venerdì 21 dicembre 2018

Un regalo (diverso) per Natale



(foto da internet)


Se avete deciso di regalare un cane o un altro animale per Natale, avete valutato bene la vostra decisione insieme alle persone che dovranno prendersene cura? Un cucciolo è un regalo meraviglioso ma un animale non è un regalo qualsiasi e, soprattutto, non è un giocattolo e ha bisogno di cure ed attenzioni. È bene tenerlo presente, soprattutto quando, nel pieno della corsa ai regali, molti genitori decidono di regalare un cane o un gattino ai propri figli.
Comunque, se dopo un’attenta valutazione delle responsabilità e dell’impegno a cui si va incontro, si decide  di regalare un cane o un gatto, una buona scelta sarebbe quella di adottare un trovatello in un centro di accoglienza. 





(foto da internet)

Se doveste ribattezzarlo, perché dare nomi assurdi e improbabili agli amici a quattro zampe, quali Bush,  Che GuevaraMilingo, Messi, Harry Potter, Bart Simpson, Sofia Loren, Shakira e Zichichi?
Vada per i nomi legati alle radici storiche e religiose: Aaron, Noè, o a quelli legati al mondo dell'epica classica: Achille, Polifemo e Argo; ma non si possono evitare gli orribili nomi legati alla storia contemporanea (?): Lady D., Brexit... 
Molto, ma molto meglio, i classici Micio e Briciola!
Per chi possiede due animali, non si può davvero andare oltre i Minnie e Topolino, Cip e Ciop, Schumacher e Barrichello, e Dolce e Gabbana?





(foto da internet)

Restando in tema animali, noi vi consigliamo di regalare un libro intitolato Il bestiario dell'impiegatto, di Gianni Zauli, pubblicato per VACA Edizioni.
Nel testo, troverete alcuni animali fantastici alla Borges, mescolati ad una fine ironia. Eccovene un esempio:


L'Anatram
L'Anatram è un uccello palmipede domestico col becco largo ed appiattito che viene allevato dalle aziende municipali ed utilizzato per il trasporto pubblico cittadino.
Il Tritoner
Il Tritoner è un piccolo anfibio di acqua dolce ormai in via di estinzione, causa l'aumento smodato della produzione di fotocopiatrici e stampanti per computer.
La Libruttula
La libruttula è la brutta copia della più conosciuta e amata Libellula. Ha un volo sgraziato, il corpo ricoperto da peli e bitorzoli, una sola antenna ed emana una puzza nauseante.
Il Ragnoschiuma
Della famiglia degli Aracnidi puliti, il Ragnosciuma si è adattato a vivere nelle case dell'uomo ed in particolare nei bagni forniti di vasca. Il Ragnoschiuma è molto ben accetto dall'uomo in quanto costruisce bagnatele che si rivelano ottimi sostitutivi dei saponi liquidi.



(foto da internet)

Lo Struzzicadente
Grande uccello africano, lo Struzzicadente ha lunghe e robuste zampe, un lungo collo, piume pregiate ed un finissimo becco appuntito col quale si nutre dei frammenti di cibo rimasti tra i denti degli altri animali che, per il servizio igienico, evitano di cacciarlo.
Il Pandaluso
Il Pandaluso è un mammifero dal manto bianco e nero abitante nella Spagna meridionale ormai a rischio di estinzione.
Il Tirocigno
Bellissimo palmipede dal piumaggio bianco, il collo lungo ed il becco giallo e nero. il Tirocigno trascorre lunghi periodi di addestramento pratico prima di intraprendere qualsiasi attività.

p.s.
Il nostro blog chiuderà per Natale. Torneremo on line il 7 gennaio 2019. 
Vi facciamo i nostri migliori auguri di buone feste!

mercoledì 19 dicembre 2018

Tendenze natalizie


È l’occasione per mangiare tutti insieme, con familiari e amici, ma anche per concedersi qualche caloria in più e portare a tavola i piatti tipici delle proprie tradizioni. Durante le feste invernali in forno e nelle pentole ecco le preparazioni più ricche, anche più elaborate, tramandate da generazioni. Ma sempre più per gli italiani non è la cuoca/il cuoco di casa al lavoro ai fornelli, ma un professionista chiamato in aiuto, pronto a organizzare la spesa e i pasti. Un po' perché si è persa l'abitudine, un po' perché manca il tempo.
Così chi non vuole rinunciare a festeggiare tra le mura domestiche e neppure cimentarsi in un'impresa che magari non riuscirà benissimo si rivolge allo chef a domicilio.
A Natale, né ristorante né fai da te: lo chef arriva a casa e cucina per voi
(foto da internet)

