«Preferivo (...) essere consegnato ai selvaggi e mangiato vivo piuttosto che cadere negli artigli spietati dei preti ed essere trascinato davanti all'Inquisizione». Sono parole di Robinson Crusoe, il personaggio nato dalla penna di Daniel Defoe, e rivelano chiaramente quanto fosse temuta la “Santa” Inquisizione. Eppure, chissà perché, sembra che la Chiesa voglia riscattare l’immagine del macabro tribunale, come afferma Giovanni Romeo, docente di storia all’Università di Napoli e autore del libro Inquisitori, esorcisti e streghe nell’Italia della Controriforma:
«Il XX secolo si appresta a lasciare in eredità al terzo millennio che s'apre un'immagine sorprendentemente nuova dei tribunali come quelli inquisitoriali, tradizionalmente relegati dal nostro immaginario collettivo tra gli orrori del fanatismo clericale».
E allora perché un tribunale così obiettivo e giusto, che riceveva i prigionieri due volte la settimana per sapere di cosa avessero bisogno, usava durante gli interrogatori dei sistemi così spietati? E come si può affermare in modo obiettivo che una donna è una strega? Comunque una cosa è sicura: molti degli strumenti di tortura erano ideati esclusivamente per punire le streghe, come la culla della strega. Tutti questi strumenti di tortura sono esposti al Museo di Tortura di San Gimignano, ceduti spesso per l’allestimento di diverse mostre itineranti. Ah, e sapevate che uno di questi strumenti, la garrota, venne perfezionato e usato in Spagna fino al 1975?
Se volete saperne di più, vi consigliamo di assistere alla conferenza “L’inquisizione in Italia: le streghe”, a cura del professor Pierluigi Mammí che avrà luogo oggi alle 19:00 al Museu de Belles Arts di Valenza.
3 commenti:
Il fanatismo clericale c'è ancora. La garrota, per fortuna, no.
Grazie per la informazione della conferenza.
Che cose si cative a fatto l'umanità !!!! Per fortuna oggi é più volta meno comune questa forma de "iustizia"??!!!
Encarna
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