si sceglie solo la meta - con 25 euro in più si può scartare un weekend tra i quattro-cinque a disposizione. E, per tutte le formule, con 10 euro in più si può indicare anche la fascia oraria in cui si preferisce prendere l'aereo. Se, infine, si vuole fuggire dalla routine quotidiana dopo poche settimane non c'è problema ma, probabilmente, le date saranno piuttosto affollate: se c'è tanta richiesta il costo può aumentare di 50 euro, di 100 euro se i posti sono in esaurimento. Ma, come detto, anche sfruttando tutte le opzioni la vacanza si manterrà sotto i 300 euro. Comunque conveniente.  

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Apparentemente, qualsiasi sia la modalità scelta, può sembrare un grande salto nel buio. Ma non è così. Innanzitutto perché i tre giovani fondatori di Flykube – l'italiano Paolo Della Pepa e i catalani Sergi Villa e Albert Cuartiella, tutti under 35 – non sono volti nuovi del settore: gestiscono con successo un'agenzia di viaggi che ha sede a Barcellona. Questo gli permette di avere offerte vantaggiose durante tutto l'anno, soprattutto se last minute. Ogni 'vacanza a sorpresa', perciò, ha degli standard elevati di qualità: le destinazioni sono le città europee più visitate, con arrivi nei principali aeroporti del 'vecchio continente', volando con compagnie aeree non necessariamente low cost, alloggiando in alberghi a tre o quattro stelle situati in zone centrali o semi-centrali e utilizzando sempre la stessa formula (2 notti e 3 giorni, per ora solo nel fine settimana). In più, la possibilità di scartare alcune mete e di decidere il periodo indicativo dell'anno in cui viaggiare rendono questa novità non molto distante dalle vacanze tradizionali. L'unica grande differenza? Il prezzo. E il brivido di non sapere fino all'ultimo momento come sarà la nostra prossima avventura.

lunedì 23 ottobre 2017

Dantemania?



(foto da internet)


Media aetate, bona deerta fruge, in obscura silva me inveni... Inizia così la Divina Commedia di Dante Alighieri, rigorosamente in latino (ricorderete il celeberrimo Nel mezzo del cammin di nostra vita (...)),  che Antonio Bonelli84 anni suonati,  medico in pensione, con la passione per le lettere classiche, ha tradotto dal volgare illustre di Dante. L'opera (Dantis Alagherii Comoedia / latina translatio Antonii Bonelliè stata pubblicata dal Centro Tipografico Livornese
Bonelli, con un passato da chierichetto, nei tempi in cui bisognava saper rispondere in latino a buona parte della liturgia,  frequentò il liceo classico Zaccaria di Milano e lavorò come chirurgo presso l'unità di pediatria dell'Ospedale dei Bambini di Milano e, durante tutta la sua vita, ha coltivato la passione per la lingua di Virgilio.






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Comunque, non è la prima volta che La Divina Commedia viene tradotta in latino. Bisogna risalire ai primi del ’400, quando un francescano sammarinese, Giovanni Bertoldi da Serravalle, si lanciò nell'ardua impresa. Posteriormente, nel corso del XIX secolo, si cimentarono, con la traduzione del capolavoro di Dante, l’abate Gaetano Dalla Piazza, e poi il letterato Giuseppe Pasquali Marinelli
Antonio Bonelli ha dichiarato di aver iniziato il lavoro per gioco, solo per passare il tempo. L'impresa, però, è durata ben tre anni, con un lavoro costante di sei ore giornaliere.
Le difficoltà più importanti nella traduzione sono state la metrica e alcuni neologismi usati da Dante. Per la metrica, Bonelli ha adottato un latino di tipo liceale, con una prosa piana, disposta in terzine. Per quel che riguarda i neologismi utilizzati da Dante (ad esempio, indonna, inluia, ecc.), l'autore ha preferito giocare lo stesso gioco del sommo poeta, e li ha lasciati pari pari; e quindi s’inluia è diventato inluit 






(foto da internet)

Oltre all'impresa di Antonio Bonelli, dobbiamo segnalare anche il lavoro certosino svolto da Antonia Rendesi, casalinga residente a Sieci (Firenze), che per amore nei confronti di Dante Alighieri ha trascritto a mano tutta la Divina Commedia!! 
Il suo immane lavoro viene esposto, sino al 24 novembre p.v., presso il Museo Casa di Dante a Firenze
Per portare a termine la impresa ci sono voluti 5 anni, 15 penne, matite a iosa e 15 pergamene, ciascuna di 100x70 cm. 





