venerdì 12 ottobre 2018

Er padre de li Santi



(foto da internet)


La parola minchia è, secondo il Dizionario Treccani: 
s. f. [dal lat. mentŭla]. – 1. merid., volg. Il membro virile. La parola è frequente anche come esclamazione (di meraviglia, ecc.), o in espressioni ingiuriose (cfr. minchione). 2. M. di re, nome pop. sicil. del pesce donzella (Coris julis), della famiglia labridi.
Minchione, derivato da minchia, è: s. m. e agg. [accr. di minchia], pop. – 1. s. m. e agg. (f. -a). Persona sciocca, priva di furberia, eccessivamente semplice e credulona; è soprattutto usato come titolo di spregio e di rimprovero: sei proprio un m.; è un bel m.; sei stata una gran m. a dargli retta; quanto sei m.!; che uomo m.!; come si fa a essere così minchioni? Locuz. particolari: fossi m.!, per esprimere deciso rifiuto relativamente al fare una cosa che si risolverebbe in danno proprio; fare il m., fingersi stupido, far finta di non capire, per proprio tornaconto; rimanere come un m., restare male, a mani vuote, beffato o danneggiato (...). 2. agg., non com. Sciocco, insulso, balordo, detto di cose: discorsi, ragionamenti m.; è uno scherzo m., una beffa minchiona. Dim. minchioncino, minchioncèllo; accr., non com., minchioncióne; pegg. minchionàccio.


(foto da internet)

La parola in questione venne utilizzata, alcuni anni fa, in una canzone di Giorgio Faletti, intitolata Signor tenente (ascolta>>), che permise all'eclettico artista di aggiudicarsi il premio Mia Martini della critica al Festival di Sanremo dello stesso anno. All'inizio di ogni strofa veniva utilizzata la parola dialettale minchia. La canzone aveva dei forti connotati di denuncia sociale, con richiami a problematiche quali la criminalità organizzata e le disastrose condizioni lavorative delle forze dell'ordine.  
Il termine in questione è saltato di nuovo alla ribalta in questi giorni. È apparso, infatti, in una luminaria installata in via Alloro, a Palermo, dagli organizzatori di Manifesta 12, la Biennale nomade europea in corso nel capoluogo siciliano nell'anno di Palermo Capitale della cultura.





(foto da internet)


Il consigliere comunale Sabrina Figuccia ha però gridato allo scandalo. La signora Figuccia ha criticato che nell'ambito della manifestazione si sia permessa l'installazione (mediante un video artistico) dell'amplesso di un signore con un albero e l'uso della suddetta luminaria. Parimenti, con una lettera inviata al sindaco Orlando, ha chiesto l’accesso agli atti per conoscere quanto è stata pagata l'installazione, chi ha sostenuto i costi e se il sindaco condivide l'immagine della città che, secondo lei, queste opere offrono.
La luminaria di via Alloro, però, non è una bravata che sfrutta l'intercalare siculo, ma un progetto del giovane artista Fabrizio Cicero, prodotto da Andrea Schiavo. L’opera è curata da Bridge art per Border crossing, un progetto collaterale di Manifesta 12.


(foto da internet)


Andrea Schiavo, alla luce della polemica sollevata, ha dichiarato che l'ormai famosa luminaria Minchia è stata pagata interamente da lui medesimo e ha rivendicato l'atto di mecenatismo nei confronti di un artista che ha composto un'opera che non voleva offendere la sensibilità di nessuno. Ha altresì aggiunto che solo il pubblico e la critica possono esprimere un giudizio sulla validità o meno dell'opera d'arte.
Giusto. E allora, anche per rassicurare la signora Figuccia, ci siamo ricordati dell'indimenticabile sonetto del Belli, Er padre de li Santi (leggi>>), per chiudere, davvero, in bellezza queste ciance.



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