mercoledì 30 novembre 2011

Fotografie pioneristiche a Roma



(foto da internet)


La mostra «Italia a colori 1861-1935» che sino all’8 gennaio sarà al Palazzo Incontro di Roma, propone per la prima volta la raccolta di oltre 140 immagini che vanno dall’unificazione (la prima in ordine cronologico - del 1861 - è una carta da visita colorata a mano dell’Eroe dei due mondi) agli Anni 30, quando comincia a diffondersi anche in Italia l’uso della pellicola fotografica.
Sono segni di un tempo lontano scovati in collezioni di mezzo mondo, dalla Francia agli Stati Uniti, dal Museo del cinema di Torino al National Geographic Image Collection Bridgeman di Berlino. Raccolte di collezionisti privati, spesso singoli pezzi custoditi come testimoni silenziosi di pagine del passato.





(foto da internet)



Solo uno scatto all'interno, nella penombra della Basilica di San Marco a Venezia (1912), perché la vera protagonista dell’esposizione è l’Italia, i suoi luoghi e paesaggi, i monumenti, le persone in tante situazioni: dal lavoro nei campi al mercato, dalla vendita di oggetti al cibo, dal lavaggio dei panni alla raccolta dell’acqua. Uomini e donne, animali e strumenti di lavoro, mezzi di trasporto per terra e per mare, scorci di vita quotidiana o capolavori del patrimonio diffuso. Un Paese in costruzione, sfiorato dai primi segni del colore, che appare nelle sue diversità: le bellezze dei centri urbani, le cattedrali, i monumenti greci e romani, le montagne, i vulcani, i mari o ancora i salotti delle città, le piazze luogo d’incontro e di socialità.



(foto da internet)




Un mondo lontano, un itinerario prezioso durante il quale l’evoluzione e la sperimentazione delle nuove tecniche della fotografia a colori s’incontrano e si sovrappongono ai tumultuosi turbamenti di una giovane nazione. I volti e l’abbigliamento nei passaggi generazionali raccontano l’avvicinarsi alla modernità, fino alle espressioni degli italo-americani di New York o di increduli prigionieri italiani dopo la battaglia dell’Isonzo del 1915. Non sempre si riesce a risalire alla data esatta, ci si muove sul filo delle conoscenze e delle implicazioni della tecnica.


(foto da internet)




Il percorso della fotografia a colori attraversa i primi decenni della storia unitaria; una storia nella storia che si sovrappone agli eventi. La costruzione della nazione avviene a cavallo tra i due secoli, nel vivo di trasformazioni prodotte dalla società di massa. La sperimentazione delle nuove frontiere del colore è un tentativo di lasciare segmenti e tracce di un mosaico non definito. A distanza di oltre un secolo le immagini sono un inedito punto di vista sul passato, un viaggio inatteso, come se una macchina del tempo potesse condurci nelle atmosfere e nei contesti di allora.








lunedì 28 novembre 2011

Imparare


(foto da internet)

La professoressa Paola Melo, insegnante presso l’Istituto Agrario di Brescia, ha pubblicato recentemente un manualetto pratico di buon senso per i suoi studenti. Il libro in questione, che potremmo intitolare “imparare a imparare”, offre dei consigli sul metodo di studio per gli allievi delle Scuola Secondaria Superiore che potrebbero far comodo anche ai nostri alunni. Eccoli:

a) Quanto studiare?

Domanda classica: quanto tempo si deve dedicare ogni giorno allo studio?

Non esiste una risposta uguale per tutti. La quantità di tempo utile a realizzare uno studio proficuo è infatti subordinata ad una serie di elementi:
1) la motivazione, che deve accompagnare anche la scelta di iscriversi a un indirizzo di studi;
2) la concentrazione, di cui ciascuno sa disporre;
3) il possesso di conoscenze di base necessarie per acquisire abilità superiori.

Per una migliore gestione del tempo ecco, però, alcuni consigli pratici:
1) nell'orario settimanale ci saranno, presumibilmente, giorni più intensi, altri meno;
2) bisogna imparare fin da principio ad organizzarsi, sfruttando al meglio la giornata: non si dovrebbe subordinare, perciò, il pomeriggio all'orario scolastico del giorno successivo!

Ciò significa che si deve uscire dal meccanismo a rischio che porta ad aprire il diario alla ricerca del "che cosa devo fare per domani?". La gestione del tempo, anziché occasionale, dovrà essere puntualmente programmata e non in funzione del giorno, ma almeno dell'intera settimana.
Bisognerebbe stabilire, dunque, un orario di studio e in tale ambito si distribuisce il lavoro settimanale da svolgere, compilando una tabella di marcia
Solo così si avrà il tempo necessario a preparare una lezione o un compito.

b) Quando studiare?

