Genova, città industriale, insieme a Milano e Torino faceva parte del triangolo industriale italiano, città portuale e crocevia dell’emigrazione verso il sogno americano, ex Repubblica marinara, capoluogo della Liguria: qui si trovano Sanremo, patria del canto e dei fiori, Portofino, esclusivissima località turistica e le suggestive Cinque Terre. Ed è proprio una geografia così spettacolare che rende la città, dal punto di vista urbanistico, alquanto difficile, stretta tra un mare troppo profondo e montagne troppo alte.
Cittadino illustre, l’architetto Renzo Piano, genio italiano dell’architettura, il quale, dopo aver girato il mondo con il suo lavoro e, dopo aver progettato la risistemazione del porto antico di Genova, vuole lasciare in eredità una città, la sua città, restituita a una dimensione umana di vita e di speranza, di lavoro e di grandezza europea. «Con gli anni scopri di avere radici che non si sono mai spezzate. Da giovane non te ne rendi conto, eppure mentre disegnavo i tubi del Beaubourg avevo il porto di Genova nell’anima, nel cuore, nella mente». Vuole salpare su una barca ancorata accanto al Museo del Mare per un viaggio creativo, con una ciurma formata da giovani architetti e ingegneri reclutati nelle università di tutto il mondo. Per «approdare», dopo 15 anni di lavoro, ai moli che puliscono il mare della Genova che sarà. Progetto e barca si chiameranno appunto GeNova, «per riallacciarmi al logo del 2004, quando la città è stata capitale europea della cultura».
(Foto da Internet)
«Senza nemmeno una colata di cemento» assicura, e senza rinunciare alla visione dall’alto che incanta ogni viaggiatore, Piano vuole disegnare l’idea della città, partendo dall’immediata necessità di un trasporto pubblico adeguato, in grado di liberare il centro dalle auto, che dovranno essere lasciate nei parcheggi di cornice.
In questi giorni la Triennale di Milano presenta Renzo Piano Building Workshop. Le città visibili una grande mostra monografica sull’opera di Renzo Piano che ha aperto la Festa per l’Architettura -IV edizione. Il sottotitolo della mostra è ispirato all’opera di Italo Calvino, uno degli autori che più hanno influenzato la sensibilità dell’architetto. Le città visibili lancia un’interpretazione dell’opera di Renzo Piano imperniata sulla centralità della visione urbana attraverso i progetti, raccolti in alcuni nuclei fondamentali: la città delle arti, la città della musica, la città delle acque, le città d’affezione (Parigi, New York, Genova, Milano). Ovunque, in tutte le città in cui ha lavorato, a Milano come a New York o a Genova o a Roma, le tracce del passato non sono rimosse, bensì reintegrate.
La Spagna non è nuova a questi tipi di interventi, e architetti riconosciuti a livello mondiale, regalano alla propria città progetti importanti: Oriol Bohigas, a Barcellona, con la Villa Olimpica, ha restituito il mare ai catalani e Santiago Calatrava, a Valencia, ha ideato un complesso la Città delle arti e delle scienze che, attualmente, è il richiamo turistico per antonomasia della città del Turia.
«Senza nemmeno una colata di cemento» assicura, e senza rinunciare alla visione dall’alto che incanta ogni viaggiatore, Piano vuole disegnare l’idea della città, partendo dall’immediata necessità di un trasporto pubblico adeguato, in grado di liberare il centro dalle auto, che dovranno essere lasciate nei parcheggi di cornice.
In questi giorni la Triennale di Milano presenta Renzo Piano Building Workshop. Le città visibili una grande mostra monografica sull’opera di Renzo Piano che ha aperto la Festa per l’Architettura -IV edizione. Il sottotitolo della mostra è ispirato all’opera di Italo Calvino, uno degli autori che più hanno influenzato la sensibilità dell’architetto. Le città visibili lancia un’interpretazione dell’opera di Renzo Piano imperniata sulla centralità della visione urbana attraverso i progetti, raccolti in alcuni nuclei fondamentali: la città delle arti, la città della musica, la città delle acque, le città d’affezione (Parigi, New York, Genova, Milano). Ovunque, in tutte le città in cui ha lavorato, a Milano come a New York o a Genova o a Roma, le tracce del passato non sono rimosse, bensì reintegrate.
La Spagna non è nuova a questi tipi di interventi, e architetti riconosciuti a livello mondiale, regalano alla propria città progetti importanti: Oriol Bohigas, a Barcellona, con la Villa Olimpica, ha restituito il mare ai catalani e Santiago Calatrava, a Valencia, ha ideato un complesso la Città delle arti e delle scienze che, attualmente, è il richiamo turistico per antonomasia della città del Turia.
Sarà adesso la volta di Genova e Renzo Piano?
5 commenti:
Sono contro le opere faraoniche. Io vi invio un regalo per Genova : http://es.youtube.com/watch?v=kzR3hN6E9cY
Da Genova sono partite quasi tutte le navi que arrivarono in America,la del mio padre compressa.
Cosa dire sulle modifiche progettate. Niente di bello.
Mi raccomando vedere questa puntata:http://www.international.rai.it/vivadante/mostra.php?id=4065
Io sempre ho vissuto accanto al mare perciò mi pare che sia una delle città più belle e moderne d'italia, il mare che aspetta è tutto per i genovesi, allora tocca loro vezzeggiargli.
Saluti
Alberto
Mi sfugge il significato della parola "ciurma" in questo post. Qualcuno mi illumina, per favore?
Joan, la ciurma è l'equipaggio di una nave. Però, pur avendo un'accezione dispregiativa, è anche usato nel linguaggio colloquiale, scherzoso, quale sinonimo di un gruppo di amici allegri e rumorosi.
Un saluto
Giuliana
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