Pare sia la nuova ricetta italiana per salvare relax e tradizioni: pranzi e cenoni tra Natale e Capopanno sono affidate a chi cucina per lavoro. A sottolineare questa tendenza in crescita è l'osservatorio di ProntoPro, il portale di ricerca che recluta professionisti di cui si può aver bisogno in casa (dal giardiniere al nutrizionista, dal personal trainer all'insegnante di inglese ecc.). Ecco che le richieste di home chef sono aumentate di oltre il 30 per cento nell'ultimo bimestre.
L'idea è concordare un menu per poi dedicarsi allo shopping prima e alle chiacchiere tra amici poi, mentre il personal chef si occupa di soddisfare i palati degli ospiti. A confermare il trend c'è Maria Elena Curzio, presidente dell’Associazione nazionale cuoche a domicilio, che ha fondato nel 2013. "Una cuoca a domicilio non si limita a cucinare, perché nella scelta degli ingredienti e dei menu cerca sempre di raccontare una storia, valorizzare un prodotto poco noto e riproporre una ricetta antica, a chi nella fretta quotidiana fa la spesa al supermercato. Non portiamo nelle case degli altri semplicemente piatti gustosi, ma anche tipicità magari dimenticate, gesti di una volta e calore della cucina casalinga. Specie qui a Napoli ci sentiamo un po’ eredi dei Monsù, i cuochi francesi che venivano a cucinare nelle cucine partenopee".
A Natale, né ristorante né fai da te: lo chef arriva a casa e cucina per voi
(foto da internet)

La cuoca a domicilio insomma è per una sera la sostituta della padrona di casa, con cui ha concordato il menu e i tempi. “Ci prendiamo cura del gruppo di amici o della famiglia che ci ha chiamato”.

Ma quanto si spende in media per uno chef a domicilio? Secondo i dati di ProntoPro.it, per l'aiuto del professionista si spendono in media 54 euro a commensale, il 37,5 per cento in più rispetto alla cifra media necessaria nel 2017. E i preventivi continuano a salire: per il pranzo di Natale e Capodanno, i costi aumentano in media del 47 per cento. La spesa varia notevolmente a seconda della città in cui ci si trova, oscillando fra i 39 e i 70 euro a commensale.

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(foto da internet)

Gli chef a domicilio più cari? Quelli di Milano e Firenze. Dal lato opposto della classifica, gli home chef di Potenza e Ancona. 
Sui costi, Curzio è in linea con i dati citati: “Specie se si scelgono piatti tradizionali, con materia prima di stagione e prodotti di prossimità, senza uso di ingredienti cari e prediligendo il cosiddetto pesce povero, direi che a Napoli e in Campania non si spende piu di 45-50 euro a persona”. Nel suo ideale menu di vigilia di Natale prevede spaghetti con le vongole, baccalà con insalata di finocchi arance e olive di Gaeta, insalata di rinforzo. Per Natale la pasta al forno, le bracioline ripiene di pinoli e uvetta, gli struffoli per dolce. Un po’ più su i prezzi di menu più sofisticati. In totale, prendendo in considerazione un cenone di circa 20 persone, in Italia si spendono in media 1.080 euro.

A Natale, né ristorante né fai da te: lo chef arriva a casa e cucina per voi
(foto da internet)

Ma quante persone può mettere a tavola un cuoco a domicilio? Quelli interpellati da Sapori parlano di cene con una media di 6-10 persone. “Si può arrivare a 20 in occasioni speciali, compleanni e, appunto, le feste natalizie, ma numeri più grandi non si addicono al mestiere, sconfinano nel catering, che è un’altra storia” spiega Filippo Crippa, cuoco trentino che per anni ha lavorato come personal chef e adesso ha anche un suo ristorante a Andalo, il Bistrot Dolomieu. “Il numero dei commensali che possiamo soddisfare – dice – dipende comunque anche dalla casa e dalla cucina ovviamente”.

