domenica 15 aprile 2007

Primo Levi: il dovere della verità e della memoria


(foto da internet)

Voi che vivete sicuri/nelle vostre tiepide case,/voi che trovate tornando a sera/il cibo caldo e visi amici :/considerate se questo è un uomo/che lavora nel fango/che non conosce Pace/che lotta per mezzo pane/che muore per un sí o per un no.
Abbiamo scelto questo brano, con il quale Primo Levi iniziò l'avantesto a Se questo è un uomo, come testimonianza della sua urgente necessità di raccontare l'atrocità e l'inferno dei campi di concentramento nazisti.

In questi giorni si commemora l'anniversario della morte dello scrittore piemontese.

Primo Levi Primo Levi nacque a Torino nel 1919, e morì suicida, gettandosi dalle rampe della scala della sua abitazione, nel 1987. Laureato in chimica, venne deportato nei lager nazisti .
Esordì nel 1947 con Se questo è un uomo (edito da una piccola casa editrice poi scomparsa, la Francesco Da Silva), testimonianza della prigionia patita nei lager e della lotta per la sopravvivenza non solo fisica ma anche della propria dignità di uomo. Il libro-testimonianza, tra i migliori del genere grazie alla sua sobrietà stilistica, fu poi ripubblicato nel 1957 da Einaudi (che lo aveva in precedenza rifiutato) che sarà poi l'editore del resto dei libri di Levi.
La tregua (1963) dà una descrizione lenta e stupita del ritorno alla vita dopo quella atroce esperienza. I racconti di Storie naturali (1966), pubblicati, con lo pseudonimo di Damiano Malabaila, svolgono una critica alla società contemporanea, tra ironia e l'assurdo - la scelta dello pseudonimo derivava anche da questa diversità contenutistica e stilistica rispetto ai primi due libri pubblicati da Levi -. Il sistema periodico (1975) analizza la formazione morale di un giovane ebreo. La chiave a stella narra l'epopea della professionalità di un operaio come scelta di rigore morale. Levi è tornato ai temi della guerra e del mondo ebraico con Se non ora quando? (1982).
Ha pubblicato anche raccolte di poesie: Osteria di Brema (1975), Ad ora incerta (1984). Tra i saggi: L'altrui mestiere (1985) (vedi>>).
La scrittura di Primo Levi è sobrissima, priva assolutamente di retorica. Su essa influisce la formazione scientifica di Levi. Una scrittura non arida, vivissima per la capacità che ha di trasmettere il senso dei valori umani, la tragicità delle esperienze rese ancor più dirompenti proprio da quella sobrietà espressiva.

Lo ricordiamo, con grande affetto, con un bellissimo servizio che La Stampa ha dedicato alla sua memoria, con un suo testo inedito: Noi di Auschwizt, e con un'intervista molto interessante del 1970 (vedi>>).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho letto anni fa, nel 5 anno di italiano, a Valencia: Se questo è un uomo. Mi è piaciuto molto. E' un libro molto duro, senza retorica.

Anonimo ha detto...

Bella l'intervista. Non conoscevo questo scrittore.