E' necessario evitare di studiare dopo cena, quando la stanchezza certamente rallenterebbe i ritmi di lavoro, rendendo inoltre improduttivi gli sforzi. Ciò sarebbe ancora più sciocco se dovesse accadere perché magari si sprecherebbe il pomeriggio.
E' meglio dare ordine e ritmi regolari alla propria vita: questo è uno dei primi obiettivi che ci si deve prefiggere se si vuol operare con profitto.
Bisogna tener presente, tuttavia, che è dannoso incollarsi allasedia per interi pomeriggi; sarà meglio suddividere le ore di studio in unità di quaranta minuti, quindi ci si deve concedere una pausa di dieci.
Dopo due, tre unità, si consiglia una pausa più lunga. Saranno questi i momenti in cui si potrà fare merenda o ascoltare una canzone: sarebbe invece fonte di deconcentrazione farlo mentre uno è impegnato a studiare.
Non si dovrebbe rinunciare ad avere un'attività sportiva, o sociale. E' importante avere spazi di libertà!

c) Il metodo

Ogni insegnante, nel proprio ambito, fornirà in maniera esplicita adeguate indicazioni sulla metodologia di studio più adatta, così come consiglierà allo studente in merito gli strumenti che ritiene più idonei e dei quali ci si potrà avvalere al fine di facilitare e migliorare il proprio rendimento.
Le assemblee di classe sono utili: in esse sarà possibile esporre le proprie difficoltà ai compagni e discuterne con loro per individuare assieme le possibili strategie di intervento o formulare ipotesi di soluzione.
Non bisogna dimenticare che la prima regola d'oro consiste nel rendere proficuo il proprio stare a scuola. Come? Rispettando i tre punti qui sotto.

1) L'ascolto in classe

Quanto vale l'ascolto in classe? Vale molto, moltissimo. Se si segue con attenzione le spiegazioni, soi pongono già le fondamenta del lavoro successivo. Con carta e penna e si dovrebbero prendere appunti durante le lezioni. Ciò aiuta a non distrarsi e sarà anche un modo per dare un primo ordine agli argomenti trattati. Con questo non siamo tuttavia che alla prima fase.
Meglio rielaborare quanto prima (se possibile lo stesso pomeriggio) gli scritti, quando ancora la memoria è fresca e si possono ricostruire gli eventuali anelli mancanti.
Gli appunti vanno trascritti in modo ordinato dai fogli di brutta al quaderno che poi sarà strumento vero dello studio (gli appunti presi disordinatamente e mai rivisti non servono a nulla).

2) Il libro di testo

Gli insegnanti si servono, durante le spiegazioni, anche del libro di testo. Non bisognerebbe trascurare di avere sempre con sé gli evidenziatori. Ma più dell'armamentario, ciò che conta veramente è che si possa sottolineare sul testo quanto viene segnalato e spiegato dal docente (i famosi NB = Nota Bene!).
Sottolineare con efficacia equivale ad evidenziare sulla pagina le parole o le frasi chiave utili a ricostruire lo schema logico del ragionamento condotto.
E' importante, in ogni caso, che i libri di testo si trasformino in agevoli e produttivi strumenti di lavoro e che non restino invece intonsi e immacolati, abbandonati sulla scrivania.
Quando si usa il libro, nello studio pomeridiano, si dovrebbe cercare allora di:

-comprendere il testo individuandone l'argomento generale;
-comprendere il lessico specifico della materia;
- focalizzare i diversi temi affrontati.

Per far ciò si deve eseguire una prima lettura rapida, ma completa; si dovranno individuare le parole, le espressioni ed i riferimenti non chiari e cercarne il significato sul vocabolario o su un’enciclopedia. Posteriormente si procederà ad una seconda lettura più approfondita e selettiva.
Sarà opportuno, soprattutto in mancanza di una titolatura precisa, scrivere in margine al testo dei titoli significativi, che sintetizzino i diversi sottoargomenti trattati.
Avere accanto un amico fidato, il Vocabolario di Italiano (!), è importante. Bisognerebbe servirsene ogni qualvolta le proprie conoscenze lessicali dovessero vacillare. Anche una sola parola travisata può impedire di comprendere appieno ciò che si legge.



(foto da internet)


3) Le risposte dei compagni


Non ci si dovrebbe mai distrarre durante le verifiche orali dei compagni! Attenzione alta e attivazione dell'ascolto, preoccupandosi di annotare i quesiti formulati. Sarà un'ottima occasione per verificare la propria preparazione.
Bisogna approfittare delle risposte altrui! In questo modo si potranno riorganizzare al meglio le proprie conoscenze.

d) Ripasso?

Non ci si può illudere di studiare una sola volta un argomento e poi di abbandonarlo. Sarebbe come non averlo mai conosciuto ed equivale a dimenticarlo per sempre. Ripassare è fondamentale.
E' ovvio che nell'ambito dell'organizzazione quotidiana del tempo sarà meglio dedicare allo studio degli argomenti nuovi i momenti della giornata in cui si è più freschi, lasciando tranquillamente al ripasso le ore cosiddette di serie B.

e) L'esposizione orale

Tradurre in parole il proprio pensiero non è sempre facile. E' necessario uno sforzo per acquisire un lessico adeguato, specifico e tecnico per ciascun ambito disciplinare e ci si dovrà aiutare a coltivare l’arte del parlare attraverso un costante esercizio.
Per alcune materie può essere utile studiare leggendo ad alta voce e ripetere, sempre ad alta voce, i contenuti da assimilare, fino a quando l’esposizione risulterà abbastanza sciolta.
Consiglio: è meglio provare a simulare a casa l’interrogazione, rivolgendo a sé stessi delle domande: tutto ciò aiuterà ad imparare a ragionare per problemi e ad organizzare intorno ad essi le proprie conoscenze.

Come si studia per un'interrogazione orale?

Per ottenere questa abilità sarà meglio:

1) leggere attentamente l'argomento oggetto di studio (primo livello di lettura);
2) selezionare gli argomenti principali anche attraverso sottolineatura;
3) fare il primo tentativo di esposizione orale di ciò che è stato letto;
4) verificare attraverso la rilettura eventuali passaggi poco chiari o incerti;
5) passare ad unaseconda esposizione orale a voce alta, finalizzata all'espressione corretta, completa e logica;
6) verificare l'esattezza delle risposte ed, eventualmente, in caso di risposta errata o incompleta, consultare il testo.