(foto da internet)

Grazie a una grande forza di volontà,  pazienza e dedizione, la signora Rendesiautodidatta appassionata di Dante, dedicò cinque anni della sua vita a un lavoro arduo da amanuense, sino ad arrivare al verso finale l’amor che move il sole e l’altre stelle.
In un'epoca come la nostra in cui lo sforzo, la motivazione, la volontà, la passione e la dedizione sembrano ormai parole vuote, ci paiono degni di encomio questi due lavori.
Complimenti!

venerdì 20 ottobre 2017

Lavoretti manuali (II): rammendare un calzino


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Kintsugi è una parola giapponese che cela una vera e propria filosofia di vita: sta per riparare un oggetto rotto,  ma, allo stesso tempo, significa valorizzare le cose e la loro anima, le cui ferite (sotto forma di sbeccature, crepe e quant'altro) sono solo percorsi accidentali nella loro bellezza naturale. In Giappone, ad esempio, si riparano gli oggetti rotti con l’oro e non la colla. È tutto dire...
Ma nella nostra società esiste ancora uno spazio per l’anima delle cose? Lo spreco e la velocità nei consumi di qualsiasi oggetto ci spinge sempre più verso il pragmatismo dell'usa e getta
Negli USA, in questi ultimi anni, è sorta, ad esempio, The Repair Association, un'associazione di abili riparatori pronti a dare una nuova possibilità alle cose rotte, ferite, sbeccate...

La Repair Association, da un parte, incita a cambiare rotta nei nostri comportamenti di consumatori e, dall'altro,  rivendica il diritto di riparare di tutto, dal telefonino al trattore... 


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Il nostro piccolo contributo al kintsugi è, oggi, il rammendo di un calzino. 
Dice un proverbio modenese: "È peggio il rammendo che il buco nel vestito". Verissimo. Quindi, attenzione (!) si comincia dalla scelta del filo che, come vedemmo nel post dedicato all'attaccatura di un bottone, dovrà essere dello stesso colore, e dello stesso spessore, della trama del calzino. 
A continuazione bisogna scegliere l'ago: se il calzino è grosso dovrete usare un filo più spesso e quindi anche l'ago dovrà essere più grande. 

Per evitare ferite sul pollice, vi consigliamo di usare un ditale oppure di scegliere un buon un ago da rammendo, che non è acuminato. Annodate bene il filo alla fine e usate l'ago dall'interno verso l'esterno del calzino, in modo che il nodo resti all'interno del calzino.


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Un oggetto assai utile per il rammendo è il cosiddetto uovo. Si tratta di un oggetto ovale in legno, facilmente reperibile in merceria o al mercato, che vi aiuterà a tendere il calzino bucato e a vedere bene l'estensione del buco. 
Un'altra operazione indispensabile è quella di spuntare bene tutti i bordi irregolari. Per far ciò si usano le forbici da cucito. In questo modo vengono eliminati i fili svolazzanti che escono dal buco. 
Passiamo al rammendo vero e proprio: ora dovrete passare l'ago in un'estremità del buco, eseguendo un punto filza attraverso tutto il buco. Il punto filza è uno dei punti basilari del cucito. Non è molto complicato: consiste nel passare ago e filo dall'interno del calzino verso l'esterno, per poi passare all'estremità opposta del buco, e da qui, di nuovo, si passa l'ago dall'interno all'esterno del calzino. 