A Natale, né ristorante né fai da te: lo chef arriva a casa e cucina per voi
(foto da internet)

In linea con la tendenza natalizia italiana, il dipartimento della EOI di Sagunt ha chiamato una chef di alto livello, una italiana che vive a Valencia, e ci insegnerà a cucinare delle prelibate ricette italiane. 

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(foto da internet)

Ecco il menu: 
Tartufi all'arancia con pandoro. 


lunedì 17 dicembre 2018

Un topen, un topen nella mia buken!



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Ha aperto i battenti il 7 dicembre a Palazzo Fava, a  Bologna, la mostra Sturmtruppen. 50 anni, dedicata alla famosa striscia di Bonvi, con oltre 200 opere dell'artista modenese.  La mostra è stata curata dalla figlia del fumettista,  Sofia Bonvicini e da Claudio Varetto. L'allestimento ricrea anche lo studio bolognese del fumettista, di cui si possono ammirare gli strumenti del mestiere racchiusi in una teca: gomme, pennini, inchiostri, il timbro e il posacenere.

Bonvi, al secolo Franco Bonvicini (Modena, 1941– Bologna, 1995), è il nome d'arte di un fumettista italiano, noto soprattutto per aver ideato e realizzato la serie di fumetti a strisce Sturmtruppen, dal 1968 al 1995, anno della sua morte, una raffigurazione satirica della seconda guerra mondiale. 


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Strurmtruppen fu il primo fumetto italiano realizzato nel formato a strisce giornaliere e, per molto tempo, ha goduto di vasta popolarità non solo in Italia, dove venne pubblicato su diversi giornali, riviste e libri, ma anche all'estero dove è stato tradotto in undici lingue diverse tra cui il russo, divenendo il primo fumetto straniero mai pubblicato nell'allora Unione Sovietica. Al fumetto si ispirarono due omonimi lungometraggi (vedi>>).

Bonvi iniziò a lavorare nel mondo dei film d'animazione nel 1966, quando partecipò alla realizzazione di un noto cortometraggio apparso nella trasmissione Carosello, Salomone pirata pacioccone (vedi>>), che pubblicizzava gli sciroppi Fabbri. 
Nel 1967 prese parte a un concorso indetto dal quotidiano Paese Sera per il quarto Salone dei Comics di Lucca, che vinse presentando la striscia Sturmtruppen, parodia della vita militare e del nazismo, con il quale introdusse il formato delle strisce a fumetti statunitensi in Italia (vedi>>).
Successivamente iniziò una lunga collaborazione con le Edizioni Alpe, per le quali creò, tra l'altro, il personaggio di Cattivik, parodia dei cosiddetti fumetti neri, e Capitan Posapiano. Dal 1970 pubblicò sulla rivista Psyco le Storie dello spazio profondo su testi di Francesco Guccini.




(foto da internet)

In quegli anni  Bonvi, realizzò un programma televisivo  che fece epoca: Gulp!, che andò in onda dal 1972 e successivamente Supergulp! (vedi>>)
Bonvi, insieme al regista De Maria, creò per l'occasione un nuovo personaggio: Nick Carter, un investigatore privato impegnato a risolvere, insieme ai collaboratori Ten e Patsy, intricati casi che spesso avevano come responsabile l'arcinemico Stanislao Moulinsky
La sua ultima opera è La città, una sceneggiatura disegnata da Giorgio Cavazzano,  uscita postuma nello stesso anno della sua morte nella serie I Grandi Comici del FumettoBonvi morì a soli 54 anni in un incidente stradale a Bologna. 



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Le storie delle Sturmtruppen, senz’altro la migliore creazione di Bonvi, colpiscono il lettore con i loro soldaten tedesken, con quel reparto d’assalto tedesco che combatte un’eterna guerra piena di situazioni paradossali fatte di battute, dove anche la morte può far ridere. La striscia è nata in un’osteria di Modena e la leggenda vuole che le prime vignette di Sturmtruppen, intrise dell’atmosfera del '68 antisistema e pacifista, siano state disegnate su una tovaglia. 

