sabato 31 marzo 2007

ARTURO TOSCANINI


(foto da internet)

Il Comune di Parma celebra quest'anno il 50esimo anniversario della morte del celeberrimo direttore d'orchestra Arturo Toscanini.

Toscanini nacque nel 1867 nella città emiliana, nel seno di una famiglia di forti sentimenti garibaldini. A 11 anni entrò al conservatorio di Parma, nella scuola di violoncello, e nel 1885, a diciannove anni, si diplomò con lode.

Nel 1886, iniziò, per caso, la sua brillante carriera artistica come direttore d'orchestra: in una tournée in Brasile, con l’orchestra dell'impresa Claudio Bianchi, gli orchestrali contestarono il direttore brasiliano Miguez che abbandonò il podio e sollecitarono Toscanini a dirigere l’orchestra. Fu un trionfo, a soli 20 anni, con "Aida", "Rigoletto", "Trovatore" e "Faust".

In Italia, nel 1892, diresse la prima mondiale dei "I Pagliacci" di Leoncavallo, al Teatro Dal Verme di Milano. Nel 1895, al Teatro Regio di Torino, condusse il "Tristano" e "Il crepuscolo degli dei".

L'anno seguente fu nominato direttore d’orchestra del Teatro Regio ed esordì con la "Bohème".

Nel 1897, diventò Direttore Artistico della Scala che diresse per varie stagioni, tra il 1898 ed il 1903 e tra il 1906 ed il 1908, riformando la linea artistica ed amministrativa del Teatro.

Offrì al pubblico le prime in Italia del “Siegfried” di Wagner, “Eugene Onegin” di Tchaikovsky, “Salomé” di Strauss, “Pelléas et Mélisande” di Debussy, e numerose sinfonie di giovani talenti coevi come Debussy, Strauss e Sibelius.

Nel suo repertorio, introdusse la “Tosca” di Puccini, “Louise” di Charpentier e le opere di Mascagni, Giordano, Cilea, Franchetti, e di altri compositori italiani.

Il 26 febbraio 1902, Toscanini diresse le voci del coro del "Va pensiero" per la traslazione delle salme di Giuseppe Verdi e di Giuseppina Strepponi.

Toscanini abbandonò la Scala per diventare Direttore d’orchestra della Metropolitan Opera Company a New York, dal 1909 fino al 1915. Dopo la prima guerra mondiale tornò a dirigere, per la terza volta, la Scala.

Nel 1928 fu nominato direttore stabile della Filarmonica di New York fino al 1936. Il suo rifiuto per il fascismo lo spinse sempre di più a lavorare all'estero.

A Bologna, nel 1931, venne assalito da alcuni fascisti per essersi rifiutato di dirigere l’apertura di una serata ufficiale e da allora non tornò più in Italia.

Nel 1937 assunse la direzione dell'Orchestra della National Broadcasting Company di New York, (NBC), costituita appositamente per lui, e con la quale, alla vigilia di Natale dello stesso anno, realizzò la prima radiodiffusione.

Finita la guerra, l’11 maggio del 1946, ritornò in Italia per l’inaugurazione del Teatro della Scala, ricostruito dopo i bombardamenti e diresse il terzo atto della "Manon", il prologo del "Mefistofele", il coro del "Nabucco" e il "Te deum" di Verdi.
Il 4 aprile 1954, all’età di 87 anni, diede il suo ultimo concerto e l'addio definitivo alla carriera artistica.

In seguito si dedicò alla sistemazione delle sue incisioni con la NBC Symphony a New York. Il maestro si spense a Riverdale, nel Bronx, il 16 gennaio1957, e venne sepolto al Cimitero Monumentale di Milano.

Il comitato per le celebrazioni in onore di Toscanini ha dichiarato: "Figlio della nostra terra, Toscanini ha espresso della nostra gente i valori più forti e tenaci: la sete di libertà innanzi tutto".

Lo ricordiamo con un video sui lavori di ricostruzione della Scala e sul suo trionfale ritorno nel tempio dell'opera.

venerdì 30 marzo 2007

ANCORA NAPOLI




(Foto da Internet)


«In 30 anni 19 rapine, lascio Napoli»: Fulvio Pérez, gioielliere, figlio di gioielliere, famiglia napoletana doc lascia tutto e si trasferisce a Roma, per ricominciare daccapo. Nei suoi ricordi: quella volta che gli hanno puntato una mitraglietta alla tempia, quell’altra che gli hanno svaligiato uno dei suoi negozi, quell’altra e poi quell’altra ancora… Aveva quattro negozi e sono stati tutti chiusi per gli stessi motivi: furti e rapine. E’ vero, ma ci viene da aggiungere: perché Roma, forse a Roma queste cose non succedono? Il gioielliere risponde con prontezza, cosciente che ormai tutte le grandi città sono pericolose e queste cose possono capitare. Ma appunto, sottolinea, capitare, invece a Napoli capita di sicuro: è una costante, un modo di vivere. Purtroppo come si evince dai giornali, dai telegiornali e persino dai blog dei dipartimenti d’italiano (sia i chiodini che altri blog d’italiano hanno ricordato la delicata situazione del capoluogo campano), a Napoli regna la paura, lo si legge anche negli abitanti. Il gioielliere conclude amareggiato le sue riflessioni: «Ho l’impressione che mi seguiranno in tanti. Tra qualche anno resteranno solo i disonesti, la delinquenza organizzata che per riciclare i soldi sporchi moltiplica i suoi negozi...››
Questa non è che una testimonianza diretta di una vittima, ma noi ancora vogliamo credere alle parole di Goethe: vedi Napoli e poi muori, e preferiamo pensare che, nonostante tutto, Napule è … proprio come la descrive il cantautore napoletano per eccellenza, Pino Daniele.

giovedì 29 marzo 2007

Mele d’oro

Se vi chiedessero qual è l’ingrediente principale della cucina italiana, cosa direste? Molti di voi, di fronte a questa domanda, risponderebbero sicuramente: il pomodoro.