(foto da internet)

Il punto filza va ripetuto varie volte, andando avanti e indietro finché il buco non verrà chiuso con una trama di punti paralleli.
Ci siamo quasi! Se volete, e se siete veramente esperti in cucito, potrete eseguire dei punti perpendicolarmente a quelli appena realizzati. In questo modo rinforzerete il rammendo appena fatto. 
Ricordate un altro proverbio: un punto in tempo ne salva cento, e cioè se notate un piccolo buco in un calzino, eseguito subito il rammendo senza aspettare di dover riparare un danno più grave.
Per i più maldestri (niente paura!), ecco a voi un tutorial  sul rammendo (vedi>>).
Buon lavoro!




mercoledì 18 ottobre 2017

Viaggio in treno


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Quando conviene viaggiare sui treni dell'alta velocità? Ci sono giorni o orari migliori? E soprattutto, è vero che i prezzi da quando alle Frecce si sono affiancati gli Italo sono diminuiti?


La guerra dei biglietti e delle offerte sui binari dei treni veloci italiani è iniziata nel 2012, anno in cui Nuovo Trasporto Viaggiatori ha rotto il monopolio delle Ferrovie e delle Frecce. Un format, quello di Italo, che negli anni è anche cambiato adattandosi al mercato. Meno lusso, contrariamente alle intenzioni iniziali. E più tratte low cost, anche per colmare il gap nella frequenza delle corse. Fatto sta che, secondo uno studio condotto per Ntv dal professore Andrea Giuricin, ceo di Tra consulting, "dal 2011, anno precedente all'apertura del mercato, al 2016 si stima che il prezzo medio del biglietto (depurato dall'allungamento o dalla riduzione del tragitto medio) sia diminuito di oltre il 41 per cento". Ad aumentare, invece, è stata l'offerta ma anche la domanda cresciuta negli stessi anni del 78%.

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L'algoritmo, più o meno, è lo stesso sia per Trenitalia che per Ntv: sistemi automatici che nello stabilire i prezzi dei biglietti tengono conto della domanda e dell'offerta. Così per i treni in cui c'è meno richiesta, il prezzo sarà più basso perché ci saranno più biglietti disponibili. Mentre per quelli nelle ore di punta, o nei weekend, il costo aumenta con il calare dei posti e delle offerte disponibili.

Ora, la scelta è vasta: ogni giorno viaggiano 265 Frecce, oltre a 120 Intercity sul fronte Trenitalia e da dicembre, con l'arrivo dei nuovi Pendolini di Italo, le corse di Ntv saranno 50 con 2 nuove direttrici tra Venezia e Torino e da Bologna a Bolzano e corse ogni 30 minuti nelle ore di punta sulla Milano-Roma.

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Comunque, sia Trenitalia che Ntv negli ultimi tempi hanno inaugurato e potenziato anche i collegamenti con i bus per raggiungere città o zone turistiche in cui l'alta velocità - e in alcuni casi addirittura i regionali - non arrivano. Così se si prova a prenotare un viaggio da Napoli Centrale a Matera, in Basilicata e prossima capitale europea della cultura.

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(foto da internet)




"Il nostro mix di tariffe si basa sulle previsioni di riempimento di ciascun treno - spiegano da Ntv - le tariffe disponibili, quindi, varieranno in base a quanto è richiesto il treno specifico e all'ambiente di viaggio prescelto. La disponibilità delle tariffe economiche diminuisce all'approssimarsi della data di viaggio". Ciò significa anche che per accaparrarsi una delle offerte periodiche che lanciano le società di trasporto, è bene muoversi in fretta. E non aspettare. Per i treni di Ntv da martedì 10 ottobre è in vendita ad esempio l'offerta Speciale Halloween. Una promozione che prevede l'acquisto con sconti fino al 60% per chi viaggia dal 30 ottobre al 4 novembre. Inoltre Ntv prevede sconti per chi prenota con uno stesso acquisto sia andata che ritorno e l'offerta andata-ritorno in giornata.


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(foto da internet)


Così anche Trenitalia che prevede sconti per i possessori di Cartafreccia, sia senior (oltre i 60 anni) che Young (meno di 26) e ha da poco lanciato PassxTe weekend, un pass nominativo che al costo di 99 o 129 euro permette di viaggiare illimitatamente durante un sabato e una domenica su qualsiasi treno, sia Av che regionali che gli autobus Freccialink. In vista del Natale - ha anticipato l'azienda - ci saranno anche promozioni sulla Carta regalo. 