Sturmtruppen è un vero e proprio fenomeno sociologico: perché fa ridere? In primis per la lingua: Bonvi fa parlare i suoi soldati con un improbabile italiano-tedesco in cui le parole finiscono con in -en e le v diventano f (Cosa defo faren?). L'assurda retorica degli alti comandi della Wehrmacht viene smontata quando appare l’uffizialen superioren o il sottotenenten di komplementen. Lo scopo era quello di ridicolizzare i nazisti  e  tutte le esasperazioni del militarismo ottuso; ce n'è anche per gli italiani: uno dei personaggi più divertenti è il fiero alleaten Galeazzo Musolesi... 




(foto da internet)

I soldati di Bonvi combattono un'eterna guerra di trincea, assurda, insensata, proprio come le guerre vere. Il sergenten è un sadico e allo stesso tempo ridicolo, il cuoken cucina da far schifo, gli eroiken portaferiten sono maldestri e riescono a peggiorare le condizioni dei commilitoni feriti. C’è anche la piccola fedetta prussianen, del tutto inutile dato che non vede mai niente.  
Le storie di Bonvi hanno un tratto inconfondibile, fanno ridere in un contesto cupo attraverso situazioni ciniche e surreali e non presentano mai un unico protagonista.  La striscia è cambiata con gli anni: agli iniziali riferimenti all’esercito nazista e alla seconda guerra mondiale, le Sturmtruppen colpiscono con la risata tutte le guerre e l’ottusità umana in ogni campo della vita, non solo quello militare. 
Chi, in questi tempi, in Italia e in Spagna, mette in bella mostra i muscoli, dovrebbe leggerle ad alta voce prima di coricarsi...
























venerdì 14 dicembre 2018

Fonetica sugli sci



(foto da internet)

Il sistema grafematico di una lingua è il sistema di relazioni che esistono fra i suoi grafemi e i suoi fonemi. In italiano esistono 30 fonemi, ma si usano solamente 21 grafemi per trascriverli.
Alcuni foni dell'italiano non corrispondono a nessun grafema, ma vengono trascritti per mezzo di digrammi o trigrammiUno dei più difficili da realizzare, specialmente per gli studenti che non parlano il valenziano, è <sc> davanti a /i/ ed /e/, che trascrive la consonante fricativa postalveolare sorda, una consonante fricativa molto frequente in numerose lingue, e che in base all'alfabeto fonetico internazionale è rappresentata col simbolo /ʃ/.
Nella lingua italiana, tale fono è un fonema, e la sua resa ortografica è il digramma 〈sc〉 quando è seguito dalle vocali /e/ ed /i/ (come nella parola pesce); il trigramma 〈sci〉 davanti ad altre vocali (ad esempio in asciutto); se intervocalico, esso è sempre geminato.


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La fricativa postalveolare sorda presenta le seguenti caratteristiche: 
a) il suo modo di articolazione è fricativo, perché questo fono è dovuto alla frizione causata dal passaggio ininterrotto di aria attraverso un restringimento del cavo orale; 
b) il suo luogo di articolazione è postalveolare, perché nel pronunciare questo suono la lingua viene avvicinata al palato non lontano dagli alveoli; 
c) è una consonante sorda, in quanto tale suono viene prodotto senza l'intervento vibratorio delle corde vocali.
Il fonema sc〉esiste in numerose lingue: in catalano (xarxa "rete", conèixer "conoscere"), in croato (šest "sei"), in francese (chaud "caldo", cochon "maiale").



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In inglese corrisponde frequentemente al digramma 〈sh〉(push "spingere" , Washington). In questa lingua, la fricativa postalveolare sorda compare anche in altre posizioni e/o combinazioni di lettere (pressure "pressione", information "informazione", sure "sicuro"). In portoghese il principale grafema corrispondente è 〈s〉 seguito da consonante sorda o in posizione finale (os "i/gli", inglês "inglese"), ma può anche corrispondere al digramma  , al grafema 〈x〉 o al grafema 〈z〉in posizione finale (chave "chiave", peixe "pesce", faz "fa").



