venerdì 16 novembre 2018

Una lingua in auge




(foto da internet)

Probabilmente si è sempre pensato che la lingua italiana fosse poco diffusa all’estero; le statistiche parlano chiaro: è solo al 21esimo posto tra le lingue più parlate nel mondo.
Orbene, la terza edizione degli Stati Generali della lingua italiana nel mondo, dedicata a L’italiano nella rete, le reti per l’italiano, che si è tenuta a Villa Madama a Roma, sembra offrire motivi di ottimismo.  Il ministro degli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi, ha fornito dei dati interessanti, secondo i quali l’italiano è oggi la quarta lingua più studiata nel mondo! L'incontro, organizzato dal Ministero degli Affari Esteri in collaborazione con l’Accademia della Crusca, la Società Dante Alighieri, la Confederazione Elvetica e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali,  ha delineato una chiara mappatura dell’insegnamento dell’italiano nel mondo che, per l’anno accademico 2016/17, ha raggiunto, tramite gli Istituti Italiani di Cultura, più di due milioni di studenti in ben 115 paesi.



(foto da internet)

Moavero Milanesi, ha sottolineato l'idea della lingua in quanto luogo di identificazione identitaria ed ha attribuito l’attuale espansione in alcune zone strategiche del mondo, dovuta anche alla capacità di influenza culturale dell'italiano, con un aumento del 22% nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, e del 14% nell’Africa Sub-sahariana. 
Il Ministro si è impegnato a trovare nuovi fondi per rilanciare la rete delle scuole italiane all’estero  e per rispondere alla forte domanda proveniente dai Paesi in cui sono presenti le cosiddette comunità storiche e le terze e quarte generazioni di italiani, in special modo in Argentina, Brasile e USA.

Leggendo le statistiche, troviamo al primo posto fra gli studenti di italiano gli australiani, con aumento del 3,85%; c'è un aumento notevole in Egitto e vi sono anche degli aumenti significativi in Francia, Germania, Stati Uniti e Uruguay. 


(foto da internet)

La contrazione è invece presente nel Regno Unito (-28,08%) e in Giappone (-36,28%). 
La maggioranza degli studenti (>57%), si concentra nelle scuole pubbliche locali e si rivela una flessione della frequenza negli Istituti Italiani di Cultura (-7,89%). I numeri restano invariati per l'insegnamento  universitario e si nota un aumento notevole in contesti di apprendimento diversi come associazioni private e Università della terza età (+23%).
Il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, punta sulla promozione della lingua italiana all'estero come strumento strategico. 
Fabio Rossi, docente di Linguistica presso l’Università di Messina, sottolinea che questa promozione vuol dire difendere l’identità culturale ed è l'esatto contrario del provincialismo. 
Paolo Costa, docente di Comunicazione all’Università di Pavia,  racconta l’esperienza delle comunità di lettura che condividono in rete la lettura dei classici con un calendario prefissato. Si leggono Le città invisibili di Italo Calvino e poi si commentano insieme. 



(foto da internet)

L’esperienza è stata supportata da un'applicazione ed è diventata metodologia didattica in varie università straniere come quella di Harvard, Gand in Belgio, Toronto, la City University di New York, l’Indiana University. 
Giampiero Finocchiaro, dirigente dell’ufficio scolastico del Consolato di Buenos Aires, segnala che  l’italiano non deve essere considerato solo un mero obiettivo di apprendimento, ma deve essere promosso come strumento di approccio ad ambiti culturali come l’arte, la musica, il cinema e la danza. L'italiano, quindi, si erge come lingua che può aiutare alla formazione culturale degli studenti stranieri. 
Monsignor Rizzi  ha fatto presente che l'italiano è la lingua ufficiale del Vaticano e dunque di tutta la Chiesa. In Vaticano si sta lavorando affinché la lingua curiale mantenga l'eleganza e l'armonia, evitando però ricercatezza e prosopopea retorica inutili. 
Per quel che riguarda il tema fondamentale della Certificazione della Lingua ItalianaFederico Wen, Direttore del Dipartimento di Italianistica della Beijing Foreign Studies University, ha ricordato che il francese, il tedesco, lo spagnolo sono entrati come obbligatori nell’esame di stato con dignità pari all’inglese, e che anche l’italiano dovrebbe far parte della formazione ufficiale degli studenti cinesi. 




(foto da internet)

Wen è sicuro che in Cina presto l’italiano diventerà di tendenza, e già 5mila studenti, grazie ai programmi Marco Polo e Turandot,  vengono ogni anno in Italia. 
Siamo sulla strada giusta anche se occorrono ulteriori sforzi: è necessaria una proposta globale atta a ridare slancio al nostro peso reale e alla nostra influenza culturale, rafforzando la cultura italiana come progetto che possa contribuire a rilanciare l'intero Paese.
Le intenzioni degli esperti sono buone, ma ci chiediamo se possono davvero essere messe in atto da politici che fanno a pugni col congiuntivo, non sanno quanti gradi abbia un goniometro... Insomma, per dirla con Guido Quaranta: scusate, ma abbiamo il patè d'animo...

 
 
 
  

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