lunedì 30 settembre 2013

Luoghi d'Italia (V)



(foto da internet)

Nel nostro girovagare per l'Italia, vorremo rendere omaggio ai nostri studenti, i quali, per anni, si sono cimentati su una lettura di Rodari: C'era due volte il barone Lamberto, visitando il lago d'Orta.
Il libro, com'è noto,  narra la storia di un vecchio decrepito, amareggiato da numerosi acciacchi. La sua vita cambia radicalmente, quando decide di applicare alla lettera una massima religiosa dell'antico Egitto: "L'uomo il cui nome è detto resta in vita". 




(foto da internet)

Il barone Lamberto paga infatti sei persone, perché ripetano senza sosta il suo nome ed ecco rifiorire in lui salute e giovinezza. Con ritrovata arguzia e con il suo corpo, che si rigenera a ogni momento, tiene addirittura testa a una banda di malfattori; si riprende persino da una morte momentanea e, quando rinasce, decide di ricominciare tutto da capo: infatti è ritornato bambino. La narrazione è ambientata nell'isola di San Giulio,  in pieno lago d'Orta, luogo d'origine di Rodari.
Il lago è di orgine prealpino e si trova in Piemonte, in provincia di Novara. 



(foto da internet)

Il lungolago di Orta è ricco di dimore ottocentesche in stile neoclassico dai giardini fioriti di azalee e camelie.
Si entra nel borgo tra eleganti palazzi sei-settecenteschi coi loggiati aperti sui giardini digradanti a lago. Piazza Motta è un salotto racchiuso su tre lati dai portici, all'ombra dei quali prosperano i negozi mentre le terrazze dei caffè si spingono con i tavolini fino a sfiorare l'acqua del lago.
Molto interessante è il rinascimentale Palazzo della Comunità della Riviera (1582), simbolo del lungo autogoverno che caratterizzò questa comunità.
Da segnalare anche Casa Olina, l'Ospedale del 1602 e Casa Monti Caldara (XVII s.) con belle balconate di ferro battuto, elemento presente in molte case del borgo. 
Il Comune ha sede presso  la seicentesca Casa Bossi, il cui ingresso si apre su un giardino che termina a lago. La cosiddetta Salita della Motta ha sul lato destro la quattrocentesca Casa detta dei Nani perché ha quattro piccole finestre.



(foto da internet)

Il culmine della salita è rappresentato dalla Chiesa di S. Maria Assunta, del 1485.
L'Isola di San Giulio, dimora del nostro amato barone Lamberto, sorge a circa 400 metri dalla riva. Il borgo sembra quasi un paese incantato che si snoda attorno al castello.
Una strada percorre ad anello percorre tutta l'Isola, offrendo al viaggiatore un magnifico panorama.


(foto da internet)

Ad Orta, potrete degustare la mortadella di fegato e il rinomato risotto al persico.

Buon viaggio!




venerdì 27 settembre 2013

San Gennaro, Don Rafè e il Napoli




(foto da internet)


Una specie di miracolo calcistico sta avvenendo in Italia: il Napoli occupa i primi posti della classifica della serie A a passo fermo, facendosi beffa delle potentissime squadre del nord. Il merito? Un po' del santo Gennaro il quale, secondo il cardinale Sepe, nel giorno dello scioglimento del sangue del patrono di Napoli, ha dato una mano agli azzurri partenopei a battere il Borussia, in una gara di Champions League.
E un po' di Don Rafè, al secolo Rafael (Rafa) Benítez, allenatore spagnolo della compagine campana.
Ma andiamo per ordine. Cominciamo dal santo. San Gennaro, com'è noto, è il patrono principale di Napoli, nel cui Duomo sono custodite due ampolle contenenti una sostanza allo stato solido, che la tradizione afferma essere sangue del santo, e che fonde tre volte all'anno. I napoletani gli professano una fortissima devozione che va ben oltre il fenomeno religioso.








