Napoli, ancora una volta alla ribalta, ma questa volta per la morte di uno dei suoi personaggi più emblematici, da sceneggiata. E appunto Mario Merola era il re della sceneggiata. Per gli estranei alla sceneggiata, il cantante-attore lascia un immaginario cinematografico visionario, labirintico e quasi incomprensibile, ma per chi, invece, conosce la Napoli degli inganni e della musica, la Napoli di quiei quartieri dove si respira aria di bucato steso ad asciugare al sole e di pummarola (pomodoro), Merola lascia in eredità un mondo filmico lineare, intenso, commovente ed in alcuni casi patetico. Da napoletano qual era, anche lui è stata scosso dalle accuse di essere un camorrista.
Piazza Mercato a Napoli, davanti alla chiesa del Carmine, era gremita a partire dalle 7 di questa mattina: i napoletani si sono messi in fila per l'ultimo omaggio a Mario Merola, sperando di poter conquistare un posto all'interno della basilica dove si celebrano i funerali del cantante. Fuori dalla chiesa si esibisce un finto Celentano mentre migliaia e migliaia di persone, del mondo dello spettacolo, politico e comune, piangono il cantante scomparso.
4 commenti:
Sono nato e vissuto nello stesso quartiere di Mario Merola e, anche se in questi momenti certe mie riflessioni possono sembrare fuori posto, questa santificazione del personaggio non può che, quanto meno, lasciarmi perplesso. Certo, in questi momenti può sembrare sacrilego parlare di Mario Merola, del suo passato, di ciò che rappresenta e ha rappresentato. Ma non voglio entrare nel giudizio della persona ma del mondo da cui si è originato e alimentato il suo mito. È innegabile e documentato che Mario Merola ha cantato la malavita e interpretato ruoli in cui il camorrista non veniva interpretato come personaggio negativo per la società ma come eroe. Ciò non può essere dimenticato. Nel mio, nel suo, quartiere era l’idolo di Fefè, di Sciacquariello, di Peppe ‘o biondo e altri personaggi i cui nomi sembravano usciti dai testi delle sue canzoni o dei suoi film. Delinquenti micro e macro che si vantavano del fatto di conoscerlo personalmente, come tra l’altro si è visto anche nelle interviste televisive alle persone che hanno preso parte ai funerali. E proprio quella folla, tutta quella gente, che in un modo o nell’altro si sente rappresentata da quell personaggio, mi fa pensare che ha ragione Giorgio Bocca quando dice che, per cambiare, Napoli deve lottare contro se stessa. Deve cioè uccidere questa Napoli fatta di persone per cui la legalità è un concetto astratto e a volte anche fastidioso. Di gente che vive in un sistema dove è impossibile rispettare la legge, lo stato, il prossimo anche volendo. E il camorrista è un eroe.
Provo fastidio anche quando si paragona questo funerale a quello di Totò. Posso testimoniare che allora sì, nel 1967, c’era tanta gente nella stessa piazza. Ma non c’erano i fuochi artificiali, le carte da gioco sulla bara, i fans a cantare. Totò non sperperava miliardi ai cavalli, non amava il poker, non frequentava il mondo delle scommesse. Era una persona schiva, era una persona del popolo e faceva molta beneficenza in modo anonimo. E non schiattò dopo una scorpacciata di frutti mare comprati ‘ncoppa ‘e mmure... alla faccia della dialisi.
Ma era davvero della camorra?
La sceneggiata che cosa è? Un genero teatrale. Ho capito che è come il teatro ma con la musica.
Mario Merola non era un camorrista o, comunque, non spetta a noi stabilire se sia stato un camorrista o abbia avuto a che fare con la camorra.
Per farsi un'idea sul personaggio forse è utile una recente intervista delle Iene.
mms://video.jumpy.it/adiene/2006/11/Intervista_Singola_Mario_Merola_web.wmv?v=adiene/2006/11/Intervista_Singola_Mario_Merola_web.wmv
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