mercoledì 27 novembre 2019

Viaggio Sicilia EOI Sagunt

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Quest'anno il dipartimento d'italiano della EOI Sagunt ha deciso di organizzare nel periodo di Fallas 2020 un viaggio culturale-linguistico in Sicilia, meta privilegiata del turismo nazionale ed internazionale, crocevia di culture, di cui si ha testimonianza nella ricchezza e varietà di monumenti da visitare.

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(foto da internet)

Condividiamo con tutti i chiodini il nostro prossimo viaggio e le sue innumerevoli risorse. 


lunedì 25 novembre 2019

La corsa di Anghiari



(foto da internet)

Il 29 giugno si corre ogni anno nella cittadina toscana di Anghiari,  in provincia di Arezzo, il Palio della Vittoria, Si tratta di una gara di 1.440 metri, con arrivo in salita, per ricordare la battaglia in cui le truppe dei Visconti furono sconfitte dai fiorentini. 
La corsa ammette di tutto:  trattenute e spintoni e poi via di gran corsa in ripida salita. Il Palio della Vittoria ricorda la Battaglia di Anghiari, combattuta nel 1440 e punto di arrivo per definire i confini della Toscana di allora. In campo ci sono i Comuni alleati con Firenze come Venezia, e i Comuni nemici come Milano, guidato dalle truppe dei Visconti. Oggigiorno, non si combatte più con i cavalli, le lance e le armature. Si corre invece, per circa 1.500 metri, con partenza dalla Maestà della Vittoria fino in piazza Baldaccio, finale con ascesa al 18%! Ogni Comune può schierare fino a un massimo di cinque atleti (sei per quello che ha vinto l’ultima edizione). 

                                 (foto da internet)

La gara ha regole tutte sue. L'età minima dei partecipanti è di 18 anni. L'iscrizione è gratuita con comprensiva cena del Ringraziamento lungo le mura cittadine, illuminate e affascinanti, allestite per ospitare ottocento commensali. Gli atleti ricevono una pettorina e vengono scortati dagli armigeri fino alla linea di partenza. Ammesse le trattenute e le spinte (con l’intento di gettare i nemici direttamente nei fossi), ammesso anche il gioco di squadra. Vince il Palio non chi è più veloce, ma chi è più organizzato, chi sa sfruttare meglio la strategia del gruppo. Ci sarà dunque chi avrà il compito di difendere i compagni più veloci e più agili, permettendo loro di arrivare in testa. La gara in sé dura meno di dieci minuti. La partenza viene data al crepuscolo e gli atleti cercano subito di togliersi la pettorina per evitare di essere trattenuti e rallentati. 



(foto da internet)

Il Comune vincitore riceverà il Palio, un drappo di tessuto prezioso quest’anno opera di un artista prescelto ogni anno. La Battaglia di Anghiari resta viva nella storia grazie agli affreschi nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Vi si celebra il successo di Firenze sulle truppe viscontee guidate dal Piccinino
Fu Niccolò Machiavelli, nel ruolo di Segretario della Cancelleria fiorentina, a sottoscrivere l'atto con cui fu commissionata a Leonardo la rappresentazione della battaglia. L’artista vi mise mano nel 1503, ma il tentativo di applicare la tecnica ad encausto si rivelò fallimentare ed il colore della parte superiore del dipinto, invece di essere fissato dal calore del fuoco, si sciolse e colò e il pittore abbandonò l'opera. La ristrutturazione della sala fu condotta da Giorgio Vasari

venerdì 22 novembre 2019

Le sardine



(foto da internet)

La sardina (Sardina pilchardus) è un pesce osseo marino della famiglia dei Clupeidae. Vive nell'Oceano Atlantico orientale tra l'Islanda e il Senegal e di solito non è presente più a settentrione del mar del Nord. È molto comune nel mar Mediterraneo (soprattutto nella parte occidentale e nell'Adriatico), Vive in acque aperte senza alcun contatto con il fondale e si può trovare sia lontano dalle coste sia, soprattutto durante la buona stagione, in acque basse e costiere. D'inverno si trova a profondità che possono raggiungere i 180 metri.




