(foto da internet)
Il 29 giugno si corre ogni anno nella cittadina toscana di Anghiari, in provincia di Arezzo, il Palio della Vittoria, Si tratta di una gara di 1.440 metri, con arrivo in salita, per ricordare la battaglia in cui le truppe dei Visconti furono sconfitte dai fiorentini.
La corsa ammette di tutto: trattenute e spintoni e poi via di gran corsa in ripida salita. Il Palio della Vittoria ricorda la Battaglia di Anghiari, combattuta nel 1440 e punto di arrivo per definire i confini della Toscana di allora. In campo ci sono i Comuni alleati con Firenze come Venezia, e i Comuni nemici come Milano, guidato dalle truppe dei Visconti. Oggigiorno, non si combatte più con i cavalli, le lance e le armature. Si corre invece, per circa 1.500 metri, con partenza dalla Maestà della Vittoria fino in piazza Baldaccio, finale con ascesa al 18%! Ogni Comune può schierare fino a un massimo di cinque atleti (sei per quello che ha vinto l’ultima edizione).
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La gara ha regole tutte sue. L'età minima dei partecipanti è di 18 anni. L'iscrizione è gratuita con comprensiva cena del Ringraziamento lungo le mura cittadine, illuminate e affascinanti, allestite per ospitare ottocento commensali. Gli atleti ricevono una pettorina e vengono scortati dagli armigeri fino alla linea di partenza. Ammesse le trattenute e le spinte (con l’intento di gettare i nemici direttamente nei fossi), ammesso anche il gioco di squadra. Vince il Palio non chi è più veloce, ma chi è più organizzato, chi sa sfruttare meglio la strategia del gruppo. Ci sarà dunque chi avrà il compito di difendere i compagni più veloci e più agili, permettendo loro di arrivare in testa. La gara in sé dura meno di dieci minuti. La partenza viene data al crepuscolo e gli atleti cercano subito di togliersi la pettorina per evitare di essere trattenuti e rallentati.
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Il Comune vincitore riceverà il Palio, un drappo di tessuto prezioso quest’anno opera di un artista prescelto ogni anno. La Battaglia di Anghiari resta viva nella storia grazie agli affreschi nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Vi si celebra il successo di Firenze sulle truppe viscontee guidate dal Piccinino.
Fu Niccolò Machiavelli, nel ruolo di Segretario della Cancelleria fiorentina, a sottoscrivere l'atto con cui fu commissionata a Leonardo la rappresentazione della battaglia. L’artista vi mise mano nel 1503, ma il tentativo di applicare la tecnica ad encausto si rivelò fallimentare ed il colore della parte superiore del dipinto, invece di essere fissato dal calore del fuoco, si sciolse e colò e il pittore abbandonò l'opera. La ristrutturazione della sala fu condotta da Giorgio Vasari.
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