venerdì 20 dicembre 2019

Auguri (con Francesco Guccini)!



(foto da internet)

E' uscito lo scorso 15 novembre il primo capitolo di Note di viaggio, il progetto discografico dedicato alle canzoni di Francesco Guccini, arrangiate per l'occasione da Mauro Pagani. Ad interpretare dodici brani del repertorio del cantautore, si è prestata una lunga lista di nomi noti della musica italiana, da Giuliano Sangiorgi (Stelle) a Malika Ayane (Canzone quasi d'amore), passando per Ligabue (Incontro), Elisa (Auschwitz), Samuele Bersani e Luca Carboni (Canzone delle osterie di Fuori Porta), Manuel Agnelli (L'avvelenata), Carmen Consoli (Scirocco), Nina Zilli (Tango per due), Brunori Sas (Vorrei) e Margherita Vicario (Noi non ci saremo).




(foto da internet)

Alma mater del progetto è stato Mauro Pagani che ha pensato, all'inizio, a tre o quattro brani da proporre a ciascun cantante.  Al progetto, però, hanno aderito in tanti e in molti sono arrivati con la loro proposta bell'e pronta, perché le canzoni di Francesco Guccini, per molti di essi, sono state parte della propria formazione musicale. 
La copertina dell'album è un'opera realizzata dall'artista Tvboy che rappresenta Guccini e Pagani su una barca, circondati da tutte le voci che hanno partecipato al progetto discografico. La foto è stata realizzata di mattina, a fine ottobre, in quel di Bologna, proprio nei pressi di via Paolo Fabbri, in cui Guccini abitò per molti anni.
Secondo il noto cantautore, l'elemento più interessante del progetto è vedere come tanti artisti di generazioni diverse interpretino, a modo loro, le sue canzoni. Tra i brani che sono finiti nella scaletta di Note di viaggio, del quale ci sarà anche un secondo capitolo, previsto per il prossimo anno, e sul quale Pagani è già al lavoro, c'è anche l'inedito Natale a Pavana, cantato dallo stesso Guccini, utilizzando direttamente il dialetto pavanese.




(foto da internet)

Il Maestrone ha affermato che, nonostante alcuni singoli episodi, in cui ha collaborato con Vecchioni (vedi>>) e con Morgan, non ha nessuna intenzione di rimettersi a cantare. Guccini è ora scrittore a tempo pieno, professione sognata da bambino, prima ancora di cominciare a scrivere canzoni. 
E fino a Pavana, il paese dell'Appennino pistoiese, dove Guccini si è ritirato ormai da anni, si è dovuto recare Pagani per registrare l'inedito brano.
Vi facciamo i nostri migliori auguri di buone feste, e chiudiamo l'anno con la canzone Natale a Pavana, interpretata da Guccini (leggi il testo in dialetto>>).
p.s. Torneremo on line l'8 gennaio 2020.



mercoledì 18 dicembre 2019

Milano in Italia leader per qualità di vita


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(foto da internet)

Milano conferma la sua leadership e vince per il secondo anno consecutivo la Qualità della vita 2019, la graduatoria del Sole 24 Ore giunta alla trentesima edizione e pubblicata sul quotidiano e sul sito. L'ultima classificata, quest'anno, è Caltanissetta mentre Roma e Napoli salgono alcuni gradini.
La Qualità della vita 2019 è una versione extra large della tradizionale indagine del quotidiano sul benessere nei territori, su base provinciale: rispetto all'anno scorso, infatti, il numero di indicatori è aumentato da 42 a 90, divisi in sei macro aree tematiche che indagano altrettante componenti dello star bene. Le classifiche di tappa sono: "Ricchezza e consumi", "Affari e lavoro", "Ambiente e servizi", "Demografia e società", "Giustizia e sicurezza", "Cultura e tempo libero".
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Se il caso di Milano è emblematico, questa classifica fotografa le performance positive di tutte le province delle grandi città: Roma, diciottesima, sale di tre posizioni rispetto alla classifica dello scorso anno. Napoli, pur essendo nella metà inferiore della classifica generale (81°), rispetto alla scorsa edizione della Qualità della vita ha all'attivo una salita di 13 posizioni. Sulla stessa linea le performance di Cagliari, che fa un balzo di 24 posizioni (20°), Genova sale di 11 gradini (45°), Firenze di sette (15°) e Torino è 33esima (+ 5 sul 2018). Infine, Bari mette a segno un incremento di 10 posizioni, raggiungendo il 67° posto. Bologna in calo pur restando nella parte alta della classifica al 14° posto mentre Parma risale ed entra fra le migliori dieci. 

