giovedì 21 maggio 2009

Ma cosa dici mai?



(foto da internet)
Anni fa pronunciare la parola “casino” faceva scandalo. Oggi la si ascolta spesso e ovunque, e senza grossi turbamenti. Come dire: ogni epoca ha una sua sensibilità all’insulto.
L’iniziativa di un giornalista, Vito Tartamella, in Parolacce, perché le diciamo, che cosa significano, quali effetti hanno, ha permesso di misurare quella del nostro tempo, a patto che si risponda con sincerità. Infatti da uno studio del mensile Focus, condotto su un campione di quasi tremila italiani sul sito del periodico scientifico, emerge una realtà controversa e discutibile.
Nel "volgarometro" del Belpaese le parolacce giudicate più pesanti riguardano la violazione delle leggi e gli eccessi sessuali, mentre i tradizionali "vaffa" e "cornuto" non feriscono più. Gay, mafioso, handicappato, nazista e terrorista sono gli insulti giudicati più pesanti e offensivi dagli italiani. Il "volgarometro" è un termometro di quello che in italiano sarebbe un turpiloquio.

(foto da internet)
Eh sì, nell’Italia di oggi, le accuse sentite come più offensive, quindi più gravi, sono la violazione delle leggi (mafioso, ladro, infame) e i presunti eccessi sessuali, dalla promiscuità per le donne all'omosessualità per gli uomini. Scottante poi anche il rapporto con malattie, morte, bruttezza, disabilità: le maledizioni, cioè augurare malattie, morte o dolore a qualcuno, e gli insulti fisici sono tra le categorie col più alto voto medio.
I fattori che influenzano maggiormente la percezione delle parolacce sono, in ordine decrescente, l'istruzione, l'età e l'abitudine a dirle; non incidono molto, invece, il sesso, il luogo di residenza e l'orientamento religioso. Inoltre, le donne, over 50, meridionali e religiose sono comunque le categorie più sensibili al turpiloquio: hanno attribuito a molte voci punteggi superiori alla media generale, giudicando con più severità le espressioni legate al sesso, alla morale, alla religione e alla devianza dalle norme.

Insomma, una pessima fotografia della lingua di Dante





(foto da internet)
E cosa succede allora sulle strade, al volante, con quell’abitudine tipicamente nostrana? Eh, sì, quel piccolo gesto che impegna solo due dita della mano, precisamente indice e mignolo, che, alzate diritte come stendardi verso il cielo, qualificano in maniera indubbia il senso di affronto al macho italiano. Cioè, come si reagisce nella nuova Italia, quando si fanno le corna, peggior insulto a un conducente intrepido o scostumato?
E' un vero e proprio gestaccio, ma soprattutto un gesto di offesa, non solo per chi è felicemente (o no) accompagnato. Tocca nell’intimo maschile, insinua un sospetto, getta addosso un pessimo umore.
Insomma fino a poco tempo fa un gestaccio impossibile, se si voleva rimanere illesi!!!
E se nel 1979 Pino daniele concludeva la canzone je so' pazzo con "cazzo" e sembrava un azzardo, oggi, invece, risulta una parolina da bambini!!!



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non mi sembrano insulti offensivi.
Trini

Pepe ha detto...

Io uso parole più forti.

Anonimo ha detto...

Se a me chiamassero mafioso oppure camorrista... per me non sarebbe per niente una ofesa...meglio mafioso a cornuto, ignorante, politico, rikkiun, froscio... e cosi via...XD...
Comunque grandissimo Pino Daniele puoi dirlo ben forte: non mi scassate 'o cazz'!!!!!!