(foto da internet)
Il nostro viaggio prosegue ancora verso sud, in Molise, alla volta di Oratino, in provincia di Campobasso.
Il toponimo del borgo potrebbe derivare dal latino Oratenus, che starebbe per “visibile dappertutto”, quindi “luogo
panoramico”.
A Oratino, tra il '600 e l'800, grazie soprattutto al mecenatismo dei
duchi Giordano, sorse un'ntensa attività artigianale che diede lustro a portali, balconi, balaustre delle dimore gentilizie, così come agli interni delle
chiese, opera di fabbri, scalpellini, doratori, vetrai e pittori.
Non esistono altri centri del Molise che possano vantare una tale
concentrazione di artisti e artigiani. Molti di loro, formatisi in ambiente
napoletano, hanno lasciato tracce sino in Campania e in Abruzzo.
La visita del paese inizia dalla Chiesa di Santa Maria
Assunta, nel centro storico, che risale al XIII secolo. e che conserva, nella
volta della navata centrale, l’Assunzione della Vergine, un affresco di CiriacoBrunetti terminato nel 1791.
(foto da internet)
Per ammirare l’arte applicata all’intaglio
del legno, bisogna uscire dal borgo e recarsi alla Chiesa di Santa
Maria di Loreto. Qui troviamo due interessanti statue, la Madonna del Rosario
dello scultore secentesco Carmine Latessa, e quella di Sant’Antonio Abate di
Nicola Giovannitti, datata 1727.
Torniamo ora nel borgo per continuare il nostro giro. Uno sguardo merita il
Palazzo Ducale, nato come castello fortificato nel XIV secolo, trasformato in
residenza gentilizia nel XVIII, e oggi di proprietà privata.
Magnifici portali in pietra, come quelli di Palazzo Ducale e di Casa Giuliani,
ci inducono a ricordare alcuni artisti oratinesi: lo
scalpellino Domenico Grandillo, lo scultore Silverio Giovannitti, gli
indoratori Giuseppe Petti, Agostino Brunetti, Modesto Pallante, i pittori
Benedetto Brunetti.
(foto da internet)
Passeggiando per via Piedicastello, o lungo piazza Giordano, o ancora affacciandosi al belvedere, si può ammirare la vallata del Biferno, luogo di transumanze, di antichi percorsi delle greggi, vie d’erba
che scendevano dall’Appennino seguendo la naturale conformazione dei luoghi.
I prodotti tipici del paese sono i ceci e le cicerchie, ingredienti, che sono alla base del piatto che viene cucinato sul sagrato della chiesa il
17 gennaio, mentre arde il falò acceso in onore di Sant’Antonio abate.
(foto da internet)
Tutta la Valle del Biferno è zona di grande tradizione
gastronomica. Tra i primi, ricordiamo la minestra di laganelle (piccole lasagne
fatte a mano) e fagioli. Tra i secondi, menzione speciale per il tipico cacio e
ova con salsiccia, un composto di formaggio di capra e uova cotto nel
sugo di salsiccia.
Buon viaggio!
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