giovedì 31 ottobre 2013

Visita alla Domus Baebia




Lunedì 28 ottobre, la Domus Baebia di Sagunto ci ha offerto un interessante workshop sulla cucina della Roma antica.
Le magistre Charo e Amparo, con la collaborazione di Josep, ci hanno guidato nell'affascinante mondo della cultura classica, mediante un percorso culinario molto divertente.
I nostri studenti hanno potuto (ri)vivere una cucina romana, hanno interpretato magistralmente i ruoli dello schiavo, della signora della casa, del ricco faccendiere, della cuoca, della danzatrice, ecc.
Più tardi, abbiamo degustato alcuni piatti tipici della cucina romana tra cui il Moretum, il vino di rose, il formaggio alle erbe, il pane azzimo, ecc.



Il Moretum (la focaccia) deve il suo nome a un poemetto in 122 esametri in cui un contadino si prepara la colazione prima di recarsi nei campi. Il testo in questione forma parte della cosiddetta Appendix Vergiliana, una raccolta di otto piccoli componimenti, attribuiti a Virgilio, che però la critica contemporanea è quasi unanime nel ritenere apocrifi e risalenti al sec. I d.C.
Oggi si ritiene che soltanto un paio di epigrammi (il V e l'VIII) dei 14 compresi nell'Appendix, possano, con buona probabilità, esser considerati autenticamente virgiliani. 
Tra gli scritti, ricordiamo il Culex (La zanzara), un epillio di circa 400 esametri in cui una zanzara rimprovera in sogno un pastore di averla uccisa e di non averla sepolta.



La Ciris (L'airone bianco) è un epillio di 540 esametri sulla leggenda di Scilla che, avendo tradito per amore il padre, viene trasformata in un uccello marino.
Le Dirae (Le imprecazioni) sono due carmi di circa 100 versi: nel primo un pastore inveisce contro il proprio podere che gli è stato confiscato, nel secondo un pastore lamenta l'assenza della donna amata.
Il Copo (L'ostessa) è un breve idillio in distici elegiaci in cui un'ostessa invita i viandanti a entrare nel suo locale.

La ricetta del Moretum (da fare a casa): erbe, formaggio fresco, sale, olio ed aceto (insomma, una specie di pesto). Opzionalmente, si potevano aggiungere diversi tipi di noci. Il composto si pesta in un mortaio, dal quale prende il nome. Si spalma sul pane.

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