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La classifica premia Milano per "l’andamento controcorrente dal punto di vista demografico, con un aumento dei residenti che continua costantemente dal 2012, ma anche lo stile di vita sempre più verde e sempre più smart", spiega lo studio. Subito dietro il capoluogo lombardo, nella classifica generale 2019, si confermano le piccole località dell’arco alpino che fin dalle prime edizioni hanno popolato i vertici della classifica: Bolzano, Trento e Aosta. Nella top ten delle città più vivibili, dove si incontrano anche Trieste (5ª) e Treviso (8ª), quest’anno entrano Monza e Brianza, che sale di 17 posizioni fino alla sesta, Verona che ne guadagna sette e arriva al settimo posto e - a chiudere la top ten - Venezia e Parma che salgono rispettivamente di 25 e 19 piazzamenti.

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(foto da internet)


La coda della classifica è occupata anche quest'anno da province del Sud: Caltanissetta occupa l'ultimo posto per la quarta volta nella storia dell'indice dopo le performance negative del 1995, nel 2000 e nel 2008. Foggia (105 ) e Crotone (106 ) la precedono di poco.
Su base regionale, riemerge la contrapposizione Nord-Sud, con Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta e Friuli Venezia Giulia sul podio, seguite dal Veneto, presente nella top 10 con tre province, dall'Emilia Romagna - che cresce, soprattutto nella classifica di tappa "Affari e lavoro" - e dalla Lombardia. In fondo alla classifica, invece, ci sono Sicilia e Calabria, rispettivamente ultima e penultima.

lunedì 16 dicembre 2019

Almar'à




(foto da internet)


Almar'à si potrebbe tradurre come "donna con dignità", ed è un'orchestra formata da sole donne. Il gruppo è nato in Italia, nel 2017, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Fabbrica Europa e il Centro socio-culturale tunisino “Dar Tounsi”, coordinata artisticamente da Ziad Trabelsi dell’Orchestra di Piazza Vittorio, e ha contato sul supporto del MiBACT e della Fondazione Pianoterra.
Almar'à (vedi>>) è la prima orchestra italiana di donne arabe e del Mediterraneo. La rete ha segnato il loro debutto, grazie al singolo di lancio dal titolo Rim Almar'à (Giovane donna), arrangiato da Ziad Trabelsi, Mario Tronco, Pino Pecorelli, Leandro Piccioni e girato dal creativo Francesco Cabras. 




(foto da internet)

Il video è stato girato grazie al contributo della Fondazione Cultura e Arte e offre immagini suggestive ad un brano in cui le voci si uniscono, in un connubio tra musica e parole, contro ogni pregiudizio. Tredici musiciste, provenienti da nove paesi diversi, propongono un sound ibrido che collega idealmente le sponde delle sonorità occidentali a quelle orientali. Almar'à sorge come progetto per sensibilizzare l'opinione pubblica sugli stereotipi legati al mondo arabo.
L'orchestra è composta da musiciste professioniste e non, di ogni età, che cantano brani arabi, classici e jazz, fondendo la cultura musicale d'Oriente a quella d'Occidente. 


