(Foto da Internet)
Oggi, 25 Aprile o “Festa della Liberazione”, l'Italia ricorda la liberazione dal nazifascismo, dalla dittatura, dalla guerra e commemora la vittoria dei partigiani antifascisti che, scesi dai monti, cominciarono a prendere possesso delle principali città.
I Partigiani erano uomini, donne, ragazzi, soldati, sacerdoti, lavoratori, operai, contadini, socialisti, cattolici, comunisti: insomma, gente di diverse idee politiche o fede religiosa, e di diverse classi sociali. E il 25 aprile del 1945 il Comitato di Liberazione nazionale lanciava la parola d’ordine dell’insurrezione: Milano e le altre grandi città del Nord si liberavano dai tedeschi e dai nazisti mentre le truppe degli alleati americani e inglesi risalivano l’Italia, che riconquistava la libertà e la democrazia.
L'esercito partigiano operava nel Nord, vecchio teatro d'azione delle frazioni più avanzate della borghesia e soprattutto del movimento operaio e contadino che aveva guerreggiato già apertamente con lo squadrismo agrario e fascista. In Italia, probabilmente più che altrove, grandi sono le differenze fra Nord e Sud, città e campagne, uomini e donne. La lotta armata, perciò, avrà come teatro principale l'Italia del Nord, e mobiliterà gli operai agricoli della Valle Padana e i lavoratori dei centri industriali come leva per l'insurrezione e per la mobilitazione sociale. Ma anche nel Sud ci sono avvenimenti che indicano il cambio dei tempi: in Calabria i braccianti e i contadini del Marchesato di Crotone insorgono fin dal settembre del 1943, occupando i feudi dei baroni locali. Anche Napoli si ribella contro i nazisti in un moto dal basso, ad opera del popolo, tra lo spontaneo e l’organizzato, e sarà la prima città italiana a liberarsi dai tedeschi, ormai in ritirata.
L'esercito partigiano operava nel Nord, vecchio teatro d'azione delle frazioni più avanzate della borghesia e soprattutto del movimento operaio e contadino che aveva guerreggiato già apertamente con lo squadrismo agrario e fascista. In Italia, probabilmente più che altrove, grandi sono le differenze fra Nord e Sud, città e campagne, uomini e donne. La lotta armata, perciò, avrà come teatro principale l'Italia del Nord, e mobiliterà gli operai agricoli della Valle Padana e i lavoratori dei centri industriali come leva per l'insurrezione e per la mobilitazione sociale. Ma anche nel Sud ci sono avvenimenti che indicano il cambio dei tempi: in Calabria i braccianti e i contadini del Marchesato di Crotone insorgono fin dal settembre del 1943, occupando i feudi dei baroni locali. Anche Napoli si ribella contro i nazisti in un moto dal basso, ad opera del popolo, tra lo spontaneo e l’organizzato, e sarà la prima città italiana a liberarsi dai tedeschi, ormai in ritirata.
In ricordo di questo momento storico così importante per la storia d'Italia, vi proponiamo Bella Ciao, canzone simbolo della Resistenza. Buon ascolto!
9 commenti:
non sapevo che in Italia si faceva la festa della Liberazione. E' un buono esempio per tutti i paese.
Qui il 25 aprile si celebra la battaglia d'Almansa (25 d'aprile del 1707), l'esercito di Felip V ha vinto quello dell'arciduca Carles d'Àustria. Castiglia occupa il Regno di València. Si perdono tutti els furs.
Pensate che il 25 aprile unisce l'Italia, il Portogallo e il País Valencià. Si potrebbe fare una festa comune, no?
E' curioso, qui si celebra la battaglia di Almansa! Quan el mal ve d'Almansa a tots alcança,
Ho trovato in Radio blog una versione molto bella di Bella Ciao, cantata per Montand.
Nel blog di italiano "Una finestra sull'Italia" parlano di un concerto per il 25 organizato dal departamento di italiano e da valeciano. Può essere una buona idea.
Belle parole ci sono oggi nel Blog. Penso che gli italiani di oggigiorno debbano sertirsi orgogliosi della lotta di Liberazione dei suoi predecessori. La canzone della "Bella Ciao" la conoscevo in una versione di "Quilapayún" (Basta.1969). Non dimentico che oggi fa 33 anni della "Revoluçao dos Cravos" in Portogallo ed è anche un giorno molto triste per il mio paese, perché 300 anni fa della sconfitta nella "Batalla d'Almansa" e della perdita delle libertà nazionali
Ha regione Ramón: belle parole ci sono oggi al blog. Non si deve dimenticare quello che è acaduto: né in Italia, né qui nel nostro paese.
Non so se lo avete letto o lo ricordate, ma in giorni come questi io ricordo la lettura di "C'eravamo tanto odiati" di Dino Messina, un giornalista del Corriere: un'esempio che pur essendo stato di qualche bando allora, uno o l'altro, adesso è possibile incontrare la via della conciliazione insieme.
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