(foto da internet)
Dopo il fenomeno don Rafa (Benítez) e le ambiguità linguistiche del mondo del calcio, quest'oggi vi proponiamo il nuovo inno dellla squadra del Napoli: O vient. Eh sì, vola, sulle ali del vento, anzi di O' vient, il pezzo più amato del disco Mea culpa, che ha consacrato l'autore ai vertici del rap, un pezzo che ora è diventato l'inno dello stadio San Paolo prima delle partite del Napoli.
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Lui è Clementino, da Nola, oggi stabilmente a Milano, dopo anni di girovagare, campione di freestyle, rapper pungente e scatenato: "Il rap c'è sempre stato, ma negli ultimi due anni è esploso".
E così anche un artista undeground come lui gode di un successo impensabile, lo fermano per strada, gli bussano a casa, ovviamente soprattutto quando sta dalle sue parti, premiato da un rap cadenzato sul dialetto napoletano ("e del resto la lingua napoletana è riconosciuta anche dall'Unesco", dice ridendo) e capace di duettare con Fabri Fibra econ Jovanotti.
La sua storia è quella di tanti rapper cresciuti nei centri sociali, tra gare e sfide, scuola durissima dalla quale si esce forti, o spazzati via per sempre.
"Prima facevo i graffiti sui treni, ero un vandalo, ma ho fatto un sacco di cose, ho studiato recitazione, laureato con 110 e lode alla scuola di Eduardo, i miei sono attori, sono un ex chitarrista, ho fatto 13 anni l'animatore, ho imparato a comunicare con tutti, dallo spacciatore di Scampia al Presidente della Repubblica, però soprattutto tutto questo mi ha insegnato a stare in scena".
E sul palco ci sa stare, e anche molto bene, arriva dritto al pubblico, affilato e convincente: "se devo pensare che i miei pezzi possono avere un qualche effetto sul pubblico, me ne accorgo soprattutto dal vivo. Credo che sia la mia forza, credo di uscire meglio quando mi senti dal vivo che su disco, e vedo le reazioni, quello che mi scrivono dopo un concerto è molto più forte di quando mi ascoltano su disco, e lì mi rendo conto che magari qualche messaggio è arrivato".
E sul palco ci sa stare, e anche molto bene, arriva dritto al pubblico, affilato e convincente: "se devo pensare che i miei pezzi possono avere un qualche effetto sul pubblico, me ne accorgo soprattutto dal vivo. Credo che sia la mia forza, credo di uscire meglio quando mi senti dal vivo che su disco, e vedo le reazioni, quello che mi scrivono dopo un concerto è molto più forte di quando mi ascoltano su disco, e lì mi rendo conto che magari qualche messaggio è arrivato".
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