(Foto da http://seriouslygood.kdweeks.com)

Eppure, contrariamente a quanto si possa credere questo ortaggio non è italiano, ma è stato importato in Europa dagli spagnoli nel 1540, in seguito alla scoperta dell’America. Pare che i primi pomodori coltivati in Italia fossero gialli e per questa ragione furono denominati dal botanico toscano Piero Andrea Mattioli mala aurea, “mele d’oro” (ecco la ragione del nome attuale). Ma non sempre la diffusione di tale termine fu dovuta al Mattioli. Li pummaroli napoletani, ad esempio, prendono il nome, nel 1799, dall’etimologia francese, pomme d’or o pomme d’amour, espressione questa che esplicita chiaramente le proprietà afrodisiache che furono attribuite ai pomidoro tra XVII e XVIII secolo.





















(Foto da www.pomodoroitaliano.it)

Le varietà italiane di questa bacca dorata sono numerosissime, ma le più diffuse sono sicuramente San Marzano, Pachino (o ciliegino), Cuore di Bue e ramati o a grappolo.

La popolarità raggiunta in Italia da questo ortaggio la dimostrano l’infinità di ricette in cui possiamo trovarlo come ingrediente, alcune di loro sorprendenti. Uno dei piatti tradizionali della cucina toscana, la pappa col pomodoro ispirò negli anni ’60 una canzone diventata poi popolarissima (leggi il testo>>).

E voi, che ricetta italiana a base di pomodoro preferite?


mercoledì 28 marzo 2007

CONFERENZA

(foto da internet)


Il Centro Giacomo Leopardi di Valencia ha il piacere d'invitarvi alla conferenza:

"Il giallo all'italiana"

a cura della professoressa Viviana Trevi.

Venerdì 30 marzo, ore 19.00, Saló de Graus della Facultat di Filologia dell'Universitat di València, Avd. Blasco Ibáñez, 21.

martedì 27 marzo 2007

Sottotitola e vinci!

(Foto da derdiguzel.heavenforum.com)

In occasione dell'uscita dell'attesissima rivista Kairòs, vorremmo invitarvi a partecipare a un concorso organizzato dal dipartimento di italiano e chissà che un giorno non diventiate dei grandi sceneggiatori... Partecipare è semplice: basta cliccare qui, scegliere l'estratto che volete e spedire lo spezzone con i sottotitoli a revistaeoisagunt@gmail.com. Provate, non avete niente da perdere! Al contrario, i premi in palio sono due: un buono regalo di 50€ e un altro di 25€.

In bocca al lupo!

lunedì 26 marzo 2007

LA MERAVIGLIA DI VALENTINO!






Ieri in tutta la Spagna si è ascoltato il ronzio delle moto: il gran premio di motociclismo era a Jeréz, in Spagna, e le voci dei telecronisti di TVE non facevano alcun mistero di voler vedere vincere Jorge Lorenzo con Dani Pedrosa. Lorenzo ce l’ha fatta: primo posto nel quarto di litro. Ma cosa è successo con Dani Pedrosa? Il ragazzo educato e timido, il classico bravo ragazzo che tutte le mamme spagnole sognano come genero è arrivato secondo. Il primo posto è stato per The Doctor, per Valentino Rossi. Con questa vittoria Rossi si avvicina un po’ di più al record del leggendario Giacomo Agostini. Il team di The Doctor ha festeggiato questo successo con una delle solite gag: un gruppo di tifosi vestiti da birilli si sono schierati a triangolo per farsi abbattere da Valentino che ha simulato il lancio di una palla da bowling: strike, tutti a terra in un solo colpo! Queste sono le cose alla Valentino Rossi, un genio dello sport e un magnifico attore. La sua originale personalità non lascia indifferente nessuno, in Italia ha sedotto tutti, persino il fumettista Milo Manara che gli ha dedicato uno dei suoi libri.
Ecco Valentino: gioia e allegria, irriverenza e audacia, coraggio e virtù -almeno per prendere le curve con la moto-. E non solo si fa chiamare The Doctor, ma se lo è addirittura fatto scrivere sul sedere.

Auguri!

sabato 24 marzo 2007

Gianni Rodari

IL MUSEO DEGLI ERRORI

Signori e signore ,
venite a visitare
il museo degli errori,
delle perle più rare.

Osservate da questa parte
lo strano animale gato :
ha tre zampe, un solo baffo

e dai topi viene cacciato.



Nel secondo reparto
c'è l'ago Maggiore:
provate a fare un tuffo ,
sentirete che bruciore .

Ora tenete il fiato :
l'eterna "roma" vedremo
tornata piccola piccola
come ai tempi di Romolo e Remo .

Per colpa di una minuscola
la storia gira all'indietro:
questa "roma" ci sta tutta
sotto la cupola di San Pietro .





Se vi è piaciuta questa filastrocca di Gianni Rodari, potete trovarne altre su Stroccofillo o sul sito ufficiale dell'autore.

In particolare, noi vi consigliamo di visitare La torta in rete, spazio dedicato a Gianni Rodari dove potrete leggere
alcuni racconti inediti o ascoltare alcune filastrocche lette dall'autore.

Buon divertimento!

(Foto da Internet)

venerdì 23 marzo 2007

KAIRÒS



Dopo sei mesi di lavoro, abbiamo il piacere di presentarvi il numero zero della rivista online del dipartimento d'italiano della EOI di Sagunt: Kairòs.

Com'è noto i greci avevano due concetti completamente diversi per il tempo: quello fisico, che chiamavano kronos e quello goduto, che chiamavano kairòs.
Il tempo che abbiamo dedicato ad allestire la rivista, in collaborazione con i nostri studenti, è stato un tempo goduto; un tempo in cui il lavoro di ricerca e di selezione del materiale che ci è pervenuto è stato veramente un tempo piacevole.
La nostra rivista è stata pensata come strumento collaborativo e di apprendimento. Avrà una frequenza annuale e un formato monografico.
Il numero zero è dedicato al cinema italiano attuale. Kairòs si può leggere, navigare e vedere.
Vi troverete notizie sul cinema italiano attuale, schede biografiche di alcuni registi e schede informative che completano gli spezzoni dei film che abbiamo scelto per voi.
Ci auguriamo che questo strumento, che mettiamo a vostra disposizione, sia di vostro gradimento e vi preghiamo di farci pervenire i vostri suggerimenti al seguente indirizzo: revistaeoisagunt@gmail.com

Buon divertimento!

giovedì 22 marzo 2007

ARRIVA LA NUOVA CINQUECENTO!


