(foto da internet)
Vi parliamo di una sedia, non di una sedia qualunque, ma della chiavarina, creata nel lontano 1807 dall'ebanista di Chiavari
(Genova) Giuseppe Gaetano Descalzi (detto Campanino poiché discendeva da una
famiglia di campanari), che rielaborò alcuni
modelli di sedie francesi riconducibili allo stile Impero, semplificandone
l'apparato decorativo e riducendo le sezioni degli elementi strutturali.
La sedia ebbe successo e in breve tempo nacquero moltissime
manifatture a Chiavari e nei comuni limitrofi.
La sua fortuna declinò per l'avvento delle austriache sedie
Thonet, prodotte in serie, meno costose, e costituite di pochi elementi
facilmente smontabili, e nella seconda metà del XX secolo, per la concorrenza
della produzione industriale. Sopravvivono, tuttavia, alcune botteghe che
producono ancora la sedia chiavarina con metodi e materiali tradizionali, tra cui i fratelli Levaggi, un geometra
e un architetto che si sono messi in testa di rilanciare la sedia di Chiavari
nel mondo. Con gusto, tradizione, e innovazione.
(foto da internet)
La sedia di Chiavari prodotta dalla ditta Levaggi è un insieme perfetto di leggerezza e solidità, eleganza e
funzionalità. Un gioco ad incastri, senza chiodi e metalli, di una ventina di
pezzi perfettamente sagomati e calibrati, rinforzati da un seduta ottenuta da
sottili filamenti di giunco- ma in origine si utilizzava il salice- intrecciati con un disegno di trama ad ordito
direttamente sulla sedia già montata.
La particolare leggerezza è ottenuta attraverso le sezioni
strutturali: ciascun componente della sedia è infatti dimensionato in base alle
sollecitazioni specifiche a cui è chiamato a rispondere. Il sistema di incastri
messo a punto dal Campanino concorre alla robustezza della
struttura.
I legni utilizzati sono il ciliegio selvatico e
l'acero, a cui si aggiungono il faggio e talvolta il frassino, tutti
provenienti dai boschi dell'entroterra, e che vengono sottosposti a lunga stagionatura.
(foto da internet)
La seduta viene realizzata con sottili strisce di salice
palustre, intrecciata a mano in trama e ordito direttamente sul telaio della
seggiola e annodata secondo il sistema ideato dallo stesso Descalzi.
Dal laboratorio escono una, massimo due sedie al giorno.
Insieme ai fratelli Levaggi lavorano altri due collaboratori.
Le nervature, le fibre delle assi, il
taglio, la levigatura, la scelta della dima da utilizzare per sagomare nuove
forme, la foratura delle parti, l’assemblaggio, sono i passaggi, sempre
uguali ma sempre diversi, richiedono sapienza, e una passione che non conosce né orari e né giorni festivi.
Le chiavarine dei fratelli Levaggi sono sempre più richieste ed esportate all’estero. In un mondo globalizzato, governato dalla legge del profitto, i signori Levaggi lavorano senza rivenditori, con un rapporto stretto, diretto e complice con chi
desidera acquistare le loro sedie, garantendo la continuità di una tradizione artigianale di eccezionale qualità.
Meditate, gente, meditate!
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