(foto da internet)

Rim Almar'à, il brano che vi proponiamo (vedi>>), è un promessa d'amore ad un uomo in partenza e che forse non tornerà:  appartiene alla tradizione araba tunisina di cui si è scelto di mantenere la lingua originaria, ma che viene rielaborato nell'arrangiamento e nel testo, con un sound innovativo. 
L'orchesta è composta da: al violino Alkabir Alhasani (Siria), membro dell'Orchestra Nazionale Siriana, al kanun Dima Dawood (Siria), al contrabbasso Derya Davulcu (Turchia), alla darbouka Sana Ben Hamza (Tunisia), al violoncello Eszter Nagypal (Ungheria), al flauto nay Valentina Bellanova (Italia), al pianoforte Sade Mangiaracina (Italia), alle percussioni Vera Petra (Italia), al flauto traverso Silvia La Rocca (Etiopia). Nel coro ci sono Kavinya Monthe Ndumbu (Kenya), Yasemin Sannino (Turchia/Italia) -voce della colonna sonora de Le Fate Ignoranti di Ferzan Özpetek-, e poi Hana Hachana (Tunisia) e Nadia Emam (Italia), cresciuta in Toscana ma decisa a non abbandonare le proprie origini egiziane.
Buon ascolto! 

mercoledì 11 dicembre 2019

Lavori di plastica

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Riciclare fa bene all’ambiente e alle sorti del pianeta. Quello che non si sa è quanto faccia bene anche al mondo del lavoro. La parola chiave è “economia circolare”: una transizione che, come spiega il ministero dell’Ambiente, «sposta l’attenzione sul riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti. Quel che normalmente si onsiderava come rifiuto può essere trasformato in una risorsa»
Che la mala gestione della plastica sia un’emergenza che mette a rischio i fragili equilibri degli ecosistemi del pianeta lo raccontano alcuni dati della Ellen MacArthur Foundation sulla “New Plastics Economy”: soltanto il 14 per cento degli imballaggi di plastica utilizzati a livello mondiale arriva fino agli impianti di riciclaggio, e soltanto l’8 per cento è effettivamente riciclato.Un terzo diventa inquinamento e finisce in mari, fiumi, valli, montagne, boschi, nelle città. In questa nostra era, riciclare e trasformare il rifiuto in una risorsa è sempre di più una necessità, capace di creare anche opportunità lavorative.
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Non esiste la plastica, esistono le plastiche, ci spiega Giancarlo Longhi presidente onorario di Coripet, consorzio volontario del riciclo del Pet, una particolare materia plastica, il polietilentereftalato, che ha il vantaggio di essere al cento per cento riciclabile perché non tutto quello che noi mettiamo nel nostro bidone della plastica è riciclabile. Soltanto una parte degli imballaggi raccolti attraverso la differenziata alimenta poi il circolo virtuoso del riciclo. È quanto accade nel caso dei “poliaccoppiati”, ovvero più plastiche accorpate, che ai consumatori sembrano un solo tipo di plastica.
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Alle aziende servirebbe qualcuno capace di occuparsi della progettazione dei materiali e pensare fin dall’origine di un imballaggio in termini di trasformazione e riduzione, spiega Longhi, che ci accompagna in un viaggio attraverso quelle nuove figure professionali necessarie a gestire sempre meglio la filiera del riciclo della plastica.

L’ambiente, spiega Longhi, sta diventando sempre più un mestiere. «La sostenibilità non è mai una via univoca, ovvero una sola in assoluto e valida per tutti i materiali. Quello che va bene per un materiale può non esserlo altrettanto per un altro”. Il rapporto Brutland che per primo ha definito nel 1987 la sostenibilità è chiaro: “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri” Per questo occorrono figure professionali in grado di tradurre azioni in comunicazioni più complesse, perché l’ambiente è complesso».
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Ci occupiamo troppo spesso di vedere soltanto ciò che è visivamente inquinamento, come una bottiglia gettata per terra, spiega Giuseppe Dadà, responsabile qualità di Ferrarelle SpA. L’inquinamento però «deve essere affrontato con una filiera che permetta di rimettere il prodotto in vita in una forma nuova, come accade con il Pet», creando così un’economia circolare che richiede tutta una serie di nuovi attori. Occorre partire dalla creazione di una logistica territoriale della raccolta e del trasporto su piccola scala fino arrivare al coinvolgimento delle grandi aziende.;