Durante l'interrogazione…

1) Individuare i punti facili della domanda;
2) organizzare rapidamente i contenuti da esporre;
3) costruire la risposta cercando di sviluppare innanzitutto il momento centrale;
4) utilizzare esempi opportuni a sostegno dell'argomentazione che si sta sviluppando;
5) usare una forma espositiva chiara e semplice;
6) adottare un lessico specifico;
7) respirare profondamente e ripetersi a se stessi: “Calma, ho studiato, andrà bene!”.

f) Dove studiare?

Per essere chiari e sintetici, bisognerebbe cercare di studiare in un luogo predisposto per questa funzione, che sia la propria camera o un tavolo in un angolo tranquillo della casa.

Ma (attenzione!):
- non davanti al cellulare, alla televisione o al computer, con un occhio allo schermo e l’altro alla pagina del libro
- mai distenersi a letto con l’ipod nelle orecchie: ci si può addormentare!

E inoltre…
se si studia circondati da molti “distrattori” multimediali, capiterà di sprecare gran parte del tempo!

Allora, non ci resta che augurarvi un grosso in bocca al lupo!

venerdì 25 novembre 2011

L'ITALIA VISTA DA...



En primer lugar, tengo que decir que despues de haber estudiado Francés, Inglés y Alemán que por cierto, tambien los hablo algo, dada mi dilatada experiencia laboral en el sector turistico, este era el país, o sea, Italia del que deseaba hablar. Pienso que el hecho de estar geográficamente en medio del mediterraneo lo dice todo, mezcla de casi todas las civilizaciones y culturas que se ven reflejadas en los mismos italianos y a partir de aquí entraré en varias facetas que siempre me gustaron.

(foto da internet)

El carácter, mejor incluso que el español, dado que el italiano es más sensible a todo, de ahí su creatividad artística en todos los terrenos, su lengua, como bien se dice ya de por si es musical y esto inspira relajación y seguridad o calma en la persona; el español es más tosco y duro y aunque yo sea español no las tengo todas con este carácter que dicen que tenemos tan abierto, irá por barrios.

(foto da internet)

Mi experiencia con el mundo italiano, como bien he comentado, ha sido a traves del turismo y tuve la oportunidad de conocer a un Dj italiano que se llama Gigi Dagostino que hace música Dance y posiblemente en su genero sea uno de los mejores de Italia, también para mí es mi favorito y lo escucho casi siempre.
Resumiendo, Italia es para mí creatividad, dulzura, historia, y sobre todo el don que siempre he admirado de las personas, saber hablar y no ladrar, ellos son unos magos para esto y ese encanto es la mejor medicina para la mente humana, ellos y ellas lo tienen "parlare". La música también perteneció siempre a ellos Ciao Italia y que siempre querré aprender de ellos.
Un saludo y un abrazo al departamento de Italiano

mercoledì 23 novembre 2011

Maniaci del passato

(foto da internet)

Nei negozi i ragazzini chiedono le Converse, di moda nei primi anni '80 post punk. Al cinema si celebra Alien , prequel del Pianeta delle scimmie, Ang Lee gira un film su Woodstock. Si va a comprare musica e si è assaliti da revival e cover.

I negozi d’abbigliamento che orientano un minimo il gusto sono, inesorabilmente, vintage. Il venerdì sera in Italia va in onda da circa due anni uno spettacolo dal titolo I migliori anni, con tanta musica degli anni passati e tanta nostalgia. Sembra perfetta la battuta: «il revival degli Anni 80 sta durando più degli Anni 80».






In letteratura i geni non sono italiani, e gli italiani sembrano scrivere «mash up». In politica un uomo di 75 anni, che raccontava barzellette spinte, e nei vertici internazionali si girava a guardare una collega danese ultraquarantenne, ha ridicolizzato e bloccato il paese; mentre l’opposizione, per citare Alessandro Baricco, «è quanto di più conservatore ci sia in questo Paese», sempre con gli occhi voltati all’indietro, monopolizzata da un gruppo dirigente il cui telefilm di riferimento è tuttora Happy Days . Senza dimenticare che nei media tradizionali l’età media di analisti e commentatori sale a 68 anni.







Tutto il resto è noia.
L’Italia celebra, così, il trionfo - sociale, culturale, estetico della Retromania, saggio di Simon Reynolds. È un grande critico musicale inglese, firma del Guardian , ha cinquant’anni e ha scritto libri importanti, sulla musica techno e l’esplosione rave degli Anni 90, e soprattutto sul post-punk. Secondo lui prima c’era musica che sapeva innovare, che scavava nelle profondità della società per indagare il nuovo, mentre oggi non è più così. «Se gli Anni 70 hanno avuto la disco music e il punk, gli Anni 80 l’hip-hop e gli Anni 90 il rave e il grunge, qual è stato l’imprescindibile fenomeno musicale che ha dominato il mondo della musica pop negli anni zero? (Imbarazzato silenzio). L’era pop che viviamo è impazzita per tutto ciò che è retrò e commemorativo, un nostalgico blocco che impedisce di guardare avanti».

