giovedì 31 gennaio 2008

Italietta



(foto da internet)

Vi presentiamo il trush dell'Italietta. Tragicommedia in un unico atto ambientata a Palazzo Madama. Interpreti: alcuni senatori dell'opposizione (o no?). Così è stata raccontata dal popolo blogger la caduta del governo Prodi. Una vera e propria operetta che va al di là degli spaghetti western e imbocca la strada dell'horror nostrano fatto di felloni, di mortadelle, di spumante e di testi poetici falsi.
Ma cominciamo dalla fine: giovedì 24 gennaio, il presidente del Senato Franco Marini legge il risultato della votazione sulla fiducia al governo Prodi. Il governo è in minoranza. Dai banchi dell'opposizione il Senatore Nino Strano -pullover rosso su vestito nero, occhiali da sole in aula- si abbuffa di mortadella; altri senatori brindano. Poco prima, il senatore Strano aveva gridato alla volta del Senatore Cusumano, eletto nelle liste dell'Udeur (il partito di Mastella, tanto per capirci), e reo di aver votato sì alla fiducia posta dal governo Prodi: "checca squallida, frocio...". Più tardi, a chi gli faceva notare la gravità delle sue parole, il senatore Strano, da vero esperto in gruppi nominali, dichiarava di non aver voluto sottolineare le parole checca e frocio, no, no, per carità, l'accento doveva andare su squallida -così, al femminile- sia pur accompagnato da checca...
Ecco a voi il racconto dell'accaduto visto dal regista Ollio De Ricino. Titolo del fim: Mortazza tua.







Un passo indietro: prima della celeberrima votazione, l'ex ministro di giustizia Clemente Mastella prende la parola. Chi si aspettava un discorso ragionato sul perché dell'abbandono del governo e sui motivi che lo spingono a votare no alla fiducia posta da Prodi resterà deluso. Niente di tutto ciò. Mastella -laureato in lettere- imbocca sicuro la via della letteratura. Declama, con qualche difficoltà di dizione, alcuni versi attribuiti a Pablo Neruda: "Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi...".








Ma sbaglia. I versi non sono di Neruda. E' una delle tante bufale che girano sul web. L'ex ministro ci è cascato! Subito, la Fondazione Neruda reagisce e smentisce categoricamente che i versi in questione siano autentici. Il tam tam -quasi un vero e proprio meme- si allarga sul web. Il popolo blogger scopre l'inganno: i versi sono di una poetessa brasiliana: Martha Madeiros. Niente a che vedere con Neruda.

Che dire? Meglio, allora, ricordare il famoso falso -consapevole questa volta- di Arbore& company in Quelli della notte: "Lo diceva Neruda che di giorno si suda, ma la notte no!".










Come direbbero Arbore&company: Lo diceva Picasso che il Senato è uno scasso...
Ah! Ricordate le parole del professore universitario ne La meglio gioventù? Meditate, gente, meditate!

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Non è una visione un po' dura dell'Italia?

Anonimo ha detto...

E ora quale è la soluzione? L'Italia è un paese politicamente vecchio. Ho letto nel País la notizia dei insulti. Ma forse ora questa cosa è la meno grave di tutte...

Anonimo ha detto...

Hai ragione Gianpiero. Solo un cambio radicale puó cambiare questa situazione.

Gianpiero Pelegi ha detto...

Ciao David, attualmente non saprei dare un'altra visione dell'Italia.

Anonimo ha detto...

I politici, in generale, possiamo dire che sono matti, pazzi pericolosi. E così abbiamo il caso di Mastella (la barzelletta fa una buona descrizione), un personaggio bizzarro. Penso che sia curioso che dopo l'accusa di corruzione della sua moglie, lui presenta la dimissione (Prodi non la accetta) e vota NO al governo del quale era ministro di Giustizi una settimana prima. Le parole del professore universitario di "La meglio giuventù" sono un vero riflesso di quello che accde nell'Italia attuale. Ah... e pensare che Berlusconi sta chiamando alla porta! Da piangere
Angelo

Anonimo ha detto...

Ay, Gianpiero, ti capisco, ma sei troppo pessimista!

Anonimo ha detto...

Forse le parole del professore siano le giuste per non soffrire più nell'italia d'oggi, ma lasciarla a quelli animali no!
Alberto
Saluti