venerdì 29 maggio 2009

Buone vacanze!

(foto da internet)
Siamo arrivati alla conclusione dell’anno scolastico. Manca la retta finale (esami e tanta burocrazia), però da oggi abbiamo deciso di cominciare a preparare le valigie.
La prima cosa che ci mettiamo è il nostro/vostro caro Chiodo: lo facciamo riposare un po’, ne ha davvero bisogno!
Abbiamo condiviso tante notizie, curiosità. Abbiamo cercato di darvi tanta informazione, culturale, sociale, politica, sportiva, gastronomica di questo paese a noi particolarmente caro, per ovvie ragioni, e così difficile da capire.

(foto da internet)
Un po’ di tempo fa, precisamente il 9 aprile, su El País abbiamo letto un articolo di Maruja Torres, che raccontava cosa rappresentasse per lei l'Italia. Più o meno diceva così:

«Non esiste per me un paese più emozionante dell'Italia. Non mi chiedete perché. È la sua storia, la sovrapposizione di architetture, il suo modo di essere raccolto e domestico, lo stivale che pende dall'Europa, impulsivo, vecchio e giocherellone, con la sua carica vitale. Sono le sue Alpi e i suoi dirupi meridionali, è quel suo fuoco verde che d'improvviso si fa strada tra le rovine per sfoggiare al sole, tra i marmi consumati, il suo sorriso da eterna resistente.
L'Italia ha fatto nascere, ed è sopravvissuta, a imperi grandiosi e crudeli e ai loro non meno tragici finali. Ha sofferto invasioni di barbari e al tempo stesso ne ha creati. Manda giù le acque alte dell'Adriatico e si è difesa dalle acque fognarie del fascismo del suo stesso popolo.
Le Italie, che rivendico come mie in quanto patrimonio dell'umanità: quella delle poesie friulane di Pasolini, delle fucilazioni di Ferrara raccontate da Bassani. L'Italia siciliana che difese Sciascia. L'Italia ha generato mostri e dei, e li ha subiti. Ha sopportato la Democrazia Cristiana più furba e il Vaticano più retrogado. Ha generato mafie, logge, Brigate Rosse. E' anche l'Italia del Novecento, di quella Emilia-Romagna unita contro la fame e il padrone; l'Italia di Anna Magnani che corre dietro il camion che porta via il suo uomo; l'Italia di Rossellini e quella de La Meglio Gioventù.
Dà tutto di sé, fa nascere di tutto, si reinventa tutto. Resiste a tutto. Solo i terremoti possono sconfiggerla. Nel cuore resta il dolore per i suoi figli morti e feriti, per gli sfollati, per la bellezza scomparsa, per la terra perduta. Una terra verso la quale sono sempre stata grata per i doni che ci ha dato. Forza, Italia. Ma di quella buona. Di quella vostra».

(foto da internet)
Questa riflessione ci è sembrata una bella e reale visione della nostra Italia. Il Belpaese è senz'altro un luogo dell’anima, è tutto e il contrario di tutto. È il paradiso ed è l'inferno. È Europa e Africa, Asia e America. Non si può definire, ma sappiamo cosa sia: ce la portiamo dentro quando siamo via. È un paese che, ormai, nella maggior parte dei casi, solo sa farsi pubblicità negativa. Una terra piena di malinconica allegria, con tanta paura del futuro, in fuga dal presente, ma orgogliosa del suo passato.

Speriamo che continuerete a condividere quest’avventura, con noi, dal prossimo 1 settembre!!!

Buone vacanze ... romane (ai culé) e italiane a tutti!





giovedì 28 maggio 2009

Vota Antonio!


(foto da internet)

Nel film Gli onorevoli di Sergio Corbucci, l'indimenticabile Totò interpretava il ruolo di Antonio La Trippa un cittadino candidato alle elezioni del parlamento italiano per il Partito Nazionale della Restaurazione. La sua campagna elettorale si basava su comizi esilaranti e su uno slogan semplicissimo che il comico napoletano ripeteva dappertutto: "Vota Antonio! Vota Antonio!"
Molti anni dopo, sembra che la compagna elettorale italiana per le elezioni al Parlamento Europeo (e, in alcune regioni, per le amministrative) sia cambiata di poco.
E' vero attualmente ci sono i video promozionali e internet, ma come vengono usati? Il panorama è assai variopinto.
Iniziamo dai video personali. Fa spicco il clip a sostegno di Vittorio Sgarbi, candidato dal partito Pensionati e dal Mpa all’insegna dello slogan Il vero lombardo sono io.
Poi ci sono gli spot ufficiali. Il governo ha promosso che non dice un bel niente dei temi che caratterizzano l’attività del Parlamento Europeo. I consiglieri di Berlusconi, infatti, non hanno voluto utilizzare lo spot ufficiale dell'Ue che sta circolando nei 27 paesi membri e hanno preferito commissionare a terzi la realizzazione di un video alternativo.
Vediamo quel che succede in casa dei partiti italiani.
Iniziamo da destra: lo spot del Pdl (niente di nuovo sotto il sole) ha, come sottofondo, la canzone tormentone Meno male che Silvio c’è.
Poi c'è lo spot della Lega Nord che, invece, ruota intorno alla parola Voglio. Uno spot che esalta l’ideologia e gli obiettivi della Lega (Con la Lega si può) in tema di immigrazione (Voglio l'espulsione immediata dei clandestini), lavoro e imposte (Voglio pagare meno tasse) e sicurezza.
Simile nei temi e nel concetto di rafforzamento dell’identità nazionale lo spot della Fiamma tricolore, un lungo video, antico, nostalgico, evocativo (con citazioni di Almirante, Gentile e Marinetti) e incentrato sul tramontato slogan L’Italia degli Italiani, radici nel passato e germogli verso il futuro.


