venerdì 18 gennaio 2019

La Fócara di Novoli


(foto da internet)


La grande venerazione per Sant’Antonio Abate si celebra, in Italia, il 17 gennaio, con numerosi eventi in suo onore, a ricordo della sua morte, dalla Lombardia alla Sicilia. Eppure il santo non ebbe alcun legame con il nostro Paese: fu, infatti, un eremita egiziano, vissuto nel IV secolo dopo Cristo, a cui si deve l’inizio del cosiddetto monachesimo cristiano, ovvero della scelta di passare la vita in solitudine per ricercare una comunione più intensa con Dio. Evidentemente bastò questo primato per diffondere il culto in tutta Europa, a cui si aggiunsero, nel tempo, molti tratti popolari.
Fin da epoca medievale, Sant’Antonio viene invocato in Occidente come patrono dei macellai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; questo, forse, perché dal maiale gli antoniani (i seguaci di Antonio) ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe. 



(foto da internet)

Sant'Antonio, dice la tradizione, era anche un taumaturgo capace di guarire le malattie più atroci. E poi, c’è la credenza popolare che vuole che il santo aiuti a trovare le cose perdute. Al nord si dice Sant'Antoni dala barba bianca fam trua quel ca ma manca e al sud Sant'Antonio di velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto
Sant'Antonio è anche il santo del fuoco. A Novoli (vedi>>), in Puglia,  il 16 e il 17 gennaio, si tengono delle interessanti manifestazioni che richiamano migliaia di visitatori e pellegrini, in una festa che affonda le proprie radici nell'antica venerazione dei novolesi per il Santo del fuoco.



(foto da internet)

In paese si allestiscono delle fócare (dei  falò), che, un tempo,  si iniziavano il 17 dicembre, esattamente un mese prima della festa. Tra i vicoli del paese girava un carretto, condotto da un ragazzo, che raccoglieva legna secca, rami d'alberi, tralci di vite legati in fasci, ma anche oggetti combustibili in disuso, rovinati o rotti che contadini, proprietari terrieri o semplici cittadini offrivano in devozione al santo. 
Legate alla fócara ci sono la benedizione degli animali e la processione. La cultura popolare, infatti, attribuisce a Sant'Antonio la facoltà di proteggere tutti gli animali da stalla e da cortile. Il santo, infatti, secondo la leggenda, fu un porcaro e nell'iconografia è rappresentato con accanto un maialino e con in mano un bastone con un campanello, utile per richiamare gli animali. 
In passato, a Novoli, si teneva anche la distribuzione da parte del parroco dei cosiddetti panini di S. Antonio: sul sagrato della chiesa i panini venivano consegnati ai contadini e agli allevatori, e si davano agli animali malati, i quali, nella maggior parte dei casi, guarivano! 


(foto da internet)

Attualmente, la processione in onore a Sant'Antonio, che si tiene subito dopo la benedizione degli animali, viene salutata da artistiche bengalate e lancio di palloni aerostatici. La fine della processione porta al momento culminante della festa con la fócara, il simbolo più conosciuto della festa del fuoco.
La costruzione della fócara inizia il 7 gennaio, anche se la raccolta del materiale da ardere ha già inizio nel mese di dicembre. In media una fócara ha circa venti metri di diametro per altrettanti di altezza.
Oggigiorno la fócara si allestisce con i fasci di vite ed essa può assumere forme diverse: ci sono le fócare piramidali, a torta, con la galleria, con oblò e pinnacoli.



(foto da internet)

Per la costruzione di una fócara occorrono circa cento persone abbastanza abili per restare ore in piedi sui pioli delle lunghe scale e per passarsi, al di sopra della testa, i fasci, che poi, giunti in cima, vengono sistemati perfettamente dal costruttore del falò. 
Sulla cima viene issata un'artistica bandiera, sulla quale vi è un'immagine del santo e che successivamente brucia insieme al falò. L'onore dell'accensione del falò spetta al presidente del comitato della fócara o al Sindaco. L'accensione avviene attraverso una fiaccolata; una volta accesa, la fócara arde per tutta la notte tra le migliaia di persone che, tra musica popolare e fumi di arrosti delle bancarelle presenti in piazza, assistono allo spettacolo delle faville che volano nell'aria. 
In onore al santo, i novolesi, il 17 gennaio, pranzano a base di pesce e si astengono dal mangiare carni e latticini. I piatti tipici del giorno sono gnocchi in zuppa di baccalà o di pesce, scapece (pesce condito con zafferano, pangrattato e aceto), frutti di mare, dolci delle festività natalizie, tutto accompagnato dal moscato o dal rosolio locale.
Buon viaggio!
 

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