(foto da internet)

La sardina ha corpo affusolato ma più alto e più compresso lateralmente rispetto all'acciuga e sul ventre ha una fila di scaglie rigide ed appuntite. La testa è appuntita, con occhio piuttosto grande ricoperto da una palpebra adiposa. La bocca è grande, ed è rivolta in alto e la mandibola inferiore è più lunga di quella superiore. I denti sono minuscoli. Il colore dell'animale vivo è verdastro o azzurro iridescente sul dorso, argenteo sui fianchi e biancastro sul ventre. Può raggiungere i 27 cm di lunghezza nel Mediterraneo occidentale e i 30 cm nell'Atlantico; la lunghezza comune è di 15–20 cm.





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È una specie gregaria che forma banchi molto fitti e disciplinati, composti da centinaia o migliaia di individui. Le sardine si riuniscono in banchi assieme ad individui di altre specie di taglia simile come acciughe e altri Clupeidae. Effettua migrazioni nictemerali: di giorno si mantiene in genere in acque profonde (25–55 m), spostandosi verso la superficie durante la notte (15–35 m). La durata massima della vita è di 5 anni nel mar Mediterraneo e può raggiungere i 14 nell'Atlantico.
La sardina si nutre esclusivamente di plancton. Si riproduce tutto l'anno con un massimo in inverno. Le uova sono pelagiche e ogni femmina ne può deporre fino a 80.000. 
Questa specie ha un'elevatissima importanza per la pesca commerciale mediterranea e dell'Europa meridionale atlantica. Viene catturata soprattutto con la rete da circuizione denominata ciànciolo in cui i banchi vengono attratti con l'ausilio di potenti luci. È oggetto, soprattutto nel Mar Adriatico, di sovrapesca. 
Per le sue qualità viene consigliata dai nutrizionisti nella dieta mediterranea e dai cardiologi nella prevenzione delle cardiopatie specie nelle persone affette da ipercolesterolemia, in quanto particolarmente ricca di acidi grassi essenziali omega 3.



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In italiano c'è un'espressione figurata col termine sardinastare stretti come sardine, che significa essere pigiati come le sardine contenute in una scatola, e cioè significa stare molto stretti, con pochissimo spazio a disposizione; pigiati gli uni contro gli altri.

In Italia ci sono anche altre sardine. È sorto, infatti, in questi ultimi tempi, un movimento fondato da quattro ragazzi di Bologna, che ha lanciato un manifesto che dice:  "Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita (...)" Benvenuti in mare aperto". La pagina Facebook ufficiale delle sardine e con cui si vuol coordinare e promuovere tutti gli altri eventi e flash mob sul territorio nazionale, è diventata il simbolo della protesta anti-Salvini

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A spiegare l'origine del nome del movimento sono stati i quattro ideatori del movimento: Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti, che in una settimana hanno ideato uno slogan (L’Emilia Romagna non abbocca, ma anche Bologna non si Lega) e il rispettivo simbolo. Le sardine, che, come abbiamo visto, sono dei piccoli pesci che si stringono e si spostano in gruppo, sono state pensate in contrapposizione allo squalo dell’ex ministro dell’Interno. Questi piccoli pesci, singolarmente indifesi e inermi, se compatti si muovono in massa. I partecipanti erano stati invitati a presentarsi in piazza con una sardina, disegnata su cartone. La mobilitazione era stata lanciata qualche giorno fa via Facebook, poi è stata rilanciata con volantinaggi e campagne social, tramite gruppi WhatsApp, e ha trasformato la piazza di Bologna da un raduno informale in una massa di protesta.
L'iniziativa si sta spandendo un po' in tutta Italia. Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto, annunciano gli organizzatori degli eventi.






(foto da internet)

E allora da Sorrento (Napoli), fino a Palermo, da Reggio a Perugia, e poi ancora Modena, Parma, Firenze, Napoli, Ferrara e Milano, si starà pigiati, in piazza, come sardine....
Benvenuti in mare aperto!





    mercoledì 20 novembre 2019

    Un formaggio davvero speciale!


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    (foto da internet)

    Cos’hanno in comune l’arte e il formaggio svizzero con i buchi? Un sacco di cose, o meglio 99. Tante quante le opere che dal 12 al 17 novembre sono state in mostra all’Overstudio di Milano per il progetto Swiss Original – Handmade Creative Project.
    Nato un anno fa da un’idea di Stefano Aronica – international chief marketing & brand officer di Emmentaler Switzerland – e immediatamente abbracciato e sviluppato da Giovanna Frova – country manager di Switzerland Cheese Marketing Italia – in collaborazione con CXINE, a cui viene affidata la cura strategica e tecnica dell’intero progetto.  