Andiamo alla ricerca del treno dei desideri!

lunedì 16 ottobre 2017

Titti e Silvestro


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(foto da internet)


In questi giorni assai convulsi è saltato, per caso, alla ribalta il canarino Titti (in inglese Tweety Bird, Tweety Pie o Tweety) un personaggio delle serie animate Looney Tunes e Merry Melodies della Warner Bros
Titti e il gatto Silvestro è una delle più famose accoppiate della storia dei cartoni animati. Il canarino è, com'è noto, perseguitato invano dal micione Silvestro. Titti è un canarino domestico dalle lunghe ciglia, ma di sesso maschile, pacifico e sereno che passa felicemente la vita nella sua gabbia o sul trespolo. Se attaccato, o provocato, da Silvestro o da chi vuole convertirlo in un gustoso boccone, può diventare assai vendicativo. 


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La sua frase ricorrente, in italiano, è: "Oh oh, mi è semblato di vedele un gatto!" (nella versione originale inglese: I tawt I taw a puddy tat, deformazione di I thought I saw a pussy-catche il canarino dice quando vede avvicinarsi, con passo felpato e aria minacciosa, il gatto Silvestro creato dal disegnatore Friz Freleng che si ispirò al gatto di casa.
Silvestro, purtroppo o per fortuna, conserva l'istinto da predatore ma non riesce mai ad acciuffare Titti.
A dar man forte al famoso canarino ci sono anche la la nonna Granny, la sua padrona, la quale, di solito, prende il gatto a ombrellate in testa, e il robusto e muscoloso Ettore, un bulldog non molto intelligente, ma che, nel corpo a corpo con Silvestro, ha sempre la meglio. 



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Il canarino e il micione sono stati testimonial, in Italia, della pubblicità, tra gli anni '60 e '70, nel mitico Carosellodi una nota marca di pomodori pelati: la De Rica.
Nello spot, alla fine del classico inseguimento tra Silvestro e Titti, il canarino si ferma proprio su una confezione del prodotto e Silvestro, nel frenare bruscamente, pronuncia un'altra frase cult della pubblicità italiana: "Eh no, su De Rica non si può..." (vedi>>). 
Titti fu creato nel 1942 da Bob Clampett il quale, all'inizio, lo chiamò chiamato Orson in omaggio a Orson Welles di cui era un grande estimatore.
Il canarino ebbe anche una piccola parte nel film Chi ha incastrato Roger Rabbit, dove accidentalmente provoca la caduta da un grattacielo di Eddie Valiant mentre giocherella con le dita dell'uomo facendogli perdere la presa sull'asta della bandiera di un grattacielo... 








venerdì 13 ottobre 2017

Moleskine e linguistica


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Maria Sebregondisociologa e traduttrice di Marguerite Duras, Georges Perec e Raymond Queneau, nonché membro dell’Oplepo -un circolo dedito a giochi letterari enigmistici-, è nota per aver creato la Moleskine, il fantastico taccuino cult. Attualmente è direttrice brand dell'omonina società che produce anche quaderni, borse da viaggio, guide turistiche, ecc.
Il famoso taccuino è ormai diventato un oggetto cult di una vasta e influente tribù: da Hillary Clinton a Brad Pitt, da Obama ai più prestigiosi architetti del mondo. 

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Oltre alla sua attività imprenditoriale Maria Sebregondi è nota per aver scritto un libro interessante: Etimologiario,  un piccolo dizionario etimologico di tipo fantastico, dove le inedite etimologie, cavate da segmenti della parola, rivelano una loro buffa giustezza, in un cortocircuito interno alla parola che sorprende, fa sorridere e ne espande inaspettatamente il significato.
Nell'Etimologiario, l'autrice mette in discussione il nostro vocabolario più noto, donando alcuni termini di una nuova radice. E allora gli occhiali possono diventare un supporto alato per occhi ansiosi di decollare, o una pantofola può rappresentare una piccola enciclopedia della fiaba. Sono circa 100 le etimologie un po' pazze di cui, in questo libro, viene scardinato il significato comune.