Si crede che Gennaro sia nato verso l'anno 272 d. C. Fu vescovo di Benevento e, attorno al suo nome si moltiplicano gli episodi mitici e fantastici. Il più noto vuole che Gennaro, e alcuni suoi compagni, si sarebbero recati a Nola, dove avrebbero incontrato il perfido giudice Timoteo. Questi, avendo sorpreso Gennaro mentre faceva proselitismo, lo avrebbe imprigionato e torturato. 
Poiché le tremende torture inflittegli non sortivano effetto, lo avrebbe infine gettato in una fornace ardente; una volta riaperta la fornace, non solo Gennaro vi uscì illeso e senza che neppure le sue vesti fossero state minimamente intaccate dal fuoco, ma le fiamme investirono i pagani venuti ad assistere al supplizio!
Gennaro -secondo la tradizione cristiana- venne decapitato e il suo sangue sarebbe stato conservato da una pia donna di nome Eusebia che lo racchiuse in due ampolle; queste ampolle sono divenute un attributo iconografico tipico del santo. 




(foto da internet)

Oggi le due ampolle, fissate all'interno di una piccola teca rotonda, sono conservate in Duomo, nella cassaforte dietro l'altare della Cappella del Tesoro di San Gennaro
Tre volte l'anno (il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre e per tutta l'ottava delle celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 dicembre), durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall'arcivescovo, i fedeli accorrono per assistere al miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. 
La liquefazione durante la cerimonia è ritenuta portatrice di buoni auspici per la città; al contrario, si ritiene che la mancata liquefazione sia presagio di eventi fortemente negativi e drammatici per la città.
Tre importanti ricercatori hanno fornito una prova scientifica sullo scioglimento del sangue.  Il loro lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature nel 1991. 
Nell'articolo si avanza l'ipotesi secondo cui, all'origine del cosiddetto miracolo di San Gennaro, vi sia il fenomeno noto come tissotropia, la proprietà di alcuni materiali di diventare più fluidi se sottoposti a una sollecitazione meccanica, come piccole scosse o vibrazioni, e di tornare allo stato precedente se lasciati indisturbati (un esempio di questa proprietà è la salsa ketchup); infatti, durante la cerimonia che precede lo scioglimento del sangue di San Gennaro, il sacerdote agita e muove l'ampolla tenendola con le mani.



(foto da internet)


Rafa Benitez, invece, santo in carne ed ossa, ha fatto un altro miracolo nei cuori dei tifosi napoletani. 
Il tecnico iberico ha subito toccato le corde giuste: ha iniziato col chiedere consiglio ai tifosi sui luoghi da visitare, conquistando il pubblico sportivo che l'ha subito eletto condottiero del nuovo progetto calcistico. 
Grazie ad una campagna stampa assai mirata, Benítez pubblica messaggi dei tifosi sul suo sito web, e si lascia vedere in giro, come un turista qualsiasi, a Palazzo Reale o a Posillipo
In meno di due mesi ha compiuto un'autentica rivoluzione: un nuovo modulo (4-2-3-1), moderni metodi di allenamento e una gestione del gruppo all'inglese, completamente diversa da quella conosciuta sinora.




(foto da internet)

Ha arruolato, persino, tre ex del Real Madrd (Albiol, Higuaín e Callejón) e il portiere Pepe Reina dal Liverpool, giocatori che sembrano rinati, calcisticamente parlando, nel campionato italiano. E i risultati gli danno ragione.
Nel vocabolario dell'allenatore spagnolo non esiste la parola titolare. Tutti sono importanti. E poi, come abbiamo detto, ci sono i tifosi che impazziscono per lui e l'hanno ribattezzato, secondo tradizione, Don Rafè
Comunque, chissà se il presidente del Napoli, che assistette, puntualmente in Duomo allo scioglimento del sangue di San Gennaro, avrà sorriso quando il sopraccitato cardinal Sepe affermò: "Ieri sera in campo c'era un giocatore che il presidente non ha potuto comprare, un certo Gennaro, che ha fatto vincere il Napoli"! Ci sono tifosi e tifosi...

