(foto da internet)
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Massaciuccoli: nome impronunciabile (e ancor di più se pronunciato alla toscana). Il lago di Massaciuccoli si trova in provincia di Lucca, ed è un gioiello raro: settecento ettari, profondo non più di 3 metri, incastonato in 2500 ettari di padule, ricco di canali e isolotti, a neppure tre chilometri dal mare. Il male che lo affligge ha un nome semplice: una forma grave e prolungata di incuria. Per anni le fogne dei centri vicini hanno scaricato qui. E poi le discariche a cielo aperto, presso le rive, lo hanno trasformato in una pattumiera. E ancora, l’agricoltura con i concimi chimici che scivolano silenziosi nell’acqua e ne compromettono l’equilibrio. Il fondo, ricoperto da uno spesso strato di melma sedimentata, è straricco di veleni. E fin qui sembrerebbe una storia quasi normale per i nostri tempi. Ma perché è famoso il lago di Massaciuccoli? Semplice: era il lago di Puccini.
Sino alla morte, Puccini aveva fatto del lago il suo regno; lo difendeva e mal tollerava cambiamenti. Il 23 luglio del 1921 aveva indirizzato una supplica a Renato Simoni:
«Ti prego, ti scongiuro di vedere e parlare al sig. Toepliz, direttore generale della Banca Commerciale, perché lui intervenga colla direzione delle Torbiere di qui, perché non i venga tolta la caccia nel lago che da più di 15 anni io ho tenuto. Tu solo puoi salvarmi. Se no debbo sloggiare per sempre da Torre del Lago».
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Si dice che il paese e le sue rarefatte atmosfere gli avessero ispirato immortali melodie. In questi luoghi, oltre a finire Manon, Puccini scrisse anche La Bohème, Tosca, parte de La Fanciulla del West, La rondine e Il trittico.
Torre del lago aveva allora 120 abitanti, 12 case in tutto. Paese tranquillo, con macchie splendide fino al mare, popolate di daini, cinghiali, lepri, conigli, fagiani, beccacce, merli, fringuelli e passere.
Ma questo eden è ormai a serio rischio per l’inquinamento strisciante, per gli sfregi di una speculazione selvaggia; tutto così diverso ormai dai gusti del Maestro, seppellito a pochi metri dallo scempio, proprio di fronte a quello specchio d’acqua che lo vide più volte intento nella caccia o immerso nella sua arte.
1 commento:
Noi qui a Valencia stiamo male: L'Albufera da pena! E senza nessuno MAestro.
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