(Foto da internet)

A sinistra le cose vanno un po' meglio. Lo spot del Pd si basa sulla presenza di più clip: uno per l’ambiente, uno per l’immigrazione, uno per la sicurezza, uno per gli anziani, ecc.
Tutto incentrato sulla figura del leader Antonio Di Pietro, invece, è il video dell’Italia dei Valori.
Prc-Pdci ha messo l'accento sui morti sul lavoro e sullo slogan In Italia uccidere un operaio non è reato.
I radicali Emma Bonino e Marco Pannella rimandano a Gandhi e a John Lennon per un video dedicato ai folli, agli anticonformisti, ai ribelli e ai piantagrane, e che chiude all’insegna del famoso Think different che, a nostro parere, sembra il più azzeccato della campagna elettorale.
Sinistra e Libertà stupisce con un lunghissimo monologo del leader Nichi Vendola (di quasi 7 minuti di durata!) che dimostra l'inefficacia (a volte) dell'uso degli strumenti che dominano le nostre vite.

Oltralpe, i cugini francesi, o meglio i giovani socialisti francesi, hanno sorpreso tutti con un video che ha suscitato scalpore e che non ha lasciato indifferente nessuno. Eccolo!
Che ve ne pare? Vota Antonio?

mercoledì 27 maggio 2009

Pranzo di Ferragosto



Ha ricevuto il riconoscimento il "Premio De Laurentiis" come migliore opera prima della 65ma Mostra del Cinema di Venezia ed è stato accolto dagli scroscianti applausi del pubblico della 23ª settimana della Critica del Festival di Venezia. Si tratta di “Pranzo di ferragosto” esordio alla regia e all'interpretazione per lo sceneggiatore romano Gianni Di Gregorio, Un low budget per un film che il regista ha girato nel suo appartamento trasteverino e che affronta un problema attualissimo: gli anziani. Intelligente ed onesto, girato quasi come un documentario, il film affronta l'argomento con uno sguardo lucido, affatto indulgente con le vite dei protagonisti. Una vero e proprio gioiello che dimostra che con pochi soldi si può raccontare una storia con profondità ed intelligenza, che permette vari spunti di riflessione. Pubblico e critica hanno applaudito questa commedia che celebra la rinascita della migliore commedia italiana. Finalmente il film è arrivato a Valenza nelle sale Lys e Albatros (in versione originale con i sottotitoli in spagnolo).
Il film ha un tocco autobiografico, come spiega lo stesso autore:

Figlio unico di madre vedova, ho dovuto misurarmi per lunghi anni, da solo, (moglie e figlie si erano dileguate per istinto di sopravvivenza), con mia madre, personaggio di soverchiante personalità, circondato dal suo mondo.
Pur se provato, ho conosciuto e amato la ricchezza, la vitalità e la potenza dell’universo dei “vecchi”. Ma ho anche visto la loro solitudine e vulnerabilità in un mondo che cammina a passo accelerato senza sapere dove va perché dimentica la sua storia, perde la continuità del tempo, teme la vecchiaia e la morte ignorando che nulla ha valore se non la qualità dei sentimenti.
Nell’estate del 2000 realmente l’amministratore del condominio, sapendomi moroso, mi propose di tenere sua madre per le vacanze di ferragosto. In un sussulto di dignità rifiutai, ma da allora mi chiedevo spesso cosa sarebbe potuto succedere se avessi accettato.
Questo è il risultato.




martedì 26 maggio 2009

I Promessi Sposi

(foto da internet)
«Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune».
Così iniziano I promessi sposi, il romanzo per antonomasia della letteratura italiana moderna, uno dei libri italiani più popolari, conosciuto nel corso del tempo da diverse generazioni di lettori, appartenenti a ogni classe sociale, i quali di volta in volta hanno variamente rivissuto le vicende di Renzo e Lucia e hanno su quel testo imparato la bella e più pura lingua italiana.
Però, attenzione, a scuola, per molti studenti, cominciano gli incubi dell’ultimo anno di liceo, anno in cui la lettura del romanzo di Alessandro Manzoni è obbligatoria.

