venerdì 3 novembre 2006

Napoli, ancora un agguato


E' da qualche giorno che i titoli dei quotidiani italiani mettono in primo piano il problema della camorra nella città di Napoli e nel suo hinterland, ovvero nei paesi dell'entroterra. Gli fanno eco addirittura i giornali ed i telegiornali spagnoli. Su "El Pais Dominical" del 29 ottobre c'era un interessante servizio sul libro di Roberto Saviano: Gomorra, ed i telegiornali degli ultimi giorni informano sulle decisioni prese dal governo: "Romani Prodi ha optato che ci sarà sì più polizia per strada, ma non vuole inviare l'esercito in città".
La camorra è come un cancro, i cui tentacoli coinvolgono tutta la società partenopea e campana più in generale. In Gomorra Roberto Saviano racconta il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, la potenza militare, e la metamorfosi in comitato d'affari. Una narrazione-reportage che svela i misteri del "Sistema" (così gli affiliati parlano della camorra, termine che nessuno più usa), di un'organizzazione poco conosciuta, creduta sconfitta e che nel silenzio è diventata potentissima superando Cosa Nostra per numero di affiliati e giro d'affari.
Ma la storia della Camorra ha origini ben più lontane, al lontano 1863, all'indomani del processo unitario nazionale. Lo storico Marco Monnier definì la "triste genia conosciuta dal volgo sotto il nome di camorra", "estorsione organizzata: essa è una società segreta popolare, il cui fine è il male". Gli farà eco lo storico Pasquale Villari definendola "piaga sociale" nelle Lettere Meridionali del 1875, che segnano l’inizio della riflessione critica sulle condizioni del Mezzogiorno all’interno dello Stato italiano e la data di nascita del meridionalismo liberale.
Sono queste le prime coordinate di una ipertrofia criminale che, nel corso dei secoli, ha incancrenito una città e una regione considerata felix in età classica e divenuta infelix ai giorni nostri.
Possiamo scorgere la ragione d’essere della camorra nel porsi come una sorta di intermediario o mediatore, un vero e proprio "sistema" che manipola e mobilita risorse ai fini del potere e del profitto personale. Una "scomoda" figura sociale: l’interposta persona. Tutti trovano davanti a loro un'interposta persona e quasi tutti se ne servono, un po' per naturale indolenza, un po' per quell'abitudine che i meridionali hanno nel trattare da sé i propri affari: dal ricco industriale che vuole aprirsi la strada nel campo politico o amministrativo al piccolo commerciante che deve richiedere una riduzione di imposta.

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