lunedì 25 novembre 2013

Luoghi d'Italia (XIII)



(foto da internet)

Il nostro viaggio prosegue ancora verso sud, in Molise, alla volta di Oratino, in provincia di Campobasso
Il toponimo del  borgo potrebbe derivare dal  latino Oratenus, che starebbe per “visibile dappertutto”, quindi “luogo panoramico”.
A Oratino, tra il '600 e l'800, grazie soprattutto al mecenatismo dei duchi Giordano, sorse un'ntensa attività artigianale che diede lustro a portali, balconi, balaustre delle dimore gentilizie, così come agli interni delle chiese,  opera di fabbri, scalpellini, doratori, vetrai e pittori. 
Non esistono  altri centri del Molise che possano vantare una tale concentrazione di artisti e artigiani. Molti di loro, formatisi in ambiente napoletano, hanno lasciato tracce sino in Campania e in Abruzzo. 
La visita del paese inizia dalla Chiesa di Santa Maria Assunta, nel centro storico, che risale al XIII secolo. e che conserva, nella volta della navata centrale, l’Assunzione della Vergine, un affresco di CiriacoBrunetti terminato nel 1791. 



(foto da internet)

Per ammirare l’arte applicata all’intaglio del legno, bisogna uscire dal borgo e recarsi alla Chiesa di Santa Maria di Loreto. Qui troviamo due interessanti statue, la Madonna del Rosario dello scultore secentesco Carmine Latessa, e quella di Sant’Antonio Abate di Nicola Giovannitti, datata 1727. 
Torniamo ora nel borgo per continuare il nostro giro. Uno sguardo merita il Palazzo Ducale, nato come castello fortificato nel XIV secolo, trasformato in residenza gentilizia nel XVIII, e oggi  di proprietà privata. 
Magnifici portali in pietra, come quelli di Palazzo Ducale e di Casa Giuliani, ci inducono a ricordare alcuni artisti oratinesi: lo scalpellino Domenico Grandillo, lo scultore Silverio Giovannitti, gli indoratori Giuseppe Petti, Agostino Brunetti, Modesto Pallante, i pittori Benedetto Brunetti. 




(foto da internet)

Passeggiando per via Piedicastello, o lungo piazza Giordano, o ancora affacciandosi al belvedere, si può ammirare  la vallata del Biferno, luogo di transumanze, di antichi percorsi delle greggi,  vie d’erba che scendevano dall’Appennino seguendo la naturale conformazione dei luoghi. 
I prodotti tipici del paese sono i ceci e le cicerchie, ingredienti, che sono alla base del piatto che viene cucinato sul sagrato della chiesa il 17 gennaio, mentre arde il falò acceso in onore di Sant’Antonio abate.



(foto da internet)

Tutta la Valle del Biferno è zona di grande tradizione gastronomica. Tra i primi, ricordiamo la minestra di laganelle (piccole lasagne fatte a mano) e fagioli. Tra i secondi, menzione speciale per il tipico cacio e ova con salsiccia, un composto di formaggio di capra e uova cotto nel sugo di salsiccia.
Buon viaggio!

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