(foto da internet)
Adesso gli Oblivion lo trasformano in un musical divertente e comico, tanto che il prodotto, pubblicato su youtube ha fatto registrare diecimila visite in tre settimane. È un mini-musical che si è ispirato a una delle opere sì più importanti, ma anche più "comicizzate" della storia della letteratura italiana. Guardate la parodia che ne fece il trio comico Solenghi-Marchesini-López nel 1990:



Nella versione degli Oblivion, l'inizio «Sul ramo del lago di Como inizia quel tomo che ti devasta con i suoi 38 capitoli...» è accompagnato dalle note di Ti amo di Umberto Tozzi. I personaggi: i Bravi si presentano reinterpretando Brava di Mina. Don Abbondio si rifugia dalla Perpetua: «C'ho un attimo di aritmia, c'è un pazzo criminale che ce l'ha con me». E lei risponde sulle note di Un senso di Vasco Rossi.

I commenti degli internauti: «geniale», «sontuoso», «bellissimo», «ottimo lavoro». Non mancano le considerazioni "scolastiche": «Un ottimo ripasso lampo prima dell'interrogazione», «Me l'avessero proposta così a scuola, l'avrei studiata più volentieri», «Domani ho l'interrogazione sui Promessi... mi porto la chitarra e le canto queste canzoni».

Ma chi sono gli Oblivion? «Qualche anno fa ci definivamo "un gruppo di giovani artisti". Ora siamo un po' meno giovani. Speriamo almeno di essere un po' più artisti. Veniamo tutti da esperienze diverse: c’è un mimo-sputafuoco, una urlatrice emiliana, un musicista medievale, una rockstar anni '80, una ballerina di tip tap... volendo potremmo aprire un circo».





Che pensate di questa rivisitazione in chiave satirica di una delle opere più importanti della letteratura italiana?

lunedì 25 maggio 2009

Giovanni Cacioppo



(foto da internet)

Cari chiodini
vicini e lontani, oggi vorremmo farvi conoscere un simpatico attore siciliano: Giovanni Cacioppo.
Cacioppo iniziò a farsi conoscere nel 1994 quando vinse il concorso per giovani comici Zanzara d'oro.
Da allora, ha partecipato regolarmente in diversi programmi televisivi: Maurizio Costanzo Show, Tivù comprà, la trasmissione per ragazzi Solletico, Scatafascio, Zelig (dal 1998), Torno Sabato (2003-2004), Mai dire lunedì, Mai dire Martedì, Che tempo che fa e Colorado Cafè (2006, vedi>>).

(foto da internet)

In teatro ha rappresentato L’uovo e la patata (1995), In nomine patris (1997), Io labora (1998) ed il monologo Aprite quella porta (per piacere) del 2002.
Tra il 1999 e il 2002 ha partecipato, con Paolo Rossi, allo spettacolo Romeo & Juliet – una serata di delirio organizzato.

Per il cinema ha recitato con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo in Così è la vita (1998) e La leggenda di Al, John e Jack (2002); ha partecipato anche ai film Lucignolo con e di Massimo Ceccherini (1999), Al momento giusto con Giorgio Panariello (2000) e Tutti all'attacco (2005) con Massimo Ceccherini e Dado.

E' noto al grande pubblico televisivo grazie ai personaggi inventati per la trasmissione Mai dire martedì: Graziello e il viaggiatore Cacioppo.

Nel 2008 ha lavorato alla sit-com Taglia e Cuci in coppia con il Mago Forest per il canale satellitare Fox.
Attualmente conduce il varietà Colorado Revolution.

Vi lasciamo con uno dei suoi sketch più famosi: Il motorino.

Buon divertimento!!

venerdì 22 maggio 2009

La chiave dell'universo

(foto da internet)

Nel 1609 Galileo Galilei costruiva il primo cannocchiale per uso scientifico. Quest’invenzione gli permise di iniziare le rilevazioni astronomiche che avrebbero contribuito a dimostrare le teorie copernicane sull'eliocentrismo, in opposizione alla teoria aristotelico-tolemaica del geocentrismo, sostenuta dalla Chiesa Cattolica. Questa scoperta fu fondamentale per la scienza, che muoveva così i primi passi verso l'attuale concezione dell'Universo. Eppure il geniale pisano fu costretto ad abiurare della propria concezione dell’universo, accusato di voler sovvertire le Sacre Scritture.

400 anni dopo Pisa, la sua città natale, gli dedica la mostra Il cannocchiale e il pennello che ne racconta la vita e i legami con gli artisti del suo tempo, in occasione dell’Anno dell’Astronomia. La mostra si potrà visitare fino al 19 luglio a Palazzo. Questo viaggio nel XVII secolo permetterà al visitatore di conoscere strumenti scientifici e di calcolo, dipinti e sculture, ma anche la musica e la letteratura dell’epoca.

Anche Firenze si unisce a questa celebrazione attraverso una mostra a Palazzo Strozzi, Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio, in cui, fra altre cose, si può ammirare l’unico cannocchiale di Galileo giunto fino a noi.

Affascinati dalla personalità dello scienziato, Liliana Cavani ha diretto un film sulla vita e le scoperte di Galilei e anche Bertold Brecht ha scritto un'opera teatrale incentrata nella figura di quello che è considerato da molti il padre dell'astronomia.







giovedì 21 maggio 2009

Ma cosa dici mai?



