giovedì 14 febbraio 2008

Capolavori di uso quotidiano

(foto da internet)

"Se qualcosa ci salverà, sarà la bellezza", diceva il recentemente scomparso Ettore Sottsas, genio della creatività italiana, che trasformò l'Italia in un paese protagonista del gusto mondiale. E la bellezza si può trovare ovunque: in una caffettiera, in una libreria, in una macchina da scrivere, in una sedia, in una radio. Oggetti di uso quotidiano che hanno scritto la storia dell’italian design e che lo hanno reso famoso a livello mondiale. Proprio per questo era inspiegabile che finora in Italia non ci fosse un museo che li mettesse in mostra, come succede a Londra o a New York.

(Donna, Gaetano Pesce, 1969)


Finalmente il museo c’è, inaugurato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella Triennale di Milano. All’inizio i visitatori rimangono a bocca aperta, sorpresi perché nelle teche del museo ci sono oggetti presenti nelle case di molti di loro. "Mettere in mostra la Gioconda è facile: il difficile è capire quali oggetti di uso quotidiano siano dei capolavori", spiega Silvana Annicchiarico, architetto e curatrice della mostra. Eppure tutti noi viviamo fra gli oggetti che hanno fatto la storia del design e, senza farci caso, li usiamo tutti i giorni.


(foto da internet)

Annicchiarico, direttrice del Museo del Design Italiano, ha dato alla manifestazione un’impostazione innovativa:

Faremo vedere gli oggetti di sempre raccontando una storia. Ogni 15 mesi una mostra intorno ad un grande tema, perché attraverso questi oggetti si può capire meglio la storia del nostro Paese. Potevamo scegliere una esposizione anagrafica. O cronologica (il dopoguerra, il boom...). Oppure scegliere gli stili. Abbiamo pensato di intraprendere un’altra strada. Anche perché noi pensiamo che la storia del design in Italia cominci nell’antichità. Basta guardare gli oggetti delle case di Pompei. Tutti avevano forme umane o animali, proteggevano i proprietari e non sono mai stati pensati come semplici utensili di uso quotidiano, come è accaduto invece in Germania o in Danimarca. Per noi fin dall’antichità gli oggetti erano qualcosa di magico. Parlavano di noi. Scelgo l’imbuto di Stefano Giovannoni che è una maschera, un Pinocchio. Da Pompei a oggi la storia del design è punteggiata da burattini, da maschere, da librerie che diventano quinte teatrali. Come se la casa fosse un teatro, nella quale gli oggetti si muovono come nelle fiabe.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Il più bello è il minipimer.

Anonimo ha detto...

Io ho comprato fa tempo una caffettiera Alessi. E' bellissima.

escola santa anna ha detto...

Ai chiodini di cinque anni di Quartell ci è piacuta la libreria moltissimo ed anche il Pinocchio.
Come se dice:"què passada?"
Baci

Anonimo ha detto...

Ciao Trini il minipimer è un design spagnolo (zaragozano credo), io ho ancora a casa un antico spremiagrumi manuale.
Saluti
Alberto

Cristina Manfreda ha detto...

Ciao Pilar,

non sempre si può tradurre in un'altra lingua un'espressione colloquiale come "Qué passada!". Il dizionario Herder la traduce come "Che bellezza!", ma il senso non è esattamente lo stesso. A Milano ci sarebbe qualcosa di simile, che sarebbe "Che figata!".