Finalmente il museo c’è, inaugurato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella Triennale di Milano. All’inizio i visitatori rimangono a bocca aperta, sorpresi perché nelle teche del museo ci sono oggetti presenti nelle case di molti di loro. "Mettere in mostra la Gioconda è facile: il difficile è capire quali oggetti di uso quotidiano siano dei capolavori", spiega Silvana Annicchiarico, architetto e curatrice della mostra. Eppure tutti noi viviamo fra gli oggetti che hanno fatto la storia del design e, senza farci caso, li usiamo tutti i giorni.
Annicchiarico, direttrice del Museo del Design Italiano, ha dato alla manifestazione un’impostazione innovativa:
Faremo vedere gli oggetti di sempre raccontando una storia. Ogni 15 mesi una mostra intorno ad un grande tema, perché attraverso questi oggetti si può capire meglio la storia del nostro Paese. Potevamo scegliere una esposizione anagrafica. O cronologica (il dopoguerra, il boom...). Oppure scegliere gli stili. Abbiamo pensato di intraprendere un’altra strada. Anche perché noi pensiamo che la storia del design in Italia cominci nell’antichità. Basta guardare gli oggetti delle case di Pompei. Tutti avevano forme umane o animali, proteggevano i proprietari e non sono mai stati pensati come semplici utensili di uso quotidiano, come è accaduto invece in Germania o in Danimarca. Per noi fin dall’antichità gli oggetti erano qualcosa di magico. Parlavano di noi. Scelgo l’imbuto di Stefano Giovannoni che è una maschera, un Pinocchio. Da Pompei a oggi la storia del design è punteggiata da burattini, da maschere, da librerie che diventano quinte teatrali. Come se la casa fosse un teatro, nella quale gli oggetti si muovono come nelle fiabe.
5 commenti:
Il più bello è il minipimer.
Io ho comprato fa tempo una caffettiera Alessi. E' bellissima.
Ai chiodini di cinque anni di Quartell ci è piacuta la libreria moltissimo ed anche il Pinocchio.
Come se dice:"què passada?"
Baci
Ciao Trini il minipimer è un design spagnolo (zaragozano credo), io ho ancora a casa un antico spremiagrumi manuale.
Saluti
Alberto
Ciao Pilar,
non sempre si può tradurre in un'altra lingua un'espressione colloquiale come "Qué passada!". Il dizionario Herder la traduce come "Che bellezza!", ma il senso non è esattamente lo stesso. A Milano ci sarebbe qualcosa di simile, che sarebbe "Che figata!".
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