(foto da internet)
Anni fa pronunciare la parola “casino” faceva scandalo. Oggi la si ascolta spesso e ovunque, e senza grossi turbamenti. Come dire: ogni epoca ha una sua sensibilità all’insulto.
L’iniziativa di un giornalista, Vito Tartamella, in Parolacce, perché le diciamo, che cosa significano, quali effetti hanno, ha permesso di misurare quella del nostro tempo, a patto che si risponda con sincerità. Infatti da uno studio del mensile Focus, condotto su un campione di quasi tremila italiani sul sito del periodico scientifico, emerge una realtà controversa e discutibile.
Nel "volgarometro" del Belpaese le parolacce giudicate più pesanti riguardano la violazione delle leggi e gli eccessi sessuali, mentre i tradizionali "vaffa" e "cornuto" non feriscono più. Gay, mafioso, handicappato, nazista e terrorista sono gli insulti giudicati più pesanti e offensivi dagli italiani. Il "volgarometro" è un termometro di quello che in italiano sarebbe un turpiloquio.

(foto da internet)
Eh sì, nell’Italia di oggi, le accuse sentite come più offensive, quindi più gravi, sono la violazione delle leggi (mafioso, ladro, infame) e i presunti eccessi sessuali, dalla promiscuità per le donne all'omosessualità per gli uomini. Scottante poi anche il rapporto con malattie, morte, bruttezza, disabilità: le maledizioni, cioè augurare malattie, morte o dolore a qualcuno, e gli insulti fisici sono tra le categorie col più alto voto medio.
I fattori che influenzano maggiormente la percezione delle parolacce sono, in ordine decrescente, l'istruzione, l'età e l'abitudine a dirle; non incidono molto, invece, il sesso, il luogo di residenza e l'orientamento religioso. Inoltre, le donne, over 50, meridionali e religiose sono comunque le categorie più sensibili al turpiloquio: hanno attribuito a molte voci punteggi superiori alla media generale, giudicando con più severità le espressioni legate al sesso, alla morale, alla religione e alla devianza dalle norme.

Insomma, una pessima fotografia della lingua di Dante





(foto da internet)
E cosa succede allora sulle strade, al volante, con quell’abitudine tipicamente nostrana? Eh, sì, quel piccolo gesto che impegna solo due dita della mano, precisamente indice e mignolo, che, alzate diritte come stendardi verso il cielo, qualificano in maniera indubbia il senso di affronto al macho italiano. Cioè, come si reagisce nella nuova Italia, quando si fanno le corna, peggior insulto a un conducente intrepido o scostumato?
E' un vero e proprio gestaccio, ma soprattutto un gesto di offesa, non solo per chi è felicemente (o no) accompagnato. Tocca nell’intimo maschile, insinua un sospetto, getta addosso un pessimo umore.
Insomma fino a poco tempo fa un gestaccio impossibile, se si voleva rimanere illesi!!!
E se nel 1979 Pino daniele concludeva la canzone je so' pazzo con "cazzo" e sembrava un azzardo, oggi, invece, risulta una parolina da bambini!!!



mercoledì 20 maggio 2009

Le ajucche

(Foto da internet)

Il nome, probabilmente, non vi dirà un bel niente. Stiamo parlando di una pianta con un bellissimo fiore azzurro che nasce in primavera e che è alla base di una squisita zuppa con pane e burro. Piatto povero per eccellenza, la zuppa di ajucche viene aromatizzata con il timo, il rosmarino e l'aglio. La zuppa presenta alcune varianti a seconda dei borghi in cui viene preparata. Nelle versioni più antiche, e più ricche, le ajucche venivano insaporite nel lardo e tra gli strati si ponevano fette di pancetta e pezzi di toma o di fontina.
Le ajucche -note anche col nome di agiuche o aioche, e in italiano col nome di raponzolo- sono piante erbacee spontanee appartenenti al genere Phyteuma che crescono negli alpeggi tra i 600 e i 2.000 metri di altitudine. Il colore dei fiori è prevalentemente blu chiaro o scuro tendente al violetto; le foglie sono, per lo più, cuoriformi con margini dentati od ornati. Devono essere consumate prima della fioritura per evitare che la pianta diventi legnosa ed il profumo e il sapore irrimediabilmente alterati. Vengono adoperate nella cucina piemontese e specialmente in quella d'area canavese e biellese.


(foto da internet)


Le foglie vengono cucinate in vari modi, secondo le ricette delle varie località, della fantasia e del gusto personale. Si mangiano anche tritate nella minestra, cucinate come gli spinaci, in frittata ed in insalata. Possono essere utilizzate anche le radici che, lessate, vengono consumate in insalata.

Buon appetito (se le trovate)!

martedì 19 maggio 2009

Da provocatore nato a provocatorio oggetto artistico

Lo si conosce come l’architetto di Craxi, anche se la laurea in architettura non ce l’ha affatto. Questo appellativo, Filippo de Panseca se l’è meritato perché è stato l’autore delle sfarzose scenografie dei faraonici congressi del Partito Socialista Italiano negli anni ‘80, nonché l’inventore del logo del garofano che sostituì la falce e il martello nel 1978.