mercoledì 25 settembre 2013

Taste of Roma

 
 
(foto da internet)
 
Torna Taste of Roma: dal 26 al 29 settembre l'Auditorium Parco della Musica ospiterà la seconda edizione capitolina del Restaurant Festival più grande del mondo. Quattro giorni all'insegna dell'alta cucina in versione assaggio. Dodici fra i migliori ristoranti della città proporranno tre piatti speciali studiati per l'occasione con ingredienti locali e stagionali. Un viaggio itinerante che darà al pubblico l'opportunità di sperimentare le creazioni, permetterà di vivere la cucina gourmet e fornirà a ogni singolo visitatore la possibilità di divertirsi a costruire il proprio menu, giocando con i 36 piatti proposti.
È la ludogastronomia il nuovo orizzonte dell'alta cucina: mangiare, divertirsi e lasciare sia agli chef che agli ospiti l'opportunità di creare e personalizzare il proprio menu.
 

 
 
Taste of Roma "porterà in tavola" i grandi chef della città e il pubblico potrà curiosare nelle loro cucine divertendosi ad assaggiare, sperimentare e osservare come nascono le ricette famose. Quattordici grandi Chef usciranno dai loro prestigiosi ristoranti e per quattro giorni lavoreranno "gomito a gomito" per deliziare i palati di appassionati e curiosi, mettendo a disposizione del pubblico piatti firmati, showcooking e corsi di cucina. 
Per tutti sarà un parco giochi del gusto dove divertirsi e assaporare le specialità dei grandi chef all'aria aperta e, oltre ai ristoranti, ci sarà anche un'importante selezione di botteghe storiche e artigianali.
 

 
Insomma, la seconda edizione di Taste of Roma rappresenterà in maniera ormai consolidata la celebrazione della migliore ristorazione cittadina: una festa all'insegna dell'incontro tra sapori, profumi, colori ambientata nel luogo-simbolo della modernità culturale, autentico crocevia di musica, spettacolo e tendenze contemporanee.

lunedì 23 settembre 2013

Luoghi d'Italia (IV)



(foto da internet)


Il nostro viaggio continua verso nord, quasi al confine con la Francia, per visitare la splendida Apricale (in ligure Avrigà), in provincia di Imperia.
Apricale deriva da apricus, cioè luogo soleggiato, esposto al sole. Il borgo si snoda intorno alla piazzetta, con una miriade di scale che immettono nei vecchi edifici. La piazza, con la fontana di origine gotica e i sedili in pietra, è il cuore del paese: attorno ad essa sorge un groviglio di case, vicoli, scalinate, sottopassi e orti. Da ammirare  il reticolo dei vecchi carugi in pietra: vicoli lastricati che serpenteggiano tra ripide scalinate.
Dietro alla piazza si trova l'Oratorio di S. Bartolomeo, che ospita un polittico rinascimentale raffigurante la Madonna della Neve (1544).




(foto da internet)

La parte più alta del borgo è circondata da una magnifica cinta muraria con tre  porte ad arco.
Da vedere anche la Pieve di S. Maria degli Angeli, con pregevoli affreschi rinascimentali e barocchi e, appena fuori, la Chiesa di S. Antonio Abate, del XIII secolo, con facciata barocca, e le rovine di S. Pietro in Ento, una pieve romanica di origine benedettina, il più antico edificio di culto del territorio.