E siccome a detta di Reynolds «la musica non è altro che un araldo, che coglie prima degli altri i cambiamenti e quanto va succedendo nella società», si può ipotizzare che stia succedendo esattamente qualcosa del genere in Italia, con un addirittura un po' più di passatismo? Il critico suggerisce alcuni esempi, tra musica, economia, filosofia. Secondo lui, il più grande fenomeno pop di questo tempo, lady Gaga è solo «un riciclaggio di decadenza glam dei 70 (Bowie), look eccessivo degli 80 (Madonna), neo-dark dei 90 (Marilyn Manson)». Fatto sta che quand’è stata in concerto a Milano, teenager italiane giovani ma anche vecchie sono impazzite. Così come Amy Winehouse, sulle cui spoglie s’è lanciata un’industria culturale avida di miti che non esistono più, non è altro che ripetizione del R&B Anni 60, della Motown, e molto probabilmente di Nina Simone.




Una curiosità: tra le applicazioni più scaricate in Italia c’è iPhone Instagram. Siccome le foto digitali non possono invecchiare e conquistare storia, il pubblico va pazzo per questa funzione che consente di seppiare le foto, invecchiarle. Insomma si vuole essere antichi.
Sostiene il filosofo Maurizio Ferraris (in Anima e iPad , Guanda) che la civiltà dell’iPad - e tanto più se declinata all’italiana - anziché disegnare territori incogniti, potenzia l’esigenza antichissima di avere un’anima, ossia una memoria più ricca. Si vuole «ricordare, non creare»: la tavoletta archivia (il passato), non illumina (un futuro), e si è condannati a esser retromani col gadget in tasca, lady Gaga nelle cuffie, e a sentirsi chiamare giovani a quarant’anni.

lunedì 21 novembre 2011

Solo una favola?


(foto da internet)

La crisi e gli asini

di Antonio Porta

Un uomo in giacca e cravatta apparve un giorno in un villaggio. In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a 100 € in contanti ogni asino che gli fosse stato offerto. I contadini erano effettivamente un po’ sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua.
L’uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio. Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.
Il giorno dopo affidò al suo socio la mandria che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l’ordine di vendere le bestie 400 € l’una.
Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d’affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli. Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il costo dell’asino era crollato. Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune.


(foto da internet)

Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore).
Eppure quest’ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio né quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti.
Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l’aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.
Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità… Venne innalzata l’età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, furono abbassati i salari e al contempo le tasse furono aumentate.
Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.
Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte.
Noi li chiamiamo fratelli Mercato. Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente.
Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio. E voi, cosa fareste al posto loro? Questa storia vi ricorda qualcosa?


venerdì 18 novembre 2011

L'ITALIA VISTA DA...

(foto da internet)




L' ITALIA DA ME, José Hoyos





Al oir ITALIA , mi imaginación se despierta y me vienen muchas recuerdos a la memoria :
El primero es la familia, pues tengo allí dos primas, una en Roma ( Lazio) y otra en Udine ( Friuli-Venezia-Giulia ), sus correspondientes maridos y también mis primos segundos de ambas.
Esta familia en el exterior tiene su origen con el casamiento de una de mis tías –Manuela, hermana de mi madre-, que casó con italiano enrolado en el ejército italiano y que vino a Teruel para ayudar a las tropas de Franco en nuestra contienda bélica nacional (1936-39) .
Desde entonces nos hemos visto un par de veces pero la última hace 25 ó 30 años y por ello tengo el propósito de realizar el próximo año un viaje a Italia aprovechando que ya tengo un cierto nivel del idioma italiano y al mismo tiempo poder practicarlo al máximo.




(foto da internet)



De pequeño y más tarde con algo más de edad a Italia la asociaba con el imperio romano pues los libros de texto nos hablaban de la influencia que tuvo Roma en aquella antigua Hispania romanizándola y haciéndola una provincia más del imperio . Roma nos aportó en aquel entonces su lengua – el latín-, sus leyes, su moneda, sus monumentos y obras civiles – calzadas , acueductos, termas , teatros, arcos, etc- .
Pero no olvido aparte de estas aportaciones que todavía se pueden contemplar otras menos beneficiosas como fue su participación en nuestra guerra civil aportando su aviación en apoyo del lado llamado nacional y bombardeando sobre todo el litoral levantino en ciudades costeras como Sagunto, El Puig Y Valencia, causando en esta última bastantes muertos y heridos.



(foto da internet)



Más a gusto me encuentro al pensar en las comidas y bebidas italianas como sus pizze, panettoni, formaggi il parmigiano-, viniil lambrusco-, bibiteil limoncello, il martini-.
En lo deportivo a Italia la asocio con il calcio – il Milan, la Roma, etc.- ; en ciclismo con el Giro d'Italia: Marco Pantani-; en motociclismo con Valentino Rossi, el malogrado Marco Simonceli ; en automovilismo y fórmula uno con marcas y escuderías deportivas como Ferrari, Maserati, Lamborghini; en vehículos turismo e industriales como Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Iveco.




(foto da internet)





Una de las cosas que más me llegan al pensamiento es lo relacionado con la música :sus compositores: Vivaldi, Verdi, Puccini y una legión interminable; sus cantantes : Domenico Modugno ,Luciano Pavarotti, canciones, festivales musicales como el de San Remo, Nápoles, etc. , las óperas – la Scala di Milano –
Italia ha exportado al mundo infinidad de cosas buenas como ha sido tecnología en el mundo de la electricidad, la radio, la televisión, etc., pero también se le ha conocido periodos oscuros en terrorismo interior y mafia como han sido y en casos aún lo son : “le brigate rosse”, la mafia napolitana “la camorra”, la mafia calabresa, etc.