    (foto da il corriere.it)

    Swiss Original – Handmade Creative Project è un concorso internazionale di creatività per artisti e autori lanciato un anno fa per collezionare l’interpretazione disruptive di 2 concetti chiave del Consorzio Emmentaler AOP: la svizzeritudine (Swiss Original) e il fatto a mano (Handmade). Due valori che hanno acceso lo sguardo dei partecipanti attraverso una gamma molto variegata di opere, con approcci decisamente  concettuali, alcuni, che lavorano sul cerchio e sul vuoto, fino ad altri, decisamente più fisici, che si tuffano nella corpo vivo della materia.

    (foto da il corriere.it)

    “La mostra – spiega Massimo Bruto Randone, il curatore – mette in scena gli esiti di un concorso internazionale rivolto ad artisti e autori che si sono misurati all’interno di 4 formati specifici: Artwork, Video, Photo, Short Message Story. Per Artwork intendiamo opere fisiche (come pittura, scultura, collage, origami, 3D printing… knitting); per Video racconti di qualunque natura e tecnica con una durata compresa fra 45 e 180 secondi; per Photo storie fotografiche realizzate con sequenze/composizioni comprese fra 1 e 9 scatti; per Short Message Story – una categoria non-visiva ma altamente visionaria – intendiamo micro racconti testuali, da smartphone, di massimo 420 caratteri spazi inclusi, fra le cui righe (pochissime, come lamentavano alcuni scrittori mentre si cimentavano) sono state descritte allusioni mitologiche, frammenti del quotidiano, drammi pop, storie d’amore in stazione, analisi chimiche avvolte nel ricordo etimologico… tutte chiavi di lettura del nostro contemporaneo, svolte con sottile ironia e ricerca poetica.” 
    I temi? “Gli autori credo dovessero chiudere gli occhi e cercare un’eco interpretativa dentro di sé agglutinata attorno a due valori chiave della tradizione casearia del Consorzio Emmentaler AOP, promotore dell’intero progetto: Swissness e Handmade”.

    (foto da il corriere.it)

    Il bando è stato pubblicato sulla piattaforma Desall.com su cui gli artisti si potevano iscrivere da ogni angolo, anche più remoto del mondo e caricare i propri lavori. L’adesione? “Ha superato del doppio ogni nostra più rosea aspettativa – continua il curatore – e sono arrivati 455 lavori da 55 Paesi; fra loro ci sono sia molti giovani emergenti che alcuni nomi rilevanti che con ironia e coraggio hanno deciso di giocare al gioco dell’interpretazione poetica collettiva. Una giuria internazionale meravigliosamente  super partes ha infine decretato i 19 vincitori (fra menzioni speciali, di qualità e awards) che trovate esposti in mostra, insieme ad altre 80 opere da noi selezionate fra le più interessanti o disruptive.” 
    Le fasce di età degli artisti? Tutte! Da due giovanissimi 18enni a uno splendido (e importante) 84enne; e, tra l’altro, molto ben distribuiti nelle varie decadi, ad esempio nella sezione Short Message Story l’opera più votata dalla Community della piattaforma Desall è di un autore generosamente over 50. Anche tra i sessi il bilanciamento è altissimo: 48 % donne e 52% uomini, che si fà addirittura totale tra i sei Primi Premi: 3 donne e 3 uomini.


    (foto da il corriere.it)



    Cos’è allora il fatto a mano? “Penso che la meravigliosa pervasività della decade del digitale portatile abbia, da un lato, generato uno spirito di compensazione tattile in molte manifestazioni del desiderio umano, e dall’altro spalancato una frontiera ibrida stupefacente, che si respira, ad esempio, ogni volta che varchiamo la soglia di un fab-lab o di un maker design studio, tra frese, CAD e tecno-falegnami. Per ciò che riguarda la Swissness potrei citare una serie di parole chiave, a cavallo tra luogo comune Kitsch e arte interpretativa, ma – conclude Randone – preferisco invitarvi alla mostra e percorre insieme o da soli un piccolo vasto viaggio nel gioco inesatto dello stupore d’autore.”