(Foto da Internet)
L'altra notte sono state presentate le prime foto ufficiali della nuova e attesissima Fiat 500, che hanno fatto e faranno la gioia dei tanti nostalgici del “cinquino”, vista la spiccata somiglianza della nuova autovettura con il mitico modello originario. Ma per saperne di più occorrerà aspettare il lancio ufficiale, previsto per il 4 luglio prossimo (però la commercializzazione avverrà solo a settembre). Perché? "A Torino - spiegano alla Fiat - il 4 luglio 1957 veniva presentata la Nuova Fiat 500, vera e propria icona del nostro tempo con la quale la Fiat concludeva la fase di rinascita iniziata nel dopoguerra". La Fiat Nuova 500 ("nuova" per distinguerla dalla Fiat 500, lanciata nel 1936, e ribattezzata più familiarmente:"Topolino") nacque in un periodo delicato della storia italiana; in una fase di transizione che parte dalla ricostruzione del dopoguerra fino al boom degli anni 60. Nell'Italia dei primi anni '50, nonostante l’economia fosse ancora prevalentemente agricola, erano forti le avvisaglie di un prossimo sviluppo economico e sociale. Ma in “viaggio” verso l'industrializzazione e con i primi tiepidi approcci al consumo si presentava il problema della mobilità personale. Seppur le prime risposte del mercato furono gli scooter, fenomeno tipicamente italiano, (vi ricordate della Vespa o Lambretta?), con il passar del tempo si ripropose sempre con maggiore urgenza l'esigenza di una motorizzazione collettiva, stimolata dalla possibilità, in pieno boom economico, di fare ricorso a cambiali o a sistemi di rateazione per l'acquisto di beni di valore. La vecchia 500 C "Topolino" (la più piccola vettura al mondo!) rimase in produzione fino al 1955 e venne sostituita dalla ben più moderna 600. Ma ancora era lungo il cammino da fare prima di poter raggiungere una larga fascia di motorizzati. Quindi, nel mercato italiano parve indispensabile pensare ad una soluzione di una benché minima, ma "vera", automobile... la “nuova Cinquecento”, economica e razionale, che rispecchiava la filosofia del suo progettista: Dante Giacosa.
Ve la comprereste o... ve la sareste comprata?

mercoledì 21 marzo 2007

AZUR E ASMAR

Nel 1999 arriva nelle sale cinematografiche italiane Kirikù e la strega Karabà, una favola africana che affascina gli spettatori con la sua particolarissima estetica naïf. La bellissima colonna sonora del film è del musicista senegalese Youssou N'Dour che ha dichiarato:

Ho letto la sceneggiatura di KIRIKÙ E LA STREGA KARABÀ tre anni fa, insieme a molte altre sceneggiature di film per le quali mi offrivano di lavorare come attore o compositore.
Quella di KIRIKÙ è stata l’unica ad attrarmi, per due motivi.
Innanzitutto, perché è un racconto africano nel quale mi posso identificare. Parla di acqua e natura, di bambini, di una strega e di feticci, gli elementi di cui è costituita la nostra mitologia, le nostre radici. E poi perché mi avrebbe permesso di lavorare ancora una volta con la musica tradizionale. Michel Ocelot mi aveva detto chiaramente che non voleva strumenti moderni, ma voleva una musica ben radicata in Africa. E noi abbiamo effettivamente usato strumenti tradizionali africani come il balafon, il ritti, la cora, lo xalam, il saabar e il belon.
E’ stata la mia prima esperienza di lavoro con il cinema ed è stata per me una vera sfida. Ho cominciato a lavorarci dopo aver letto la sceneggiatura, e quando ho visto il film sono stato colpito dall’impatto delle immagini, la forza dei colori e l’originalità dei personaggi. Sono immagini idilliache, certo, non sono l’Africa di oggi, ma un’Africa stilizzata e mitica, l’Africa dei racconti per bambini.

Nel 2005 Michel Ocelot torna sugli schermi italiani con Kirikù e gli animali selvaggi, dove il piccolo Kirikù dimostra ancora una volta la sua saggezza e il suo buon senso.

Ora è la volta di Azur e Asmar, un'autentica meraviglia agli antipodi dei consueti film d'animazione americani. Questa volta il regista racconta la storia di due ragazzi: uno biondo con gli occhi chiari, di nobili origini, e l'altro bruno con gli occhi e la pelle scuri, figlio di un'inserviente. Crescono insieme in Francia, come fratelli, affascinati dalla leggenda della fata dei Djinns che ogni notte, prima di dormire, racconta loro la nutrice Jenane.

Inaspettatamente il padre di Azur decide di cacciare di casa Asmar e sua madre. I due fratelli vengono così divisi, ma torneranno a incontrarsi aldilà del mare, alla ricerca della fata protagonista dei racconti della loro infanzia. Nel loro percorso incontreranno pericoli e terre meravigliose ma, soprattutto, impareranno a essere tolleranti e a rispettare la diversità.


Questa coproduzione franco-italo-spagnola è il primo film digitale del regista che spiega:
La storia è ambientata nel medioevo e parla di tutte quelle persone che non hanno imparato a conoscersi tra di loro: gente del nord e del sud, gente con la pelle chiara o la pelle scura, cristiani e musulmani. Parlo di immigrati e tutto somiglia a un bel racconto delle mille e una notte.


E voi, avete già visto qualcuno di questi film? Vi è piaciuto? O forse preferite i film della Disney o della Pixar?

(Foto da Internet)

venerdì 16 marzo 2007

Festa di San Giuseppe

Sì, proprio così! Ci prendiamo un periodo di pausa e torneremo il 21 marzo. Ma prima di andarcene, ci piacerebbe condividere con voi una deliziosa ricetta che si usa preparare in occasione delle feste di San Giuseppe: le zeppole. Contrariamente a quanto si possa pensare, l'origine di questo dolce non è cristiano: intorno al 17 Marzo nell'antica Roma si celebravano i Liberalia, si beveva vino e si friggevano profumate frittelle (zeppole). La tradizione cristiana ha sostituito i festeggiamenti dell'arrivo della primavera con quelli relativi al culto di San Giuseppe. In questo periodo in molte città italiane è tradizione imbandire tavole e servire cibo ai poveri, ma su queste tavole non possono certo mancare i dolci fritti: zeppole, ciambelline, bignè, frittelle di riso, sfinci.