lunedì 9 dicembre 2019

Il Rigiocattolo 2019




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Ogni anno, per il mese di dicembre a Roma, e in altre città italiane, il movimento Paese dell’Arcobaleno legato alla Comunità di Sant'Egidio, organizza la raccolta di giocattoli usati. Il Rigiocattolo è il nome dell'iniziativa di vendita di giocattoli. 
Nei due mesi precedenti al Natale vengono avviate le raccolte dei giocattoli usati nelle scuole e nei quartieri della capitale.  Le piazze si trasformano in un villaggio del Paese dell'Arcobaleno: i bambini distribuiscono gli inviti e chiedono alle persone di comprare un rigiocattolo, spiegando il senso dell'iniziativa. I canti e le musiche della band del Paese dell'Arcobaleno, composta interamente da ragazzi e da bambini, attirano molte persone nei mercatini. 
L'iniziativa, sorta nel 1998, vede bambini e ragazzi fra i promotori che, con il loro entusiasmo, hanno coinvolto migliaia di persone e raccolto più di 7.000 giocattoli.




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Lo scorso anno sono stati venduti in tutto più di 6.000 giocattoli. I 1.000 rigiocattoli invenduti sono stati inviati in Albania per l'ospedale pediatrico di Tirana e per i rifugiati kossovari. 
L'iniziativa viene ripetuta ogni anno non solo a Roma ma in molte altre città italiane ed europee, e rappresenta un'opportunità per tutti di recuperare i giocattoli che  servono a rallegrare quei piccoli che non hanno la fortuna di ricevere regali nuovi. Il Rigiocattolo svolge anche un importante ruolo per l’ambiente, giacché  i materiali plastici con cui sono costruiti i balocchi sono in genere inquinanti, e per questo bisogna farli vivere il più a lungo possibile.



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A Firenze,  il Rigiocattolo si terrà in via del Corso, presso i locali della chiesa di Santa Maria dei Ricci. Il ricavato andrà a sostenere il progetto dei corridoi umanitari della Comunità di Sant'Egidio portato avanti in collaborazione con la Federazione della Chiese evangeliche.
Nel corso del Rigiocattolo fiorentino ci saranno degli interventi musicali dei ragazzi della Jaco Jazz-San Jacopino Jazz band (vedi>>).

mercoledì 4 dicembre 2019

Il galateo dei regali di Natale

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(foto da internet)

Si avvicina il Natale, ahimé anche conosciuto come la festa del consumismo. Anche se si è contrari a fare regali, ci si trova sempre a dover comprare tante cosine. Certamente, il Natale è una delle tradizioni più sentite nella cultura occidentale, fatta di fiumi di zucchero e dolcezze, vecchi film romantici e cartoni animati, il tutto condito da affetti familiari e amicizie, ma una parte fondamentale della nostra tradizione è sicuramente lo scambio dei doni che, al contrario di quello che pensiamo, è una moda molto recente. Al Natale e alla sua “invenzione”, l’etnologa francese Martyne Perrot ha dedicato un libro, "Il regalo di Natale". Storia di un’invenzione. Probabilmente, l’usanza di scambiare i doni affonda le radici nell’antica Roma: molti storici fanno risalire il nostro regalo di Natale alle strenae che si celebravano alle calende di gennaio. La strenna era un dono fatto per l’anno nuovo, ma dal XIX secolo in poi fu assorbita dal regalo di Natale. I regali venivano fatti ai bambini, e si trattava solitamente di dolciumi, portati da fantastici personaggi come streghe, fate o santi. La studiosa fa risalire l’invenzione dei regali al consumismo del XIX secolo: è da quel periodo, infatti, che ci arriva l’usanza del pacchetto, perché prima il regalo si porgeva a vista.