    domenica 17 novembre 2019

    Omero Antonutti




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    Invecchiamo. Purtroppo, il blog sembra a volte una pagina di necrologi. Ce ne dispiace. Però non possiamo non ricordare gli artisti che hanno elevato il nome del nostro Paese, specialmente in tempi così bui.
    È scomparso,  all'età di 84 anni,  Omero Antonutti, l'attore dai mille volti, l'indimenticabile interprete di tanti film e noto anche per il suo ruolo di doppiatore. Era nato a Basiliano, in Friuli, nel 1935 e si è spento all’ospedale di Udine.
    Antonutti prestò la sua voce a grandi artisti come Christopher Lee (ne Il mistero di Sleepy Hollow, nella trilogia de Il Signore degli Anelli o in Star Wars: Episodio 3), John Hurt in V per Vendetta e Omar Sharif in Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, ottenendo il riconoscimento Voci nell'ombra 2000 per Una storia vera di David Lynch del 1999, premio che conquisterà nuovamente anche nel 2005 per aver doppiato Michel Bouquet in Le passeggiate al campo di Marte di Robert Guédiguian.



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    È stato la voce narrante di La vita è bella di Roberto Benigni, ma anche di Il mestiere delle armi, Scary Movie 4, Profumo-Storia di un assassino, 10.000 AC, Il favoloso mondo di Amélie, Il nastro bianco, Il mio cane Skip, Epic Movie e La legge degli spazi bianchi.
    Esordì come attore nel 1966, interpretando un ruolo marginale in Le piacevoli notti accanto a Vittorio Gassman, Gina Lollobrigida e Ugo Tognazzi. Nel 1977 dimostrò tutto il suo grande spessore, interpretando il ruolo del padre di Gavino Ledda in Padre padrone dei fratelli Taviani, con i quali collaborerà più volte nel corso degli anni, anche in La notte di San Lorenzo e Kaos.
    Dal successo ottenuto in Padre padrone, intraprese una grande carriera cinematografica internazionale. In Spagna, interpretò El Dorado di Carlos Saura, El sur di Víctor Erice e El Maestro de esgrima de Pedro Olea.



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    La sua carriera continuò tra cinema e teatro. Tra i successi internazionali ricordiamo, tra gli altri, i film Alessandro il Grande di Theo Angelopoulos, I banchieri di Dio - Il caso Calvi di Giuseppe Ferrara, Anno uno di Roberto Rossellini  e Genesi di Ermanno Olmi.
    Più recentemente ha interpretato ruoli di spicco in film come Ricordati di me  e La ragazza del lago per la regia di Andrea Molaioli. Ha lavorato anche con Spike Lee per Miracolo a Sant'Anna e con Marco Tullio Giordana in Romanzo di una strage. Nel 2013 recitò nella commedia di Riccardo Milani  Benvenuto Presidente!




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    Uomo di grande sensibilità e preparazione, è stato impegnato socialmente e per la promozione della cultura.
    In teatro debuttò, a Trieste, nella seconda metà degli anni '50. Omero Antonutti entrò ben presto nella Compagnia del Teatro Stabile della Città di Trieste, interpretando testi di Gogol, Labiche, Goldoni, Pirandello, Shakespeare, Svevo, Nicolaj, Giacosa, Brecht e distinguendosi in prove importanti.
    Alla fine degli anni '60, entrò a far parte della Compagnia del Teatro Stabile di Genova, in un rapporto che mantenne a lungo, interpretando dei ruoli memorabili: da Una delle ultime sere di carnevale di Goldoni a Madre Coraggio e i suoi figli di Brecht
    Nel 2016, regalò agli spettatori friulani un’interpretazione profondamente emozionante in Genius Loci, per ricordare il terremoto del 1976 in Friuli.
    In memoriam.