(foto da internet)


Al posto delle pennellate i pixel, come spiega l'autore:


Creo l’immagine attraverso milioni di pixel, i punti che la compongono, ognuno dei quali contiene a sua volta la miniatura del quadro completo, il suo Dna. Si tratta di una mi a tecnica innovativa [...] Mi ispiro alle immagini che vedo in televisione o su Internet. Per esempio, nel caso di Berlusconi e della Carfagna, ho trovato al computer per caso la foto di lui che si chinava verso di lei per dirle qualcosa e la guardava con uno sguardo, uno sguardo particolare. Mentre lei, la Carfagna, aveva l’espressione languida e assorta. Così ho pensato di farne un quadro: i volti sono loro, il resto è l’elaborazione di una sorta di scena agreste di art pompier. Ho pensato che Silvio, che si è messo di volta in volta il cappello da capostazione, da operaio, da pompiere, sarebbe stato molto contento di vedersi rappresentare con le ali d’angelo. Un angelo protettore della sua ministra.

lunedì 18 maggio 2009

Alta pasticceria

(foto da internet)
Non vi meravigliate: esistono anche gli stilisti dei dolci. Eccovene una: Loretta Fanella, una ragazza di 28 anni che è stata nominata miglior pasticcera italiana. Ha lavorato con i più grandi chef del mondo (da Cracco ad Adrià), ma lei guarda all'estetica, non solo al gusto.

(foto da internet)

Per lei panna, gelatina, pan di spagna e cioccolato non sono solo ingredienti, bensì sono soprattutto stoffe colorate, con cui "confezionare" vere opere d'arte: delle sculture ispirate alla natura. Il mix giusto deve crearsi tra i sapori, certo, ma anche tra i colori, proprio come nel "Puzzle floreale", dove si incastrano (nel vero senso della parola) i profumi e le sfumature dei fiori. I pezzi, infatti, sono delle gelatine ricavate da infusione di lavanda, rosa, karkadè e altre piante.

(foto da internet)

Che cosa distingue lo chef di cucina da un pasticcere? Dice la numero uno: «Creatività e precisione. In pasticceria non esiste un pizzico di..., si pesa tutto. E un maggiore gusto per colore e composizione: l' estetica conta moltissimo».
Se vi cimentate con dolci esteticamente raffinati, avrete molto da fare!

venerdì 15 maggio 2009

Cosa mi dici mai!


(Foto da internet)


Cari chiodini piccini piccini
(e non) vorremmo celebrare assieme a voi il 50esimo compleanno di Topo Gigio.
Come dice il grande Vasco nazionale: "adesso che non c'è più Topo Gigio, che cosa me ne frega della Svizzera?" Giusto.
Topo Gigio è un pezzo della nostra storia di bambini diventati adulti in un modo irriconoscibile.
Topo Gigio nacque nel lontano 1959, grazie all'ingegno di Maria Perego e rappresentò assai bene il candore, l'innocenza infantile, ma anche la fiducia e una certa impertinenza impregnata da una sottile ironia.
Accanto a sé ebbe l'eterna fidanzata Rosy Rosicchia, il gatto Megalo come antagonista e il nonno Teodoro (più tardi diventerà Leonardo). Quest'ultimo non apparve mai sul piccolo schermo ma venne evocato dal nipote-topo con l'ormai famoso: "come diceva mio nonno Teodorooo...".


(Foto da internet)

Topo Gigio partecipò con grande successo allo Zecchino d'oro come spalla del Mago Zurlì, e a Canzonissima accanto all'intramontabile Raffaella Carrà (quante volte avremo ripetuto il suo Strapazzami di coccole!).
Inoltre, la sua immagine è per sempre legata, nel nostro immaginario collettivo, alla pubblicità dei fantastici Pavesini.
Se vi piace Topo Gigio, ecco a voi dei fumetti da colorare.

Buon divertimento!

giovedì 14 maggio 2009

La passione italiana di Carlo d'Inghilterra

(foto da internet)

Chi ha provato la magia di un culatello fatto a regola d´arte, non lo dimentica più. È successo anche al Principe Carlo d'Inghilterra che, dopo aver assaggiato una fetta di questo salume ha detto al fondatore di Slow Food: "C'è un produttore di Parma, usa i maiali come i miei, vorrei incontrarlo". Ed è così che è nato il sodalizio fra Massimo Spigaroli, il re del culatello di Zibello e l'erede al trono inglese. Spigaroli, imprenditore e agricoltore, è un'autorità nel campo dei salumi ed in particolare del culatello, sul quale puntualizza: “non è un prodotto meccanico ma è fortemente legato alla manualità.”


