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Vi proponiamo alcune riflessioni sulla lingua italiana, che hanno in comune, a parte l’argomento –lingua italiana-, il fatto che si tratta di fenomeni linguistici contemporanei che si nutrono tutti dal passato.
Che cosa rende diverso un ragazzo di vent’anni da altre età? I ventenni seguono la moda in massa e parlano in codice, con parole inventate, storpiate, allucinate, copiate, strapazzate, ovvero con tutti quei modi di dire che sono sconosciuti a tutti coloro che non hanno vent'anni. Ma il libro di Gianluca Lauta I ragazzi di via Monte Napoleone -Il linguaggio giovanile degli anni Cinquanta nei romanzi e negli articoli di costume di Renzo Barbieri-, dimostra che le parole dei giovani sono vecchie, anzi vecchissime. Le usavano i nonni, e le usano oggi i ventenni, più o meno tali e quali. Ci sono 1000 parole e centinaia di modi di dire piuttosto spassosi che sono passati dal gergo dei ventenni che avevano la “banana in testa” e la “Vespa” a quelli che hanno oggi la “bandana in testa” e il “Vespone”. Parole gergali come “pomiciare” per baciare con la lingua, “pace” per dire basta, “fighetta” per dire ragazza o ragazza alla moda, “abbacchiato” per dire mogio, “rendere l'idea” per farsi capire, “palla” per bugia ma anche per noia, “tranquillo” per tutto ciò che non è mondano, e via dicendo, non sono per niente nuove.
Neologismi, superlativi, mode, espressioni dialettali, inglesi, gergali, sembrano essersi diffuse, lentamente, di giovane in giovane, e poi tra gli italiani, alcune accolte da tutti, altre rimaste come intrappolate tra le cose che si fanno a vent'anni e poi non si fanno più. Sempre negli anni Cinquanta nascono i superlativi dei sostantivi e degli aggettivi, tutta quella carrellata di -issimo a cui oggi non si fa più caso ma che allora fa erano assai bizzarri: cominciarono prima i media con “Canzonissima”, e poi proseguirono i ragazzi attaccando la desinenza a tutto quanto piacesse “da morire”: risatissima, salutissimi, primissima, bambolinissima. Altri -issimi sono diventati cosa diversa, una forma non graduata e perentoria: ad esempio "Sono fidanzatissimo" (sono un fidanzato innamorato e mi comporto da tale) , "mi sento arrivatissimo" (ho raggiunto i miei obiettivi). I ventenni di via Monte Napoleone e le signorine acculturate e snob che raccontava allora Franca Valeri parlavano molto con gli -one, oggi fuori uso. "Che fracassone", "che gelatone", "che serata odiosona", fanno tanto da vecchia zia.
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È stata da poco presentata l'ultima edizione del Vocabolario della lingua italiana, Zingarelli 2008, in cui è stato dato spazio a termini tratti dal linguaggio giornalistico, tecnico e giovanile. Vi ricordate della testata di Zidane a Materazzi nella finale del Mondiale dell'anno scorso? Ebbene, la "craniata" è appunto uno dei nuovi vocaboli accolti dalla nuova edizione. Per non parlare delle ricche donazioni fatte dallo slang giovanile che hanno riversato tra le 2.668 pagine dello Zingarelli new entry come “arrapante”, che ispira sesso, “raga”, diminutivo di ragazzi, etc. Invadono nella edizione 2008 del vocabolario italiano della Zanichelli le nuove parole del mondo del lavoro e della politica, anche se nella casa editrice di Bologna non hanno fatto in tempo a inserire voci dell’ultim’ora come «grillismo»(ricordate i post del 6.09 e del 17.09?). Sapevate che termini come «anti-politica», molto in voga ai nostri giorni, comparivano già nelle precedenti edizioni e risalgono addirittura al 1974? La vera novità è, però, nei contenuti, con l’introduzione nel vocabolario delle sfumature di significato: 900 schede che confrontano parole analoghe illustrandone le differenze di senso, indicando quando e come usare l’una piuttosto che l’altra.
Immersa sicuramente nel presente, quest'edizione dello Zingarelli fa anche un'importante operazione di recupero del passato: nel formato cd-rom c'è infatti la possibilità di consultare il Dizionario della Lingua Italiana di Tommaseo e Bellini pubblicato tra il 1865 e il 1879 in otto volumi dall'editore Pomba, un'importante testimonianza storica dell'evoluzione dell'italiano.
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Infine, cosa ne dite di questa frase? : «Cmq se 6 a ksa tel. se inv. nn c 6 e x te va bene scrv 1 sms». Ecco, il nuovo, o almeno così crediamo, modo di scrivere: diciamo tutto in pochi caratteri. Questione di praticità e di velocità? Probabilmente. La lingua così si adegua, diventa più stringata, alcune sillabe vengono sostituite: alcuni esempi "x" al posto di "per" e la "k" al posto di "ch". Ma il fenomeno non è nato con la diffusione di internet e degli sms, spiegano dall'Accademia della Crusca: «Dai manoscritti medievali alle lettere private di ieri e di oggi l'esigenza di risparmiare tempo e spazio ha spesso portato scriventi diversi ad adottare scritture tachigrafiche (cioè molto rapide) o brachilogiche (cioè brevi e concise) ».
1 commento:
Beatrice Parisi ci ha lasciato un bellissimo fiume di parole. Grazie di averla portato.
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