    mercoledì 13 novembre 2019

    Le smart city

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    Di smart city, città intelligente, si parla da anni, ma spesso il termine è utilizzato in modo vago o improprio, a volte con  focus esclusivamente tecnologico, a volte con un approccio troppo fantascientifico. In Italia si è tornati a parlare di smart city a proposito di Milano, che continua ad essere incoronata regina in questo campo. 
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    La smart city è una città intelligente 4.0 che gestisce le risorse in modo intelligente, mira a diventare economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente, ed è attenta alla qualità della vita e ai bisogni dei propri cittadini. È, insomma, una città intelligente, che sa stare al passo con le innovazioni e con la rivoluzione digitale. Smart city significa connessioni wi-fi nei luoghi più disparati, sviluppare infrastrutture “intelligenti”, strade percorse da auto a guida autonoma, incroci regolati da semafori intelligenti, un alto livello di tecnologia high-tech. Città sostenibili in cui gli oggetti si scambiano informazioni tra di loro, o dove gli impianti di illuminazione sono in grado di riprodurre la luce del giorno. Ma anche dove è possibile produrre alimenti in maniera innovativa e praticare una mobilità sostenibile fatta di bike sharing, car sharing e auto ibride o elettriche. Per tutti questi motivi la smart city è costellata di sensori che generano una grande quantità di dati i quali potrebbero sia alimentare servizi più evoluti ed in tempo reale, sia permettere alle amministrazioni una gestione sempre più efficiente.
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    Lo sviluppo delle Smart City in Italia è un processo iniziato e costantemente aggiornato da nuove tecnologie, buone prassi realizzative e riuso delle esperienze migliori. Anche se il tema può sembrare di minore appeal dopo la fiammata iniziale di entusiasmo, resta invece centrale nel processo di digitalizzazione del Bel Paese. 

    lunedì 11 novembre 2019

    Una rotonda sul mare




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    È mancato in questi giorni il cantante Fred Bongusto, l'artista che, con la canzone Una rotonda sul mare,  conquistò il cuore dell'Italia del boom economico.  Apprezzato per la sua voce elegante e sensuale, Bongusto lanciò delle canzoni indimenticabili, un vero e proprio must, per oltre vent'anni, dei night, balere e piano bar in Italia e all'estero. Bongusto è stato un cantante dallo stile raffinato, portato alla sfumature, con un'inflessione nasale, capace di conciliare il suo amore per Nat King Cole con la lezione musicale di tradizione napoletana.
    Era nato a Campobasso 84 anni fa e fu uno dei simboli di un modo di cantare e di un'Italia che non esistono più. Il suo stile da crooner lo legava a  Sinatra, a Louis Armstrong e a Nat King Cole e, insieme a Peppino Di Capri, è stato uno degli eroi dell'epoca del night, palcoscenico-gavetta per alcuni dei maggiori talenti dello spettacolo italiano tra gli anni '50 e '60.




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    La splendida Una rotonda sul mare (ascolta>>) riuscì a fotografare in maniera perfetta l'atmosfera dell'Italia degli anni '60, quella dei 45 giri e dei juke box. 
    Bongusto raggiunse la popolarità quasi all'inizio della carriera con Doce Doce (ascolta>>).  Incise un vero e proprio gioiello, poco noto, scritto in modo  ironico con il paroliere Franco MigliacciSpaghetti a Detroit (ascolta>>),  e ancora  successi quali Frida (ascolta>>), Amore fermati (ascolta>>) e La mia estate con te (ascolta>>), tra gli altri. 
    Negli anni '70 lanciò Balliamo (ascolta>>), che ebbe un grande successo in America Latina. 
    Quando la sua stella iniziò a tramontare in Italia, concentrò precisamente la sua attività in Sud America,  collaborando con Vinicious De Moraes, Toquinho e con Joao Gilberto




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    Tra le sue incisioni più sorprendenti, ricordiamo la cover di Superstition (ascolta>>) di Stevie Wonder, incisa con lo pseudonimo di Fred Goodtaste, traduzione di Fred Buongusto
    Nella sua lunga carriera scrisse anche una trentina di colonne sonore, tra le quali ricordiamo Il Tigre (ascolta>>) di Dino Risi Venga a prendere il caffé da noi (ascolta>>) di Alberto Lattuada
    Nella prossima edizione del Festival di Sanremo gli sarà dedicato un meritato tributo. 











    venerdì 8 novembre 2019

    A-5491 e 75190






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    È mancato a Roma, all'età di 91 anni, Alberto Sed un sopravvissuto al campo di sterminio nazista di Auschwitz-BirkenauIl 16 ottobre del 1943, appena quattordicenne, vide le camionette dei nazisti arrivare all'alba nel Ghetto di Roma; venne catturato, con sua madre e le  due sorelle, e fu portato per un breve periodo a Fossoli, per poi essere condotto a Birkenau: lì gli venne tatuato il numero A-5491.

    Superstite della barbarie nazista, raccontò, sempre con il sorriso sulle labbra, l'inferno vissuto per far sì che l'orrore  non venisse mai dimenticato e per renderci persone migliori. 
    Perse nel campo di concentramento la madre e due sorelle (una fu sbranata dai cani delle SS). Per cinquant'anni Alberto Sed tacque sull'orrore vissuto, persino con la moglie e con i figli, poi, all'improvviso, si sbloccò ed iniziò a raccontare la sua storia, prima in un libro scritto da Roberto Riccardi, intitolato Sono stato un numero, e successivamente in centinaia di incontri con scuole, giovani, detenuti e gente comune.


