
(foto da internet)
Qualche giorno fa
Alessandro Baricco, dalle pagine di
Repubblica, ha lanciato una forte provocazione, suggerendo nuovi metodi per incentivare la cultura in Italia. La premessa è: le democrazie si reggono sulla cultura dei propri cittadini, e, quindi, qualsiasi passo che stimoli e indirizzi la crescita culturale degli italiani serve anche a questo scopo.
L’idea dello scrittore torinese è che i soldi pubblici che lo Stato destina alla cultura debbano essere dirottati dal finanziamento del teatro e della musica contemporanea verso la scuola e la TV, gli unici luoghi realmente popolari della crescita civile dei cittadini.

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Scuola e TV sono i mediatori: il primo porta nel suo DNA il fine di forgiare la conoscenza dei giovani. Insegnanti o alunni, si riferisce alla crescita intellettuale e psichica degli individui nel loro complesso. La TV è invece oggi un mediatore suo malgrado, dato che quello che è oggi lo è diventata con gli anni, senza che nessuno ne abbia la colpa. Certamente la sua fruizione ha allargato gli orizzonti dei suoi spettatori, ma l’alfabetizzazione culturale del paese mediata dalla televisione è andata riducendosi gradualmente. Oggi, è di dominio pubblico, non è per niente considerato uno strumento di acculturazione, anzi!

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Ma, attenzione, la realtà attuale relega la televisione a un passatempo di una utenza invecchiata, abulica e poco rappresentativa del contesto sociale generale.
In realtà l’articolata e lunga provocazione di Baricco ha lanciato una vera e propria
bomba culturale dove emerge che su due punti sono tutti d'accordo: in nessun paese del mondo il teatro e la musica sopravvivono senza soldi dello Stato, e le regole di investimento di quei soldi vanno cambiate. Sul resto, però, è quasi guerra. Apriti cielo!
In questo dibattito ci sembra interessante dar voce alla rifessione del blogger
Massimo Mantellini il quale ricorda che, mentre lo scrittore suggerisce di dirottare i fondi pubblici per la cultura da teatro e musica alla televisione, l'Italia è fanalino di coda in Europa per alfabetizzazione digitale. Infatti l’idea di Internet come luogo moderno ed attuale della crescita culturale del paese è la grande incomprensibile assente nella analisi di Baricco.

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Davvero basterà che qualche programma sui libri nel “prime time” televisivo sia capace di stimolare l’acculturamento degli italiani? E di quali italiani poi? Di coloro che che vegetano davanti agli schermi? Possibile che nemmeno l’élite culturale di questo paese intraveda le grandi potenzialità di uno sviluppo sano e positivo dell’accesso a Internet?
Accade invece l’esatto contrario: le carenze di
fondi del Ministro Gelmini chiudono i laboratori di informatica nelle scuole, il Parlamento sforna a giorni alterni
disegni di legge che si propongono di regolare Internet, che ne chiudono parti, che limitano la libera espressione dei cittadini in rete, E che, soprattutto, calano un velo di incomprensione generalizzata su tutto ciò che l’alfabetizzazione telematica porterebbe nelle case di tutti in termini di maggior informazione, maggior cultura, maggior libertà.
Il dibattito è servito. Dite pure la vostra!