Apprezzato da molti Vip, il culatello ormai annovera tra i suoi estimatori oltre al Principe d’Inghilterra anche Gerard Depardieu e Giorgio Armani. Ma non è affatto strano, in quanto questo prodotto è ben più pregiato del Prosciutto di Parma. Infatti, nella sua preparazione si usa soltanto la parte centrale, quindi la più morbida e delicata, della coscia di maiale.
I maiali devono essere macellati in autunno, quando hanno raggiunto i 14 mesi di vita e pesano 180 chili, e la loro alimentazione dev'essere stata rigorosamente naturale: siero di latte, crusca, mais e orzo.
A Zibello, patria del culatello D.O.P. lo si produce ancora in modo artigianale: le parti centrali del muscolo della coscia sono poste in una soluzione d'acqua e sale e dopo inserite in una pelle simile al budello che ne consente la respirazione durante la fase di stagionatura che dura 14 mesi.
Ottimo antipasto, risulta eccellente se privato della pelle e lasciato marinare nel vino per 10 giorni.

mercoledì 13 maggio 2009

I 50 anni de La dolce vita

(foto da internet)

Federico Felllini ha 38 anni. A Roma, da marzo a settembre 1959 non si parla d’altro che de La dolce vita. Si fa, non si fa, quale produttore ha il coraggio di farlo? È vero che prendono un divo americano, che ci saranno orge, travestiti, prostitute, fotografi, un balenottero che fa innamorare di sé una minorenne? Ma davvero il titolo porta male?


La lavorazione del film, specie a Fontana di Trevi, con la forza di una calamita attira le folle del dopocena e del dopo teatro, che restano per ore immobili a guardare. Le fotografie della lavorazione, su tutti i giornali, stimolano ogni curiosità. Il critico Tullio Kezich è l’esemplare cronista del film: il suo diario ripubblicato da Sellerio Noi che abbiamo fatto La dolce vita, è la fonte migliore di ogni informazione e ha la caratteristica di raccontare la verità, cosa che non si sa mai quando si parla di una leggenda.


A Milano, la sera della prima, al cinema Capitol, il 5 febbraio 1960, succede un parapiglia: l’elegante pubblico di invitati accompagna il film con fischi, proteste, casino crescente, urla di «Basta! Schifo! Vergogna!». All’uscita uno grida a Mastroianni «Vigliacco, vagabondo, comunista», un altro sputa addosso al regista.
Ma il successo del film è poi enorme, sorprendente. La dolce vita ha il primato degli incassi in Europa: in Olanda viene censurato, con tagli alla sequenza pre-finale dell’orgia e a quella della seduta spiritica alla festa dei nobili. Gli attacchi del quotidiano vaticano L’Osservatore Romano sono furibondi e i sostenitori gesuiti del film passano guai seri. Il produttore Angelo Rizzoli rivendica l’opportunità della sua inapplicata idea, colorare di rosa le scene di sogno perché il pubblico possa riconoscerle con sicurezza. Oltre le polemiche, restano nel vocabolario italiano «paparazzi», ossia fotografi, e «dolcevita», un tipo di pullover.












La dolce vita risulterà alla fine simile a un viaggio con tante tappe del protagonista, un giornalista di mondanità e pettegolezzi in movimento nella cosiddetta café society, nel carnevale perenne che nasconde un vuoto drammatico. Dura tre ore.

Per la sua carica liberatoria, la sua assenza di moralismo, la sua struttura narrativa, il suo splendore figurativo, la sua linea antimetafisica, La dolce vita è nel cinema una rivoluzione. Sembrava che, dopo, non si potessero più fare soliti film. Non è andata così. Ma è morto l’autore e l'attore protagonista.
Il primo a celebrare La dolce vita è stato Federico Fellini, l’autore. Nel suo Intervista (1987) Marcello Mastroianni, vestito e truccato da Mandrake, con la bacchetta magica tocca un lenzuolo steso e comanda: «Bacchetta di Mandrake/il mio ordine è immediato/fai tornare i bei tempi del passato»: così sullo schermo precario riappare la stupenda scena madre, l’attore e Anita Ekberg, la musica irresistibile di Nino Rota, Fontana di Trevi, l’acqua trasparente e la grande bellezza bionda che vi si immerge: «Marcello... Marcello, come here!».

Da La dolce vita è passato mezzo secolo.


martedì 12 maggio 2009

Appello contro il Rof


Cari chiodini vicini e lontani,

è giunta l'ora del meme e della solidarietà tra blogger per far conoscere le rivendicazioni degli insegnanti e degli studenti delle EOI.
Circa un mese fa, abbiamo dedicato un post al Rof che la Conselleria d'Educació della Generalitat Valenciana ha presentato ai sindacati.
Oggi vi chiediamo di voler diffondere il meme che abbiamo preparato (consentiteci, una tantum, di scriverlo in valenzano).

En el primer trimestre de 2009, la Conselleria d'Educació de la Generalitat Valenciana va presentar una ordre que pretén regular les EOIs de la nostra comunitat.
Aquest document suposa un fort retall en l’oferta d’idiomes a tot el nostre territori amb la pèrdua de llocs de treball docent que aquest fet produirà, així com l’empitjorament de les seues condicions laborals i la defunció de les EOIs que es convertiran, de fet, en centres on s’estudie només l’anglés.
Nosaltres professors d’EOIs entenem que les nostres escoles són l’únic organisme públic que ofereix la possibilitat d’aprendre idiomes als seus ciutadans fora de l’ensenyament obligatori i en alguns idiomes (la majoria) l’única.
Volem assenyalar també el perill que suposa l’aplicació de l’esborrany d’aquesta ordre que comportaria la pèrdua d’un 25% dels grups que estan en funcionament en aquests moments.