Come è buono, come è caro
San Giuseppe frittellaro,
ad ognuno una frittella
che è lucente come stella.

Curiosamente le zeppole sono molto simili ai dolci che si mangiano a Valencia in occasione delle "Fallas": i "buñuelos". Un altro dato singolare è che a Itri, in provincia di Latina, il 19 marzo si celebra così>>.

Buon appetito e... buon divertimento!

giovedì 15 marzo 2007

ALE E FRANZ


(foto da internet)

Vi presentiamo due giovani comici: Ale e Franz - al secolo Alessandro Besentini e Francesco Villa - un'interessante coppia di attori giunti alla ribalta fra il 2002 ed il 2003, grazie alla partecipazione alla trasmissione televisiva Zelig condotta da Claudio Bisio. Tra i personaggi da loro messi in scena, ricordiamo la coppia di sgangherati gangster Gin e Fizz e la famosissima "Coppia della panchina".
Il loro percorso teatrale, raffinato nel corso degli anni secondo i dettami di una comicità tra lo stralunato ed il surreale, va - quasi alla stregua di moderni guitti votati a rinnovare l'antica commedia dell'arte - dalla classica maschera al clown, dal comico al tragico e per finire alla mimica.
Ale e Franz hanno dichiarato: "Come nasce l'idea della panchina? Dalla vita reale, di tutti i giorni, da cui ci piace attingere a piene mani. Una signora al mercato un giorno ha detto, fa caldo fa freddo non si sa più come vestirsi... e la sera è diventata parte delle nostre battute".
Vi proponiamo uno scketch dei due giovani comici, intitolato "Il tempo", tratto dalla serie la "coppia della panchina" (fate click qui>>).
Buon divertimento!

mercoledì 14 marzo 2007

GITA A SAGUNTO




L’8 marzo, festa della donna, abbiamo pensato di rendere un piccolo omaggio alle allieve, straniere e non, del corso 1C d’italiano.
Abbiamo chiesto alla nostra ex allieva Irene A., di farci da guida e di mostrarci le bellezze della nostra cittadina.
Irene ha accettato volentieri il nostro invito e così, in una giornata soleggiata, ma fredda e ventosa, ci siamo dati appuntamento alle dieci davanti al Comune.
Da lì Irene ci ha riunito nella vicina Piazza della Peixcateria e ci ha spiegato la sua funzione di mercato del bestiame nel Medioevo.
Siamo risaliti sino alla Plaça Major e sotto i portici abbiamo immaginato il mercato medievale, con gli artigiani e i venditori.
Irene ci ha regalato una riproduzione di una moneta romana e, con la moneta appesa al collo, ci siamo diretti verso la chiesa di S. Maria. Ne abbiamo ammirato le tre porte e le lapidi romane situate nel muro sottostante la porta nord.
Da lì siamo discesi di nuovo in Piazza e abbiamo percorso un tratto della salita che conduce al Castello. Abbiamo ammirato i resti della torre eretta dagli ebrei a difesa del loro quartiere, il Palazzo (e lo scudo) del Duca di Gaeta e ci siamo addentrati nel ghetto. Ne abbiamo ammirato i vicoli e ci siamo soffermati davanti alla probabile ubicazione della sinagoga.
Siamo discesi di nuovo, uscendo dal ghetto, e abbiamo imboccato una viuzza in salita che ci ha condotto all’Eremo del Sangue, in cui sono conservate le macchine della Settimana Santa.
Abbiamo ripreso il nostro cammino in salita e siamo giunti al Teatro romano. Irene ci ha raccontato del polemico restauro del Teatro e degli spettacoli che vi si tengono d’estate.
Alla fine della visita guidata, siamo scesi sino alla Plaça del Furs e da lì siamo andati alla sede di Saguntur.
Irene ci aveva preparato una bellissima sorpresa: pasticcini tipici della zona, un ottimo vino dolce e musica medievale!!


Una giornata veramente simpatica!

martedì 13 marzo 2007

BUENOS AIRES: UN PORTO DI MARE


(Foto da Internet)
Per un italiano, alcuni paesi dell’America del Sud rappresentano il punto d’incontro della Spagna con l’Italia. Nonostante si parli castigliano (o portoghese), sono molte le abitudini che accomunano questo sud con il mondo di casa nostra. Diamo un po’ un’occhiata al paese sudamericano che ha visto concentrata, probabilmente, la più grande emigrazione italiana del XIX e XX sec., ovvero l’Argentina.
In molte famiglie ci sono parenti, più o meno prossimi, che hanno inseguito il sogno americano, con l’intenzione di “fare l’America” in Argentina. I cognomi argentini, sempre in primo piano nel mondo del calcio, indicano origini nostrane e, seppur con pronuncia spagnola, suonano familiari, indiscutibilmente italiani.
Proprio il quartiere argentino per antonomasia, La Boca, patria del tango, di Caminito, ormai diventato un museo all’aria aperta e meta prediletta di artisti di strada, ballerini e suonatori di bandoneón, è stato ricreato a immagine e somiglianza della città italiana di Genova. Scriveva, nel 1930, il cronista Souza Reilly a proposito del quartiere "genovese" di Buenos Aires: «Non appena giungete alla Boca del Riachuelo, i vostri cinque sensi vi grideranno all'orecchio come un
capostazione: "Genova! [...] Le parole, gli odori, i sapori, insomma tutto vi produrrà l'impressione pittorica, panoramica, superficiale di trovarvi a Genova. Una manciata di casette variopinte, il porticciolo gremito di imbarcazioni, la parlata genovese che risuona nelle strade, e ovunque il profumo inconfondibile della farinata e della focaccia calda...» Così era La Boca: una Genova in miniatura, popolata da marinai e pittori, massaie e prostitute, poeti vernacolari e contrabbandieri, commercianti e compositori di tango. Dipinte e ritoccate continuamente con le vernici delle imbarcazioni, le casette di La Boca conferivano al quartiere l'aspetto pittoresco che lo ritrae nell'immaginario urbano di Buenos Aires come un luogo esotico, come la piccola Genova dove gli immigrati avevano imposto il modus vivendi della loro patria. Un quartiere variopinto e inquietante, povero e fiorente allo stesso tempo, in cui l'immigrazione, prevalentemente ligure, aveva imposto pacificamente l'uso del dialetto genovese. Punteggiate di parole italiane, e più spesso ancora di termini genovesi, queste storie cominciavano immancabilmente con la nave da cui scesero i nonni -o i genitori: tutti avevano la ferma determinazione di voler passare dalla povertà a una discreta ascesa sociale attraverso la redenzione del lavoro.
Ma l'anima di La Boca non è solo l'orgoglio di un'immigrazione industriosa, il quartiere è anche il luogo degli altri due temi fondamentali della comunità immigrante creolizzata: la pittura e il tango. La Boca degli anni d'oro, ossia dalla seconda metà del secolo scorso fino alla fine degli anni '60, era il quartiere boemio; e del tango, la Boca ne è uno dei luoghi mitici, sia perché il tango esprime la malinconia degli immigrati, sia perché l'angiporto forniva lo sfondo adeguato per un ballo di origine postribolare, e per canzoni i cui testi erano scritti in lunfardo, il gergo della malavita infarcito di espressioni dialettali italiane, spesso genovesi.
Nonostante appartenga a un’epoca che fu, il fascino del quartiere rimane intatto per il turista italiano, pronto a scoprire una città che, dopo la profonda crisi del 2002, è entrata prepotentemente nelle mete turistiche per il basso costo della vita; una città che, di nuovo alla ribalta internazionale, incuriosisce il viaggiatore e lo affascina, giacché gli permette di riscoprire nell’emisfero australe un mondo così vicino e così lontano.
Se ne avete la possibilità buon viaggio!

