(Foto da Internet)
Prendete due collezionisti bizzarri, fate che la loro bizzarra mania siano i libri più bizzarri mai scritti e che le dedichino un libro. Otterrete un libro al quadrato: un libro sui libri e un bizzarro catalogo di bizzarrie. Cioè I libri più assurdi del mondo di Russel Ash e Brian Lake (Castelvecchi, pp. 253, e16), forse il libro più divertente visto quest’anno alla Fiera e sicuramente quello che farà intonare l’inno alla gioia a bibliomani, bibliofili e bibliodipendenti. Non a caso, pare che Umberto Eco, che alle bibliofollie aveva dedicato una cospicua parte della sua lectio inaugurale, ne sia entusiasta.
Dei due autori, uno i libri li vende, l’altro li scrive e entrambi li collezionano. Garantiscono che tutti i libri citati esistono davvero e l’excusatio è assolutamente petita, dato che questi titoli sono l’ennesima dimostrazione che la realtà supera la fantasia. Come credere, altrimenti, che qualcuno (nel caso Kathy A. Price, nel 1995) abbia scritto Lo zen della defecazione. Un approccio spirituale alla stitichezza? O che nel 1909 sia apparso anonimo un Liste del bucato con riscontri in francese, spagnolo, portoghese, tedesco e italiano, comprensivi di vocaboli, frasi utili e sillabazione fonetica (il bucato era già global)? Ce n’è per tutti i gusti: dall’indispensabile Storia dell’odontoiatria nell’Oregon al fondamentale Cosa dire quando si parla da soli, dal generalista Lo spazzolino da denti. Uso e abuso allo specialistico Cinquanta nuovi stili per le acconciature creative dei barboncini, dalla Storia avventurosa del rayon alla Bibliografia sui rinoceronti. Fino, incredibile ma vero, ai Segreti della leadership di Attila, Re degli Unni, scritto dal PhD Wess Roberts nel 1989.
Il recordman della stravaganza si chiamava Berthold Laufer. Nacque nel 1874, morì nel 1934 e nel frattempo scrisse innumerevoli, imperdibili classici. Come Storia delle impronte digitali (1912), La renna e il suo addomesticamento (1917), Gli insetti musicisti e i combattimenti tra grilli in Cina (1927), l’avvincente La giraffa nella storia e nell’arte (1928) e Geofagia (cioè mangiare la terra, 1930). La migrazione dei vegetali in America fu pubblicato, purtroppo postumo, nel ‘38.
Alcuni temi, è chiaro, ispirano di più. Per esempio, le mitragliatrici: Storia sociale della mitragliatrice di John Ellis è del 1975, La mitragliatrice fai-da-te di Gerard Metral di vent’anni dopo. Le flatulenze attirarono invece le grandi firme dell’Inghilterra whig, sia pure sotto pseudonimo. Ma è attribuita a Swift una Spiegazione dei benefici dei peti del 1727 e a Fox Un saggio sulla flatulenza con curiosi aneddoti su petomani eminenti del 1787. Le barbe, invece, sono un tema cattolico: dal trattato Pro Sacerdotum barbis di Giovanni Pierio e Valeriano Bolzani (Roma, 1531) alla Barbalogia di Giuseppe Valeriano de’ Vannetti (Rovereto, 1759). Dalla chirurgia (De l’amputation du pénis, Parigi 1873), agli animali (Memorandum sulle dimensioni, sul sesso e sulle condizioni di vita delle aragoste, Londra 1912), dalla cucina (Nutrirsi con gli insetti, Santa Barbara 1976) al turismo (un geniale La Svizzera. Guida alle passeggiate in discesa, Tulsa 1988), non c’è ramo dello scibile che non abbia istigato qualche assurdità.
Fino alla fine: da La preparazione giornaliera del pio cristiano per la morte e l’eternità. A Uso delle persone afflitte da lunghe malattie o pene e dolori (autore anonimo, 1852) al pluriristampato Manuale dell’impiccagione di Charles St. Lawrence Duff (1928). E, tuttavia, nel 1917 Fanny Ruthven Paget spiega Perché so che i morti sono vivi.
(Tratto da
La stampa)