Per tot això exigim:

1. que es diferencie entre l’oferta i la demanda d’un idioma com l’anglés de la resta dels idiomes:
2. que la Conselleria assegure l’ensenyament de tots els idiomes de la CEE i de l’àrab, el rus i el
xinés;
3. una disminució de les ràtios per tal d’impartir un ensenyament d’idiomes de qualitat i efectiu;
4. una planificació adient d’EOIs i d’aularis;
5. que no es deixe a la voluntat política de l’administració educativa la creació i supressió de grups;
6. no posar cap nombre mínim per a la creació de grups ja que molts dels idiomes que se estudien a les EOIs només es poden aprendre en elles i que cada centre puga ofertar un grup de totes les llengües que ja s’imparteixen i en tots els nivells, per tal de garantir la continuïtat i la finalització dels estudis;
7. que la reserva de places, en règim presencial, per l’alumnat que demane estudiar anglés pertanyent al Cos de Mestres o de Secundària, prevista en l’esborrany, no siga atesa. Aquestes places podrien ofertar-se com a cursos específics o de formació en horari d’ 11 a 17 hores;
8. que es tinguen en compte criteris com ara la ruralitat (cap comarca pot quedar sense oferta d’idiomes per no trobar-se prop d’un àrea urbana) i les necessitats de la societat en quasi totes les comarques en determinats idiomes per motiu de la immigració (sanitat, forces de seguretat, ajuntaments...) per a la creació de grups;
9. que s’escolte la direcció del centre a l’hora de determinar el nombre d’unitats d’una EOI;
10. igualtat d'oportunitats entre alumnes oficials i lliures en les proves de certificació, i per això, l'eliminació de la Fitxa Individualitzada de Seguiment (FIS);
11. que les coordinacions que porten reducció de grups es puguen fer a totes les EOIs.



Come ben sapete, le regole del meme sono sacre (la catena deve continuare con altri 5 candidati che a loro volta gireranno quest'iniziativa ad altri 5 blogger), noi nominiamo i seguenti blog:

Oblò(g)
Magnablog
Nonsololingua
Les ales de Pegàs

Buon meme a tutti!

lunedì 11 maggio 2009

Gomorra e Il divo: 7 a 7

(foto da internet)

È finita con un pareggio la sfida fra Il divo e Gomorra: i 1538 componenti della giuria dell’Accademia del cinema italiano hanno deciso che entrambi meritavano 7 statuette a testa. La 53esima edizione del David di Donatello, l’equivalente italiano dell’Oscar, è stata dominata dai due film, reduci dal successo al Festival di Cannes.




Il divo ha vinto la statuetta per il miglior attore protagonista, Toni Servillo, e miglior attrice non protagonista Piera degli Esposti.




A Gomorra sono andati però i premi più prestigiosi tra cui quello per il miglior film, la regia, la sceneggiatura, il miglior produttore.




Come miglior attrice ha vinto Alba Rohrwacher per Il papà di Giovanna di Pupi Avati.




Il riconoscimento come miglior attore non protagonista è andato a Giuseppe Battiston per Non pensarci.






Il premio per il miglior regista esordiente è andato a Gianni di Gregorio per Pranzo di Ferragosto.




Niente da fare per le commedie in gara: Ex, di Fausto Brizzi, che si presentava con ben dieci nomination è rimasta a bocca asciutta, come il film sui precari di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti.




Il premio per il miglior film dell'Unione Europea è stato per il trionfatore degli Oscar The Millionaire, di Danny Boyle, mentre come miglior film straniero ha vinto Gran Torino di Clint Eastwood che ha inviato un messaggio-video in cui ha voluto scusarsi per la sua assenza alla cerimonia.

venerdì 8 maggio 2009

Piccolo è bello

(foto da internet)
Gli italiani siamo abituati a considerare il nostro paese il fanale di coda dell'industria mondiale. Ci vergognamo tanto delle facezie del nostro premier che a 72 anni suonati ancora insegue le bellezze femminili sfruttando la sua posizione pubblica per attirare l'attenzione e, rassegnati, per non dire mortificati, ci dobbiamo sorbire sui giornali le critiche pubbliche della moglie, Veronica Lario.
Date le premesse sembra strano e suscita molto stupore pensare che la creatività italiana possa essere considerata un possibile salvataggio per la potenza americana. Stiamo parlando dell'accordo Fiat-Chrysler. La Fiat, in Italia, è un monumento nazionale e i suoi veicoli sono il simbolo della potenza industriale di casa nostra. L'ultimo ricordo di un'auto italiana in America è la duetto dell'Alfa Romeo in Il Laureato con Dustin Hoffman.

(foto da internet)

Sembra andare all'aria il concetto dell'automobile americana che ha sempre privilegiato la potenza alla grazia, la forza alla bellezza. Potranno mai le giganti macchine USA essere sostituite o, anche solo, accompagnate dalle piccolezze italiane? Sarà che il futuro dell'auto è così incerto tra l'auto elettrica, a idrogeno o a vecchio combustibile che per il momento converrebbe accontentarsi delle auto piccole che consumano meno, magari in attesa di ricominciare a farne di colossali a impatto zero. Per quanto riguarda la velocità siamo tutti d'accordo che vedere un macchinone a trecento all'ora in autostrada provoca ribrezzo.