lunedì 12 marzo 2007

Animali parlanti

Che cosa sono le favole? Perché sono presenti in tutte le culture del mondo e si assomigliano tanto?

La favola è un genere indissolubilmente legato al nome di Esopo, uno schiavo greco che non poteva permettersi di criticare apertamente la società in cui viveva, per questo ricorse a un fantastico espediente: trasferì i vizi degli uomini negli animali e li criticò in una minuscola società “animalesca”. Se avesse osato censurare apertamente la prepotenza dei suoi padroni, sicuramente ci avrebbe rimesso la pelle; ma risultava molto difficile accusarlo se disapprovava la vorace prepotenza del lupo. Eppure, sotto la pelle del lupo si nascondeva pur sempre il ritratto del tiranno. Gli animali, in base ad alcune loro caratteristiche, diventano così il simbolo dei difetti degli uomini. Si tratta dunque di una critica alla società umana, e nasconde sempre una morale, un insegnamento.

Vogliamo fare una breve conoscenza con i protagonisti di questi racconti?

Il lupo: rappresenta la voracità, l’ingordigia, la prepotenza. Crede di aver ragione solo perché è forte.

L’agnello: rappresenta l’innocenza, la timidezza e la paura che si accompagna a chi è debole e indifeso contro le prepotenze dei più forti.


La volpe: rappresenta l’astuzia, che spesso ha il sopravvento anche sulla forza fisica. La volpe approfitta spesso della stupidità di altri animali per truffarli.

Il corvo: rappresenta la stupidità dei vanagloriosi che, se si sentono lodati, non capiscono più nulla e si lasciano imbrogliare.

Il leone: come il lupo, rappresenta la voracità, l’ingordigia, la tirannia, specialmente quando è descritto come il re della foresta.

Il coniglio: rappresenta soprattutto la paura.

Sono molti gli scrittori che si sono ispirati alle favole di Esopo: lo scrittore latino Fedro, Leonardo da Vinci, Jean de La Fontaine e Pietro Pancrazi, che scrisse L’Esopo Moderno. In quest'opera l’autore rivisita le favole classiche, dimostrando che i caratteri dipinti da Esopo non appartengono solo al suo tempo ma si riferiscono a ogni epoca, perché la natura umana resta fondamentalmente sempre la stessa.

E voi che ne dite? Ci sono lupi, agnelli, volpi, corvi, leoni e conigli nella società di oggi?

(Foto da Internet)

domenica 11 marzo 2007

ANDREA CENTAZZO (a Laura C., in memoriam)


(foto da internet)

Abbiamo il piacere di presentarvi Andrea Centazzo, un musicista versatile che, in trent’anni di carriera, partendo dalle percussioni, ha esplorato l’universo della creazione artistica e della multimedialità. La costante ricerca di Centazzo su suoni e immagini, iniziata vent’anni fa, si basa sull'integrazione del linguaggio musicale occidentale contemporaneo con quello della tradizione asiatica.
La sua opera attraversa le più diverse espressioni musicali: dall'opera alla sinfonia, dal jazz alle percussioni sole. La musica di Andrea Centazzo cattura ed esprime i ritmi e i battiti della vita, sintetizzando i misteri delle vibrazioni orientali, il ritmo armonico del jazz e la cultura pop rock.

Centazzo ha scritto altresí un'opera multimediale, "Tina", acclamata dalla critica, sulla vita di Tina Modotti (puoi ascoltare un brano musicale dell'opera visitando il sito web, in inglese, di Centazzo, facendo click su listening room) e "L'omaggio a Pier Paolo Pasolini" (vedi il link sullo scrittore-regista>>), concerto con un mélange interessante di concezioni artistiche assai diverse tra loro.
Vi proponiamo un brano intitolato Buenos Aires che dedichiamo alla memoria di Laura C., sorella di una nostra carissima allieva, scomparsa in Argentina durante la dittatura militare del generale Videla.