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La prima regola, per non sbagliare regalo, è quella di pensare sempre alla persona a cui lo si fa, tenendo comunque a mente il fatto che, al tempo stesso, quel regalo rappresenta chi lo fa. Evitate sempre gli eccessi, evitate i regali eccessivamente costosi che possono provocare imbarazzo, evitate regali “pratici” alle persone con cui non siete in confidenza e, infine, evitate regali anonimi e banali come un profumo per una donna e una cravatta per un uomo.
Ricordate, inoltre, che a una festa di Natale dove non tutti hanno portato un regalo è meglio scartare tutto in un secondo momento, per evitare di creare imbarazzo a chi si è presentato a mani vuote. Ovviamente il giorno dopo tutti gli ospiti saranno ringraziati con un biglietto.

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Ricordate sempre di accompagnare i regali con un piccolo ma significativo biglietto. A volte sarà più gradito del regalo stesso. Ecco alcuni consigli pratici da galateo dei regali di natale: 
• Un regalo che non passa mai di moda e non risulta mai anonimo è sicuramente un buon libro. L’unica accortezza che dovete avere è quella di andare sul sicuro: regalate qualcosa che avete già letto e che possa avere un significato per la persona che lo riceve. Prendere il primo libro che vedete equivale a regalare l’ennesima candela profumata.
Una soluzione economica ed elegante è sicuramente una pianta che si possa abbinare all’arredamento della casa o della terrazza. Ma se non avete mai visto delle piante lì, sarà per un motivo: il destinatario non le ama, quindi cambiate pensiero.   
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•  Una soluzione può essere un genere alimentare genuino. Donare i cibi del vostro territorio è come donare una parte di voi, della vostra cultura e della vostra tradizione. Evi- tate, quindi, cibi esotici (a meno che non provengano da un vostro recente viaggio) e preferite un prodotto locale, come un buon olio o un buon vino di un produttore che conoscete bene.

•   Da evitare sempre i generi di vestiario e i regali “utili” come robot da cucina, frullatori o “buoni spesa” di qualunque tipo, a meno che non siano per un parente o un amico molto intimo.
•  Purtroppo ogni anno molte scelte ricadono su suppellettili di dubbio gusto. Il regalo peggiore che si possa acquistare è quello difficilmente abbinabile all’arredamento della casa e quasi sempre in contrasto con i gusti di chi lo riceve. Questo regalo, infatti, costringerà i malcapitati a tirare fuori l’orrendo cigno di ceramica dalla credenza e metterlo in bella mostra ogni volta che vi inviteranno a cena.
•  Evitate sempre di enfatizzare. Non bisogna coinvolgere la persona destinataria del dono nei dettagli d’acquisto, andando per esempio a sottolineare la marca dell’oggetto acquistato, il negozio oppure la sua rarità.
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(foto da internet)

•  Ormai è molto di moda regalare oggetti fatti in casa. Prima di farlo, però, assicuratevi che questi siano di gradimento e che, in passato, la persona a cui fate questo regalo abbia già espresso apprezzamento per i vostri lavori. E comunque, in questi casi, una bella dose di autocritica è necessaria: non tutti siamo artisti o creativi.
•  Il pacchetto è una parte essenziale del regalo, tanto che a volte è più bella la confezione dell’oggetto al suo interno. Dobbiamo averne, pertanto, massima cura sia nella sua scelta sia nel mantenerne l’integrità fino alla consegna. Evitiamo sempre le buste con il logo della griffe stampata, un buon regalo non dovrebbe avere un valore economico esplicito.

lunedì 2 dicembre 2019

Le nonne superstar!



(foto da internet)


Il Ristorante delle nonne, meglio noto come Enoteca Mariaaperto da circa dieci anni  a New York, unisce lo spirito del mangiar fuori col sentirsi a casa. Il ristorante regala agli ospiti un vero e proprio momento in famiglia,  degustando antiche ricette che i cuochi più giovani non conoscono. Il Ristorante delle nonne, ha solo chef donne, in là con gli anni, ognuna di esse custode di un ricettario segreto tramandato da generazioni. 