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In romeno, abbiamo una particolare grafia del fonema (Timișoara, București "Bucarest"), in tedesco corrisponde al trigramma 〈sch〉(schauen "guardare",  falsch "falso"), e lo stesso suono corrisponde alla s nei digrammi 〈st〉 e 〈sp〉(speck, strudel).
Ma come fare un po' di pratica per non sbagliare nella pronuncia della fricativa postalveolare sorda? Facile! Ascoltate questo sketch del comico Natalino Balasso e ripetete con lui: lo sceicco sciita sciatto che scia con lo scettro... Buon divertimento!




mercoledì 12 dicembre 2018

Il presepe di sabbia

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Il “Sand Nativity”, il monumentale presepe di circa 700 tonnellate, composto di sabbia jesolana originaria delle Dolomiti, è arrivato lo scorso 17 novembre in piazza San Pietro ed è stato inaugurato il 7 dicembre. L’opera è realizzata da quattro scultori provenienti da diversi Paesi: Richard Varano (Usa), Ilya Filimontsev (Russia), Susanne Ruseler (Olanda), e Rodovan Ziuny (Repubblica Ceca).
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La prima fase del presepe - informa una nota vaticana - è una piramide di sabbia, che è stata alzata sabato, 17 novembre, nella piazza, dopo la formazione dei cassettoni nei quali la sabbia è stata pressata. Poi, fra il 19 e il 20 novembre è stata montata la copertura, cioè, la struttura di protezione. La fase della scolpitura, invece, è stata realizzata il 21 novembre fino ai primi giorni di dicembre, e le ultime 48 ore (5-6 dicembre) sono state riservate alle finiture.

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All’alba di giovedì 22 novembre è giunto invece a San Pietro l’albero di Natale, un abete rosso proveniente dalla Foresta del Cansiglio, provincia di Pordenone. Venerdì 16 novembre si è avviata l’operazione di legatura dei rami e lunedì mattina, 19 novembre, è stato tagliato dal Corpo Forestale locale. A seguire l’addobbo e le decorazioni che sono state fornite dalla Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato, mentre il sistema di illuminazione, a basso impatto ambientale e consumo energetico minimo, è offerto dalla Osram.
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Le due delegazioni delle comunità che hanno donato l’albero: la diocesi di Concordia-Pordenone e la Regione Friuli Venezia Giulia e quanti hanno lavorato dal Patriarcato di Venezia (Comune di Jesolo, Veneto) alla realizzazione del presepe di “Sand Nativity” sono stati ricevuti in udienza a mezzogiorno del 7 dicembre da Papa Francesco in Vaticano. Nel pomeriggio, alle 16.30, ha avuto luogo quindi la cerimonia ufficiale in cui è stato inaugurato il Presepe ed è stata attivata l’illuminazione dell’albero.

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Il Pontefice, come tradizione, vi farà visita il 31 dicembre dopo il Te Deum nella Basilica vaticana. Lo smontaggio inizierà il 13 gennaio 2019, domenica del Battesimo del Signore, data ufficiale in cui si chiude il periodo natalizio: il presepe ritornerà sabbia, e l’albero verrà affidato ad una ditta specializzata per il riutilizzo solidale del materiale legnoso.

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Insomma, il sand nativity ha richiesto un accurato lavoro durato settimane da parte di quattro scultori di diversi Paesi, in collaborazione con i tecnici e il personale del Governatorato. Proprio la sabbia, «materiale povero», richiama «la semplicità, la piccolezza e anche la fragilità – sottolinea Francesco, citando le parole dette nel suo indirizzo di saluto dal patriarca di Venezia, Francesco Moraglia - con cui Dio si è mostrato con la nascita di Gesù nella precarietà di Betlemme»
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“Nella sabbia, che è effimera e dice la fragilità dell’uomo – spiega mons. Moraglia - prende forma il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, come le opere di misericordia, che sono umanissime, parlano di Dio”. “Per noi cristiani  - aggiunge - il presepe è il luogo della fede, per chi non è cristiano può essere il luogo dell’accoglienza della fragilità”. Nel suo indirizzo di saluto al Papa, il Sala Clementina, il patriarca aveva ha detto che "Il presepe è al centro anche di polemiche che faccio fatica a capire. È un segno che unisce gli uomini e li fa sentire fratelli di un unico Padre". E fare il presepe nelle nostre case, aggiunge in sala stampa vaticana, “può essere l’occasione per un esame di coscienza sulla capacità della nostra società di essere inclusiva, accogliente, capace di generare solidarietà”.