venerdì 9 marzo 2007

LIBERATE DANIELE MASTROGIACOMO



I chiodini vi invitano a firmare l’appello per la liberazione del reporter italiano, Daniele Mastrogiacomo, sequestrato in Afghanistan, perché creduto una spia, e, invece, lì, in viaggio da Kandahar verso una terra di turbanti neri, in missione di lavoro, ovvero per vedere, capire, decifrare e raccontare la realtà, affinché l'opinione pubblica possa conoscere e sapere.
A Roma si è mobilitata la piazza per il giornalista di Repubblica: centinaia di persone si sono riunite in Campidoglio. E proprio la piazza del Campidoglio è diventata il luogo della veglia, degli appelli, delle preghiere laiche da quando il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha inaugurato questo "rito" nel 2004, ai tempi dei primi sequestri in Iraq. E da allora lo si fa ogni volta che un italiano finisce nella mani di talebani, jahadisti o guerriglieri. Quella di ieri è stata una straordinaria mobilitazione del mondo dell'informazione e dell'opinione pubblica che, in altre circostanze, ha tanto contribuito ad un positivo esito di sequestri di italiani in Afghanistan, in Iraq e in altri luoghi di conflitto.
E' stata una manifestazione sobria, per lanciare un messaggio di speranza, un segnale "forte e chiaro" ai rapitori dell'inviato di Repubblica. Cartelli giganti che gridavano lo sdegno dei giornalisti, della politica e di tutti i cittadini: “Liberate Daniele, è solo un giornalista”, "Per Daniele Mastrogiacomo, per la sua libertà", "Daniele tieni duro". Poi, dopo le parole, il silenzio e la gigantografia di Daniele è scesa tra gli applausi. Lentamente la gente ha cominciato a sfollare.
Per oggi è previsto l'appello dalla Moschea di Roma dopo la preghiera del venerdì, con l'intenzione di coinvolgere tutta la comunità islamica. Ci sarà il sindaco Veltroni, l'imam della Grande Moschea, Ala Eddin Mohammed Ismail el Ghobashy, e i rappresentanti del Centro culturale islamico d'Italia. "Sono grato alla comunità islamica - dice Veltroni - per aver aderito a questa sollecitazione, che dimostra e ribadisce sensibilità contro il terrorismo e la condanna verso chi priva della libertà le persone".

Firmate anche voi!

giovedì 8 marzo 2007

FESTA DELLA DONNA


(Foto da Internet)

Oggi è la festa della donna. In Italia si regalano le mimose e molte donne decidono di uscire con le amiche. Per divertirsi assistono a striptease maschili nell’intento di emulare gli uomini. Ma questo è solo il lato superficiale di una ricorrenza che, in realtà, dovrebbe ricordare a tutti i sacrifici, gli sfruttamenti e gli abusi che le donne hanno subito da sempre e dovrebbe commemorare tutte coloro che hanno combattuto per la propria dignità, libertà ed emancipazione.

Le origini della festa risalgono al 1908: ai primi di marzo alcune operaie dell'industria tessile Cotton di New York organizzarono una protesta contro le terribili condizioni lavorative in cui si trovavano. Lo sciopero si protrasse per giorni, fino all’8 marzo, giorno in cui il proprietario dell’azienda bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscirne e vi appiccò fuoco. Persero la vita tra le fiamme 129 operaie, di cui almeno 39 di origine italiana. L’unica loro colpa era stata quella di lottare per ottenere delle condizioni di lavoro e di vita più dignitose.

Oggi le condizioni delle donne sono di gran lunga migliorate, ma sono ancora molte le donne che vivono in condizioni precarie al di là di mimose e feste commerciali. Per questo bisogna continuare a celebrare questa data e cogliere l’occasione per collaborare con le associazioni che lottano per difenderne i diritti.

Ci associamo alla commemorazione di questa ricorrenza, e, che c’è di meglio se non festeggiare con il ricordo di due grandi figure femminili italiane? Ecco un webquest! E, siccome quest’anno i webquest del dipartimento d’italiano sono dedicati alle donne, i premi di entrambi, quello di Filomena Marturano (vi ricordate!) e quello di oggi, saranno consegnati il 23 aprile, giorno del libro.

Ah, e se avete delle rivendicazioni da fare, scrivetele qui!


mercoledì 7 marzo 2007

PER I CHIODINI (PICCINI PICCINI)

(Foto da internet)


Carissimi bambini vicini e lontani, non ci siamo dimenticati di voi!

Oggi vorremmo dedicare questo post a voi e ai vostri maestri.
Fare il maestro è una cosa seria: ci vuole vocazione, preparazione, impegno, serietà, allegria, buon umore. Bisogna sapere tante cose e saperle trasmettere a voi bambini.
Noi conosciamo tre bravissime maestre legate al nostro dipartimento: Pilar, Sonia ed Imma. A loro tre, scelte come simbolo di questa professione, dedichiamo questo post.
Pilar lavora a Quartell, Imma a Valencia e Sonia a Quart de Poblet. Siamo sicuri che chi frequenta le loro classi sarà, nel futuro, un buon cittadino, preparato ed educato.
L'altro giorno, a lezione, Pilar ci ha detto una cosa che ci ha fatto riflettere:

"Voi insegnanti di secondaria (e di EOI) avete bisogno di piú cortile!".

E' una riflessione seria sulla centralità del gioco nell'insegnamento, delle emozioni, della voglia di stare insieme agli altri.

E allora, colleghi, più cortile nelle nostre lezioni!

Cari bambini (chiodini), torniamo a voi: fare lo studente a quest'età non è mica semplice; bisogna imparare divertendosi e bisogna divertirsi imparando.
Vi proponiamo due link molto interessanti: il primo è intitolato Il nonno racconta, uno spazio dedicato alla costruzione delle favole e il secondo, intitolato Il giocafeste , è centrato sui tanti giochi che si possono realizzare nelle lezioni di lingua (spagnolo, valenzano, inglese, ecc.).

Ci auguriamo che siano di vostro gradimento!

Buon divertimento! Scriveteci!

martedì 6 marzo 2007

NA TAZZULELLA 'E CAFE'



E' ora di cominciare una nuova giornata: con il caldo che incalza, la primavera e “Las Fallas”, svegliarsi per cominciare il tram tram quotidiano è alquanto faticoso. Ma non abbiamo scelta: ci dobbiamo alzare. Come se fossimo degli automati, dopo la benedetta sveglia, ci dirigiamo in cucina: carichiamo la macchinetta e ci prepariamo a fare colazione, pensando che ci vuole proprio un bel caffè. E solo dopo un sorso di quel liquido nero così speciale possiamo cominciare a carburare...
Dubbi e incertezze tuttora persistono sul come e sul quando il caffè sia giunto e si sia diffuso in Europa e in Italia. Il caffè espresso è indiscutibilmente made in Italy, e soprattutto è associato alla città di Napoli; infatti i napoletani, sicuramente, hanno il primato per il largo consumo che fanno di caffè e per i diversi modi in cui lo preparano. La " tazzulella 'e cafe' " fa parte delle loro irrinunciabili abitudini: è la pausa di lavoro, il complemento del pranzo, il risveglio del mattino... la prima cosa che si offre ad un ospite e per quante sono le persone che lo amano, tanti sono i modi di prepararlo (oltre a quello tradizionale) e di gustarlo...

