UNA STORIA PER ROMA
La verità è che ho sempre voluto visitare l'Italia, da quando organizzai un viaggio con gli studenti di quarto. E credo che questo sia il mio quinto viaggio.
Perché l'Italia e non la Francia o la Germania, per esempio ? Non lo so, ma quando si tratta d’Italia sono sempre pronto. Quando sono andato mi è piaciuto mescolarmi con la gente, parlare dei loro problemi, osservare le loro reazioni... In tutti i viaggi ho trovato cose positive e altre non tanto. Ho notato che l’italiano medio somiglia molto allo spagnolo medio, con gli stessi problemi: la famiglia, il lavoro e, come no?, probemi sociali, da buon latino.
(foto da internet)
L'altro giorno, a Roma, ho incontrato, mentre visitavo Piazza Navona, un signore italiano nativo della Valle d'Aosta, il quale rivendicava per il Nord d’Italia una più che dimenticata "lingua provenzale", che attraverso il Sud della Francia sarebbe arrivata fino a Guardamar del Segura, a Alicante.
Mi parlò della vergogna italiana dei baby pensionati, e mi spiegò che una legge della Regione Sicilia permette ai suoi dipendenti di ritirarsi dal lavoro dopo 16 anni: basta avere un parente “gravemente ammalato”. Me lo diceva colla autosufficienza di un uomo del Nord, un operaio sin dai 13 anni e con alle spalle quasi 50 di autonomo. Risposi che in Spagna succede più o meno lo stesso per i pensionamenti anticipati, che approfittano delle facilità che gli dà lo stato o delle pensioni esorbitanti dei banchieri. Ci salutammo educatamente parlando degli "indignati".
Andammo verso il bar Mariotti sul marciapiede dove si trova la biblioteca dell' “Instituto Cervantes”. Stavo quasi per cadere, perché non vidi un piccolo mucchio di asfalto. Dopo mi sono accorto che in tutta Roma i marciapiedi sono tutti di asfalto e che la maggiore parte sono in pessime condizioni, a differenza della mia città natale, dove ci si può mangiare persino la minestra.
Ah! Dimenticavo. Volevo parlare del rapporto che ho avuto con la lingua italiana negli ultimi anni. OK! Risulta che questo viaggio l'ho organizzato con la fissazione di cercare un alloggio vicino al Vaticano. Quando siamo arrivati a casa ero in attesa del padrone, con cui parlai a lungo del viaggio e di altre questioni banali, ovviamente in italiano. Alla fine mi sono pavoneggiato tanto quando mi disse che parlavo molto bene l’italiano. Però, poi, di ritorno a Valencia, in aereo mi si sedette accanto una bambina di tre o quattro anni. Cercai di avviare la conversazione in lingua italiana e le chiesi a che scuola andava, qual era la sua migliore amica, ecc. Lei mi rispondeva, ma ad un certo punto mi disse: "Non capisco". Così mi feci un esame di coscienza linguistica, e ho visto la dura realtà del mio italiano, perché sono i bambini ingenui quelli che dicono la verità.
A proposito, quando arrivammo al caffè prima citato, ordinai un caffellatte lungo e quasi mi mettono un tubo di metro, per questo vi faccio vedere questa fotografia.
1 commento:
bellissima riflessione! sempre utile vedere da altri punti di vista.
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