venerdì 18 maggio 2007

Alla ricerca del blu sempre più blu



(Foto da Internet)

Onde blu, spiagge blu, coste blu: ogni anno, in questi periodi, nel Belpaese bagnato dai quattro mari, c’è un colore desiderato, il blu appunto, che è sinonimo di mare cristallino, acque limpide e borghi marinari incantati.
A poche settimane dall’avvio della stagione balneare, a sorpresa, è stata presentata la classifica delle migliori spiagge italiane: eccole, le «bandiere blu», assegnate dalla FEE (Fondazione Internazionale per l’Educazione Ambientale). Quest’anno sono 96, e sembra strano che solo una bandierina blu premi una spiaggia della Sardegna, cioè Santa Teresa di Gallura, simbolo del turismo balneare italiano, l’isola che offre un mare degno dei Caraibi. Anche se la Sardegna rimane una delle mete più amate, il fatto è che non bastano più solo le acque pulite. Si sa che il turismo esige anche una serie di caratteristiche che non sempre il Belpaese ha: aree pedonali, piste ciclabili, zone verdi, divieto assoluto d’accesso alle spiagge per gli autoveicoli, arredo urbano e stabilimenti balneari curati, aree protette nell’entroterra. Insomma, tutto ciò che fa la qualità di una vacanza, che rende il turismo davvero eco-compatibile. A meno che le priorità siano altre, cioè la «movida» in stile cittadino: ma Rimini è un altro discorso.
Innanzitutto ci vuole un mare terso, che si traduce in nessuno scarico di acque industriali e fognarie nei pressi delle spiagge, ma ci vuole l’elaborazione da parte dei Comuni di un piano ambientale per lo sviluppo costiero: spiagge allestite con fontanelle di acqua potabile, contenitori per rifiuti e servizi igienici, la pulizia costante della sabbia, e, soprattutto, la disponibilità dei dati delle analisi delle acque di balneazione. Dev’essere anche facile accedere al mare, e sappiamo come spesso sia difficilissimo arrivarci perché la privatizzazione del bagnasciuga è uno scandalo tutto italiano. Per non parlare dei cabinati che attraccano a ridosso della riva, smaniosi di far apprezzare alla plebe riversa sulla battigia la potenza dei loro motori. Certo, anche in spiaggia ci sono i cafoni organizzati, ma, per quanto tenaci siano i loro sforzi, non riescono ancora a massacrare il blu come chi ha la ventura di solcarlo a cavallo di uno yacht.
Su questo fronte l’Italia ha molto da imparare: penalizzata dalla carenza delle infrastrutture e assediata da moto d’acqua e barche (anche a vela) che scaricano i rifiuti in mare e invadono con i gommoni le calette più tranquille.
Rimarremo in attesa di verificare le condizioni delle località balneari fra qualche settimana, quando saranno a "pieno carico" turistico. E saremo anche in attesa delle «bandiere nere», come quelle della Goletta Verde di Legambiente, che rivelano le due facce del paese: da un lato borghi marini e spiagge meravigliose, dall’altro un territorio costiero bistrattato e martoriato dalla cementificazione selvaggia.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E se no guardate Cullera!

Anonimo ha detto...

Tutte queste occorrenze sono necessarie per assumere le bandiere blu e più, ma purtroppo so che il colore politico del comune preclude o interdice la assegnazione delle flag a comuni che di buona lena lavorano ogni giorno, ma non è sempre così.
Saluti
Alberto

Anonimo ha detto...

Anche qui la situazione è drammatica. Vi ricordate come erano Xàbia e Dénia 30 anni fa?

Anonimo ha detto...

L’ultima volta che siamo stati a Roma; i miei figli hanno detto di andare un giorno in spiaggia e così visitare anche Ostia. Quando siamo arrivati, non c’era maniera di avvicinarsi al bagnascigua, arrabbiati, abbiamo preso la macchina, e dopo di guidare per una strada parallela al mare, più o meno 40 chilometri, ce l’abbiamo fata a fare il bagno in un piccolo paesino. Ho dimenticato il nome di questo paesino, però ricordo che non c’erano zone private nel bagnascigua e di un carino ristorante vicino al mare, dove abbiamo pranzato benissimo.