giovedì 1 novembre 2007

Ma dove sono finiti i santi?

Oggi è il giorno dei santi, e, ben venga, un giorno di festa, segnato rosso sul calendario, ma, per la Chiesa è tempo di polemiche.
Che ne dite della maxi-beatificazione a San Pietro, la cerimonia di beatificazione più numerosa nella storia della Chiesa? Uno stuolo di celebranti in abiti liturgici purpurei, presieduti dal cardinale José Saraiva Martins, ha partecipato in piazza San Pietro alla cerimonia per la beatificazione di 498 martiri spagnoli uccisi negli anni 1934, '36 e '37 . I vescovi spagnoli hanno ripetuto, fino alla nausea, che la maxi-cerimonia dei 498 martiri della Guerra Civile «non è contro nessuno, e tanto meno contro Zapatero». E, durante l’omelia, le parole del cardinale, il quale ha parlato di «rilievo storico per il numero davvero ingente dei beati», sono state viste come un tentativo di Spagna e Chiesa spagnola di attenuare le polemiche reciproche su questa beatificazione. A rappresentare il Governo spagnolo, in piazza San Pietro, c’era il ministro degli Affari esteri Moratinos.
I santi esistono solo in paradiso, nella politica la diplomazia è d’obbligo, quindi la gente comune ha tutto il diritto di manifestare, persino contro un impero che non è mai decaduto: poco lontano da San Pietro, sul sacrato della chiesa Sant'Eugenio, generalmente frequentata da fedeli dell'Opus Dei,un gruppo di manifestanti dei centri sociali ha protestato contro la beatificazione affiggendo uno striscione -«Chi ha ucciso, torturato e sfruttato non può essere beato»- con alcuni pannelli del Guernica di Picasso e gettando vernice rossa in strada. Quando i fedeli cattolici sono usciti dalla chiesa, al termine della funzione religiosa, la protesta ha provocato la loro ira, e non è mancato chi ha reagito urlando: un gruppo ha strappato lo striscione e fatto a pezzi la riproduzione del celebre dipinto. Tra fedeli e manifestanti è scoppiata la rissa, come se si trattasse di una pagina del Codice Da Vinci.

(foto da internet)

E poi, sapevate che la Chiesa sfratta, o addirittura privilegia i mercanti del tempio? Gli enti ecclesiastici, spesso donati con il vincolo dell'uso caritatevole, nell'attuale situazione sociale e fiscale, hanno un ben altro significato: il qualificativo «ecclesiastico» comporta la riduzione del 50% dell'imposta sul reddito fondiario derivante dall'affitto di immobili. Un tempo, erano case per poveri, per preti e per suore dedite ad opere di bene ed al servizio della Chiesa. Poi, complice il boom del mattone, il virus della speculazione è penetrato anche dentro corpi che ne dovrebbero essere immuni. Si tratta dei circa 2000 enti ecclesiastici che, nel centro di Roma, posseggono un quarto dell'intero patrimonio immobiliare cittadino. Il comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico chiede un intervento o, almeno, una risposta a questa domanda: «Dietro questa frenesia speculativa ci sono persone più bisognose a cui dare le nostre case, oppure i mercanti sono di nuovo nel tempio?». Una domanda impegnativa, proposta a Monsignor Bagnasco, che, come presidente della Cei, esercita un controllo diretto sugli enti ecclesiastici.
I colpiti sono gli inquilini più poveri e, secondo il consigliere comunale Mario Staderini, ci sono persino dipendenti in pensione, figli e vedove di cittadini vaticani: «Nello Stato del Papa, la cittadinanza non segue il diritto di famiglia, lo "jus coniugii" e lo "jus filii", ma è concessa a discrezione del pontefice. Dal 1990 ad oggi, mentre scomparivano gli investimenti pubblici in edilizia popolare, lo Stato ha dato alla Cei, tramite l’8 per mille, 1272 milioni di euro da destinare alla costruzione di nuove chiese», aggiunge l'esponente radicale. Tutti i partiti, anche a sinistra, appaiono su questo distratti. Come mai, quando si tratta di ingiuste agevolazioni fiscali per la Chiesa, tutti i partiti, senza distinzione, appaiono assorti, tra le nuvole?


(foto da internet)

Infine sui giornali italiani e non (ne parla anche El País di ieri) è di nuovo alla ribalta la figura di padre Pio, o meglio Santo Pio. Sergio Luzzatto, (professore di Storia Moderna all'Università di Torino) ha scritto un libro serio, non da scoop di rotocalchi -come lo hanno voluto far apparire- che non tralascia di analizzare lo spettacolare «fenomeno padre Pio». Da parte della stampa più sensazionalista ci sono state anticipazioni che hanno estrapolato «rivelazioni» e «gialli», come le richieste da parte del frate di acido fenico e di veratrina, quasi fossero le sostanze con cui procurarsi stigmate truffaldine. In realtà si tratta di un libro dal taglio «politico» (si intravede già dal titolo) «Padre Pio. Miracoli e politica nell' Italia del ' 900» (è in libreria dal 30 ottobre, con Enaudi), d'interesse anche per i laici, ma estraneo alla prospettiva del santo e della folla dei suoi devoti. (Da Il Corriere ecco un frammento del libro).
Padre Pio è probabilmente «l' italiano più importante del secolo scorso», nonché il più pregato, accanto a Giovanni XXIII, oggetto anch' egli di un vastissimo culto popolare. Il «Papa buono» e «lo stigmatizzato del Gargano», i cui rapporti furono o nulli o, addirittura, di «persecuzione» da parte di un pontefice dal polso ferreo sotto l' aspetto bonario, sono accomunati nella devozione della gente.

Sarà che la festa di oggi, forse, tanto senso ormai non l’ha più?

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Scherza coi fanti...

Anonimo ha detto...

Il mio santo è San Gennaro, guai a chi me lo tocca, ma comunque che delusione con questo San Pio, o devo dire, fenico Pio.
Jorge

Anonimo ha detto...

I miei santi sono Sanpiero, Santa Cristina e santa Giuliana

Anonimo ha detto...

Il post è veramente interessante, ma io voglio parlare soltando della prima parte, quella che spiega la maxi-beatificazione. La Chiesa spagnola ha detto che non va contro nessuno, allora,... non è una provacazione questa cerimonia.? Sicuro di no? A me sembra un po’ strano, perché sono 498“matiri”,ma sono soltanto“nacionales”, non c’è nessuno “republicano”, e come hanno detto alcuni vescovi baschi, c’era anche qualche martire fra i repubblicani. Non si può dimenticare l’attitu della Chiessa , come “collaboratrice” nei giudici del “Dopo Guerra” e richiamo alla memoria il prete del romanzo “Requiem por un campesino español” di Ramón J. Sender. Le guerre sono cattive, ma queste cerimonie le fanno più ..orribili..Mah..qualcuna ha dimenticato una ...santa..santa Mila.

Gianpiero Pelegi ha detto...

Olga, ti ringrazio. Ma il cielo dovrebbe essere un posto molto noioso.