(foto da internet)

Apricale è nota anche per i suoi statuti che risalgono al XIII secolo. In essi si regolarizzò la vita degli abitanti del borgo con norme e fondamenta ben precise. Ogni aspetto è minuziosamente contemplato, spaziando dalla regolarizzazione delle principali attività di sostentamento, al pagamento delle tasse e dei tributi e ovviamente nelle scelte di condanna per i reati più gravosi, come, ad esempio, l'amputazione di un piede o della mano per i ladri di bestiame.
Ad Apricale si produce un olio extravergine di oliva di eccezionale qualità. Siamo nella terra dell'oliva taggiasca, così chiamata perché arrivò a Taggia,  portata dai monaci di San Colombano. E', attualmente, una delle più rinomate olive per produzione di olio extravergine e una delle migliori olive da mensa, poiché il frutto, nonostante le ridotte dimensioni, è molto gustoso.


(foto da internet)

L'oliva taggiasca matura tardivamente in gennaio. Il frutto ha altissimo contenuto in olio (circa il 25-26%).
Si utilizza in gastronomia in molti dei piatti liguri a base sia di carne sia di pesce, in particolare gli umidi. 
Da degustare anche la sardenaira, i tagliarini al pesto, il coniglio con le olive e, per finire, le magnificha pansarole da accompagnare con lo zabaione.

Buon viaggio!








venerdì 20 settembre 2013

I Macchiaioli a Madrid



(foto da internet)


Dal 12 settembre al 5 gennaio 2014, si può ammirare a Madrid, presso la Fundación Mapfre un magnifica mostra dedicata ai Macchiaioli
Il termine  macchia (mancha) venne usato come termine dispregiativo  per designare un gruppo di pittori che sorse, nel XIX secolo, tra i tavoli del caffè Michelangiolo a Firenze. 
I cosiddetti Macchiaioli, diedero vita a un movimento artistico che si oppose alle convenzioni accademiche del tempo.  
Ruppero con il classicismo e il romanticismo imperanti e rinnovarono la cultura pittorica italiana, donando alla stessa un nuovo respiro. 



(foto da internet)

Questi artisti sono pertanto considerati come i promotori della pittura moderna italiana, con molte affinità con le ricerche plastiche condotte dagli artisti impressionisti. 
Questo tipo di pittura esercitò un influsso fondamentale sui registi italiani quali Luchino Visconti e Mauro Bolognini che trovarono in questo genere un'ispirazione iconografica e un linguaggio particolare dell'immagine. 
Le opere esposte a Madrid sono circa cento, e provengono dalle più importanti collezioni italiane pubbliche e private; il percorso descrive uno dei capitoli più brillanti del processo di modernizzazione della pittura europea.



(foto da internet)


Nei loro dipinti, di piccole dimensioni ma grandiose nella loro concezione, questi giovani pittori italiani crearono una visione autentica e innovativa del paesaggio toscano, con forti contrasti di luce e ombra ottenuta attraverso la giustapposizione di macchie di colore. 


(foto da internet)

Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Giuseppe Abbati, Giovanni Boldini e Odoardo Borrani sono stati tra i principali protagonisti del movimento, tutti riuniti intorno al critico e mecenate Diego Martelli.

Buon divertimento!

mercoledì 18 settembre 2013

La nuova lingua degli italiani


(foto da internet)

Dopo aver inflazionato la cronaca politica e le pagine dei giornali, ora il “rottamatore” entra tra le nuove voci dello Zingarelli 2014 con il significato figurato di “colui che si propone di allontanare e sostituire un gruppo dirigente considerato antiquato” (fino a ieri si riferiva a chi si occupa della rottamazione delle auto). 
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In genere le parole trovano posto nei vocabolari dopo tanti anni di rodaggio tra la gente, stavolta sono bastati tre anni a sdoganare la formula di Matteo Renzi. Ma se la scelta di inserire “rottamatore” non stupisce, altri vocaboli  registrati tra le 1500 new entry del dizionario suonano meno familiari, come ad esempio “adultescente”, neologismo usato per indicare i giovani trentenni le cui condizioni di vita (studio, lavoro, casa) e la cui  mentalità  sono considerate simili a quelle di un adolescente. Insomma, un'evoluzione di Peter Pan, malattia inguaribile dell’Occidente: gli anglosassoni li chiamano “kidult”, i bambini adulti  (kid+adult) e i francesi “adulescent” (contrazione dei termini “adult” e “adolescent”).