(foto da internet)

La rinascita della Fiat di Sergio Marchionne, in Italia, si è basata, in gran parte, sulla capacità di ri-immaginare, ri-progettare e ri-lanciare i modelli del passato particolarmente amati, in primis la mitica 500. Ovviamente le stile italiano, la sua reputazione non sono garanzia che la scommessa di Marchionne funzioni oltre-oceano. Ma il merito dell'Italian style è quello di rendere il bello e l'innovazione oggetti di consumo alla portata di tutti.
Avranno una chance le scatolette italiane e le soluzioni fashion in questa America devastata dai subprime? Che impatto potrà avere la griffe dei grandi disegnatori del made in Italy, insomma de Il Diavolo veste Prada sul simbolo del Novecento, ovvero l'auto?

giovedì 7 maggio 2009

La grappa (fatta in casa)


(foto da internet)

E' quasi legale in Italia la grappa fatta in casa. L'iniziativa, promossa dal senatore della Lega Vallardi, permette ai piccoli produttori casalinghi di produrne fino a 50 litri l'anno. La vendita, ovviamente, è vietata e solo si potrà produrla per uso domestico. Il disegno di legge che regola la grappa fai da te stava, da tempo, molto a cuore della Lega Nord. Nella zona di influenza politica della Lega, infatti, si trova un gran numero di piccoli produttori domestici.
Per fare la grappa in casa, però, ci vuole una certa perizia: bisogna far attenzione a non far andare nelle bottiglie il pericoloso metanolo che può anche uccidere!
Comunque, in molte zone d'Italia, la grappa fai da te è un fenomeno sociale molto esteso e, a dire il vero, non ci sono mai stati grossi problemi sanitari. Le aziende del settore, però, non sono affatto soddisfatte del prossimo disegno di legge: sono specialmente preoccupate per la qualità del prodotto e per la perdita di una fetta di mercato.



(foto da internet)

Ma facciamo un passo indietro. Da dove proviene la grappa? Probabilmente la distillazione ebbe origine in Mesopotamia tra l'VIII e il VI secolo a.C.
Gli Arabi appresero l'arte della distillazione sono nel VII secolo a.C. quando conquistarono l'Egitto. Nel Medioevo la distillazione del vino si diffuse anche Italia, rimanendo, però, di uso esclusivamente medicamentoso e fu portata in tavola come liquore solo nel XVI secolo.
La grappa venne prodotta in Friuli già nel XV secolo ma solo nel XVII secolo si parla di distillazione della vinaccia e il termine grappa entra nell'uso comune solo alla fine del XIX secolo. Il nome grappa assume forme in tutti i dialetti settentrionali: in friulano troviamo trape, in emiliano brusca, in veneto sgnapa. 
La misura scelta dalla commissione per permettere ai piccoli produttori di produrre la grappa in casa e la famosa damigiana: 50 litri. Vi ricordiamo, però, che la grappa deve essere centellinata: si degusta nel piccolo tulipano!
Insomma, fatta in casa o industriale, andateci piano!

mercoledì 6 maggio 2009

Lisistrata non abita più in Grecia

(foto da internet)

Circa duemila anni fa il poeta greco Aristofane scrisse una commedia audace ed universale, il cui titolo era tutto un programma: Lisistrata (da λυσις/lysis = scioglimento; στρατος/stratos: esercito) ovvero “colei che scioglie l'esercito”. L’opera viene rappresentata nel 411 a. C. ad Atene e l’argomento è a dir poco originale: la guerra del Peloponneso è ormai incontrollabile e Lisistrata, una massaia di Atene furba ed energica, convince le donne delle città elleniche in conflitto ad iniziare uno sciopero inusuale: non si concederanno ai propri mariti finche finché la guerra non sarà finita. Le donne di Sparta, Beozia e Corinto all’inizio sono contrarie alle decisioni di Lisistrata, ma alla fine accettano il patto di alleanza Il ricatto basato sui primari istinti sessuali indurrà gli uomini ateniesi ad accettare senza alcun tipo di riserva tutte le condizioni di resa poste dagli spartani per firmare la pace.

Ma questo è soltanto teatro. La vita però a volte è teatro. O meglio, la finzione è uno spunto per la vita. reale. La verità è che l’insegnamento di Lisistrata è giunto fino ad oggi ed il suo esempio è stato seguito da donne molto lontane geograficamente dalla Grecia, ma molto vicine nello spirito all’eroina del commediografo greco.



(foto da internet)

In Colombia, il paese più violento del mondo secondo l’ONU, alcuni anni fa le donne iniziarono uno “sciopero sessuale” per convincere i propri mariti a porre via le armi.

L’anno scorso questo particolare tipo di ricatto è stato scelto da alcune donne israeliane ultraortodosse, come protesta di solidarietà per un ritardo nel pagamento degli stipendi delle inservienti dei mikve.

Quest’anno anche le donne kenyote hanno deciso di scioperare in questo modo per protestare contro i leader del Kenya e chiedere loro di prendersi la responsabilità del paese.

Non si tratta di uno sciopero così strano dunque: in Italia c'è persino una canzone sull'argomento!