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    Sed raccontava che non era mai riuscito a prendere in braccio un neonato, nemmeno i suoi figli, perché ad Auschwitz i nazisti obbligavano i prigionieri a tirare in aria i bambini di pochi mesi e si divertivano a ucciderli, come nel tiro a piattello. Alberto Sed non riuscì mai a entrare in una piscina, perché aveva visto un prete ortodosso massacrato e annegato dai carnefici. I suoi racconti rimarranno per sempre nelle coscienze di chi ha voluto ascoltarlo.
    In questi giorni in cui è scomparso Alberto Sed, un fatto, a dir poco sconcertante, ha avuto come protagonista la senatrice a vita Liliana Segre, anch'ella sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti.





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    Nata a Milano in una famiglia ebraica di forti tradizioni laiche, visse il dramma delle leggi razziali fasciste del 1938, in seguito alle quali venne espulsa dalla scuola che frequentava. Dopo l'intensificazione della persecuzione degli ebrei italiani, suo padre la nascose presso degli amici, utilizzando documenti falsi. Il 10 dicembre 1943 provò, assieme al padre e a due cugini, a fuggire a Lugano, in Svizzera: i quattro furono respinti dalle autorità del paese elvetico. Il giorno dopo, Liliana Segre venne arrestata a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese, all'età di tredici anni. Dopo sei giorni in carcere a Varese, fu trasferita a Como e poi a Milano, dove fu detenuta per quaranta giorni.
    Il 30 gennaio 1944 venne deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Fu separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il 27 aprile del 1944.




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    Nel maggio del 1944 anche i suoi nonni paterni furono arrestati a Inverigo (Como) e dopo qualche settimana vennero deportati ad Auschwitz e uccisi al loro arrivo, il 30 giugno 1944.
    Liliana Segre ricevette il numero di matricola 75190, che le venne tatuato sull'avambraccio. Fu messa per circa un anno ai lavori forzati presso la fabbrica di munizioni Union, che apparteneva alla Siemens. Durante la sua prigionia subì altre tre selezioni. Alla fine di gennaio del 1945, dopo l'evacuazione del campo, affrontò la marcia della morte verso la Germania.
    Venne liberata dall'Armata Rossa il primo maggio 1945 dal campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, Liliana Segre fu tra i 25 sopravvissuti.
    Impegnata sul fronte della cultura e della formazione, ha fatto della lotta contro ogni forma di odio e razzismo la sua bandiera.
    Il 31 ottobre scorso le agenzie d’informazione titolarono così una notizia recente: Senato approva mozione Segre con 151 sì e 98 astenuti.




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    Si trattava dell’istituzione di una Commissione contro l’odio, il razzismo e l’antisemitismo che porta il nome della senatrice a vita. Il Centro-Destra si astiene in blocco e non tributa l’applauso alla senatrice presente in aula. Restano, vergognosamente seduti immobili ai loro banchi. È solo Mara Carfagna a condannare la scelta di astenersi del suo gruppo.
    Lega e Fratelli d’Italia giustificano la loro scelta in modi ridicoli. Giorgia Meloni pare abbia chiamato la senatrice Segre dicendole che l’astensione era in difesa della famiglia. La Segre risponde per le rime in un’intervista per La Repubblica:
    "Mi ha telefonato l’altra sera [Giorgia Meloni]: Sa, ci siamo astenuti perché noi difendiamo la famiglia. Le ho risposto [Liliana Segre]: Cara signora, io difendo così tanto la mia famiglia che sono stata sposata per sessant’anni con lo stesso uomo. Qualcuno mi dovrà spiegare cosa c’entri tutto questo con la Commissione contro l’odio."
    E raddoppia la dose: in risposta all’astensione su motivazioni inconsistenti e pretestuose dell’intero Centro-Destra italiano al Senato, pubblica una pagina del suo diario, per raccontare una delle tante vicende vissute ad Auschwitz: il suo incontro con un’altra anima sfortunata:
    "E fu fantastico poterci scambiare dolci brevissime frasi: Patria mea pulchra est (La mia patria è bella), Familia mea dulcis est (La mia famiglia è dolce), Cor meum et anima mea tristes sunt (Il mio cuore e la mia anima sono tristi). Fu molto importante quel momento e anche se non ho mai saputo il nome di quella ragazza con lei ho vissuto un’altissima affinità spirituale e la massima condivisione in una condizione umana bestiale. Grazie amica ignota, spero che tu sia tornata a raccontare di quel giorno di marzo 1944 nella 'Sauna' di Birkenau".


