domenica 4 novembre 2007

Il teatro di Pippo Delbono

(foto da internet)

Pippo Delbono vuol dire teatro aperto dove, al di là delle convenzioni teatrali, tutto viene svelato sulla scena. Soprattutto è un teatro in cui è abolito il confine tra attori e persone provenienti dalla vita. La sua compagnia è come una tribù: convivono attori – formati da Delbono– con persone provenienti da realtà diverse. C’è Bobò, microcefalo sordomuto incontrato al manicomio di Aversa (Napoli), il senzatetto Nelson, Fadel, profugo del Sahara e tanti altri. Sono persone che ha incontrato nel percorso che è la vita, a volte molto dolorosa. Sono state proprio queste situazioni di estrema emarginazione a ridargli una grande vitalità nel lavoro teatrale. Questa gente ha cambiato il suo modo di rapportarsi al teatro, e adesso sono diventati i protagonisti della compagnia. O meglio, più che di compagnia si potrebbe parlare di comunità.


(foto da internet)

Anche se poi, in realtà, ognuno vive a casa sua, quando iniziano le prove c’è chi sta con Nelson, schizofrenico, chi sta con Bobò o chi sta con il bambino down: ognuno si occupa dell’altro, con tutte le difficoltà che questo può comportare. Allora, come Delbono può accettare che queste persone, socialmente più difficili, siano viste con occhi diversi? Come non batter ciglio quando lo si accusa di fare un “teatro dell’handicap”? Lui risponde dando loro il protagonismo dei suoi lavori, proprio per combattere il razzismo che c’è in giro.

(foto da internet)
Delbono riprende le parole del regista polacco Kantor: «Facciamo teatro per distruggere dei muri, altrimenti non avrebbe senso», e le segue alla lettera facendo dell'altrui disagio, ma, innanzitutto del proprio, la sua pièce, la sua rivincita, o una rivoluzione da inscenare quotidianamente per salvarsi dal delirio, dall’annientamento. Probabilmente tutto parte dalla sua biografia: una famiglia ultracattolica, i preti pedofili, l’Lsd e l’eroina, l’amore-odio e poi distruzione con l’amico, fino alla scuola di teatro, all'Odin Teatret in Danimarca, e dalla malattia conclamata (è sieropositivo) fino a Bobò.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Anche a Madrid ci sono gruppi off di questo tipo.