(foto da internet)
Come si evolve la moda italiana? Che cosa c’è oltre le griffe che hanno reso l’Italia eccellenza riconosciuta nel mondo? Come sta affrontando la sfida della contemporaneità il Made in Italy, tessuto fatto di artigiani che lavorano con la passione di un artista? Una risposta a tutte queste domande e a molte altre viene dalla mostra Il nuovo vocabolario della moda italiana, a cura di Paola Bertola e Vittorio Linfante, alla Triennale di Milano, dal 24 Novembre al 6 marzo 2016.
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Una sorta di racconto fatto di vestiti, borse, scarpe, occhiali e corsetti decisamente originali che sarebbe piaciuto a Elio Fiorucci, il designer giramondo che ha sempre concepito la moda come espressione della vita vera. Le nove stanze sintetizzano (per argomenti) il Made In Italy al quale va il merito di aver saputo preservare la cultura manufatturiera. E quando l’esperienza di un cappellaio o di una decoratrice s’incontra con la creatività di un giovane designer escono sorprese che vale davvero la pena di vedere. Oggetti che vanno oltre il vestito; anche se poi viene voglia di indossarli.
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«Le nuove generazioni non hanno pregiudizi nel mischiare tradizione e sperimentazione», spiega una la curatrice della mostra. E non a caso il viaggio nell’Italia della creatività messa in luce da questa mostra, unica nel suo genere, comincia dalla stanza della «Materia». I tessuti nella moda non sono mai stati tanto importanti, lo dicono gli stilisti stranieri che affollano le fiere italiane e vanno nelle aziende a ordinare i materiali, spesso realizzati in esclusiva per loro .La moda che viaggia su Instagram e Facebook ha bisogno di tridimensionalità, di materia. I vestiti pensati anche per essere fotografati e postati sono colorati e super stampati. La stanza della «Costruzione» sottolinea la forma-scultura di un abito che però oggi deve essere anche comodo. Come? Lavorandolo all’interno con la tecnica della lingerie.
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La mostra nata dalla mappatura di circa 100 realtà produttive (selezionate su circa 300 con un lavoro di ricerca andato avanti un anno e mezzo) mette in scena la storia recente del Made in Italy, a partire dal 1998, anno che segna il passaggio al mondo interconnesso del web, dieci anni prima della crisi globale del 2008. Ecco «Il Made in Italy continua ad essere associato al periodo d’oro, quello creato dai grandi stilisti fino agli anni Novanta, oscurando così la sua capacità di rigenerazione — continuano i curatori — . La mostra richiama l’attenzione su coloro che hanno ereditato la lezione di quei maestri, guardando al futuro con un proprio linguaggio». Nella stanza «Laboratorio» si può toccare con mano la capacità italiana di innovare, mixando tecnologia e manualità. «L’idea era quella di verificare la vitalità di un sistema . Il risultato è che la crisi ha imposto un passo indietro alla velocità del mercato. Oggi, si preferisce produrre di meno nel nome della qualità. E l’Italia è apprezzata anche per questo».
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