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    Giorgia Meloni interviene con un’altra dichiarazione, politicamente significativa: “la rispetto (la Segre) ma la sua commissione è censura (...) Invito a votare un documento condiviso di lotta all’antisemitismo che lasci perdere le parole d’odio".
    Ma dietro al termine ombrello libertà d’espressione si è davvero liberi d’insultare, di massacrare l’altro con ingiurie e vessazioni? Si può aggredire verbalmente persone di colore, omosessuali, ebrei o musulmani? No, non si può, perché non si esercita più un diritto, ma si commette un atto d’odio, un crimine di stampo razzista, sessuale, omofobo e/o religioso.
    Alberto Belli Paci, figlio primogenito di Liliana Segre, dopo l’approvazione della proposta della senatrice a vita di istituire una Commissione contro odio, razzismo e antisemitismo, ha scritto una lettera al direttore del Corriere della Sera.
    Il testo è il seguente:
    "Caro direttore, sono allibito da quello che leggo in questi giorni, dalle dichiarazioni dei politici, da questo travisare intenzionalmente concetti come censura, libertà di opinione, difesa della famiglia, antisemitismo, in bocca a chi vorrebbe chiuderci dentro in una Italia sempre più isolata, lontana dai valori liberali nei quali siamo cresciuti e nei quali mi riconosco profondamente. Dove gli uni scrutano con sospetto gli altri, dove ognuno si tiene stretto il proprio tornaconto, la bandiera di partito, la propaganda, le dichiarazioni roboanti. 
    A voi che non vi alzate in piedi davanti a una donna di 89 anni, che non è venuta lì per ottenere privilegi o per farsi vedere più brava ma è venuta da sola (lei sì) per proporre un concetto libero dalla politica, un concetto morale, un invito che chiunque avrebbe dovuto accogliere in un mondo normale, senza sospettosamente invece cercare contenuti sovversivi che potevano avvantaggiare gli avversari politici. A voi dico: io credo che non vi meritiate Liliana Segre
    Guardatevi dentro alla vostra coscienza. Ma voi credete davvero che mia madre sia una che si fa strumentalizzare? Con quel numero sul braccio, 75190, impresso nella carne di una bambina? Credete davvero che lei si lasci usare da qualcuno per vantaggi politici di una parte politica in particolare? Siete fuori strada. Tutti. Talmente abituati a spaccare il capello in quattro da non essere nemmeno più capaci di guardarvi dentro. 
    Lei si aspettava accoglienza solidarietà, umanità, etica, un concetto ecumenico senza steccati, invece ha trovato indifferenza al suo desiderio di giustizia".
    Sul blog satirico Spinoza.it -un blog serissimo- per dirla con gli autori, appare un semplice, esemplare, commento:
    "In un mondo ideale Giorgia Meloni telefonerebbe a Liliana Segre per proporle di passare a Vodafone".
    Amen.

    p.s. Liliana Segre, a 89 anni, è finita sotto scorta a causa dei continui attacchi degli odiatori del web. Ma “finché mi reggono le forze”, ripete nella sua pacata lucidità la Segre,  porterà la sua parola per ricordare: perché la memoria è la nostra ricchezza e la nostra difesa.







    mercoledì 6 novembre 2019

    Mahmood

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    A Siviglia, ogni previsione è stata smentita. Il premio più importante per il mondo del pop, specialmente per quello dominato dalle immagini, ha visto ribaltato il suo possibile esito. Ariana Grande, l'artista candidata al più alto numero di premi agli European Music Award 2019, i premi del pop mondiale assegnati ogni anno dal pubblico di Mtv, è risultata invece la grande sconfitta.