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Ma come vengono selezionate le nuove voci? Massimo Arcangeli, direttore dell’Osservatorio linguistico Zanichelli, spiega: «Le parole sono simili ai fenomeni carsici, esplodono, si inabissano e poi magari si ripresentano. È importante tenerle a lungo sotto osservazione, valutarne la frequenza d’uso e anche il peso qualitativo e culturale. I mutamenti della lingua sono molto veloci, è naturale che a volte si arrivi in ritardo, come nel caso di “videointervista” o “self-publishing”, in circolazione già da un po’»

Colpisce che i cocopro“ siano entrati solo ora, mentre è cosa nota che il “posto fisso” ha fatto il suo tempo, nonostante la Lonely  Planet continui a menzionarlo tra le caratteristiche dell’italian way of life, insieme al cornetto al bar e al cappuccino. «Le parole sono pesanti, rappresentano il reale», continua Arcangeli. 

(foto da internet)

Altri modi di dire sembrano invece rinverdire il vecchio burocratese, sempre in agguato: da  “pedaggiare” (sottoporre a un sistema di pedaggio) a “asteriscare” (contrassegnare con un asterisco), da “profilazione” (descrizione sintetica del profilo di una persona) allo “sbigliettamento” (emissione dei biglietti per uno spettacolo). «Un dizionario registra la densità dei cambiamenti, dunque anche la rinascita del burocratese, per il quale ci sarà unritorno di  fiamma», spiega Arcangeli che cura sul sito Zanichelli il Dizionario del parlar chiaro



(foto da internet)

Certo, l’identikit dell’italiano che viene fuori dallo Zingarelli 2014 non è confortante:  “iperattivi”, si vestono  “bling bling”, cioè “in modo vistoso e ostentato” e sembrano affetti da un crescente “nostalgismo”, probabilmente segno che nonostante la velocità dei cambiamenti, si preferisce vivere di rimpianti.

lunedì 16 settembre 2013

Luoghi d'Italia (III)



(foto da internet)

Il nostro viaggio continua in Toscana, in provincia di Grosseto, alla volta della splendida Pitigliano, nota col nome di Piccola Gerusalemme
Chi arriva nel borgo dalla statale 74 non può fare a meno di restare incantato per la visione magica che si trova di fronte: il borgo di Pitigliano, di origini etrusche, sospeso sulla sua rupe di tufo tra valli verdeggianti. 
Pitigliano appare al viaggiatore disteso sulla una rupe a forma di mezzaluna, isolato dall’erosione millenaria di tre fiumi che le scorrono intorno e difeso da fortificazioni cinquecentesche.
Palazzo Orsini è il maggiore monumento di Pitigliano. Costruito nel XIV secolo, fu la residenza dei conti Orsini. 



(foto da internet)

Sulla piazza retrostante, si trova la  fontana medicea a cinque archi, preceduta dall’acquedotto seicentesco che scavalca l’antico fossato con un arco in tufo. 
Dalla piazza tre vie parallele si inoltrano nell’abitato, intersecate da una serie di vicoli pittoreschi.
La via principale conduce a un’altra piazza, dove si trova la Cattedrale, ampliata nel Settecento in forme barocche, con bella facciata e grandioso altare all’interno. 


