(Foto da Internet)
Nel campo dell'informazione, rapporto 2006 di Freedom House, l’Italia risulta 61esima, dopo il Ghana e il Belize. Eppure solo quattro anni prima, nel 2002, il settimanale italiano Diario, diretto da Enrico Deaglio, ricevette il premio de Le Guide de la Presse come miglior giornale al mondo. La Guide de la Presse recensisce 3.500 giornali in tutto il mondo e ogni anno assegna alcuni premi in base a una Carta dell'informazione che stabilisce alcuni criteri di giudizio: qualità del lavoro redazionale, dell'informazione, così come originalità, impegno o indipendenza.
Questa la descrizione di Diario che compare sulla Guide de la Presse:
"E' il giornale della memoria. Della Shoah, degli eventi del G8 di Genova. È la testata che difende i diritti dell'uomo e combatte il revisionismo. È il settimanale più a sinistra e più intellettuale d'Italia. Nato nel 1996 come supplemento del quotidiano del Pci, l'Unità, è diventato indipendente qualche anno dopo. [...] Il settimanale, intellettuale per scelta, si è costruito su un'idea fondamentale: fare quello che gli altri non fanno. Quindi, niente televisione e niente foootball. Al contrario, la cultura si estende su una trentina di pagine, percorrono il giornale recensioni, racconti, impressioni di scrittori, la politica internazionale occupa una porzione impressionante. Il tutto servito da una veste grafica elegante, discreta, che lascia spazio ai testi molto lunghi. [...] La testata più interessante, più originale tra le recenti pubblicazioni italiane. C'è molto da leggere, è molto ben scritto e molto letterario. Il solo giornale in cui il piacere non consista tanto nello sfogliare la carta patinata, ma nel soffermarsi sugli articoli. Decisamente riservato a una élite intellettuale di sinistra".
Questa la descrizione di Diario che compare sulla Guide de la Presse:
"E' il giornale della memoria. Della Shoah, degli eventi del G8 di Genova. È la testata che difende i diritti dell'uomo e combatte il revisionismo. È il settimanale più a sinistra e più intellettuale d'Italia. Nato nel 1996 come supplemento del quotidiano del Pci, l'Unità, è diventato indipendente qualche anno dopo. [...] Il settimanale, intellettuale per scelta, si è costruito su un'idea fondamentale: fare quello che gli altri non fanno. Quindi, niente televisione e niente foootball. Al contrario, la cultura si estende su una trentina di pagine, percorrono il giornale recensioni, racconti, impressioni di scrittori, la politica internazionale occupa una porzione impressionante. Il tutto servito da una veste grafica elegante, discreta, che lascia spazio ai testi molto lunghi. [...] La testata più interessante, più originale tra le recenti pubblicazioni italiane. C'è molto da leggere, è molto ben scritto e molto letterario. Il solo giornale in cui il piacere non consista tanto nello sfogliare la carta patinata, ma nel soffermarsi sugli articoli. Decisamente riservato a una élite intellettuale di sinistra".
(Foto da Internet)
Ebbene, ieri, 7 settembre, è stato lil giorno di addio del settimanale. Il giornale chiude i battenti. Undici anni di attività che si sono dovuti però scontrare con le dure leggi del mercato pubblicitario, e si dà ormai per conclusa l'estenuante sfida culturale al mondo dell'informazione. Eh sì, la "buona lettura", fatta di inchieste, reportage e approfondimento, è nata nell'Italia governata da Prodi e muore sotto lo stesso governo, dopo un duro lavoro ispirato "alla libertà del giornalismo" come testimonia la frase appesa nella redazione: «Cercate la verità, nel dubbio un po' a sinistra»".
Nelle 567 settimane in edicola ha sempre scovato nelle notizie, nella cronaca politica, internazionale e culturale, riscuotendo anche grande successo, come con l'inchiesta relativa agli imbrogli dell'ultima tornata elettorale, oppure con il famoso numero speciale intitolato Berlusconeide, un omaggio all'opera di Virgilio però dedicato alla figura del presidente-imprenditore. Non a caso il sottotitolo era "Tutto quello che dovreste sapere di Silvio Berlusconi prima di consegnargli le chiavi di casa". Risultato? 130.000 copie vendute.
È stata, però, un'attività che ha anche conosciuto la sofferenza e l'amarezza umana, come nell'agosto del 2004 quando in Iraq morì Enzo Baldoni, il giornalista freelance che collaborava con il settimanale.
6 commenti:
Almeno in Italia si prova a fare qualcosa di nuovo. Qui per una vignetta sul principe si va in prigione!
Coraggio! Il V day come sta andando?
Sembra estrano che chiude col centrosinistra al governo. Quello che non è riuscito a fare Berlusconi lo fa adesso Prodi sensa nemmeno proporselo.
Sembra estrano che chiude col centrosinistra al governo. Quello che non è riuscito a fare Berlusconi lo fa adesso Prodi sensa nemmeno proporselo.
Leggo Diario fin dal primo numero, quando era un inserto dell'Unità. Mi piace soprattutto perché è un giornale ben scritto, in un italiano corretto e scorrevole. Ho in casa una piccola collezione. Ultimamente però si era lasciato prendere troppo dall'attualità e la qualità era un po' scaduta per correre dietro alle polemiche politiche più o meno trascendenti. Per questo motivo da qualche anno mi stavo già affezionando a Internazionale. In ultimo vorrei ricordare che Diario aveva occupato lo spazio lasciato vuoto da Avvenimenti, una rivista più o meno simile che ha avuto le stesse sorti.
Saluti
Paolo
Grazie Paolo
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