mercoledì 25 marzo 2009

Scandalo in "Prima Linea"

(foto da internet)

Ho sempre creduto che l'amore e il comunismo si debbano intendere e sposare, salvo scordarmene a tratti, annebbiato dalla foga e dalle durezze della battaglia... Ci siamo allora induriti, senza riuscire a mantenere la capacità di tenerezza. In un'anestesia morale progressiva, che ha avuto ragione delle nostre ragioni. La logica delle armi ci ha preso non solo la mano, ma anche il cuore e la testa.

Questo è quanto afferma l’ex terrorista di Prima Linea Sergio Segio, una tesi ribadita poi nel libro Una vita in prima linea, pubblicato nel 2006 da Rizzoli. Parole che hanno suscitato aspre polemiche da parte delle associazioni dei parenti delle vittime del terrorismo e che adesso potrebbero essere ravvivate dal film di Renato De Maria, così come accadde anni fa quando due ministri di centrosinistra, Livia Turco (Pd) e Paolo Ferrero (Rifondazione), furono costretti a revocare gli incarichi affidati a Susanna Ronconi.

Molti sono i film sugli "Anni di Piombo", ma ora scatena la controversia il lungometraggio tratto dal libro di Segio. L'ex brigatista ha infatti raccontato in Miccia corta quella che viene definita come "una delle azioni più clamorose e audaci della lotta armata in Italia: l'assalto al carcere di Rovigo,C in cui Segio liberò la sua compagna Susanna Ronconi e altre tre detenute politiche. Venti chili di tritolo per aprire un varco nel muro esterno del carcere femminile e una vittima, un pensionato ucciso dalle schegge dell'esplosione.
Da questo racconto di un fatto vero è stata tratta la sceneggiatura del film. Protagonisti sarebbero
Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno, mentre a produrlo sarebbe Andrea Occhipinti, titolare della Lucky Red, con il sostegno di Raicinema, Sky e della società belga dei fratelli Dardenne.

Questa pellicola, secondo alcuni, non si doveva fare. O almeno non con i soldi dello Stato. Un anno fa la Commissione cinema del ministero aveva chiesto e ottenuto una revisione della sceneggiatura, affinché non ci fosse alcuna traccia di apologia del terrorismo. Dopo un’accurata lettura la conclusione è che il film risponde a tutti i requisiti per un finanziamento pubblico, ma la Commissione avverte la casa produttrice che se il copione cambia o qualcuno degli ex terroristi partecipa alla promozione del film, il finanziamento pubblico dovrà essere restituito fino all’ultimo centesimo.

Un timore che ha indotto Occhipinti a precisare che, in occasione del finanziamento pubblico di 1,5 milioni di euro concesso dal Ministero dei Beni culturali, non si utilizzerà in fase di promozione del film nessuno dei protagonisti reali della storia e che i proventi non andranno il favore dei reali protagonisti della vicenda”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perché non si può pagare con i soldi publici?

Lluna ha detto...

Bene, aspetteremo il film per vederlo.

Amparo Santaúrsula