(foto da internet)

A metà di via Zuccarelli si trova il Ghetto. La comunità ebraica visse per mezzo millennio a Pitigliano dove trovò sicuro rifugio e fu esempio di convivenza tra ebrei e cristiani, tanto da meritarsi la definizione di “Piccola Gerusalemme”. 
La Sinagoga, rivolta a est, è stata recentemente restaurata ed ha recuperato il suo arredo, con l’Aron (Arca Santa) sul fondo, la Tevà (il pulpito) al centro, il matroneo per le donne in alto, i lampadari e le decorazioni dipinte, tra cui la scritta che ricorda la fondazione del tempio nel 1598. 
Sotto la sinagoga si sviluppano vari ambienti scavati nel tufo - il bagno rituale, la macelleria e la cantina kasher, il forno degli azzimi. Poco fuori, il cimitero ebraico custodisce monumenti funebri dell’'800.



(foto da internet)

Lungo la strada per Sorano, sul costone tufaceo e oltre il torrente che dà vita a una bella cascata, si trova il rinascimentale Parco Orsini di cui rimangono, in mezzo alla vegetazione, padiglioni, statue e sedili intagliati nel tufo.



(foto da internet)

A Pitigliano potrete degustare i famosi Gnocchi di pane al Cinghiale e lo Sfratto, un dolce di origine ebraica che prende il nome da un evento del XVII secolo, quando  il granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici intimò agli ebrei del circondario di trasferirsi nel ghetto di Pitigliano; a tale scopo vennero inviati dei messi che utilizzando dei bastoni picchiavano sui portoni delle case ebraiche per avvertire gli abitanti. Questi dolci a forma di bastone ricordano tale evento. 
Lo Sfratto ha forma allungata, simile ad un bastone, contiene un ripieno composto da miele, scorzette di arancio, noci, anice e noce moscata. 

Buon viaggio!


            

venerdì 13 settembre 2013

Jimmy Fontana (in memoriam)

Si è spento in questi giorni a Roma Jimmy Fontana, al secolo Enrico Sbriccoli, noto cantante, contrabbassista e attore, divenuto famoso negli anni '60. 
Fontana conobbe il suo periodo di massimo successo grazie a due brani musicali famosissimi: Che sarà, e, in particolar modo, Il mondo, che resteranno per sempre nella nostra memoria collettiva.





Fontana fu un grande appassionato di jazz e imparò, da autodidatta, a suonare il contrabbasso. Trasferitosi  a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di Economia e commercio, iniziò a frequentare i jazzisti della capitale, collaborando con la Roman New Orleans Jazz Band
In breve abbandonò gli studi universitari per dedicarsi a tempo pieno alla musica, e iniziò anche a cantare, scegliendo il nome d'arte di Jimmy Fontana; Jimmy in omaggio al sassofonista Jimmy Giuffre, di cui era ammirator, e Fontana, come raccontò lo stesso artista, venne scelto a caso dall'elenco telefonico! 
Intrapresa la carriera da solista, si avvicinò alla musica leggera e conobbe un periodo di grande successo grazie ai brani sopraccitati. 

Con Il mondo, scritta insieme a Gianni Meccia, Carlo Pes e con l'arrangiamento del maestro Ennio Morricone, vinse "Un disco per l'estate 1965". Il brano venne poi interpretato anche da molti artisti internazionali in diverse versioni.

La canzone Che sarà, invece, conobbe un grandissimo successo internazionale -anche in spagnolo- grazie all'interpretazione di José Feliciano.




Il brano in questione, venne interpretato, in italiano, anche dal gruppo musicale Ricchi e poveri.





mercoledì 11 settembre 2013

L'arte culinaria italiana

(foto da internet)
 
I dieci errori da non commettere. In viaggio per gli States, in Europa o in qualsiasi altro punto del mappamondo un italiano vede molto spesso alterato i rituali culinari: dal ketchup usato come passata di pomodoro al cappuccino a ogni ora.
Ecco allora le 10 le regole che demoliscono i luoghi comuni sul cibo del Belpaese più diffusi all'estero: un tormentone in dieci punti che gira in Rete ideato dall'Accademia Barilla, che fa sempre sorridere. Per insegnare agli stranieri come evitare orrori culinari al momento di mettere in tavola o degustare una specialità italiana. 


