lunedì 4 novembre 2019

Le Ceneri di Gramsci



(foto da internet)


In memoria di Pier Paolo Pasolini, a 44 anni dalla sua tragica morte, è stata celebrata una cerimonia nel cimitero di Casarsa (Pordenone), dove è sepolto il poeta e regista italiano. Nel mese di novembre la cittadina friulana ricorderà anche Leonardo Sciascia che con Pasolini condivise impegno civile e, al tempo stesso, disorganicità, avversione al potere e alle sue retoriche, laicità ma con senso del sacro e una profonda idea della letteratura come verità. 
Nell'ambito del Novembre Sciasciano, promosso dagli Amici di Leonardo Sciascia, nel trentennale della morte dello scrittore e intellettuale di Racalmuto, venerdì 8 e sabato 9 novembre, nella sala municipale, si terrà il convegno Pasolini e Sciascia: ultimi eretici, coordinato dal critico Filippo La Porta. È previsto uno spazio di confronto con voci accademiche e critiche che analizzeranno affinità e differenze tra questi due intellettuali fraterni e, a volte, lontani, a cui la società italiana riconobbe un'autorevolezza straordinaria in quanto coscienza del paese, espressioni di una voce dissidente solitaria e non allineata. 






(foto da internet)


Per ricordare, a modo nostro, Pier Paolo Pasolini,  “il poeta sacro” per dirla con Alberto Moravia, il quale sosteneva che Pasolini fu uno dei pochi poeti davvero importanti nel '900, vorremmo (ri)proporre il testo Le ceneri di Gramsci, un volume edito, nel 1957, da Garzanti. In esso vengono raccolti undici poemetti, tutti già pubblicati per la maggior parte in riviste tra il 1951 e il 1956. L’opera irruppe in un momento particolarmente delicato per la cultura italiana di sinistra, in crisi dopo aver assistito alla condanna di Stalin, nel corso del XX Congresso del Partito comunista sovietico e alla drammatica invasione dell'Ungheria. In quel contesto, il libro di Pasolini, intriso di attualità politica e civile, ebbe un successo di vendite insolito per un libro di poesia e provocò molte discussioni tra i critici. 





(foto da internet)

Per il lettore contemporaneo, (ri)leggere Le ceneri di Gramsci può essere un buon antidoto contro gli opposti moralismi, sia di destra sia di sinistra, che all’epoca erano subito scesi in lizza a disputarsi l’opera con valutazioni aprioristiche e può essere letto anche come il manifesto di un’idea di letteratura che serve a fecondare il corpo della realtà, ovvero, come scrisse Pasolini pochi anni dopo, a far parlare le cose.

Il titolo del libro è tratto da un testo poetico immaginato davanti alla tomba di Gramsci nel Cimitero acattolico di RomaLa lingua poetica utilizzata tende alla prosa e i poemetti intendono porsi come nuova forma di poesia civile.
I metri adottati sono diversi: nella maggior parte Pasolini utilizza la terzina dantesca, a volte l'endecasillabo reso irriconoscibile grazie alle pause sintattiche e all'enjambement e, nella poesia Recit, il poeta adotta il verso martelliano di tradizione settecentesca.






(foto da internet)


I poemetti hanno per titolo: I) L’Appennino; II) Il canto popolare; III) Picasso; IV) Comizio; V) L’umile Italia; VI) Quadri friulani; VII) Le ceneri di Gramsci; VIII) Recit; IX) Il pianto della scavatrice; X) Una polemica in versi e XI) La Terra di Lavoro.
Nel testo intitolo, appunto, Le ceneri di Gramsci (leggi>>), Pasolini esprime tutta la propria contraddizione politica ed ideologica: una visione realistica e istintiva del popolo delle borgate romane al quale toglie completamente la valenza politica, andando contro le idee di Gramsci e del PCI che individuavano nel sottoproletariato una componente fondamentale della lotta di classe.




(foto da internet)

L'incipit famosissimo -"Non è di maggio questa impura aria"-, pone il poeta a colloquio con la tomba di Antonio Gramsci, in altissimi versi di memoria foscolianaPasolini esprime in essi la propria posizione di intellettuale irregolare, la sua natura, il suo essere diverso.
Vi lasciamo con la lettura de Le Ceneri di Gramsci (1954) da parte del proprio Pier Paolo Pasolini (ascolta>>).
In memoriam.

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