giovedì 30 aprile 2020

43.



43.

sugli spalti si accendono migliaia di fiammelle tutti ti guardano tutti guardano tutti la sua musica la sentivamo come nostra una rottura delle regole del gioco ma forse si rompeva già prima all’interno di ciascuno la sua voce irriducibile come la tua alla rassegnazione per tutto ciò che di disumano ti circonda passando tra i corpi inquieti percorrendo quasi di corsa tutto lo spazio tornando indietro se una nuova vocalità può esistere deve essere vissuta da tutti e non da uno solo con tanta rabbia dentro di me sale la rabbia sorda che mi hai svegliato tu un mondo che non ho alzandomi in piedi mi raggiungevano folate di vento e di musica che sembravano arrivare direttamente dal centro del cielo noi inadeguati senza armi senza trappole con le candeline accese ora si sta avvicinando un gran temporale lampi all’orizzonte sul mare e sulla linea del bosco.

(da BLACKOUT E ALTRO, Nanni Balestrini)

lunedì 27 aprile 2020

Occhiali




Occhiali


Mi sono riadattato agli occhiali (che la patente, a me, rende obbligati, ormai,
in un paio solo di giorni: vedo tutto più netto: (ma niente mi è, per questo,
diventato migliore, in verità: un semaforo è sempre un semaforo, un marciapiede
è un marciapiede: e io sono sempre io, così)
(quanto al doloroso senso di capogiro,
vaticinato, con l’emicrania, da un Istituto Ottico di corso Buenos Aires, al quale
mi sono rivolto, questa volta, l’ho sperimentato e l’ho superato): (l’oculista
affermava che, con il tempo, io mi ero costruito una mia rappresentazione arbitraria
della realtà, adesso destinata, con le lenti, a sfasciarsi di colpo):
e ho potuto
sperare, per un attimo, di potermi rifare, a poco prezzo, una vita e una vista)


(da Segnalibro, Edoardo Sanguineti)

venerdì 24 aprile 2020

Non andartene...




Non andartene...

Non andartene,
non lasciare
l'eclisse di te
nella mia stanza.
Chi ti cerca è il sole,
non ha pietà della tua assenza
il sole, ti trova anche nei luoghi
casuali
dove sei passata,
nei posti che hai lasciato
e in quelli dove sei
inavvertitamente andata
brucia
ed equipara
al nulla tutta quanta
la tua fervida giornata.
Eppure è stata,
è stata,
nessuna ora
sua è vanificata.

(da Su fondamenti invisibili, Mario Luzi)

mercoledì 8 aprile 2020

Per non vivere...



Per non vivere
maledettamente solo,
mi disabitai
della necessità
degli altri


(da Le cose della vita, Ezio Vendrame)

lunedì 6 aprile 2020

Senza di te tornavo




Senza di te tornavo


Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.

Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.

Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.

E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.

1945/46

(da Poesie scelte, Pier Paolo Pasolini)

venerdì 3 aprile 2020

Marzo



MARZO


Marzo: nu poco chiove
e n’ato ppoco stracqua
torna a chiovere, schiove,
ride ‘o sole cu ll’acqua.

Mo nu cielo celeste,
mo n’aria cupa e nera,
mo d’’o vierno ‘e tempesta,
mo n’aria ‘e Primmavera.

N’ auciello freddigliuso
aspetta ch’esce ‘o sole,
ncopp’’o tturreno nfuso
suspireno ‘e vviole.

Catarì!…Che vuo’ cchiù?
Ntiénneme, core mio!
Marzo, tu ‘o ssaie, si’ tu,
e st’ auciello songo io.


(da Ariette e sunette,1898, Salvatore Di Giacomo)


"Marzo: un po' piove / e dopo un po' cessa di piovere: / torna a piovere, spiove, / ride il sole con l'acqua. / Ora un cielo celeste, / ora un'aria cupa e nera: / ora le tempeste dell'inverno, / ora un'aria di primavera. / Un uccello freddoloso / attende che esca il sole: / sopra il terreno bagnato / sospirano le viole... / Caterina!...Che vuoi di più? / Cerca di capirmi, cuore mio! / Marzo, lo sai, sei tu, / e quest'uccello sono io". 
(Traduzione di Pier Paolo Pasolini)

mercoledì 1 aprile 2020

Certezza




Certezza


Tu sei l’erba e la terra, il senso
quando uno cammina a piedi scalzi
per un campo arato.
Per te annodavo il mio grembiule rosso
e ora piego a questa fontana
muta immersa in un grembo di monti:
so che a un tratto
- il mezzogiorno sciamerà coi gridi
dei suoi fringuelli -
sgorgherà il tuo volto
nello specchio sereno, accanto al mio. 

(Antonia Pozzi)