(foto da internet)
Il “Sand Nativity”, il monumentale presepe di circa 700 tonnellate, composto di sabbia jesolana originaria delle Dolomiti, è arrivato lo scorso 17 novembre in piazza San Pietro ed è stato inaugurato il 7 dicembre. L’opera è realizzata da quattro scultori provenienti da diversi Paesi: Richard Varano (Usa), Ilya Filimontsev (Russia), Susanne Ruseler (Olanda), e Rodovan Ziuny (Repubblica Ceca).
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La prima fase del presepe - informa una nota vaticana - è una piramide di sabbia, che è stata alzata sabato, 17 novembre, nella piazza, dopo la formazione dei cassettoni nei quali la sabbia è stata pressata. Poi, fra il 19 e il 20 novembre è stata montata la copertura, cioè, la struttura di protezione. La fase della scolpitura, invece, è stata realizzata il 21 novembre fino ai primi giorni di dicembre, e le ultime 48 ore (5-6 dicembre) sono state riservate alle finiture.
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All’alba di giovedì 22 novembre è giunto invece a San Pietro l’albero di Natale, un abete rosso proveniente dalla Foresta del Cansiglio, provincia di Pordenone. Venerdì 16 novembre si è avviata l’operazione di legatura dei rami e lunedì mattina, 19 novembre, è stato tagliato dal Corpo Forestale locale. A seguire l’addobbo e le decorazioni che sono state fornite dalla Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato, mentre il sistema di illuminazione, a basso impatto ambientale e consumo energetico minimo, è offerto dalla Osram.
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Le due delegazioni delle comunità che hanno donato l’albero: la diocesi di Concordia-Pordenone e la Regione Friuli Venezia Giulia e quanti hanno lavorato dal Patriarcato di Venezia (Comune di Jesolo, Veneto) alla realizzazione del presepe di “Sand Nativity” sono stati ricevuti in udienza a mezzogiorno del 7 dicembre da Papa Francesco in Vaticano. Nel pomeriggio, alle 16.30, ha avuto luogo quindi la cerimonia ufficiale in cui è stato inaugurato il Presepe ed è stata attivata l’illuminazione dell’albero.
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Il Pontefice, come tradizione, vi farà visita il 31 dicembre dopo il Te Deum nella Basilica vaticana. Lo smontaggio inizierà il 13 gennaio 2019, domenica del Battesimo del Signore, data ufficiale in cui si chiude il periodo natalizio: il presepe ritornerà sabbia, e l’albero verrà affidato ad una ditta specializzata per il riutilizzo solidale del materiale legnoso.
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Insomma, il sand nativity ha richiesto un accurato lavoro durato settimane da parte di quattro scultori di diversi Paesi, in collaborazione con i tecnici e il personale del Governatorato. Proprio la sabbia, «materiale povero», richiama «la semplicità, la piccolezza e anche la fragilità – sottolinea Francesco, citando le parole dette nel suo indirizzo di saluto dal patriarca di Venezia, Francesco Moraglia - con cui Dio si è mostrato con la nascita di Gesù nella precarietà di Betlemme».
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“Nella sabbia, che è effimera e dice la fragilità dell’uomo – spiega mons. Moraglia - prende forma il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, come le opere di misericordia, che sono umanissime, parlano di Dio”. “Per noi cristiani - aggiunge - il presepe è il luogo della fede, per chi non è cristiano può essere il luogo dell’accoglienza della fragilità”. Nel suo indirizzo di saluto al Papa, il Sala Clementina, il patriarca aveva ha detto che "Il presepe è al centro anche di polemiche che faccio fatica a capire. È un segno che unisce gli uomini e li fa sentire fratelli di un unico Padre". E fare il presepe nelle nostre case, aggiunge in sala stampa vaticana, “può essere l’occasione per un esame di coscienza sulla capacità della nostra società di essere inclusiva, accogliente, capace di generare solidarietà”.
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