Una cosa è certa: a Napoli andare al centrico Caffè Gambrinus e degustare “na tazzulella 'e cafe'” è un rito, e una tappa turistica obbligatoria. Il caffè dura un attimo, ma il retrogusto perdura a lungo e lascia in bocca quel sapore amaro dall’aroma così dolce!

Buona degustazione!

lunedì 5 marzo 2007

CONFERENZA-PRANZO


(Plinio Nomellini. Il fieno. Foto da internet)

Che cosa si mangiava in Italia a metà dell'800? Dagli studi condotti sull'alimentazione nel XIX secolo, si ha un quadro impressionante delle condizioni di vita delle popolazioni rurali e urbane.

Si mangiava pane di granoturco, minestre nelle quali si utilizzavano le materie più scadenti come polenta, patate, castagne, legumi che costituivano la quasi totalità del vitto. La carne era esclusa, eccetto quella da cortile, e una volta ogni tanto.
Questo tipo di alimentazione comportava, specialmente al nord, gravi e inevitabili conseguenze sanitarie come la pellagra.

La frutta era principalmente costituita da mele, pere e frutta minore, nonché da uva, che veniva trasformata in vino e che più che bevanda era cibo.

Al sud e nelle isole, il clima più mite consentiva una cucina a base d'olio, pomodoro e verdure, pane, pastasciutta nonché pesce e agrumi.


Si pensi, ad esempio, che il rancio preunitario dell'esercito sardo aveva alla base una robusta razione di pane, cui si aggiungeva un monotono susseguirsi di brodi di verdura e carni lessate, in cui si cuoceva cavolo, riso, pasta e legumi, con integrazioni di conforto come gli alcolici e il vino in speciali occasioni.

La carne da brodo lessata proveniva dalle vaccine più vecchie ed era naturalmente indigeribile.

Gli animali pesanti da fattoria erano allevati principalmente per il lavoro, poi per il latte e la riproduzione. Ne conseguiva che solo in avanzatissima età venivano abbattuti o cadevano da soli.

La quantità giornaliera di carne, alta anche secondo gli standard odierni, non deve quindi trarre in inganno.

Si trattava in genere di carne di scarsa qualità e valore nutritivo, detta anche frattaglia.

Nel nord solo il maiale faceva eccezione dove, nei mesi invernali, le parti meno nobili e grasse della bestia costituivano l’integrazione alimentare più importante. Col grasso, lardo, strutto poi si cucinava tutto l’anno. Essendo la carne di maiale un alimento deperibile, anche se insaccato (ricordiamo che le principali norme igieniche usciranno dalla scienza alla fine del secolo), difficilmente trovava posto nell'alimentazione militare nella versione arrosti-braciole.
Solo a fine secolo cominciano a fare la loro comparsa cibi conservati in scatola (non molto apprezzati), brodo concentrato, rum, grappa.

Se volete saperne di più sulla cucina e sull'alimentazione dell'unità d'Italia, il Centro Giacomo Leopardi di Valencia ha organizzato un'interessante conferenza-pranzo (a cura del professor Angelo Castro).

L'appuntamento per tutti gli storici-buongustai-curiosi è per venerdì 9 marzo 2007, alle ore 13.30, presso il ristorante Alter Ego (C/Conde de Altea, 40, Valencia).

E' richiesta la prenotazione: 96 36 21 711.
Chiudiamo con una canzoncina-gioco su Giuseppe Garibaldi, uno dei personaggi più importanti del Risorgimento, che cantavamo a scuola da bambini.

Regole del gioco: prima bisogna cantarla così com'è, e poi con una sola vocale (ad esempio, usando solo la e, e così via... buon divertimento e buon appetito!):


Garibaldi fu ferito

fu ferito ad una gamba

Garibaldi che
comanda

che comanda
i suoi soldà

domenica 4 marzo 2007

Simone Cristicchi vince Sanremo

(Foto da Internet)

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SANREMO - Simone Cristicchi ha vinto il 57/mo festival di Sanremo. Nel pomeriggio aveva vinto anche il premio della critica Mia Martini. Autore di 'Ti regalerò una rosa', Cristicchi è un artista ironico e raffinato, ma il suo progetto 'Centro di igiene mentale' (disco, documentario e libro) frutto di un suo viaggio negli ex manicomi italiani, lo ha portato a vincere con un testo apprezzabile anche per il contenuto. La sua canzone racconta con crudezza la realtà, spesso sconosciuta, dei cosiddetti 'pazzi'.
Si era fatto notare qui a Sanremo, sezione giovani, già un anno fa per l'originalità del suo brano, scritto con Simona Cipollone (la Momo di Fondanela): 'Che bella gente', un brano nato nel clima del suo spettacolo a metà tra teatro e canzone.

È stato allievo di Jacovitti, ha trent'anni ed è nato nel popoloso quartiere Tuscolano, a Roma. Dopo l'incontro con il produttore Francesco Migliacci, nel 1998, nel 2003 conquista il Cilindro d'Argento, premio per cantautori emergenti nell'ambito del Festival 'Una casa per Rino', dedicato a Rino Gaetano, da sempre uno dei suoi punti di riferimento musicali. Il successo arriva nel 2005 con 'Vorrei cantare come Biagio', tormentone-parodia ispirato ad Antonacci, che non solo non si offende, ma lo invita sul palco del Palalottomatica di Roma per presentare la curiosa presa in giro, in realtà un raffinato j'accuse ai meccanismi dell'industria discografica. La canzone gli apre le porte del Festivalbar. Arriva una pioggia di premi: tra questi, il Premio Giorgio Gaber, il Lunezia e la Targa Tenco.

