(foto da internet)
Se sentite nominare Sulmona, immediatamente vi dicono confetti. Conosciuta come la città dei confetti, Sulmona è, però, anche un’autentica perla di storia ed arte. Incastonata in un contesto paesaggistico di grande valore, la patria di Ovidio offre quel suo volto semplice ed affascinante che incanta qualsiasi visitatore che si trova nel centro Italia e decide di lascare da parte per un attimo le mete più conosciute per offrire spazio ad una realtà meritevole che fonde cultura, arte, gastronomia, natura e tradizione. È stata anche definita la città più bella da visitare durante la stagione invernale e non è un caso. Sulmona vanta un consistente numero di monumenti grazie alla sua ricca storica, che l’ha trasformata, nel corso dei secoli, da abitato italico a municipio romano e fiorente borgo dal medioevo in poi. Ovunque si incontrano tanti ed interessanti edifici, ora medievali ora barocchi, tra cui Palazzo Corvi, Palazzo Mazzara o Palazzo Grilli – De Capite, o anche il Polo Museale Civico della Santissima Annunziata, la Chiesa di Santa Maria della Tomba, la Chiesa di San Francesco della Scarpa.
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Di particolare interesse è anche il suo storico Acquedotto Svevo. Fu sotto il regno dell’imperatore Federico II di Svevia, infatti, che la città raggiunse il suo periodo più florido nei settori commerciali, artigianali ed artistici. Testimonianza di questo splendore, l’Acquedotto risale al 1256, quando a governare era Manfredi di Svevia, figlio di Federico II. L’opera venne eseguita principalmente per trasportare le acque del fiume Gizio nella città, alimentare le terre coltivate e mettere a disposizione una cospicua fonte di energia destinata alle attività artigianali. È uno splendido esempio di ingegneria medioevale che si sviluppa con segmenti differenti tra loro per lunghezza con il primo, di 76,10 metri, formato da 15 archi a sesto acuto; il secondo, di 24,38 metri, con 5 archi e il terzo, lungo solo 4,92 metri, costituito unicamente dall’ultima arcata a tutto sesto
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Il dislivello tra il primo e l’ultimo punto dei circa 106 metri di lunghezza dell’intera condotta che corre sulla serie delle arcate è di 1,65 metri, ma nel primo tratto l’acqua scende solo di 70 centimetri. La funzione dell’Acquedotto era quella di prelevare l’acqua dal fiume Giuzio e convogliarla nel fiume Vella e l’opera era cosi complessa ed imponente che, all’epoca, lo sforzo della popolazione e delle istituzioni locali è stato sicuramente immane. I colossi sono le 21 arcate a sesto acuto che compongono l’acquedotto: tra il settimo e l’ottavo è posta un lapide con versi in carattere longobardo che esalta gli abitanti di Sulmona. Oggi l’Acquedotto Svevo ha perso la sua funzionalità ma rimane uno dei simboli cittadini più amati.
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