mercoledì 23 novembre 2011

Maniaci del passato

(foto da internet)

Nei negozi i ragazzini chiedono le Converse, di moda nei primi anni '80 post punk. Al cinema si celebra Alien , prequel del Pianeta delle scimmie, Ang Lee gira un film su Woodstock. Si va a comprare musica e si è assaliti da revival e cover.

I negozi d’abbigliamento che orientano un minimo il gusto sono, inesorabilmente, vintage. Il venerdì sera in Italia va in onda da circa due anni uno spettacolo dal titolo I migliori anni, con tanta musica degli anni passati e tanta nostalgia. Sembra perfetta la battuta: «il revival degli Anni 80 sta durando più degli Anni 80».






In letteratura i geni non sono italiani, e gli italiani sembrano scrivere «mash up». In politica un uomo di 75 anni, che raccontava barzellette spinte, e nei vertici internazionali si girava a guardare una collega danese ultraquarantenne, ha ridicolizzato e bloccato il paese; mentre l’opposizione, per citare Alessandro Baricco, «è quanto di più conservatore ci sia in questo Paese», sempre con gli occhi voltati all’indietro, monopolizzata da un gruppo dirigente il cui telefilm di riferimento è tuttora Happy Days . Senza dimenticare che nei media tradizionali l’età media di analisti e commentatori sale a 68 anni.







Tutto il resto è noia.
L’Italia celebra, così, il trionfo - sociale, culturale, estetico della Retromania, saggio di Simon Reynolds. È un grande critico musicale inglese, firma del Guardian , ha cinquant’anni e ha scritto libri importanti, sulla musica techno e l’esplosione rave degli Anni 90, e soprattutto sul post-punk. Secondo lui prima c’era musica che sapeva innovare, che scavava nelle profondità della società per indagare il nuovo, mentre oggi non è più così. «Se gli Anni 70 hanno avuto la disco music e il punk, gli Anni 80 l’hip-hop e gli Anni 90 il rave e il grunge, qual è stato l’imprescindibile fenomeno musicale che ha dominato il mondo della musica pop negli anni zero? (Imbarazzato silenzio). L’era pop che viviamo è impazzita per tutto ciò che è retrò e commemorativo, un nostalgico blocco che impedisce di guardare avanti».

E siccome a detta di Reynolds «la musica non è altro che un araldo, che coglie prima degli altri i cambiamenti e quanto va succedendo nella società», si può ipotizzare che stia succedendo esattamente qualcosa del genere in Italia, con un addirittura un po' più di passatismo? Il critico suggerisce alcuni esempi, tra musica, economia, filosofia. Secondo lui, il più grande fenomeno pop di questo tempo, lady Gaga è solo «un riciclaggio di decadenza glam dei 70 (Bowie), look eccessivo degli 80 (Madonna), neo-dark dei 90 (Marilyn Manson)». Fatto sta che quand’è stata in concerto a Milano, teenager italiane giovani ma anche vecchie sono impazzite. Così come Amy Winehouse, sulle cui spoglie s’è lanciata un’industria culturale avida di miti che non esistono più, non è altro che ripetizione del R&B Anni 60, della Motown, e molto probabilmente di Nina Simone.




Una curiosità: tra le applicazioni più scaricate in Italia c’è iPhone Instagram. Siccome le foto digitali non possono invecchiare e conquistare storia, il pubblico va pazzo per questa funzione che consente di seppiare le foto, invecchiarle. Insomma si vuole essere antichi.
Sostiene il filosofo Maurizio Ferraris (in Anima e iPad , Guanda) che la civiltà dell’iPad - e tanto più se declinata all’italiana - anziché disegnare territori incogniti, potenzia l’esigenza antichissima di avere un’anima, ossia una memoria più ricca. Si vuole «ricordare, non creare»: la tavoletta archivia (il passato), non illumina (un futuro), e si è condannati a esser retromani col gadget in tasca, lady Gaga nelle cuffie, e a sentirsi chiamare giovani a quarant’anni.

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