(foto da internet)





Volviendo a cosas importantes Italia ha contribuido muchísimo a la cultura sobre todo en el Renacimiento y en el Barroco en sus artes :
En la pintura con Giotto, Fra Angélico, Masaccio, Rafael, Leonardo da Vinci, Boticelli, Veronés, Ticiano, Tiépolo y otros .
En la literatura con Dante Alighieri, F. Petrarca, G. Bocaccio, etc.
En escultura con Miguel Angel, Donatello, Bernini, Canova, etc.
En lo que respecta al mundo del cine con productores, directores, artistas y films como Rossellini con “Stromboli, terra di Dio”, Visconti con “La terra trema”, Fellini con “La dolce vita”, Antonioni con “Cronaca di un amore”, y tantos otros.
En el mundo del diseño y la moda todos los conocemos pues dominan esta faceta y podemos citar a grandes como Versace, Armani, etc.

(foto da internet)





El aspecto físico de Italia recuerda a todo el mundo y lo asemeja al de una bota bien recortada , que quiere golpear a Sicilia como con un puntapié , pero no puede, claro .
Yo he realizado dos viajes a Italia y he podido visitar solo y de manera muy rápida ciudades como Roma, Genova, Porto Fino, Venezia y Bari .
Años atrás yo envidiaba el nivel de vida de Italia , era la época de la postguerra y la dictadura, después con la democracia y la entrada de España en la UE , pienso que ahora nos pueden estar envidiando los italianos sobre todo por culpa de sus políticos y para muestra su primer ministro Berlusconi.




(foto da internet)




En fin al pensar en Italia pienso lógicamente en los italianos e italianas , personas como nosotros de cultura latina y carácter mediterráneo y abiertos a todo el mundo y que con los que nos entendemos a la perfección .
Recuerdo también a personajes históricos como Rómulo y Remo – creadores de la ciudad de Roma en las 7 colinas- más tarde a Garibaldi personaje importante en la unificación moderna italiana, a Mussolini en la época del fascio y mas cercanos como Aldo Moro y el bunga-bunguero Berlusconi .
Y con esto termino. Ciao!

mercoledì 16 novembre 2011

Parole per l'era che verrà

(foto da internet)




Il giorno dopo le dimissioni di Berlusconi, la parola chiave più usata su twitter è stata "dopoSilvio". E nella classifica dei tag spiccano anche "fine corsa", "resa dei conti", "bye bye Silvio". Inevitabile, alla fine di un'era. Ma risulta un po' strano che il popolo del web sia rivolto all'indietro. Sarà che il Cavaliere ancora condiziona l'opinione pubblica?
Allo stesso tempo, però, appaiono anche altre voci: c'è il "rimontiamo" - di Mario Monti, e c'è l'imperativo "risolleviamoci". Poi c'è il "Mai più". C'è anche la parola "Italia", declinata nelle sue diverse forme; "futuro" ecc.
C'è, sembra, una straordinaria voglia di rinnovare il linguaggio, di trovare un parola chiave per il nuovo tempo. È arrivato il momento di rinnovare l'universo semantico, oltre a quello politico.


(foto da internet)

Negli ultimi giorni si sono viste esplosioni di gioia per le dimissioni di Berlusconi (ai bambini si insegna a non celebrare una vittoria in modo esagerato, ma, credeteci, le immagini che abbiamo visto sono ben comprensibili nell'Italia di oggi).
Però sembra sia arrivato il momento di andare oltre.




Dicono alcuni personaggi:
Anna Maria Testa, pubblicitaria: «Per il futuro suggerisco di escludere tutto quello che evoca il Cavaliere, anche perché non siamo in campagna elettorale. Bisogna individuare un universo semantico nuovo. Basta con il bunga bunga e riscopriamo l'orgoglio nazionale. Siamo il Paese dei talenti, esportiamo ancora moltissime eccellenze. Ripeschiamo nel nostro passato, non solo quello remoto, il materiale per una nuova visione politica».




(foto da internet)

Roberto Weber, sondaggista, è cauto. «L'umore del Paese è nerissimo, dal 1987 sottoponiamo l'opinione pubblica a sondaggi e ricerche e il clima non è mai stato così pesante. Nel '93 c'era una situazione simile, ma allora si trovò uno sbocco nella stagione dei nuovi sindaci. Mentre ora ci si prepara a chiedere altri sacrifici all'Italia. Trovare chiavi coesive è importantissimo. E secondo me è fondamentale puntare sul concetto di fiducia, su cui ha tanto lavorato anche il presidente Napolitano. Proprio così, il motto potrebbe essere "fiducia negli altri, fiducia nel Paese».

Giorgio Brenna - pubblicitario, dà un consiglio a Monti: «Comunichi in prima persona, con una voce sola, chieda ai suoi ministri di tenere un basso profilo. Per il tempo nuovo proporrei due messaggi: essere credibili e dire la verità. E poi, avere statura: statura da statista, da economista. Insomma, l'importante ora è essere all'altezza del proprio ruolo».

Arianna Ciccone ha movimentato la vita dell'ultima legislatura. Ha inventato la campagna dei post-it contro la legge bavaglio, i waka waka davanti alla RAI, ha messo su un network impegnato per anni sulla libertà di informazione. In queste ore, on line, ha lanciato il suo "Mai più". «Non vuole dire solo mai più Berlusconi ma anche mai più monetine. Non deve esserci più bisogno di tutto questo. D'ora in poi si festeggino solo le vittorie e non le sconfitte. Il messaggio è basta con l'Italia delle anomalie, quella in cui non ci si può confrontare sulla Rai o sulla giustizia perché ci sono i conflitti di interesse del premier. Insomma, vogliamo un tempo nuovo in cui quelli che sono su sponde politiche opposte possano parlarsi».