Le nonne cuoche sono ormai delle vere e proprie star che si dividono tra la cucina e i programmi televisivi, tanto che nel tempo hanno attirato la curiosità di testate importanti come il New York Times e la BBC. Il ristorante ha una formula molto originale: si basa sulle origini nostrane ma vi sono cuoche (sopraffine) che arrivano da tutto il mondo, per realizzare dei piccoli capolavori per il palato: Argentina, Algeria, Siria, Repubblica Dominicana, Ecuador, Palestina, Sri Lanka, Polonia, Liberia e Nigeria. Ogni sera, quindi, una cuoca dal mondo affianca una nonna italiana con il suo menu segreto e alle proposte classiche si affiancano anche pietanze originali, frutto di influenze diverse. Culture culinarie che si uniscono per un risultato eccellente e, in questo modo, la scelta è vasta tra etnico e non. 
Ciononostante, sembra che gli affezionati frequentatori, scelgano in massa la pasta alle cime di rapa ovviamente fatta in casa, anche se non disdegnano i falafel. E poi ci sono le polpette al sugo, il polpettone, le melanzane ripiene, le lasagne, ecc.

Un progetto vincente e sorprendente, soprattutto perché il proprietario non aveva alcuna esperienza nel settore, visto che aveva lavorato per anni nei trasporti. Aveva però perso mamma, nonna e sorella e aveva voglia di ritrovare un nido familiare che ha trasformato in ristorante, dando al locale il nome di sua madre.



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Non conosceva del personale qualificato e allora mise un annuncio su un quotidiano locale e la prima a rispondere fu proprio un'anziana signora di origini italiane. Da allora ha mantenuto questo standard, perché ritiene sia più interessante che non ci siano professioniste ma donne esperte. La parte fissa del menù, circa la metà, rimane italiana mente la parte restante a rotazione dal 2015 è dedicata alle nonne di altri Paesi. 
A tenere le redini del locale è Adelina Orazzo, che arrivò 25 anni fa a New York da Napoli, e che ancora oggi non dimentica di preparare fegatini di pollo, cuore, frattaglie e diversi piatti del suo paese. 
Oltre al successo dell'Enoteca Maria, è sorta un'iniziativa sul web intitolata Pasta Grannies che vuol  raccogliere storie e ricette delle nonne italiane. L'idea è nata grazie a Vicky Bennison, blogger e scrittrice che si divide tra l'Italia e Londra, e che ha una casa nelle Marche. 
Il progetto prese il via nel 2014 quando cominciò a notare che l'abilità della pasta fatta a mano non veniva più tramandata. Le nonne rappresentano, quindi, l'ultima generazione che ha dovuto fare la pasta ogni giorno per sfamare le famiglie. 



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Negli ultimi quattro anni, Bennison ha filmato più di duecento nonne italiane mentre preparano ogni forma di pasta, il suo canale YouTube ha già 437.000 iscritti! Dopo aver scoperto le ricette delle nonne italiana, che vanno dalle Alpi alla Puglia, si definisce step-granny, e cioè nonna acquisita. 
Tra le star del web, possiamo citare Nonna Peppa, che spiega come si fanno i macarrones de Ungia. A 95 anni suonati, questa signora di Ozieri, è forse la più vecchia delle cosiddette Pasta Grannies. Prepara la pasta a mano da più di 80 anni. Mani infarinate, grembiule, alimenti semplici e genuini ed ecco pronti tagliatelle, gnocchi, ravioli, pici, tortellini, ecc. 



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Un'altra star è un'altra Peppa, al secolo Giuseppina Spiganti, 92 anni, toscana, famosa per i suoi pici. E poi, a Bari, c'è Porzia Petrone che ci mostra come si fanno le orecchiette, che ha imparato a fare da sua nonna quando aveva sette anni!
E poi ci sono i segreti di Lucia, 93 anni, e della sua amica Betta (entrambe romagnole) per fare gli strozzapreti al sugo di pesce. E ancora Adela e Franca, di Cremona, che impastano davanti alla telecamera la farina con le uova per i tortelli di zucca. 
Nonne di tutto il mondo, unitevi!