lunedì 10 dicembre 2018

Enea, Anchise e Ascanio



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Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 – Roma, 1680) è stato un artista poliedrico; viene considerato il massimo protagonista della cultura figurativa barocca. La sua opera conobbe un grande successo e dominò la scena europea per più di un secolo dopo la morte. L'influenza del Bernini sui contemporanei e sui posteri fu di enorme portata. 
La grandezza del suo genio, fu percepita appieno dal cardinale Scipione Borghese, mecenate che cercò continuamente un maggior lustro al proprio nome. Il cardinale seppe vedere in Bernini un grande talento che avrebbe prodotto opere di altissimo valore. Uno dei primi lavori eseguiti per Scipione Borghese fu il gruppo scultoreo in cui sono ritratti Enea che solleva in spalla il vecchio Anchise, seguiti dal piccolo Ascanio


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I tre protagonisti sono colti nel pieno del loro doloroso dramma; la scultura trasmette il timore del padre Anchise, la rassegnazione di Enea e la debole speranza di Ascanio che mostra, nella fiamma accesa, le speranze di una nuova civiltà. Il gruppo è animato dalla rotazione dei tre corpi su se stessi, dall'anatomia che ne distingue le diverse età, e dal movimento contenuto che ne accentua la severità e la gravità. Detto movimento è espresso nello sforzo di Enea che sorregge il padre fra le braccia, con muscoli e tendini in piena evidenza, soprattutto nella torsione del ginocchio, piegato a causa del peso sostenuto. 


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L'opera ha una forte psicologia espressiva: i gesti di Anchise che sostiene il simbolo della patria abbandonata -il keramos troikos contenente le ossa degli avi-, quelli di Enea, fiducioso in se stesso e nei presagi che lo designano quale fondatore di una nuova civiltà, e il piccolo Ascanio, fanciullo spaventato che stringe la fiamma con la quale accenderà la nuova vita di Roma: il fuoco eterno di VestaRisulta evidente che l’artista abbia voluto mettere in risalto il potere della committenza, oltre che rappresentare i due oggetti per il loro significato intrinseco: Anchise portatore della storia, delle tradizioni e Ascanio, destinato a dare origine alla futura gens julia, custode del sacro fuoco vestale.




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L'opera fu realizzata tra il 1618 ed il 1619 e prende spunto da un passo dell’Eneide di Virgilio, e fa parte dei quattro gruppi borghesiani prodotti dall’artista tra il 1621 ed il 1625.
La statua è esposta all’interno della Galleria Borghese di Roma, così come gli altri tre gruppi borghesiani dell’artista: il Ratto di Proserpina (1621 – 1622), Apollo e Dafne (1622 – 1625) e il David (1623 -1624). Le quattro opere marmoree, furono commissionate all’artista dal cardinale Scipione Borghese che le destinò all’abbellimento della sua Villa romana sul Pincio.

















mercoledì 5 dicembre 2018

Ars metallica

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Per i 110 anni di attività della Scuola dell'Arte della Medaglia (SAM), l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato apre per la prima volta al pubblico le porte delle ex officine all'Esquilino con un percorso espositivo che si snoda tra antichi macchinari, strumenti, sculture e installazioni multimediali che tracciano la storia della Zecca ed espongono le produzioni della Scuola dell'Arte della Medaglia fondata nel 1908. Storia, cultura, sapienza artistica e rinascita urbana. È su queste quattro direttrici che nasce e si sviluppa ''Ars Metallica, la materia, la tradizione e la creatività contemporanea'', la mostra inaugurata al Palazzo Storico della Zecca in via Principe Umberto nel quartiere Esquilino. La mostra, che si snoda in sei itinerari culturali e multimediali, offre un percorso espositivo ricco di suggestioni sulla fusione d’arte che permette di guidare il visitatore alla scoperta di antichi macchinari, strumenti per il conio, sculture e installazioni, tra tradizione e innovazione.