1 - Mai e poi mai sorseggiare un cappuccino durante i pastiCaffè e cappuccino sono l'orgoglio italiano nel mondo, ma il primo viene consumato alla fine del pasto e il cappuccino per colazione, accompagnato da un dolce (meglio un cornetto, o brioche). Se vuoi, puoi ordinare un cappuccino a fine pasto, ma sappi che un italiano non lo farebbe mai. 
 
 
2 - Risotto e pasta non sono un contornoL'organizzazione delle portate nella cucina italiana è unica, e prevede che pasta e risotto vengano serviti come portata singola e unica (eccezion fatta per specialità come l'Ossobuco alla milanese). Servire la pasta accanto a un altro cibo è un errore che viene commesso in molti paesi, ma in Italia è considerato sacrilegio. 
 


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3 - Non versare condimenti nell'acqua della pastaTutti i condimenti devono essere aggiunti solo un volta che la pasta è scolata e servita in un piatto, assolutamente mai aggiunti nell'acqua di cottura.
 
4 - Ketchup sulla pasta: vi prego, non si può...Questa è una combinazione da shoc per gli italiani: anche se il ketchup ha affinità con la salsa di pomodoro, aggiungerlo sulla pasta è considerato un vero reato culinario. Lo si può tenere per le  patatine fritte o hot dog.  
 
5 - Spaghetti Bolognese? Macché, sono tagliatelle!È probabilmente il piatto più famoso della cucina italiana, il più esportato, eppure non c'è un ristorante, a Bologna, che lo cucini. Questo perché la ricetta originale prevede che con il sugo bolognese vengano condite le tagliatelle, e non gli spaghetti. Vi sembra un dettaglio di poco conto? Nella cucina italiana azzeccare la giusta combinazione di pasta e condimento è d'obbligo.  
 


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6 - Pasta con il pollo: mai in ItaliaParlando con americani viene fuori che una delle ricette più conosciute considerata "tipicamente italiana", è la pasta con il pollo. È imbarazzante: dobbiamo dirvi che in Italia non esiste nessuno che serva una pietanza simile. 
 
7 - "Caesar salad"Questa insalata, che prende il nome dal suo creatore, Caesar Cardini, fa parte di quel lungo elenco di piatti creati da chef di origine italiana che però in Italia sono sconosciuti.  



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8 - La tovaglia a quadrettoni bianca e rossa non esistePer qualche strana ragione questa tovaglia è associata al nostro cibo e allo stereotipo del "mangia-spaghetti": all'estero tutti i ristoranti italiani la usano. Probabilmente i turisti che visiteranno l'Italia resteranno delusi quando scopriranno che in Italia non sono poi così comuni. Eccetto forse qualche ristorante per soli turisti. 


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9 - Le "Fettuccine Alfredo" sono famose solo oltreoceanoQuesto è forse il punto più curioso della top ten. Le fettuccine Alfredo sono il piatto "italiano" più famoso negli Stati Uniti ma totalmente sconosciute in Italia. Questi noodles, conditi con burro e Parmigiano Reggiano, sono infatti stati inventati nel Belpaese da Alfredo Di Lelio, proprietario di un ristorante a Roma, ma non si sono mai diffusi né tantomeno sono diventati un "piatto tradizionale". Eppure, oltreoceano sono incredibilmente popolari tanto da diventare un simbolo della Dolce Vita. I turisti americani che arrivano in Italia sperando di degustare fettuccine Alfredo in qualsiasi ristorante della penisola sono guardati con disappunto.

 
(foto da internet)


10 - Impara il rispetto della tradizione e i consigli della mamma Lei ha imparato a cucinare dalla mamma, che ha imparato dalla sua mamma, che a sua volta ha imparato dalla sua e così via. È un sistema testato. Ma cosa ogni madre insegna alla propria figlia in fatto di cucina? Che l'amore è al centro di tutto. Il cibo italiano va sempre condiviso con chi si vuole bene.