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    Andando alle cose di casa nostra, Mahmood è il vincitore del Best Italian Act. Il vincitore dell'ultimo Festival di sanremo posizionatosi secondo ad Eurovision ha superato nelle preferenze espresse dal pubblico italiano gli altri quattro artisti italiani che erano candidati al premio: ovvero CoezElodieElettra Lamborghini e Salmo


    lunedì 4 novembre 2019

    Le Ceneri di Gramsci



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    In memoria di Pier Paolo Pasolini, a 44 anni dalla sua tragica morte, è stata celebrata una cerimonia nel cimitero di Casarsa (Pordenone), dove è sepolto il poeta e regista italiano. Nel mese di novembre la cittadina friulana ricorderà anche Leonardo Sciascia che con Pasolini condivise impegno civile e, al tempo stesso, disorganicità, avversione al potere e alle sue retoriche, laicità ma con senso del sacro e una profonda idea della letteratura come verità. 
    Nell'ambito del Novembre Sciasciano, promosso dagli Amici di Leonardo Sciascia, nel trentennale della morte dello scrittore e intellettuale di Racalmuto, venerdì 8 e sabato 9 novembre, nella sala municipale, si terrà il convegno Pasolini e Sciascia: ultimi eretici, coordinato dal critico Filippo La Porta. È previsto uno spazio di confronto con voci accademiche e critiche che analizzeranno affinità e differenze tra questi due intellettuali fraterni e, a volte, lontani, a cui la società italiana riconobbe un'autorevolezza straordinaria in quanto coscienza del paese, espressioni di una voce dissidente solitaria e non allineata. 






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    Per ricordare, a modo nostro, Pier Paolo Pasolini,  “il poeta sacro” per dirla con Alberto Moravia, il quale sosteneva che Pasolini fu uno dei pochi poeti davvero importanti nel '900, vorremmo (ri)proporre il testo Le ceneri di Gramsci, un volume edito, nel 1957, da Garzanti. In esso vengono raccolti undici poemetti, tutti già pubblicati per la maggior parte in riviste tra il 1951 e il 1956. L’opera irruppe in un momento particolarmente delicato per la cultura italiana di sinistra, in crisi dopo aver assistito alla condanna di Stalin, nel corso del XX Congresso del Partito comunista sovietico e alla drammatica invasione dell'Ungheria. In quel contesto, il libro di Pasolini, intriso di attualità politica e civile, ebbe un successo di vendite insolito per un libro di poesia e provocò molte discussioni tra i critici. 





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    Per il lettore contemporaneo, (ri)leggere Le ceneri di Gramsci può essere un buon antidoto contro gli opposti moralismi, sia di destra sia di sinistra, che all’epoca erano subito scesi in lizza a disputarsi l’opera con valutazioni aprioristiche e può essere letto anche come il manifesto di un’idea di letteratura che serve a fecondare il corpo della realtà, ovvero, come scrisse Pasolini pochi anni dopo, a far parlare le cose.

    Il titolo del libro è tratto da un testo poetico immaginato davanti alla tomba di Gramsci nel Cimitero acattolico di RomaLa lingua poetica utilizzata tende alla prosa e i poemetti intendono porsi come nuova forma di poesia civile.
    I metri adottati sono diversi: nella maggior parte Pasolini utilizza la terzina dantesca, a volte l'endecasillabo reso irriconoscibile grazie alle pause sintattiche e all'enjambement e, nella poesia Recit, il poeta adotta il verso martelliano di tradizione settecentesca.






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    I poemetti hanno per titolo: I) L’Appennino; II) Il canto popolare; III) Picasso; IV) Comizio; V) L’umile Italia; VI) Quadri friulani; VII) Le ceneri di Gramsci; VIII) Recit; IX) Il pianto della scavatrice; X) Una polemica in versi e XI) La Terra di Lavoro.
    Nel testo intitolo, appunto, Le ceneri di Gramsci (leggi>>), Pasolini esprime tutta la propria contraddizione politica ed ideologica: una visione realistica e istintiva del popolo delle borgate romane al quale toglie completamente la valenza politica, andando contro le idee di Gramsci e del PCI che individuavano nel sottoproletariato una componente fondamentale della lotta di classe.




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    L'incipit famosissimo -"Non è di maggio questa impura aria"-, pone il poeta a colloquio con la tomba di Antonio Gramsci, in altissimi versi di memoria foscolianaPasolini esprime in essi la propria posizione di intellettuale irregolare, la sua natura, il suo essere diverso.
    Vi lasciamo con la lettura de Le Ceneri di Gramsci (1954) da parte del proprio Pier Paolo Pasolini (ascolta>>).
    In memoriam.