Al di là delle suonerie scaricate a centinaia di migliaia, e dei premi, cresce la fama di Cristicchi comunicatore, tra Cinecittà Campus e un mini-tour in varie università. Il 2006 si apre nel segno di Sergio Endrigo. Partecipa, all'Auditorium di Roma, al tributo a un maestro incontrato e perso troppo presto, insieme a Gino Paoli, Morgan, Cammariere, Vanoni, Morandi, Nada, Renato Zero, Vecchioni e Lauzi. Nello stesso anno arriva al Festival di Sanremo, con una valigetta da commesso viaggiatore per cantare 'Che bella gente'.
Porta in giro per l'Italia il suo spettacolo 'Centro di igiene mentale', che continuerà per tutta la prossima estate. Le testimonianze raccolte negli ex manicomi, i racconti dei 'portatori sani di una sensibilità esasperata' sono diventati anche un documentario e un libro appena uscito per Mondadori.

Tratto da http://www.corriere.it/

sabato 3 marzo 2007

MAGNABLOG


Una volta c'erano le cosiddette maniglie dell'amore e cioè il grasso localizzato sui fianchi che -da quanto dicono- rappresenta il principale inestetismo di noi maschietti over 30. Dieta e ginnastica non sembrano in grado di aggredire il grasso localizzato in questa sede. E allora come possiamo migliorare la nostra qualità di vita (o del girovita)?. E poi crediamo che, come ben indica il nome affettuoso che è stato dato a questi cuscinetti adiposi, possono essere utili per sorreggersi in posizioni erotiche estreme!
Comunque, se non possiamo risolvere il problema(?) delle maniglie (dell'amore), possiamo dedicarci ad affrontare l'attualissimo problema dei lucchetti (dell'amore).

Di che cosa stiamo parlando? Di un fenomeno che si sta diffondendo a Roma, dove centinaia di giovani coppie si sono giurate amore eterno lasciando i propri lucchetti sui lampioni di quello che è il più antico tra i ponti ancora integri della città eterna (ah, le chiavi -noblesse oblige- vanno gettate nel Tevere).
Per saperne di più su questo curioso fatto di cronaca (quasi gossip), vi invitiamo a visitare il blog che i nostri colleghi del dipartimento d'italiano della EOI di Gandia hanno allestito in questi giorni: magnablog.

La rete dei blog d'italiano è imparabile! Buona lettura!

venerdì 2 marzo 2007

Questione di voce


Tempo fa qualcuno osò domandare a Sarah Vaughan: "A chi vorrebbe assomigliare?" E lei rispose senza indugiare: "A Mina". Un dato curioso è che sia Sarah Vaughan che Mina hanno in comune un'estensione vocale di tre ottave, estensione che ha permesso a Mina di spaziare dal jazz al pop, dalla melodia partenopea ai grandi classici internazionali . È stata paragonata alla grande Ella Fitzgerald, soprattutto nel sapere trasmettere durante i concerti dal vivo un feeling intenso dal forte sapore nero, non a caso Louis Armstrong ha detto "è la cantante bianca più grande del mondo". O la si ama o la si odia, ma non lascia indifferente nessuno.

Di lei hanno detto:


Liza Minelli (da Corriere della Sera)
Anni fa ho scoperto la voce di Mina: mi facevo spedire dagli amici italiani tutti i suoi dischi, li studiavo, mi piacevano e mi riempivano di curiosità per la personalità di questa misteriosa donna e di questa artista. Avrei voluto conoscerla quando ho cantato a Milano, al teatro nuovo nel 1982, ma non è stato possibile.

Caterina Caselli (da Tutto)

Per parlare di Mina ci vorrebbe un libro intero. È la migliore cantante italiana. È talmente grande che non può neanche permettersi il lusso di smettere di cantare.
Una delle più grandi cantanti del mondo, non soltanto d'Italia. Io l'ho conosciuta. Tra l'altro è una donna semplicissima, spiritosa, con la quale c'è un rapporto di grande stima e grande affetto. La più grande emozione che mi ha dato credo risalga a quel concerto splendido che ha fatto nel '78 a Bussoladomani, un concerto durante il quale mi ha veramente sconvolta. Ricordo di aver avuto un'emozione così forte pochissime altre volte: quando ho ascoltato Ray Charles e Aretha Franklin. Sono emozioni che non si dimenticano mai nella vita.

Gianna Nannini (da Raro!)
Mi ha fatto molto piacere che un mio pezzo sia stato ripreso da Mina. La sua versione di California mi è piaciuta molto, mi ha fatto venire i brividi. Le ho anche telefonato per dirglielo. La stimo moltissimo, mi reputo una sua fan, con quella voce c'è solo lei e può permettersi di cantare ciò che vuole.

Adriano Celentano (da Il paradiso è un cavallo bianco che non suda mai, Sperling&Kupfer)
Io e Mina siamo due spontanei. Io oltre alla spontaneità, credo di avere anche una certa amministrazione artistica, un certo dosaggio, che Mina non ha mai avuto. Adriano Celentano siamo in due, dentro: uno è quello che vuole andare e un altro è quello che vuole stare. È lui che dice: "Un momento, aspetta, questo lo fai domani, oggi è meglio fare così". Mentre invece Mina è solo una che vuole andare. Cioè, io ho anche la carrozzeria, Mina ha soltanto il motore. Il motore va, mancano i freni, manca il resto.

Fabrizio de Andrè (Presentazione dell'album M'innamoravo di tutto)

Se una voce miracolosa non avesse interpretato nel 1968, La canzone di Marinella, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in legge per dedicarmi all'avvocatura. Ringrazio Mina per aver truccato le carte in mio favore e sopratutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti. Mina è straordinaria, una che ha la musica nel DNA, perfino quando parla: dopo tre, quattro periodi cambia tono di voce, pur rimanendo nel contesto. Abbiamo eseguito insieme La canzone di Marinella... unendo le nostre voci solo nel finale, Mina sul classico tempo del jazz, io sul valzer lento... Inutile dirlo, il risultato è impeccabile.

Totò

Quell'anima lunga che sembra un contrabbasso con tutte le corde a posto, quelle carni bianche da gelato alla crema, quella creatura recita poco e male, ride al momento sbagliato. Ma se si spengono le luci e lei comincia a cantare, da quella voce escono grandi palcoscenici, pianto e risate.

Vi piace Mina? O pensate che queste siano "parole, soltanto parole"?

(Foto da www.minamazzini.com)