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La mostra è stata inaugurata mercoledì 28 novembre 2018. Un’esposizione che intende celebrare i 110 anni di attività della Scuola dell’Arte della Medaglia che rappresenta un patrimonio di altissimo valore storico e culturale, una ricchezza che si rinnova di capacità artistiche, creatività e innovazione e che si rivolge a studenti provenienti da tutto il mondo. “Ars Metallica, la materia, la tradizione e la creatività contemporanea” rappresenta anche l’occasione per entrare all’interno di un tesoro architettonico nel cuore di Roma che sta rinascendo. Per il complesso di via Principe Umberto sarà realizzato un progetto di riqualificazione definito attraverso un concorso di progettazione internazionale il cui esito sarà reso noto all’inizio del 2019. Nel 2023 sarà così riconsegnato alla città, ai romani e al quartiere Esquilino un pezzo significativo del suo passato, un luogo che ha contribuito a definire l’identità del Belpaese; proprio lì, infatti, ha preso forma la moneta nazionale e da fabbrica ormai abbandonata diverrà uno spazio di archeologia industriale vivo e aperto. 
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Sei sale storico-didattiche a disposizione dei visitatori: lo sguardo sulla moneta; la coniazione; la fonderia e la fusione d’arte; la pressa monetaria Taylor; la sala multimediale Saper fare e la sala dedicata alla mostra Ars Metallica. Ogni ambiente guiderà il visitatore nelle atmosfere e nei luoghi della Zecca. L’Amministratore Delegato, Paolo Aielli afferma che “i contenuti ed il luogo della Mostra Ars Metallica, nell’edificio che ha ospitato la prima Zecca dello Stato unitario, sono la migliore testimonianza dell’impegno del Poligrafico per il recupero e la valorizzazione del patrimonio artistico e tecnologico della coniazione e, quindi, della moneta simbolo e segno di un valore garantito dallo Stato; questo impegno di tutela della memoria si coniuga perfettamente con il lavoro che oggi il Poligrafico svolge per lo sviluppo di soluzioni tecnologicamente innovative per l’anticontraffazione di monete e documenti per l’identità fisica e digitale”.

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Il Presidente, Domenico Tudini aggiunge che “la mostra racconta la storia e le caratteristiche del saper fare che da sempre caratterizzano l’attività del Poligrafico. Il luogo è importante: la Zecca dell’Italia unita, un edificio che ha contribuito alla storia della nostra Nazione. Qui infatti prese forma la moneta, uno degli elementi distintivi dell’identità del Paese.“

lunedì 3 dicembre 2018

Il Lonfo

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La metasemantica è una tecnica letteraria teorizzata ed utilizzata da Fosco Maraini, il padre della scrittrice Dacia Maraini nella sua raccolta di poesie Gnòsi delle fànfole, un libro del 1998, oggi introvabile.
La semantica è quella parte della linguistica che studia il significato delle parole, degli insiemi delle parole, delle frasi e dei testi. La metasemantica, nell'accezione proposta da Maraini, va ben oltre il significato delle parole e consiste nell'utilizzo di parole prive di significato, ma dal suono familiare alla lingua a cui appartiene il testo stesso e della quale deve seguire le regole sintattiche e grammaticali. Dal suono, e dalla posizione all'interno del testo, si possono attribuire significati più o meno arbitrari a tali parole. Attualmente la suddetta tecnica ha un certo seguito tra i poeti italiani, soprattutto amatoriali.
Il più celebre esempio di metasemantica è la poesia di Maraini intitolata Il Lonfo.
Il testo è il seguente:


IL LONFO

Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce,
sdilenca un poco e gnagio s'archipatta.
È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa legica busia, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui, zuto
t' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.


Che cos’è il lonfo? Chi lo sa?! Il termine sembra un sostantivo singolare maschile, ma non possiamo affermare che denoti un individuo o un individuo tipico di un certo genere.
Nella poesia, vi sono assonanze con espressioni italiane e dialettali, che la nostra rappresentazione mentale di  parlanti della lingua italiana cerca di riconoscere ma tutto il testo è fondato sulla nozione di finzione semantica; e come pura e semplice finzione va letta.
Dal libro di Fosco Maraini, il musicista Stefano Bollani ha tratto un cd, in cui lo stesso Bollani e Massimo Altomare interpretano, in musica, i testi dello scrittore fiorentino (ascolta>>).
Vi lasciamo con l'indimenticabile interpretazione di Gigi Proietti de Il Lonfo. Buon divertimento!