mercoledì 23 gennaio 2008

La settimana di passione del governo Prodi

(foto da internet)
Nulla è casuale: le parole del capo dei vescovi, il cardinale Bagnasco, hanno preceduto di poco le dimissioni dell’ex-ministro della Giustizia Clemente Mastella. Tra i due avvenimenti se n'è inserito un terzo: la risposta di Prodi alla Conferenza episcopale italiana.
A distanza di giorni dal mancato incontro con Benedetto XVI alla Sapienza si è continuato a spargere veleni nel rapporto fra la Chiesa e lo Stato italiano. Il capo dei vescovi aveva parlato in maniera dura di un Paese a pezzi, «sfilacciato», «ridotto in coriandoli». Inoltre, alcuni giorni prima il cardinale Ruini aveva parlato di un'Italia «in cui nessuno è più in grado di scrivere l'agenda politica». Il tono del presidente della Cei segnala una profonda irritazione nei confronti del governo che non ha saputo gestire al meglio la visita del Papa all’università romana e ha addirittura esposto il pontefice a una mortificazione pubblica.
(foto da internet)
Il capo dei vescovi ha incolpato il Governo ( o meglio, Prodi-Amato) di aver sconsigliato la visita del Papa all'università per motivi di ordine pubblico. Un colpo terribile, perché equivale ad affermare che la versione ufficiale dell'Esecutivo («la sicurezza del Papa è garantita al mille per cento») è falsa. Prodi ha reagito energicamente dicendo che le cose alla Sapienza erano andate come avevano già spiegato la presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno. Anzi, il comunicato ha persino precisato che su questa versione dei fatti c'era la testimonianza della gendarmeria vaticana.
Ovviamente qualcuno mente..., ma quello che è sotto gli occhi di tutti è una crisi importante fra le due sponde del Tevere. Le parole di Bagnasco sono sembrate una sconfessione dell'Esecutivo. Non a caso, subito dopo è arrivato l'addio alla maggioranza da parte di Mastella, ex ministro della Giustizia che ha sempre sottolineato la sua condizione di «politico cattolico» e perciò esposto più di altri alle disavventure.

(foto da internet)
Le dimissioni di Mastella hanno origini da vicende personali: sicuramente l’inchiesta che ha coinvolto l'ex Guardasigilli, sua moglie e altre persone a loro vicine ha fatto da potente detonatore nei già difficili equilibri della maggioranza, ma c’è anche un altro elemento fortemente destabilizzante, cioè la riforma della legge elettorale. Infatti, dopo il via libera della Corte Costituzionale al referendum i timori dei piccoli partiti si sono fatti più grandi.
Prodi, avendo perso l’appoggio del partito di Mastella, dopo venti mesi in bilico, prima di gettare la spugna, ha deciso di «parlamentarizzare» questo passaggio: si presenterà alle Camere per chiedere una verifica della fiducia, e aprire, poi, in entrambe le camere del Parlamento un dibattito. Solo a conclusione del dibattito Prodi trarrà le conseguenze, chiedendo il voto o andando al Quirinale a rimettere il mandato.
Il professore non si arrende, il calvario continua e lui fa l’ennesimo tentativo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

E ora? Torna Berlusconi?

Anonimo ha detto...

Ma che confusione politica c'è in Italia? E ora che succede?

Anonimo ha detto...

Tutti l'italiani con cui parlo spesso sono stufi della situazione politica in Italia.Non vedono una uscita ragionevole alla crisi e sono assolutamente delusi di tutti i politici italiani.

BertoBB ha detto...

Ma l'opposizione che maggioranza ha se nella camera dei diputati non ce l'ha?...
Ma se la costituzione italiana è laica, perchè i politici attirano la chiesa per ribadire le sue strapalate opinioni?...
Ma perché sommuovano le cose se sanno che le cose saranno peggiori?
Ma perché io non capisco nulla?
Saluti
Alberto

Anonimo ha detto...

E' vero: la politica italiana fa schifo. Oppure siamo solo i primi a pagare una classe dirigente "mondiale" che sembra incompetente ed incapace di riprendere in mano le redini del mondo. In fondo neanche in Spagna mi sembra che siate molto contenti di come vadino le cose... :)