(Alberto Burri, Grande sacco, foto da Internet)
“La signora ama gli stracci”. Così scrive nel 1958 il settimanale di destra “Lo specchio”, contestando la decisione di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, di esporre un’opera fatta di juta lacerata e rattoppata. L’opera si intitola “Grande sacco” e il suo autore è il pittore umbro Alberto Burri. Ma la “signora” non si lascia intimorire dalle critiche di coloro che considerano i “sacchi” dell’innovativo pittore opere senza nessun valore estetico e resiste. Il fatto arriva in Parlamento dove un deputato di sinistra mostra un vivo interesse per conoscere la somma pagata dalla Galleria Nazionale “per quella vecchia sporca e sdrucita tela che, sotto il titolo di Sacco grande, è stata messa in cornice da tale Alberto Burri”.
(Burri Alberto, Al temperamentale amico architetto Moschini, da Aamgalleria.it)
Il pittore, laureato in Medicina, scopre la sua vocazione artistica grazie alla Seconda Guerra Mondiale. Medico militare in Africa, viene fatto prigioniero in Tunisia e deportato a Hereford in Texas, dove comincia a creare delle opere servendosi di materiali di scarto: catrame (vedi>>), legno (vedi>>), ferro (vedi>>), plastica (vedi>>), muffe (vedi>>), tele (vedi>>). Di ritorno in Italia decide di abbandonare la medicina e di dedicarsi solo all’arte.
Chi ama l’arte contemporanea può visitare ed ammirare le opere attualmente in mostra alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma), oppure può accontentarsi di fare una visita virtuale all’esposizione che il Museo Nacional Reina Sofia ha dedicato di recente a questo grande artista italiano.
2 commenti:
Mi piace. L'arte povera del secolo XX è importante. Non conoscevo Burri.
Vicino di lì a Palma di Maiorca ( a tratto di traghetto) ho letto che c'è una mostra dello scultore Italo?svizzero Alberto Giacometti.
Ciao
Alberto
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