(foto da internet)
Nella terra dei santi e degli eroi non poteva mancare il nemico per eccellenza: il diavolo, mito assai diffuso un po' in tutta la penisola.
L'immagine del demonio per le plebi della tarda
antichità si modellò sull'effigie tradamandata dagli scrittori medievali di un essere con le corna che spuntano dalla
fronte, la coda, il petto villoso, i piedi di capra, irsuto e con gli occhi di
fuoco. Più tardi la chiesa volle identificare la donna come strumento privilegiato delle manifestazioni
tangibili del diavolo.
L'iconografia è sempre la stessa: un essere (uomo o donna che sia) semiumano, con
corna, pelo, coda, ali, zampe caprine e puzzo di zolfo.
Nel mondo contadino, il demonio rappresentò la proiezione di mali concreti: tempeste,
fame, siccità, distruzione del raccolto, morte.
(foto da internet)
E' il diavolo
ad interrompere un ciclo positivo: lo svolgersi del lavoro nei campi, la buona raccolta, ecc.
Il diavolo ha anche il potere del malocchio: un solo sguardo basta a colpire uomini,
piante e animali fino a condurli a morte sicura. Vive, e convive, nelle streghe, e in tutti coloro i quali hanno costituito un patto con lui.
Il demonio può assumere forme differenti. Può trasformarsi in gatto nero, in gufo, in
civetta, in serpente, in rospo; e ancora in donne bellissime...
La sua abilità nel camuffarsi non è mai
assoluta. Uno dei suoi attributi classici finisce sempre per spuntare da
qualche parte ed essere individuato. Quando ciò accade, per
proteggersi, bisogna farsi il segno della croce
e pronunciare l'invocazione Gesù, Giuseppe e Maria capace di
allontanarlo e di respingerlo all'inferno.
(foto da internet)
La sua
dimora principale è nello sprofondo della terra, nell'inferno, tra fiamme e urla delle anime dannate.
Lo si può vedere, però, in luoghi meno remoti e in superficie:
grotte, pozzi, anfratti.
Nella toponomastica di tutta Italia, e d'Europa, sono frequenti le
denominazioni che fanno preciso riferimento al diavolo.
In provincia di Perugia, c'è la frazione di Casa del diavolo, in provincia di Bergamo c'è una vetta chiamata Pizzo del diavolo, e poi, un po' dappertutto, un gran numero di pozzi, grotte, ponti e buche.
(foto da internet)
Uno degli esempi più belli dell'architettura civile legato al termine diavolo è il ponte della Maddalena, a Borgo a Mozzano, in Garfagnana, in provincia di Lucca, noto ai più come Ponte del diavolo.
Il ponte scavalca il fiume
Serchio, ed è un'eccezionale opera di ingegneria medioevale, probabilmente voluta dalla
contessa Matilde di Canossa. Restaurato nel XIII secolo, il ponte deve il nome ad una edicola, che custodiva al suo interno
la figura della Maddalena, costruita intorno al 1500 e oggi non più esistente.
Nei secoli è stato più volte rimaneggiato, mettendone a rischio la struttura.
Un atto del 1670 della Repubblica di Lucca proibiva di passarci sopra con le
macine di mulino: l'intento era di preservarlo nella sua integrità. Agli inizi
del '900, per far passare la linea ferroviaria Lucca-Aulla, venne aperto un nuovo
arco, che ne modificò notevolmente la fisionomia. La struttura ad
arcate asimmetriche, con l'arco centrale che sfida la forza di gravità, ha
resistito nei secoli a innumerevoli piene e, ancora oggi, il ponte è
percorribile a piedi grazie alla sua forma a schiena d'asino.
(foto da internet)
La leggenda vuole che la sua costruzione si rivelò fin dall'inizio
di difficile realizzazione. Il capomastro incaricato dell'opera, resosi conto
che non avrebbe completato il lavoro per la scadenza prevista, era sprofondato
nella disperazione: ma una sera, mentre sedeva da solo sulla sponda del
Serchio, pensando al disonore che gli sarebbe derivato per non aver terminato
il ponte in tempo utile, gli apparve il diavolo, che gli propose di stipulare
un patto. Il demonio avrebbe terminato il ponte in una sola notte, ma ad una
condizione: avrebbe preso l'anima di colui che avesse attraversato il ponte per
primo. Il patto fu siglato: in una sola notte il diavolo sollevò la grande campata del ponte. Il costruttore, pieno di rimorso, andò a
confessarsi da un religioso, che gli disse di rispettare il patto, ma di aver
l'accortezza di far ad attraversare per primo il ponte a un maiale!
Il giorno
successivo il capomastro impedì l'accesso alle persone e fece attraversare per
primo il ponte alla bestia. La leggenda vuole che il diavolo, inferocito per la
beffa, si sia gettato giù dal ponte nelle acque del Serchio e non si sia mai più fatto
rivedere da quelle parti...
A Marco B., con affetto
Nessun commento:
Posta un commento