Edoardo Novelli, docente di comunicazione politica all'università di Roma Tre. «Non si passa così velocemente da una fase all'altra - spiega - ma abbiamo la fortuna di poter contare sul gran lavoro fatto per i 150 anni dell'unità d'Italia sul piano dell'orgoglio nazionale, del senso di dignità e di appartenenza alla nazione. La parola d'ordine potrebbe essere quella del riscatto. Insomma, risolleviamoci e rialziamo l'Italia. E, visto che all'orizzonte ci sono tempi di sacrifici, aggiungerei un altro slogan: rigore ed equità sociale».

Antonio Noto, profondo conoscitore degli umori dell'Italia. «La fortuna di Berlusconi è stata la sua capacità di infondere ottimismo. In questi ultimi tre anni, invece, il pessimismo l'ha generato lui stesso con la sua inadeguatezza come statista. Ha gestito il Paese come un padroncino può gestire una piccola azienda. Quindi, per il tempo nuovo, ripartirei dallo slogan 'riprendiamoci l'ottimismo'. E poi fiducia nel futuro, perché adesso si riparte».






(foto da internet)


Repubblica.it ha selezionato 24 possibili "parole per il tempo nuovo". E' possibile votare 3 opzioni, ma anche scegliere la 25esima ("non mi convince nessuno di questi slogan"). L'iniziativa è aperta ad altri suggerimenti e proposte.

Quindi, prego, tocca a voi!

lunedì 14 novembre 2011

L'italiano presso l'Eoi di Maspalomas

Cari chiodini vicini e lontani,
gli studenti d'italiano della EOI di Maspalomas, sotto la guida della nostra collega Cristina Monti, hanno partecipato a un video-concorso indetto dalla casa editrice Edilingua, per festeggiare i primi quindici anni di attività.
Vi presentiamo i video in questione e vi invitiamo a visitarli entro il 30 novembre p. v.
I video più cliccati riceveranno dei premi messi in palio dalla suddetta casa editrice.
Buona fortuna!


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venerdì 11 novembre 2011

11/11/2011



(foto da internet)



Oggi abbandoniamo la nostra rubrica del venerdì "L'Italia vista da...", perché crediamo che la data di questo giorno meriti una piccola riflessione.
A chi ci chiede che giorno sia oggi, risponderemo: è l'undici, undici, duemilaundici. Eh sì, davvero una data storica, dispari, in maniera quasi ossessiva, e omogenea che apparve sul calendario solo nove secoli fa, in pieno Medioevo, ovvero l'11 novembre del 1111. E non capiterà mai con altre cifre, perché non ci sarà mai un 22/22/22, visto che il calendario gregoriano contempla solo dodici mesi. Anche il giorno della terrificante profezia Maya, il 21 dicembre 2012, ha in realtà un suono meno martellante di quello che rende unica la data odierna: una sfilza di asticelle che la trasforma nell'apoteosi dell'Uno, nell'esasperazione del Dispari, nel sabba del Primo Numero Primo, Unico Divisore Universale.


(foto da internet)



L'Uno fa impressione, odora di divinità, è un numero presuntuoso, prepotente, geloso, misantropo, solitario. L'Undici, che lo duplica, ne ha ereditato il mistero e il carattere, ma è anche un numero poetico (l'endecasillabo, principe dei versi), cinematografico (Ocean's Eleven), musicale (tra il Do e il Si ci sono undici intervalli di mezzo tono). Aritmeticamente è l'inizio di una nuova decina: ripartenza, rinnovamento del ciclo dei numeri; antropologicamente è il primo numero "mentale" perché non si può più contare con le dita.


(foto da internet)



Nella cabala ebraica, l'undicesima sefirà corrisponde alla Da'at, la Conoscenza; nei tarocchi, la carta 11, la Principessa che strangola il Leone, è simbolo della Forza; nelle carte francesi è il Fante, simbolo dell'Amore; nella Smorfia napoletana l'11 corrisponde a un sogno pieno di topi; secondo la numerologia esoterica "undici è il numero due in una ottava maggiore, è considerato un numero maestro, ed è associato ad apertura mentale, intuizione, idealismo e visione". L'undicesima maglia del calcio è (meglio dire era...) l'ala sinistra, l'11 settembre e l'11 marzo sono le ultime date infauste, e fu l'Apollo 11 a portare i primi uomini sulla Luna.


(foto da internet)



Che cosa potrà mai accadere allora, alle ore 11.11 del giorno 11/11/11? Nell'ora e nel minuto supremo in cui gli Uno saranno tutti in fila? Non si sa, ma varrà la pena conservarne memoria, qualunque cosa accada, anche nulla, perciò vi lasciamo questo post.

A Modena, per esempio, sfideranno la cabala minacciosa del Giorno del Grande Uno con la musica: oggi 11/11/11, dalle 18.20 (1+8+2+0=11) alle 11.11 di sera, un quintetto eseguirà lo Studio n.11 di Liszt, la Sonata Op.111 e la Sonata a Kreutzer Op.47 (4+7=11) di Beethoven. Nell'intervallo, essendo tra l'altro il giorno di San Martino, la Gioventù musicale italiana, organizzatrice della serata, offrirà ai presenti un buffet con undici caldarroste a testa.