Nell'Etimologiario (Quodlibet, 2015) il lettore troverà la maniera mediante la quale un semplice esercizio divertente può suscitare nella mente il nostro bisogno di immaginare, di guardare il mondo da diverse prospettive tramite l’uso creativo della parola.
Eccone alcuni esempi:

asola s. f. (a- priv.) – mai sola. Sempre accompagnata da un bottone.

crepuscolo s. m. (dim. del s. f. crepa) – esile crepa del tempo tra il giorno e la notte. Una pausa sottile dove i colori si accendono, brevemente sottratti al dominio della luce o del buio.

lettura s.f. (der. del s.m. «letto») – il giacere distesi facendo corpo unico con il letto, in un rapporto simbiotico tra i fondamentali della biologia umana. L. allettante: tautologia orizzontale. 

mestolo agg. sost. (dim. dell’agg. «mesto») – arnese da cucina mite e malinconico. Prototipo della tristezza schiva degli utensili, destinati per definizione a essere un mezzo e non un fine. 



occhiali s.m.pl. - supporto alato per occhi ansiosi di decollare. Gli o., prodotti oggi industrialmente in materiali volatili e piumati, erano già noti ad antichi veggenti; tra questi il Battista, detto anche san Giovanni decollato.

















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mercoledì 11 ottobre 2017

L'esercito del selfie!

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Quattro turisti in giro per i canali di Venezia su una gondola. Ma, invece di guardare il panorama e le bellezze di una delle città più famose del mondo, l'unica cosa che sembra attirare il loro interesse è lo schermo degli smartphone. La scena è stata ripresa - con il telefonino - dal gondoliere, che ad alta voce (probabilmente sfruttando il fatto che i turisti fossero stranieri, dai tratti sembra trattarsi di asiatici) ha commentato il momento in maniera sarcastica: "Un giro fantastico, i clienti sono contenti - le parole dell'uomo - si stanno godendo la bellezza della città, apprezzano molto, fanno foto, commentano e credo ritorneranno presto in questa meravigliosa città".
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(foto da internet)
Ebbene, ringraziamo il gondoliere che ha messo tutti un po' in guardia dal rischio che tutti corriamo: vivere la vita virtuale al posto di quella vera. In fondo i turisti protagonisti di questa notiziola sono un po' come noi tutti: abbassare lo sguardo sulla chat, sul social di turno, sul microcosmo di foto e follower che ci preoccupiamo di informare, anziché alzarlo su San Marco, sul ponte dei sospiri. Guardiamo sempre allo specchio, al nostro cellulare. Probabilmente i turisti, definiti senza pietà insensibili alla bellezza dei canali, stavano postando un selfie, linkando un video, twittando una frase, o chissà solo volevano rendere partecipi i loro follower del loro viaggio a Venezia. Di lì a poco, senza dubbio, avranno fotografato un piatto, filmato una coppia di figuranti in costume settecentesco, registrato un concerto del rondò veneziano per informare i loro amici immaginari. 
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(foto da internet)
Così loro e noi tutti ci dimentichiamo di emozionarci, di godere, di riflettere sempre alla mercè del cellulare. E il gondoliere, invece di richiamarli alla realtà con una canzone, raccontadogli una storia, li ha filmati con il telefonino e ha postato il video sul gruppo Facebook "Venezia ieri e oggi" e in pochi giorni ha scatenato quasi 200 commenti, per lo più ricchi di accuse ai quattro turisti. "Cosa vengono a fare?""Che spreco", "Che peccato", le frasi più in voga (e senza insulti o parolacce). Alcuni hanno persino commentato: "Magari quando sono in montagna prendono il telefonino e si guardano un filmato di Venezia"!!!
Ma siamo sicuri che i turisti specifici siano così diversi da noi?
Non è un caso  che uno dei tormentoni dell'Estate 2017 abbia il titolo "L'esercito del selfie".