E voi, perché non vi cimentate a partecipare a scattare un'istantea che immortalerà per sempre questa sfilza di numeri uno?
Buon divertimento!

mercoledì 9 novembre 2011

Nuovi confronti

(foto da internet)




Incontro-scontro tra due civiltà, così palese in un momento così critico per la società italiana. Amore-odio, che lancia le formiche cinesi al top e scaraventa il gusto e la "qualità" del made in Italy nel gradino più basso della scala mondiale, e se ci si aggiunge la grande facilità all'imitazione perfetta, che sembra non avere più limiti.



Insomma, una accoppiata da brividi, fatta anche di tante altre sfumature come lo dimostrano gli italiani dal cuore cinese, che cominciano a riflettere le loro esperienze vitali in un nuovo tipo di letteratura: arrabbiata, provocatrice e di denuncia. Sono, infatti, circa una trentina gli autori emergenti sino-italiani, che si sentono al 100 per cento cinesi e al 100 per cento italiani. Alcuni hanno lasciato la Cina da bambini, altri sono scrittori di seconda generazione, quindi nati e cresciuti in Italia.




(foto da internet)




La produzione letteraria dei cinesi residenti all’estero è dai primi del Novecento una realtà vivace, con punte di eccellenza come il premio Nobel Gao Xingjian, dal 1997 cittadino francese. In Italia, invece, è solo agli esordi. Il nome più noto è quello di Bamboo Hirst, madre cinese e padre italiano, che, fin dagli Anni 80, ha scritto in italiano sette romanzi sull’incontro tra cultura orientale e occidentale.





(foto da internet)




I nuovi scrittori ripetono i racconti delle difficoltà dell’integrazione, e si soffermano su aspetti più leggeri e divertenti, come quello dei diffusi stereotipi sulla Cina. Vogliono far capire ai loro connazionali quali siano le difficoltà che nascono dall’esperienza migratoria, e si sentono in dovere di raccontare la cultura cinese agli italiani. Di qui, a volte, la necessità di rappresentare un’immagine romanzata della Cina, lontana dalla storia contemporanea, ma perfettamente aderente ai sentimenti di questi nuovi scrittori.



(foto da internet)




Ironia a parte, le esperienze interrazziali sono in genere positive. E mentre gli autori più giovani indulgono su aspetti romantici e sentimentali, i più maturi descrivono spesso situazioni contraddittorie che diventano fonte di arricchimento.

lunedì 7 novembre 2011

Adotta una parola


(foto da internet)

La Società Dante Alighieri, sorta nel 1889 grazie al lavoro di un gruppo di intellettuali capitanati da Giosuè Carducci, ha come scopo primario “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana”.

In questi giorni La Dante ha lanciato un'interessante campagna intitolata Adotta una parola, in collaborazione con quattro dizionari d’italiano (Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti e Zingarelli) e ha selezionato le parole in via d'estinzione nella nostra lingua.

Sul sito web che sostiene l'iniziativa, chiunque ami l'italiano può scegliere una parola, adottarla e diventarne il custode per un anno, impegnandosi a promuoverne l’utilizzo, segnalarne abusi e registrare nuovi significati. L'aspirante custode deve indicare la motivazione della scelta e sottoscrivere una dichiarazione simbolica d'impegno: in cambio, riceverà un certificato digitale di adozione.

A supporto dell'iniziativa sono scesi in campo anche Io Donna e Corriere.it.

Queste testate hanno scelto venti parole in via d'estinzione e propongono un gioco per valorizzarle: nel forum di Corriere.it i lettori potranno scegliere una parola e inviare una frase che la contenga e ne illustri il significato. Io Donna sceglierà e pubblicherà le frasi migliori.


(foto da internet)

Le parole scelte sono le seguenti:

affastellare, calligrafico, contrito, delibare, diatriba, dirimere, emaciato, fandonia, fronzolo, stantio, fuggevolezza, improntitudine, leziosità, lusingare, narcisistico, perseveranza, presagire, propinare, sconclusionato, uggioso.

Io ho scelto la parola Genova, per solidarietà con gli abitanti della città della Lanterna che stanno vivendo, mentre scrivo questo post, delle tragiche giornate. Ne sono diventato sostenitore con un clic. Facile, no?

venerdì 4 novembre 2011

L'ITALIA VISTA DA...

(foto da internet)



UNA STORIA PER ROMA



Sono stato alcuni giorni fa a Roma per accompagnare dei parenti. Loro sapevano che negli ultimi anni c'ero stato più volte, così mi chiesero di fargli da cicerone. Ed io ne sono stato molto felice.
La verità è che ho sempre voluto visitare l'Italia, da quando organizzai un viaggio con gli studenti di quarto. E credo che questo sia il mio quinto viaggio.
Perché l'Italia e non la Francia o la Germania, per esempio ? Non lo so, ma quando si tratta d’Italia sono sempre pronto. Quando sono andato mi è piaciuto mescolarmi con la gente, parlare dei loro problemi, osservare le loro reazioni... In tutti i viaggi ho trovato cose positive e altre non tanto. Ho notato che l’italiano medio somiglia molto allo spagnolo medio, con gli stessi problemi: la famiglia, il lavoro e, come no?, probemi sociali, da buon latino.


(foto da internet)



Qui crediamo che solo noi - di tutti i popoli della vecchia Europa – siamo quelli che abbiamo il grande problema sociale del "nazionalismo" ; poi si vede che in Italia hanno anche la Lega Nord e un'inventata e utopica Padania. Perciò mi risulta consolatorio il proverbio: mal comune mezzo gaudio.
L'altro giorno, a Roma, ho incontrato, mentre visitavo Piazza Navona, un signore italiano nativo della Valle d'Aosta, il quale rivendicava per il Nord d’Italia una più che dimenticata "lingua provenzale", che attraverso il Sud della Francia sarebbe arrivata fino a Guardamar del Segura, a Alicante.

Non volli discutere con lui su questo tema, perché probabilmente non lo vedrò di nuovo nella mia vita, perciò la conversazione si spostò a ciò che significa la vita da pensionato.
Mi parlò della vergogna italiana dei baby pensionati, e mi spiegò che una legge della Regione Sicilia permette ai suoi dipendenti di ritirarsi dal lavoro dopo 16 anni: basta avere un parente “gravemente ammalato”. Me lo diceva colla autosufficienza di un uomo del Nord, un operaio sin dai 13 anni e con alle spalle quasi 50 di autonomo. Risposi che in Spagna succede più o meno lo stesso per i pensionamenti anticipati, che approfittano delle facilità che gli dà lo stato o delle pensioni esorbitanti dei banchieri. Ci salutammo educatamente parlando degli "indignati".


(foto da internet)

Andammo verso il bar Mariotti sul marciapiede dove si trova la biblioteca dell' “Instituto Cervantes”. Stavo quasi per cadere, perché non vidi un piccolo mucchio di asfalto. Dopo mi sono accorto che in tutta Roma i marciapiedi sono tutti di asfalto e che la maggiore parte sono in pessime condizioni, a differenza della mia città natale, dove ci si può mangiare persino la minestra.


Ah! Dimenticavo. Volevo parlare del rapporto che ho avuto con la lingua italiana negli ultimi anni. OK! Risulta che questo viaggio l'ho organizzato con la fissazione di cercare un alloggio vicino al Vaticano. Quando siamo arrivati ​​a casa ero in attesa del padrone, con cui parlai a lungo del viaggio e di altre questioni banali, ovviamente in italiano. Alla fine mi sono pavoneggiato tanto quando mi disse che parlavo molto bene l’italiano. Però, poi, di ritorno a Valencia, in aereo mi si sedette accanto una bambina di tre o quattro anni. Cercai di avviare la conversazione in lingua italiana e le chiesi a che scuola andava, qual era la sua migliore amica, ecc. Lei mi rispondeva, ma ad un certo punto mi disse: "Non capisco". Così mi feci un esame di coscienza linguistica, e ho visto la dura realtà del mio italiano, perché sono i bambini ingenui quelli che dicono la verità.


A proposito, quando arrivammo al caffè prima citato, ordinai un caffellatte lungo e quasi mi mettono un tubo di metro, per questo vi faccio vedere questa fotografia.



(foto da internet)




Dionis Diomar

mercoledì 2 novembre 2011

Ma quanto costate???

(foto da internet)







Dopo lo scandalo dei prezzi stracciati nei ristoranti dei parlamentari, è giunto il giorno della rivolta, che, questa volta, parte dalla in pizzeria. Il Masaniello dei nostri tempi si chiama Gino Sorbillo e da generazioni indossa un grembiule da pizzaiolo in una delle vie del centro storico di Napoli. Il suo locale ha aderito all’iniziativa anti-casta, promossa dal commissario regionale dei Verdi Francesco Borrelli: tariffe speciali per deputati e senatori che entrano nei locali aderenti, almeno una trentina. Prezzi da capogiro, soprattutto in rapporto a quelli praticati dalla buvette del Parlamento.
Per loro la pizza costerà cento euro, un caffè 90 e un panino ben 350 euro. Queste sono le tariffe imposte ai notabili, con proventi destinati a opere di bene.










(foto da internet)






La prima pizza anti-casta, una salsiccia e friarielli, è stata servita all’ignaro deputato del Pd Sergio D’Antoni, al quale il prelibato piatto è costato la bellezza di 100 euro.
D’Antoni, raccontano i presenti, non ha battuto ciglio e ha pagato il conto senza fiatare. «La pizza era buona - ha poi commentato all’Ansa - magari un pò preziosa, ma buona, e non è vero che mi è rimasta sullo stomaco. Penso che campagne del genere vanno bene se servono ad alleggerire il clima in un momento così difficile, a patto che non alimentino la generalizzazione, cioè considerare tutti uguali, perchè così si finisce per fare il gioco di Berlusconi. Comunque sono stato contento di pagare avendo saputo oltre tutto che i fondi vanno in beneficenza».





(foto da internet)






«È solo l’inizio - commentano i Verdi -. Sono già oltre trenta i locali che hanno aderito al progetto in tre giorni. Questa vicenda dimostra che se il popolo vuole la casta paga». «Ovviamente - sostengono i promotori della campagna - qualora i deputati italiani si riducessero i benefit e gli stipendi la nostra campagna si fermerebbe subito».
«I primi 100 euro
- racconta il titolare del locale, Gino Sorbillo, da buon napoletano, memore dell'importanza dell' albergo dei poveri nella città partenopea- li donerò ad un centro per il sostegno ai poveri. Mi spiace per D’ Antoni, ma adesso aspetto il ministro La Russa. Se si presenta gli chiedo 1.000 euro per un pizza perchè in piena crisi economica ha acquistato con il suo Ministero 19 Maserati».